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homer 20-06-2004 13:01

SF si nasce o si diventa?
 
ciao a tutti,avrei voluto lanciare un topic dove sfogare il mio malessere a causa di questa malattia infame! ma preferisco chiedervi come quando e perchè sono nate le vostre paure,x capire insieme come le CAUSE E I RIMEDI..
come dissi precedentemente, io sono diventato SF a causa della mia tristissima infanzia e dell infiammazione al colon..
supero le mie ansie,soffocando le mie emozioni (cosa che non vorrei fare)e con il rivotril, ma credo che questo mi faccia più male che bene..
Voi? siete nati timidi oppure lo siete diventati..
come la timidezza e diventata FS?ecc ecc
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE COLLABORERANNO PER DARE MAGGIORE LUCE SU QUANTO POSSIBILE FARE PER TORNARE A UNA VITA NORMALE PER TUTTI NOI!

Anonymous-User 20-06-2004 14:12

Caro utente, la fobia sociale è un disturbo molto antipatico. La componente genetica è innegabile, per ciò che riguarda la timidezza e l'inibizione. Tuttavia, come per molte altre malattie, conta anche il modo di vedere le cose ed il disturbo in questione. Prenderlo con filosofia e con una visione ottimistica è senz'altro più utile. Il fatto stesso di lamentarsi e di concentrare gran parte dei propri pensieri (in modo quasi ossessivo, vedi coloro che si fissano sugli stessi discorsi, tralasciando tutti gli altri interessi) su tale problema, costituisce un aggravante forse superiore alla stessa timidezza.

20-06-2004 15:14

Probabilmente c'è una predisposizione genetica. Per l'ansia ho la familiarità: mio padre è ansioso pure lui e non ho ricordi nell'infanzia/adolescenza di periodi in cui non mi fossi sentito ansioso con gli altri. Per cui credo di essere nato con una ipersensibilità (che sfiga!). Aggiungiamo poi il fattore ambientale: una storia familiare alquanto pesante (doppia sfiga!) ed ecco spiegate molte cose. Che fare dunque? Qui ci son varie scuole: psicologo, farmaci, eccetera eccetera. Qualunque sia il metodo, la strada, mi pare che nessuno sia guarito, ovvero abbia risolto DEFINITIVAMENTE e per sempre questo problema o per lo meno non ho testimonianze in tal senso. Probabilmente col termine di guarigione si deve intendere uno stato nel quale la persona si accetta com'è, coi propri difetti e trova il modo di convivere con i propri malesseri psicologici/esistenziali. Ovviamente per arrivare a questo c'è tutto un lavoro interiore da fare e non è certo un compito facile facile.

ciao
insider :wink:

homer 20-06-2004 18:01

grazie per le vostre risposte, e triste dirlo e non voglio neanche fare dell'ironia, ma io con questa malattia nè ci voglio convivere ne la voglio acettare, mi do un paio di anni di tempo, se poi non riusciro a superare questi attimi di inutile paura, mollo la spugna.. :evil:

Anonymous-User 20-06-2004 21:24

Io ho avuto due casi nellínfanzia di fobia sociale(mi tolsero dallásilo perche´non ci volevco stare) poi dai 15 anni ero socievole,facevo la barista vedevo piu´di cento persone a serata e parlavocon tutte,a 22 anni insien#me a tanti eventi negativi tutti insieme sono diventata sociofobica

Anonymous-User 21-06-2004 17:43

Quote:

Originariamente inviata da Anonymous
Caro utente, la fobia sociale è un disturbo molto antipatico. La componente genetica è innegabile, per ciò che riguarda la timidezza e l'inibizione. Tuttavia, come per molte altre malattie, conta anche il modo di vedere le cose ed il disturbo in questione. Prenderlo con filosofia e con una visione ottimistica è senz'altro più utile. Il fatto stesso di lamentarsi e di concentrare gran parte dei propri pensieri (in modo quasi ossessivo, vedi coloro che si fissano sugli stessi discorsi, tralasciando tutti gli altri interessi) su tale problema, costituisce un aggravante forse superiore alla stessa timidezza.

quoto e straquoto... ché a darle troppa corda a 'sta stronza si finisce con fare il suo gioco!
Vero?

21-06-2004 22:38

Caro Homer, non per scoraggiarti, ma qui non si tratta di conseguire un titolo di studio, per cui con un po' d'impegno, di dedizione, di studio e in un paio d'annetti si consegue il diploma. Il problema è molto più complesso e non di facile soluzione. E' possibile migliorarsi di molto, ma guarire proprio completamente io non ci credo molto. Esistono probabilmente dei limiti oltre ai quali è difficile andare. Limiti imposti dal proprio carattere, dalla propria personalità, dalla propria cultura, da conflitti interiori difficilmente risolvibili perché legati a esperienze che appunto ti segnano profondamente. Conta anche il tipo di vita che uno fa. Andare solo dallo psicologo e poi fare la vita dell'eremita non credo porti a dei grossi risultati. C'è il rapporto con l'ambiente sociale e naturalmente il rapporto coi propri genitori che io credo pesi parecchio in questi problemi. Ad esempio io coi miei genitori non ho mai avuto una comunicazione vera, ma solo un rapporto formale, freddo. Materialmente non mi hanno mai fatto mancare niente, ma non sono state per me figure di riferimento. Da qui ovviamente l'insicurezza e anche un certo risentimento nei loro confronti sentendomi da loro non accettato per com'ero (tendenzialmente timido, introverso).
Il vostro rapporto coi genitori invece com'è? Aperto? Parlate con loro?

Ciao insider

homer 22-06-2004 00:21

re
 
io i genitori non li ho mai avuti, perchè avevano problemi di alcol e droga..ma tralasciando questo, cmq a scuola ero un bulletto stavo con i più forti, ero un trascinatore..ma forse questi erano atteggiamenti per nascondere la mia insicurezza..ora che non ho più bisogno di aparire, da 10 anni a questa parte, sono diventato la dott jackie e mister hide (spero si scriva così) insomma certe volte riesco a essere e a fare cio che voglio,tipo la parte del forte sicuro di mestesso, tanto che esco con amici vado allo stadio ecc ecc, ma dentro di mè non sò nanche chi sono eralmente, perchè ho avuto certi attimi della mia vita in cui non riuscivo neanche a salire su un mezzo pubblico (voi capite di sicuro il disagio)o solo parlare con una persona era per mè cosa impossibile,sudorazione bocca asciutta ecc ecc ecc..ma allora perchè ero talvota così estroverso e talvolta lo sono ancora ,e poi mi ritrovo a essere la persona più fragile del mondo! Non riesco a capire chi sono veramente e non riesco ad accettare questa mia instabilità che porta in continuazione frustrazoni, non sò voi come fate ad accettarvi ma io vorrei farmi fuori da solo!

Anonymous-User 22-06-2004 09:42

Quote:

Originariamente inviata da Francesco
.
So che per alcuni di voi può sembrare assurdo che abbia passato ben tredici anni di scuola (senza contare l’asilo) senza parlare con i miei compagni di scuola, però così è davvero stato.

è davvero assurdo... ma la cosa più assurda di tutte è che tu non abbia mai fatto niente per uscire da questa situazione di merda...
allora devo cominciare a pensare che ti faceva comodo... che c'era in te una forma di masochismo inconscio altrimenti ti davi da fare da molto più tempo prima... è la solita storia insomma...

Anonymous-User 22-06-2004 10:02

ma c'è uno stesso topic sempre in questo forum aperto da Help con il titolo LE CAUSE... :)

homer 22-06-2004 13:58

re
 
Sò che c'è un altro topic, ma se nessuno espone i propri problemi e le possibili cause, non si riesce a trovare ben che minima soluzione...stanno tutti ad autocommiserarsi, ad aprire topic dove raccontano i loro isuccessi senza cercare delle ragioni o delle spiegazioni logiche sulle loro condizioni..
io passo giornate intere a pensare alle cause dei mie problemi, e ti assicuro che ho fatto passi da gigante,tramite questo forum sarei disposto a mettere a disposizione le mie esperienze(non sono padre pio,questo servirebbe anche a mè)se solo icontrassi altre persone che come mè vogliono sconfiggere questo male! fin ora la maggior parte delle risposte che ho avuto, sono che non usciro mai dalla mia condizione di SF..io non ci credo! piu tosto che vivere da social fobico mi uccido!

Anonymous-User 22-06-2004 14:45

Ragazzi, mi sembra che negli ultimi topic il pessimismo la faccia da padrone. Capisco BENISSIMO il senso di sconforto che questa lunga guerra puo' dare, ma non esageriamo (ok homer?). Piuttosto mettiamoci in testa che per vincere questa guerra occorre essere molto razionali e, ovviamente, combattivi. Aggiungerei, ottimisti, almeno un po'. Quanto basta, per esempio, per pensare che se ne puo' uscire e non in parte, ma definitivamente. L'obiettivo deve essere quello, si deve LAVORARE (leggi: non solo rimuginare sui propri poroblemi) per quello, tirando fuori i coglioni, fino all'ultima battaglia, che e' quella e solo quella che sconfigge una volta per tutte la malattia. Questo almeno e' il mio modo di vedere. Se devo fare una maratona e dopo 5 km comincio a pensare che non ce la faro'mai, e'quasi certo che al traguardo non ci arrivero'. A me piace invece pensare che COMUNQUE al traguardo ci devo arrivare, anche sentendo il sapore del sangue in bocca. Sapendo che anche arrivandoci in quel modo, ovvero soffrendo come un cane, la soddisfazione sara' a quel punto immensa. Cercate di immaginarvela, sforzatevi di pregustarla fin d'ora...puo' dare gia'da sola un po'di carburante.
Che l'ottimismo sia con voi e non vi abbandoni.

ciao
nature70

Anonymous-User 22-06-2004 17:58

Quote:

Originariamente inviata da Joseph K.
Quote:

Originariamente inviata da Francesco
.
So che per alcuni di voi può sembrare assurdo che abbia passato ben tredici anni di scuola (senza contare l’asilo) senza parlare con i miei compagni di scuola, però così è davvero stato.

è davvero assurdo... ma la cosa più assurda di tutte è che tu non abbia mai fatto niente per uscire da questa situazione di merda...
allora devo cominciare a pensare che ti faceva comodo... che c'era in te una forma di masochismo inconscio altrimenti ti davi da fare da molto più tempo prima... è la solita storia insomma...

masochismo: ma che vuol dire?
Il mio vocabolario mi dice che è una forma di autolesionismo omo/eterosessuale che consiste nell’autoinfliggersi dolore per trarne godimento fisico. E anche se vogliamo traslare semanticamente questo termine dal sesso alla sociofobia dubito che qua ci sia qualcuno che trae godimento da questa “malattia” e la ricerchi appositamente per trarne un piacere. Che piacere ci può essere nel vivere una vita del cazzo di questo tipo?

22-06-2004 18:00

Homer, non ho mai detto che non si possa uscire dai propri problemi, ma bisogna CHIARIRSI BENE sul concetto di guarigione. Nature70 sostiene che se ne può uscire definitivamente ovvero eliminare i sintomi, io ci credo di meno basandomi sulla mia esperienza personale. Per fugare ogni dubbio avrei bisogno di una testimonanza in tal senso. Possibile che fra tutte le persone che leggono qua dentro non ce ne sia una che sia una che possa testimoniare la sua “guarigione”? Se nessuno risponde è perché molto probabilmente non c'è nessuno che è riuscito ad eliminare i propri sintomi. Quanti qua dentro fanno psicoterapia da anni? Cos'hanno raggiunto praticamente? Sarebbe utile saperlo con esempi del tipo “prima non riuscivo a fare questo, dopo ho risolto questo, ma devo ancora risolvere quest'altro”, ma so già che non risponderà nessuno!

Riguardo a te Homer io non posso certo conoscere le cause dei tuoi problemi semplicemente perché non ti conosco e non conosco la tua storia. Probabilmente se ti conoscessi, potrei dirti qualcosa di più specifico e sensato. Secondo me restando nel generico, credo che la natura del rapporto coi propri genitori sia alla base di ogni problema psicologico. La tua esperienza infatti me lo conferma.
Riguardo ai rimedi, di cose se ne sono dette, ma è come chiedere "perché viviamo?". Ci sarebbe da scrivere un papiro babilonese. La domanda è poco circostanziata e la risposta non può che essere vaga e indefinita.
Il mio consiglio mooooooolto generico è questo: dovresti prima di ogni altra cosa cercare di conoscerti BENE (compito non certo facile), sapere quello che puoi e che non puoi, sviluppare le tue potenzialità tenendo bene a mente i tuoi limiti che pure devi imparare a conoscere. Devi sapere inoltre cosa puoi modificare e cosa non puoi del tuo carattere, di te stesso e della tua vita. Dovresti mettere a fuoco anche quelli che sono i tuoi “modelli”, le tue aspirazioni e chiederti se sono realistiche e realizzabili o sono fuori dalla tua portata. Devi poi porti piccoli obiettivi e partire da quelli. Se non ci si pone una meta, diventa impossibile raggiungerla. Devi metterti in testa poi che da questi problemi non se ne esce in qualche mesetto, ma occorrono tempi lunghi, anni. Sia che in un futuro prossimo tu riesca a risolvere i tuoi problemi o che non ci riesca, devi comunque attrezzarti a conviverci coi tuoi mali per un lungo tempo. Non c'è un'altra alternativa.

Riguardo al concetto di guarigione come ho detto all'inizio, bisogna intendersi bene. Esempio: ho raccontato che avevo un professore che ogni tanto balbettava durante la lezione. Il balbettare in sé non è una malattia, ma lo diventa se una persona non accetta di balbettare e vuole a tutti i costi non balbettare. E se non ci riesce che deve fare allora? Spararsi? Se hai una malattia organica, ad esempio il diabete, che tu lo accetti o no, cambia poco, il diabete ti rimane e se non lo curi crepi. Non so se mi spiego. Diventa malattia quello che non accetti di te stesso. Poi ovviamente ci possono essere disturbi gravi coi quali diventa difficile convivere, ma questo è un altro discorso.

Riguardo al forum concordo con homer. Quelli che si raccontano qua dentro si contano sulle dita di una mano. Io spesso ho fatto domande, ma nessuno che abbia mai raccolto.

Ciao insider

22-06-2004 19:15

Tutto fa brodo francesco e tutto è collegato. Madre iperprotettiva, padre assente. Stesso mio schema. Inoltre incomunicabilità totale coi genitori. Potrei sottoscrivere. Le mie in realtà sono deduzioni basate sull'osservazione. Ho osservato ad esempio il rapporto di persone che conosco con un carattere allegro, vivace, aperto, socievole e ho constatato che in genere hanno tutti un bel rapporto coi propri genitori (semplice coincidenza?). Alcuni sono come amici per loro, c'è confidenza, comunicazione, si parlano, discutono. Tu ad esempio hai mai parlato coi tuoi genitori dei tuoi problemi? Io mai.
Cosa c'entra tutto questo con la fobia? Beh secondo me c'entra molto anche se non ho le conoscenze adeguate forse per poter spiegare il legame intimo. Le mie sono solo intuizioni. I genitori dovrebbero essere figure di riferimento per un figlio, persone di cui un figlio ha fiducia, che non teme. Se questa fiducia o stima per qualche ragione viene meno e dei riferimenti affettivi vengono a mancare una persona diventa inevitabilmente insicura di se stessa. Allora se uno non riesce a comunicare con persone che per te dovrebbero essere riferimenti sicuri, come può pensare di comunicare bene e senza difficoltà con gli altri? Finirà per proiettare sempre su gli altri le figure paterne o materne. Quindi secondo me affrontare e recuperare il rapporto coi propri genitori diventa fondamentale per risolvere i problemi che si hanno con gli altri. Questo del rapporto coi i miei genitori ad esempio è un nodo che io non ho mai voluto affrontare. Voi che ne pensate?

Anonymous-User 22-06-2004 21:10

Vale anche per me e forse questo dimostra che si nasce gia con la fobia sociale, perchè se uno a 3 o 4 anni gia parla poco con i propri genitori (come nel mio caso, lo ricordo benissimo)no secondo me non può essere colpa dei genitori.
Comunque io non sono sicuro che conoscere le cause possa aiutarci.

Sono daccordo con insider sul fatto che dovremmo cominciare a comunicare soprattutto con i genitori ma anche con fratelli e sorelle chi ne ha, io non ci sono ancora riuscito.

Carota 22-06-2004 21:56

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23-06-2004 20:39

Conoscere le cause secondo me è invece molto importante per risolvere correttamente un problema e impostare un lavoro teso alla risoluzione. Questo vale in ogni campo.
Secondo me molti sottovalutano il rapporto coi genitori, non tenendolo nel giusto conto, mentre io sono convinto che rappresenti la chiave di svolta. Se si prova vergogna e imbarazzo davanti ai propri genitori e si è incapaci di parlare di qualsiasi cosa se non in modo superificiale, incapaci di un rapporto di un certo spessore, non so proprio come si possa pensare di avere un rapporto migliore e privo di difficoltà con gli altri. Per quanto mi riguarda 30 anni di parole non dette hanno creato un abisso d'incomunicabilità, incomprensioni e diffidenza che solo un fesso non metterebbe in relazione alla mia ansia sociale. La relazione coi genitori è specchio fedele delle relazioni con gli altri. Non ho mai visto qualcuno estroverso e aperto con gli amici e poi chiuso ed ermetico coi propri familiari. Se uno parla, comunica, comunicherà anche con i genitori è garantito. Al contrario potrei citare diversi casi di persone con problemi relazionali con alle spalle situazioni familiari disastrose. Ho un amico ad es che sospetto abbia qualche problema di ansia sociale perché ogni volta che si esce beve parecchio; inoltre lo vedo sempre teso quando siamo con altri e più rilassato quando è mezzo ubriaco. Alle spalle ha un padre depresso col vizio del gioco ormai ridotto a una specie di vegetale che si è mangiato fuori tutto: casa e azienda. Lui ha dovuto interrompere gli studi e andare a fare l'operaio e contribuire coi fratelli al mantenimento del padre incapace ormai di lavorare e della madre casalinga. Un altro ragazzo con attacchi di panico, che tra psicofarmaci e alcool pare sempre strafatto, anche lui ha una storia familiare molto difficile con un padre violento. Di questi esempi potrei farni molti altri, ci sono situazioni e tragedie familiari che voi nemmeno immaginate dietro ad apparenze di normalità. Pensare quindi che i rapporti familiari non abbiano relazione alcuna con i problemi psicologici e quindi anche con le fobie sociali è come credere all'imminente sbarco dei marziani: pura follia.
Non a caso la mia psicoterapeuta insisteva molto sul recupero di questo rapporto, sulla necessità del perdono, ma io che allora avevo 22 anni (ora 33) non volevo sentire ragioni, per me era inimmaginabile che potesse cambiare. E ho sempre evitato la questione, eludendola, illudendomi (e ancora oggi probabilmente m'illudo) di poter risolvere tutto come se di genitori non ne avessi, come se non esistessero. Più di una volta ho pensato di scrivere ad esempio una lettera a mia sorella, parlandole di me, giusto per abbattere quel muro d'incomunicabilità che è sempre esistito, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Se ci riuscissi, se riuscissi a migliorare e di molto il rapporto con loro, miglioreri di molto anche quello con gli altri, farei quel salto di qualità che manca, ne sono più che convinto. Il problema è trovare il coraggio. Mi pare di avere davanti la scalata dell'everest, un'impresa titanica. Questo per me rappresenta indubbiamente la sfida dei prossimi anni che prima o poi mi devo decidere a intraprendere.

Per questo non credo che qualche annetto di psicoterapia, qualche medicina, qualche esercizio, possa risolvere tutto. Qui bisogna affrontare e sciogliere i nodi veri e non fossilizzarsi sul sintomo. Ci si può certo migliorare di molto e capisco l'ottimismo di nature70 (che chissà perché parla sempre in terza persona), ma io non lo condivido molto. All'ottismismo della ragione (per altro non suffragato da alcuna testimonianza e prova) preferisco l'ottimismo della volontà e cerco di essere realista ponendomi obiettivi realizzabili. Non mi aspetto soluzioni miracolistiche o pronte guarigioni e non vorrei trovarmi a cinquantanni, sentirvi chiedere ancora nel forum le cause e rimedi e leggere le stesse risposte.
Se siamo tutti qui è perché nessuno ha risolto definitivamente i propri problemi. E il fatto che nessuno ce l'abbia fatta dovrebbe far riflettere sulle difficoltà reali. Se poi vogliamo illuderci per automotivarci e vivere meglio facciamolo. Potremmo anche convincerci a questo punto di vincere un giorno al superenalotto e diventare milionari e cambiare radicalmente la nostra esistenza, se ci fa stare bene, ma teniamo comunque a mente che le probabilità di vittoria sono infinitesime e che sarebbe più realistico cominciare a migliorare la propria esistenza da sé invece di sperare che sia una botta di culo a cambiarla.

Insider

Carota 27-06-2004 08:28

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27-06-2004 13:55

> ma oggi cosa mantiene e alimenta l'ansia?

Secondo me la mantiene in parte il modello relazionale (sbagliato) appreso coi propri genitori. Il rapporto con gli altri non può elevarsi al di sopra di quello, perché è speculare, l'uno si riflette nell'altro e lo influenza.
Se poi ho capito bene, la psicoanalisi vorrebbe rimuovere le cause del conflitto, la psicoterapia è invece sintomatica. Si capisce allora che la psicoterapia dia apparentemente i frutti migliori in quanto è meno ambiziosa della psicoanalisi che si prefigge di cambiare la persona e le relazioni con gli altri. La psicoanalisi paga con pochi risultati la propria smisurata vanità rappresentando una sfida più grande e difficile per un'individuo. Insomma per dirla in altri termini, la psicoanalisi è la rivoluzione, la psicoterapia la rassegnazione.
Il problema è che le terapie sintomatiche, lo dice il termine, agiscono solo sul “contenimento” dei sintomi. Ricadute sono quindi sempre possibili. E poi chi mi dice Carota che i benefici che hai ottenuto con gli esercizi non siano invece dovuti ai farmaci? La prova del nove sarebbe non prendere nessun farmaco.
Mi sbaglierò, ma io preferisco agire e modificare le relazioni con genitori, amici, ecc...che se non avrà un effetto diretto e immediato sul sintomo, può fare molto nel lungo periodo minando le basi da cui trae forza la FS.

Ciao insider

homer 27-06-2004 14:57

Insider, è molto interessante quello che dici,riguardo al non prendere farmaci, e a lottare con le proprie forze contro le paure, e ti dirò che con questo metodo ho ottenuto buoni risultati...
questo bel metodo però costa molta autoanalisi,analisi che si è portati a fare di solito prima di dormire,dove la mente libera è in grado di analizzare al meglio i propri bisogni e comportamenti(con conseguenti perdite di ore e ore di sonno)..
inoltre bisogna durante la giornata ricordare le soluzioni pensate la notte e con un forte autocontrollo applicarle..
ti dirò che ho avuto un periodo che non sembravo neanche me stesso. ero riuscito a crearmi la personalità che avevo deciso io!
Concludendo ti diro che il metodo è presto dimenticato e che come in un brutto sogno piano piano riaffiora il tuo vero carattere, quello maturato con gli anni!
cosa fare? ricomiciare ad analizzarsi e ad autocontrollarsi (con conseguenti perdite di energie) o prendere mezza pastiglia di rivotril al bisogno? scusate gli eventuali errori ma mi accingo a andare a letto..un saluto..
PS ci sara un altro incontro a milano? sapete le giornate belle fanno crescere la voglia di uscire, e andaer con amici che fumano e bevono per un SF come mè è un po difficile.mi piacerebbe organizzare con voi..

Carota 27-06-2004 16:54

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28-06-2004 16:20

Riguardo alla psicoanalisi (che non è una psicoterapia) e alla psicoterapia ho detto in effetti delle inesattezze. Mi sono allora un po' documentato per capirci qualcosa. Sarebbe troppo lungo spiegare perché sostengo l'approccio di tipo psicoanalitico rispetto a quello psicoterapico. Mi limito ad osservare che è forse la psicoanalisi ad essere più onesta rispetto alla psicoterapia in quanto non ha la pretesa di “curare” una persona, ma solo di portare a livello conscio i conflitti inconsci lasciando al paziente trovare le soluzioni più adatte per se stesso. La psicoanalisi non fornisce soluzioni pronte all'uso come la psicoterapia, ma si limita a fare “chiarezza” sulle questioni poste dal paziente. Quello che comunque mi premeva Carota, era sottoporti questo rilievo critico sulla terapia razionale emotiva che citi spesso. Qui lo riporto:

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Il modello cognitivo della terapia

In questo modello è dato rilievo non a ciò che sentiamo, ma a ciò che pensiamo ed a come lo pensiamo. Per questo le terapie modellate sul cognitivismo tendono ad occuparsi più del processo cognitivo che ha portato a pensare a certe cose che ai sintomi del disturbo psichico (in questo senso ha ragione carota nel dire che non è sintomatica)
I due modelli prevalenti sono stati elaborati da A. Ellis e da Aaron Beck.
Secondo Ellis i comportamenti anormali sono dovuti a pensieri e principi irrazionali che si sono insinuati nella mente del paziente nel corso del tempo. La terapia dunque consiste nel mettere in chiaro la falsità delle convinzioni irrazionali, le quali generano ansia e nevrosi di per sè.
Secondo lo stesso Ellis alcune delle false credenze più comuni sono:
1) devo essere amato o approvato da ogni persona importante attorno a me.
2) devo essere competente, essere all'altezza della situazione o non mi posso considerare degno di stima
3) Alcuni individui sono infami, malvagi, devono essere puniti o penalizzati per questo
4)Se le cose non vanno come desidero è una catastrofe.

Come si vede già da questa impostazione, siamo tra banalità, buon senso ed ambiguità.
Infatti, solo considerando l'ultima delle cosiddette "false credenze", è ovvio che se le cose non vanno come desidero, questa non è una catastrofe se, e solo se, l'operazione riesce e un mio parente sopravvive e poi guarisce; se, e solo se, la donna più bella ed intelligente che ho conosciuto corrisponde il mio amore; se, e solo se, riesco finalmente a trovare un lavoro che mi consente un reddito sufficiente a mantenere la famiglia ecc...
Diversamente non è una catastrofe se non ho ragione su qualcosa, non è una catastrofe se scopro di aver sbagliato e mi correggo, non è una catastrofe se mi rubano la macchina, o se la mia squadra preferita, la Fiorentina, perde una partita o va in serie B.
Il problema di questa teoria cognitiva è che distanzia troppo la sfera emotiva e quella razionale, pur definendosi come terapia razionale-emotiva.
Taluni attaccamenti emotivi non sono affatto frutto di un investimento, come se si giocasse in borsa. Vengono di natura. Nessuno di noi ha investito su suo padre, o su sua madre, o sui suoi fratelli. Ce li siamo trovati, ed è razionale questo legame emotivo.
Ma altrettanto razionale sarebbe una rottura dovuta ad esempio al fatto che i genitori non approvano il nostro legame affettivo, dovuto sì ad un investimento, con una donna di ambiente diverso, di differente cultura, e ciò nonostante di comprovata moralità.
Come si vede il terreno scelto da Ellis è sdrucciolo e si presta a diverse considerazioni.
Egli mette in rilievo il ruolo determinante della tolleranza e giustamente afferma che un "fallimento" in qualcosa non è un fallimento totale. Ma se la somma di tutti i fallimenti della nostra vita è il risultato di aspettive esagerate, Ellis avrebbe ragione; viceversa avremmo più di un motivo di essere incazzati e questo non sempre è dovuto ad una sorta di autoinganno.
Un'altra caratteristica peculiare del metodo Ellis è l'interventismo del terapeuta, il quale non ce le manda a dire, ma mette direttamente in discussione tutto ciò che gli sembra irrazionale. E' l'esatto opposto dell'approccio di Rogers, ma anche il contrario di tutti i principi psicoanalitici. Per di più non contiene nemmeno alcuna forma di suggestione pseudoipnotica; è critica e polemica allo stato puro. Chi scrive apprezza questa franchezza, ma dubita che essa serva realmente con individui che sono "molto irrazionali". Il giudizio si basa in questo caso sull'esperienza diretta e sul fatto che anche le persone che hanno l'acqua alla gola, che soffrono di fobie incredibili e che vivono in angoscia permanente, rifiutano spesso e volentieri di ragionare e sono ostili a qualsiasi dialogo che metta in forse le loro più radicate credenze e gli oggetti della loro ammirazione. La verità, purtroppo, è che le persone, più sono ignoranti e più sono convinte di non esserlo; più sono ignoranti, più sono portate ad un rapporto di adorazione nei confronti di qualche figura paranoica e maniacale che esprima in slogan e luoghi comuni supposte "profonde verità (si riferirà al berlusca? :P )".
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Cosa ne pensi?

ciao insider

Anonymous-User 28-06-2004 17:24

Penso che adesso me ne vado in palestra, grazie anche ad Ellis, (più però ai comportamentisti d'assalto Beidel e Turner), ed avrò meno ansia dell'altra volta, mentre se continuavo ad andare in analisi non credo. :D
Ti rispondo più tardi con calma.

Carota

Carota 28-06-2004 21:03

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gogi 18-07-2004 00:48

Homer parlava di cause,rimedi.Io posso parlare solo delle prime.
Nella mia esperienza gli elementi fondamentali sono:

-l'infanzia:Quando ero piccolo avevo un'allergia e sentivo dolore e sofferenza e non capivo da dove veniva, quindi questo aspetto di ipereattività e paura di essere sempre attaccato potrebbe essersi evoluto anche da li'.Inoltre ho avuto una madre troppo protettiva che mi reprimeva un po, mi ha fatto diventare quel timido esagerato non reattivo che non si sa difendere etc..

-la famiglia: La situazione familiare èimportantissima.Alle elementari non parlavo mai con i miei compagni.alle medie mi sono messo d'impegno e il primo anno avevo addirittura tre amici, un po simili a me ma ci parlavo e qualche volta mi vedevo.Non avevo fobie il primo anno, guardavo negli occhi e non ero visto come diverso.Quando i miei si sono separati,a 13 anni, ho avuto un mega-trauma e mi sono isolato da tutta la classe, ho perso quei tre amici, trauma che ancora oggi mi porterò dietro e che mi ha condizionato.Se non ci fosse stato forse ripeto forse oggi sarei un pochino diverso.


-l'esperienza presente:Fino ad due anni fa io riuscivo a camminare per strada e a guardare la gente negli occhi senza troppi problemi.Nemmeno ci facevo caso.E camminavo decentemente.Due anni fa però i miei carissimi compagni di classe hanno cominciato a sparlare, a trattarmi male, a far girare voci su di me, e si sono inseriti anche dei bullacci che hanno approfittato della situazione e mi hanno preso di mira.Ancora oggi non me li sono tolti di mezzo.Il fatto di essere sempre messo in mezzo e deriso, essere preso per i fondelli da più persone contemporaneamente e ripetutamente (sono arrivati a rovinarmi una gita di tanti giorni) mi ha provocato un trauma che si è aggiunto a quelli precedenti.Ora sono peggio di prima nell'ordine 5:10, ho più problemi nel camminare e non riesco a guardare negli occhi nessuna persona, nemmeno i familiari non stretti.Quindi anche quello che succede nel presente è una causa del mio male.So anche di altri ragazzi che hanno questo trattamento, che non migliora la loro fobia ma le da benzina.

Inoltre vado da un psico. ma non riesco a capire come parlare possa aiutarmi, ho capito più o meno le cause, ma la fobia è troppo radicata.

ciao
gogi

tommy 18-07-2004 15:37

Io ho avuto dei genitori in apparenza libertari,ma in realtà molto oppressivi,ke mi hanno fatto un continuo lavaggio del cervello pretendendo di sapere cosa fosse meglio x me.
Sono cresciuto con il tabù della solitudine e solo a 21 anni ho capito ke è meglio stare soli ke frequentare gente con cui non hai in comune nulla. stare in mezzo agli altri non è un obbligo,è una scelta.Se ti forzi a frequentare gente ke non ti piace la fs non può ke peggiorare xkè si rafforza lo skema altri=ostili
paradossalmente la loro fissazione x uscire a tutti i costi ha peggiorato la mia fs.ora molte cose sono cambiate,questa consapevolezza mi ha spinto ad essere meno finto con gli altri,a dire quello ke penso anke se è impopolare e a rispondere,anke se in ritardo, a certe violenze. restano altrre difficoltà,soprattutto con le ragazze resto una frana,ma in questo sono rassegnato.è grave essere rassegnati a 25 anni?probabilmente sì,ma se un problema non lo vivi come tale non è un problema.

Anonymous-User 30-08-2004 21:47

ti capisco
 
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Originariamente inviata da Francesco
Il [size=9]mio più grande problema è sempre stato quello della incomunicabilità che mi accompagna sin da quando ho messo piede all’asilo; tant’è che i maestri pensavano che ci fosse in me un principio di autismo.


ti capisco perchè anch'io ero nella stessa situazione. ho fatto asilo, elementari,medie e superiori senza dire una parola. non ho mai fatto amicizia con nessuno dei miei compagni a parte due o tre persone in tutti quegli anni. ne ho sofferto veramente tanto, soprattutto perchè non capivo questo mio atteggiamento. i rossori in viso erano all'ordine del giorno, arrivavo addirittura al punto di non muovermi dal banco: mi sedevo appena arrivata a scuola e mi alzavo per uscirne, a volte senza mai voltarmi verso il resto della classe. non so cosa mi bloccasse in quel modo ma era veramente bruttissimo. non posso dire di avere bei ricordi della mia infanzia e peggio ancora per quanto rigurada la mia adolescenza.
in famiglia ci si è sempre comportati come se tutto questo fosse normale, anche perchè ci sono altre persone tra i parenti che hanno questo mio stesso atteggiamento. (forse un po' meno marcato).
ora ho un po' più fiducia in me stessa ma ha ancora atteggiamenti che, per la maggior parte delle persone sono incomprensibili.
credo di aver imparato ad accettarmi, la cosa che mi fa più paura è che so di essere destinata alla solitudine.


Anonymous-User 31-08-2004 11:50

Il fatto di accettarsi credo sia in se' e per se' molto positivo...per me significa pero' + che altro non colpevolizzarsi in alcun modo della propria situazione; ritengo che l'accettarsi diventi invece deleterio quando si trosforma in una rinuncia ad affrontare fattivamente il problema (e ancor prima a riconoscere quest'ultimo come tale; eppure di problema si tratta, se in qualche modo fa soffrire), seguendo la via che si ritiene migliore.

ciao
nature70

Anonymous-User 31-08-2004 12:28

Salve a tutti,

Francesco non sei solo! ormai mi manca un solo anno di liceo, ma non ho mai parlato con nessuno degli individui della mia classe sin dalle medie, e non ho mai avuto un'amico.Oggi parlo solo con uno (timido ma non socialfobico), ma ci sentiamo solo per telefono. :roll:

All'inizio mi disperavo, ma poi mi sono dovuto abituare a questa cosa e a stare in casa solo tutta l'estate e cosi' via.Ormai ci ho fatto l'abitudine, che devi fare.

Parlando delle cause, credo sia più che altro un insieme di fattori:

- Ho una madre troppo protettiva che mi ha educato non permettendomi di sviluppare la mia assertività in modo corretto.Già alle elementari ero isolato e non riuscivo a comunicare con i compagni.
- Separazione dei miei genitori a 10 anni, vissuta da me in modo traumatico, non mi ha causato ma ha aumentato del 100% la fobia sociale;per circa due anni sono stato malissimo, con paranoie acute e irrazionali, forse anche leggermente schizofrenico.Poi si sono affievolite, alcune sono restate in forma lieve.Comunque ora + o - mi son ripreso, ma lascia il segno purtroppo.Per questo dico pensateci bene quando fate dei figli. :roll:

- Varie prese in giro e bullismo (diretto e) indiretto di quelli che stanno in classe con me, sin dalle medie:dopo tanti anni ha causato (questo posso dirlo con sicurezza) in me una generalizzazione della paura, per cui dalla paura dei bulli ora ho paura proprio delle persone.Ho anche sviluppato una cosa strana, non solo come i SF ho paura di essere guardato, ma anche di guardare.Quindi per me uscire è un inferno, devi stare attento a come guardare, perchè se guardi fissi e vedono la paura, se non guardi..Un casino insomma:cosa nuova questa, un po di mesi fa non ce l'avevo.

- Perso rapporto con padre, che a sua volta non era proprio un punto di riferimento :roll: , aveva problemi gravi in famiglia da giovane.

Grande sfiga comunque perchè questi vari avvenimenti hanno piovuto sul bagnato (come succede a molti altri purtroppo,vedo), e riaprono le ferite.Per questo molte volte sembra di essere meno SF ma poi magari tutto ritorna con un'evento traumatico (come diceva homer).Ho l'impressione che è impossibile superare i traumi, e restano sempre li' pronti a ritornare.Li puoi mettere in ombra,ma rimangono sempre nel cervello.

Speranze? Non credo, io ho accettato questa condizione, dato che non so e non posso fare di meglio, e posto come obiettivo il riuscire a frequentare l'università e a laurearmi.E' questo il mio obiettivo e proverò a riuscirci.


Un abbraccio a tutti
keyteo

Anonymous-User 31-08-2004 21:17

Hai ragione Francesco, quando dici che da bambino ricordi dei comportamenti quasi autistici, la timidezza, quella vera, è una variante dell'autismo, ha molte analogie, anche se in forma meno grave

calinero 06-04-2008 11:28

Re: SF si nasce o si diventa?
 
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Originariamente inviata da homer
ciao a tutti,avrei voluto lanciare un topic dove sfogare il mio malessere a causa di questa malattia infame! ma preferisco chiedervi come quando e perchè sono nate le vostre paure,x capire insieme come le CAUSE E I RIMEDI..
come dissi precedentemente, io sono diventato SF a causa della mia tristissima infanzia e dell infiammazione al colon..
supero le mie ansie,soffocando le mie emozioni (cosa che non vorrei fare)e con il rivotril, ma credo che questo mi faccia più male che bene..
Voi? siete nati timidi oppure lo siete diventati..
come la timidezza e diventata FS?ecc ecc
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE COLLABORERANNO PER DARE MAGGIORE LUCE SU QUANTO POSSIBILE FARE PER TORNARE A UNA VITA NORMALE PER TUTTI NOI!

Bella domanda!
Credo di esserlo sempre un po' stato, quindi credo nella genetica.
Allo stesso tempo credo anche nelle influenze ambientali, di alcune situazioni o eventi (che manco ricordo) che in eventi critici mi hanno indirizzato verso quello che sono ora...
di conseguenza... dipende tutto dal punto del non ritorno...
quando il carattere si forma in un certo modo e si consolida, solo le medicine possono dare immediato effetto, ma ovviamente non esiste nulla di mirato e preciso, è come sparare con un bazooka su una mosca... curi un problema ma ne crei molti altri...
d'altra parte credo che la terapia senza medicine funzioni solo con chi non ci è ancora dentro fino al collo... magari funziona anche con chi è così da secoli, ma ci vuole più tempo... e soprattutto non funziona con tutti, chi non ha fiducia in queste cose non ha risultati... quindi se il tuo carattere è in un certo modo, per come è, ti potrà risultare impossibile cambiarlo, perchè è il carattere stesso che ti impedisce di cambiarlo.

HurryUp 06-04-2008 14:57

Re: re
 
Quote:

Originariamente inviata da homer
Sò che c'è un altro topic, ma se nessuno espone i propri problemi e le possibili cause, non si riesce a trovare ben che minima soluzione...stanno tutti ad autocommiserarsi, ad aprire topic dove raccontano i loro isuccessi senza cercare delle ragioni o delle spiegazioni logiche sulle loro condizioni..
io passo giornate intere a pensare alle cause dei mie problemi, e ti assicuro che ho fatto passi da gigante,tramite questo forum sarei disposto a mettere a disposizione le mie esperienze(non sono padre pio,questo servirebbe anche a mè)se solo icontrassi altre persone che come mè vogliono sconfiggere questo male! !

Ho capito bene!? Ti interessa analizzare logicamente il disturbo, le cause, gli effetti, congetturare in modo logico le soluzioni?
Allora perchè non hai risposto al mio topic "proposta per persone intelligenti"?
Se lo leggevi, ti accorgevi che cercavo proprio persone come te

Redman 06-04-2008 16:04

Re: re
 
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Originariamente inviata da HurryUp
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Originariamente inviata da homer
Sò che c'è un altro topic, ma se nessuno espone i propri problemi e le possibili cause, non si riesce a trovare ben che minima soluzione...stanno tutti ad autocommiserarsi, ad aprire topic dove raccontano i loro isuccessi senza cercare delle ragioni o delle spiegazioni logiche sulle loro condizioni..
io passo giornate intere a pensare alle cause dei mie problemi, e ti assicuro che ho fatto passi da gigante,tramite questo forum sarei disposto a mettere a disposizione le mie esperienze(non sono padre pio,questo servirebbe anche a mè)se solo icontrassi altre persone che come mè vogliono sconfiggere questo male! !

Ho capito bene!? Ti interessa analizzare logicamente il disturbo, le cause, gli effetti, congetturare in modo logico le soluzioni?
Allora perchè non hai risposto al mio topic "proposta per persone intelligenti"?
Se lo leggevi, ti accorgevi che cercavo proprio persone come te

Il suo messaggio è del 2004 e questo utente non scrive più dal 2005 8)

vikingo 06-04-2008 16:28

sinceramente non so se sono nato sociofobico o no,pero le esperienze di vita soprattutto infantili hanno pesato nel mio carattere.la morte di mio nonno,l avvento delle balbuzie,3 cambiamenti di citta e cambiamenti di classi,atti di bullismo ed emarginazione sempre a causa della balbuzie, una timidezza che mi rendeva taciturno,mia madre sempre protettiva(ricordo che mentre gli altri bambini si compravano il panino al bar io avevo mia madre che mi comprava lei la merenda),mio padre sempre fuori per lavoro,le sedute dagli psicologi perche gli insegnanti dicevano a mia madre che ero un bambino strano ,diverso dagli altri mi sembra normale che con un simile bagaglio di esperienze si e piu esposti ad una fobia sociale.e ci sono altre esperienze che ancora non ricordo anzi una ve la racconto alle elementari cera una ragazza a cui piacevo ma i miei compagni le dissero che ero balbuziente e lei non solo non volle piu vedermi ma da quel giorno quando la incontravo nei corridoi rideva sempre di me.uno dei miei errori e stato quello di non dire mai niente ai miei genitori di soffrire in silenzio perche volevo dimostrare di essere un duro non un debole,senza capire che avevo i motivi per essere un debole.vi capisco quando parlate di paura della gente,io non riesco veramente a fidarmi completamente di nessuno,e almeno inizialmente ho sempre paura di essere giudicato dalla gente ma ora sto imparando a fregarmene. :roll:

HurryUp 06-04-2008 22:32

Re: re
 
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Originariamente inviata da Redman
Il suo messaggio è del 2004 e questo utente non scrive più dal 2005 8)

Ah ecco, come non detto :roll:


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