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I due ingredienti necessari.
Ciao a tutti, è da un po' che accedo al forum solo sporadicamente;
volevo postare una mia piccola riflessione di tipo "sociale". Mi sono reso conto che, affinché una relazione sociale con un gruppo di persone sia completa, o perlomeno accettabile, è necessario che siano presenti due elementi essenziali: Il Rispetto e la Condivisione. Naturalmente, il significato concreto dei due termini dipende dalla fascia di età che si considera. Ma in ogni caso, e indipendentemente dalle proprie sensazioni interiori (paura, ansia, rilassatezza...), se manca uno solo dei due ingredienti non si può parlare di una relazione sociale accettabile, men che meno soddisfacente. Rispetto. Sta a metà in una graduatoria: dignità (non sei considerato una persona di serie B; se in quel momento stai nel gruppo, è "proibito" praticarti offese esplicite o implicite; per dire: un posto a sedere cercano di dartelo, la comitiva aspetta al tavolo che tu abbia finito di mangiare senza lasciarti là come un deficiente, e se ti fermi ad allacciarti le scarpe si fermano un po' per aspettarti) < rispetto (come persona sei considerato alla pari della media dei membri del gruppo; il tuo parere conta, in media, quanto quello degli altri: ha la stessa influenza; sei a tutti gli effetti al pari degli altri dal punto di vista della "gerarchia" implicita nel "branco umano") < stima (da certi punti di vista sei considerato più della media dei membri del gruppo; in certi casi il tuo parere è considerato con una certa attenzione; c'è una percezione del tuo valore peculiare, individuale). Condivisione. Vuol dire poter dire "noi" e non solo "quel gruppo + io". Essere parte della squadra. Vuol dire che le tue emozioni fluiscono in quella piccola comunità tanto quanto quelle degli altri, e interagiscono con esse in modo vincolante. Sei rispettato non solo "gerarchicamente", ma anche emotivamente: sei emotivamente parte del gruppo, ne condividi la visione (momentanea) del mondo; hai la percezione di essere inscritto in una piccola "Storia comune" con quel gruppo, con un passato condiviso, abitudini e "rituali" comuni, e uno sguardo verso il futuro (per ora) condiviso. E un senso di "contrapposizione" tra l'interno -familiare- e l'esterno ("noi nel mondo", e se necessario "noi VS il mondo"). Se fanno qualcosa, spesso invitano anche te, ma non per semplice cortesia: perché hanno piacere che tu sia con loro. Volendo, ti potresti confidare con loro e tu stesso sei, fin quanto il tuo carattere lo permette, un possibile confidente. Se succede qualcosa di grave/rilevante/particolare ad un membro del gruppo, se tutti gli altri lo sanno lo sai anche tu. http://upload.wikimedia.org/wikipedi...arto_Stato.jpg Se manca una delle due cose...non funziona! La Condivisione senza il Rispetto. Significa essere parte del gruppo, ma di "rango" inferiore. "Gli si vuole bene, ma il suo parere non conta". Questa familiarità è una concessione dall'alto, non un diritto acquisito. Si è una mascotte, un cagnolino affettuoso al guinzaglio, o un peluche da strapazzare. "Dai, invitiamo anche X". Io non sono mai stato vittima di bullismo, quindi non so dire di preciso, ma penso che molti ragazzini "bullati", piuttosto che cadere nel freddo della solitudine, pur di avere il calore del sentirsi parte di un gruppo di amici (con un certo grado di ipocrisia), accettino di vivere una relazione sociale di condivisione senza rispetto. Il Rispetto senza la Condivisione. Qui potrei scrivere un trattato enciclopedico, ma mi astengo ;) . Beh, vuol dire che non c'è "noi" ma solo "loro + me". Gli altri quando dicono "noi", non ti includono; se vogliono includerti dicono "noi e X". Sei emotivamente pleonastico. Nessuno aprirà mai il proprio animo a te, nessuno ti confiderà alcunché; del resto, perché confidarsi con un estraneo di cui chissà se ci si può fidare? (e forse questo non ti interessa nemmeno). Sei sempre l'ultimo a sapere le novità importanti che riguardano i membri del gruppo, e le sai sempre o per caso o perché è inevitabile. Se non passi di là per caso (o al limite ti autoinviti), a nessuno verrebbe mai in mente di farti un colpo di telefono per invitare anche te (a giocare a nascondino o a cenare al ristorante, ovviamente dipende dalla fascia di età che si considera!). C'è quella fastidiosa parete di cristallo infrangibile che vi separa. Possono avere persino stima di te per certi versi, magari nessuno metterebbbe in discussione alcune tue doti personali (chessò: sportive o intellettuali, o estetiche...) ma sei sempre un estraneo, uno Straniero. Dice il protagonista Bernardo Soares nel "Libro dell'inquietudine" di Fernando Pessoa: "Gli altri sono accuditi - io sono trattato correttamente". |
Re: I due ingredienti necessari.
A voi quale dei due ingredienti manca di più?
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Re: I due ingredienti necessari.
ai tempi che ero insieme a persone...tipo a scuola o pallavolo...era "rispetto senza condivisione".....sicuramente....
ma anche al lavoro è uguale...io non mi spingo troppo dentro al "gruppo di lavoro"...però sono rispettato comunque...ma raramente mi si viene a chiedere a me personalmente per far cose... |
Re: I due ingredienti necessari.
Pensando all'esperienza scolastica...vivevo la situazione del rispetto (ero rispettato perchè un po' tutti da me potevano farsi passare i compiti) senza condivisione. Certo, anch'io non facevo molto per condividere la mia vita con le esperienze altrui.
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Re: I due ingredienti necessari.
senza rispetto non esiste niente.
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Re: I due ingredienti necessari.
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Ben ritrovato!:) |
Re: I due ingredienti necessari.
Fino a qualche anno fa uscivo con un gruppetto, per circa 2 anni ci sono uscito.
Ero rispettato, ma non condividevo nulla. Rispetto senza condivisione. Ma era logico, perché quella comitiva esisteva già da parecchi anni ed io ero un adepto nuovo, un novizio che non c'entrava nulla. Ero stato ospitato fra loro da uno di loro, mio compagno di classe (a cui probabilmente facevo pena, dato che non uscivo mai). Per 2 anni mi sono comunque sentito un estraneo fra loro. Poi non ci sono uscito più per questo motivo ed infine hanno smesso di chiedermi di uscire con loro. Credo che per un sociofobico la condivisione sia il problema più grande, perché implica un'apertura verso gli altri che molti di noi non riescono ad avere, implica il dare fiducia agli altri, cosa che molti di noi non fanno, perché tengono dentro sè tutto ed evitano di rivelarsi al prossimo. |
Re: I due ingredienti necessari.
Io ho provato tutte e due le combinazioni, in momenti e situazioni diverse. Tra i due penso sia più difficile ottenere il rispetto, insomma, meglio star soli che far da zerbino, sopratutto se si è uomini.
Con il rispetto senza condivisione, anche se ti fa sentire un reietto e un alieno, almeno salvi l'amor proprio |
Re: I due ingredienti necessari.
Condivisione senza rispetto all'epoca delle medie (the horror:o), rispetto senza una condivisione molto profonda dopo. Credo però che una condivisione veramente "totale" dei segreti e delle sensazioni più nascoste del nostro animo sia molto difficile, anche se non si è timidi. Solo noi sappiamo VERAMENTE quello che proviamo (questo almeno per me).
"Emotivamente pleonastico" è una tua definizione, Who? Davvero azzeccata e suggestiva, complimenti. |
Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
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E poi si arrabbiavano se questo qui ogni tanto rispondeva in modo un po' brusco o acido: non capivano che era colpa loro!! E facevano gli offesi perché aveva risposto con quel tono -loro in fondo "mica avevano fatto niente!"- come fosse colpa solo sua e del suo carattere difficile. Ma forse non c'era nemmeno condivisione, forse avevano solo bisogno di un piccolo capro espiatorio domestico. Quote:
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Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
I due ingredienti necessari... la pasta e il burro :o
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Re: I due ingredienti necessari.
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Scommetto che era il tipo di situazione in cui le frecciatine degli altri sono viste come semplici scherzi di cui ridere, mentre le battute sarcastiche di rimando di lui sono prese sul serio, come segno del fatto che lui "se la prende troppo" e "non sa stare al gioco". |
Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
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Forse un altro al suo posto non avrebbe accettato l'instaurarsi di questa ambiguità. Intendo l'ambiguità che loro oggettivamente non gli facevano niente di male, ma creavano implicitamente una situazone fastidiosa per lui. Non ho esperienza, ma credo che il mobbing e il bullismo funzionino così: niente di "oggettivo" (quindi non hai un motivo per reagire) ma un grande o piccolo maltrattamento a livello "implicito". |
Re: I due ingredienti necessari.
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Chissà se la penserebbe ancora così di uno che "scherzasse" con lui allo stesso modo...:rolleyes: |
Re: I due ingredienti necessari.
che post estroversone :)
mi manca la socialità, la voglia di seguire il gruppo quindi entrambi mi sa |
Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
In passato sicuramente entrambe.
La Condivisione senza il Rispetto di meno, perché per orgoglio non accettavo cose come "Dai, invitiamo anche X", sicché mi sono isolato. Oggi, almeno al lavoro, Rispetto senza la Condivisione. |
Re: I due ingredienti necessari.
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il rispetto me lo sono guadagnato...mi faccio valere, mi so far stimare... solo....beh sempre x via del mio non sapere parlare del + e del -...beh anche nei migliori dei casi quando inizio ad uscire con una compagnia ho la sensazione che ci sia sempre il pensio "noi + giova e tal dei tali"....sarà che negli ultimi anni raramente sono stato all'interno di un gruppo tanto da far dire "noi"... ma il mio non sapere parlare del + e del - credo sia il motivo principale... anche la gente con cui esco ora...con alcuni ci ho fatto anche discorsi profondi e personali...e in quei momento sono stati loro stessi a dire "io ti considero da tempo uno della compagnia a tutti gli effetti...se non d ipiù..."....ma è inevitabile che nella situazione dopo o il giorno dopo ecco che non so più cosa dire...non so parlare del + e del - nonostante il forte avvicinamento precedente...e il "Noi" torna incredibilmente quasi ad essere un "noi + giova".... la dimostrazione? io non mi faccio mai sentire...e per uscire al sabato sera o durante la settimana la sera c'è sempre il solito amico (o al max l'altro ancora) che mi manda un messaggio per dire "stasera si pensava di andare lì...ci sei?".... e mi dispiace...perchè so che se solo riuscissi ad essere spontaneo e parlare del + e del - potrei veramente aumentare qui tanti momenti di avvicinamento e far diventare quel "noi + giova" a tutti gli effetti un "Noi" o ancora meglio "io e te"... si quello che conta per me alla fine è "io e te"...il noi..alla fine mi conta relativamente...fa piacere far parte di un "Noi"...ma io desidero ancora di più far parte di un "io e te"...senti la totale vicinanza dell'altra persona... |
Re: I due ingredienti necessari.
Rispetto senza condivisione.
Anche quando uscivo con il mio gruppetto di amici mi sentivo sempre un estraneo, come Christy erano sempre loro a cercarmi..fino a quando credo si siano stufati. |
Re: I due ingredienti necessari.
Il rispetto sempre al primo posto.
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Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
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Secondo me sei un po' esagerato, e pretendi un po' troppo. Capisco che a volte certe cose possono dar fastidio, ma far parte di un gruppo così avvinghiatamente non è sempre un vantaggio. Io sono un tipo strano, lo ammetto, un giorno mi va di uscire, altri no, di sicuro non vado a cene, pizze, cazzatelle varie per motivi economici e perché non mi diverto. Non si può fare affidamento su di me per queste cose, inoltre faccio ritardi mostruosi, anche perché fino all'ultimo non sono certo di uscire. Quando facevo parte di gruppi, come dici tu, si finiva a litigare proprio per queste mie "mancanze", verso il corpo del gruppo. Oggi, rasserenatomi con le vecchie amicizie, ma senza averle riprese (siamo tornati a livello di conoscenza, buongiorno buona sera, come stai tutto bene, io sì grazie e tu), ho messo in chiaro, non tanto a parole, ma con i fatti che come io non chiedo di "contare", non voglio neppure si conti su di me. Io dico sempre: scegliete dove volete andare, poi ditemelo, se mi aggrada poi ci vado, se no non esco, molto semplice. Questo nei confronti "del gruppo". Poi all'interno del gruppo ho rapporti privilegiati chiaramente, molti mi stimano per la mia intelligenza, la mia esperienza, la mia cultura e capacità di ragionamento, si confidano e mi chiedono consiglio, non giudico e non voglio essere giudicato, a molti piaccio, ad altri meno e mi criticano un po' come nel forum, per le mie scelte da lupo solitario, ma penso sia normale. Credo che l'ideale è sapersi destreggiare a seconda delle persone. Togliti dalla testa che il Rispetto significhi che la gente ti stimi e basta e mettiti nell'ottica che quando non ci sei, se ne dice di peste e corna su di te, come tu e gli altri fate verso gli assenti. E' una cosa normale, fa male a sentirle certe cose concordo, ma è inevitabile, tu sai che succede, e non chiedere, punto. L'importante è che ti apprezzino nel complesso e che quindi abbiano piacere ad averti e non trovino la cosa solo un dovere perché imbarazzati a dirti che non ti vogliono (ma si capisce nel qual caso). |
Re: I due ingredienti necessari.
Ben detto Winston, a me manca spesso il primo perchè tendo ad essere troppo accondiscendente con le persone che mi piacciono pur di piacere loro invece sbaglio sempre mi mordo la lingua ma continuo a ricaderci maledizione
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Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
Hai 40 anni stone?
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Re: I due ingredienti necessari.
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Re: I due ingredienti necessari.
Ho partecipato a gruppi dove avevo forse la prima ma non la seconda (a dire il vero parlavo poco, non saprei) e gruppi dove avevo entrambe.
Ora come ora frequanto alcuni amici che riescono addirittura a chiamarmi "Uno dei miei migliori amici", il che mi fa supporre che con qualcuno di loro ho entrambe. Chissà :pensando: |
Re: I due ingredienti necessari.
Hmmm a me dipendeva chi faceva parte della comitiva in quel momento.
Il rispetto si c'era ma mi sentivo meno rispettato per esempio quando erano presenti anche le ragazze.......all'epoca parlare con una femmina era impossibile x me quindi la reazione era......il mutismo poi loro via via mi ignoravano e di conseguenza anche i maschi che andavano dietro alla femmina!.....sono stato lasciato SOLO in un viaggio di ritorno da una cena in campagna da una ventina di persone.....nessuno venne in auto con me (questo per farvi capire cosa intendo) Condivisione: la condivisione è importante ma non l'ho mai avuta Ho fatto parte di una comitiva solo 10 anni fà per circa un annetto e probabilmente questo mio limite ha portato a quasi odiare questi atteggiamenti di unità di massa!! Anche oggi a 30 anni sento parlare "noi andiamo in vacanza" "non sappiamo cosa fare sabato sera prossimo" eppoi per vedere un amico §(solo un caffe eh)devo prima essere sicuro che nn abbia nessun tipo di impegno con la "gang"......se no puntualmente vengo scartato per questo motivo |
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