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Consigli per terapie sperimentali
Vi chiedo un consiglio su come trovare collaboratori per un mio progetto psicoterapeutico. Vorrei lanciare la ricerca sperimentale di un metodo simile alla terapia cognitiva-comportamentale, solo che più analitica e monitorata in modo tecnico-scientifico, per superare blocchi di espressività creati da vergogna e senso di inferiorità, quindi adatti principalmente per fobici sociali o timidi che non hanno problemi di depressione, ma solo limitazioni tecniche di espressività non complicati da pensieri disfunzionali depressivi. Secondo voi per cercare collaboratori mi conviene aprire un sito web in cui illustrare il mio progetto oppure rivolgermi alle università nelle facoltà di psicologia, in settori che si occupano di ricerca che potrebbero essere interessate ad accogliere il mio progetto?
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Re: Consigli per terapie sperimentali
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Per me, -pur non conoscendo i dettagli del progetto- proponendolo in una facoltà di psicologia avresti bisogno di un miracolo per convincerli a sostenerti.. Con un sito... uhm... sarebbe difficile comunque. Io ti consiglio la facoltà, se non altro per avere un riscontro da parte di "addetti ai lavori". |
Re: Consigli per terapie sperimentali
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Almeno per tastare il terreno... |
Re: Consigli per terapie sperimentali
Anch'io opterei per la facoltà, speriamo bene
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Re: Consigli per terapie sperimentali
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Re: Consigli per terapie sperimentali
Io mi ritrovo nelle caratteristiche delle persone che cerchi, però non ho capito in cosa consiste questo tuo progetto nella pratica. :interrogativo:
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Re: Consigli per terapie sperimentali
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Innanzi tutto sarebbe utile sapere un po' più nello specifico quali sarebbero gli aspetti originali che vorrebbe introdurre e su che basi (teoriche/sperimentali). Detto questo, se il suo obiettivo è di verificarne l'efficacia rispetto ad altre forme di terapia, le occorrerà un certo numero di psicoterapeuti e un certo numero di soggetti che soffrono di fobia sociale e avviare una sperimentazione. Il disegno sperimentale sarebbe semplice: gruppo di controllo, gruppo con terapia tradizionale, gruppo con terapia sperimentale). Offrendo un trattamento convenzionato o gratuito i pazienti non mancheranno di certo. Credo che l'aspetto fondamentale rimanga la stesura di un protocollo terapeutico che introduca elementi di originalità convincenti. Dott. Liverani |
Re: Consigli per terapie sperimentali
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Re: Consigli per terapie sperimentali
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Per me sarebbe un'accoppiata vincente ed imbattibile! Basterebbe trovare un terapeuta sia cognitivo che psicanalista. |
Re: Consigli per terapie sperimentali
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Re: Consigli per terapie sperimentali
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La sua risposta mi induce a chiarire alcuni punti: non ho intenzione di comparare la terapia che ho in mente di sperimentare con la convenzionale terapia cognitivo-comportamentale, ne di dimostrare che sia più o meno efficace rispetto a quella. Infatti la sperimentazione di una terapia non richiede come come condizione di dover essere confrontata con un'altra, e siccome non mi interessa farlo non lo vorrei fare. Il confronto con la terapia cognitivo-comportamentale sarebbe necessario solo nel caso che la terapia che io ho in progetto di sperimentare sia sostanzialmente uguale alla cognitiva-comportamentale, perchè in questo caso tale sperimentazione sarebbe inutile dato che consisterebbe in qualcosa già testato. Tuttavia, pur non avendo esperienza e conoscenza precisa della cognitiva-comportamentale (ne conosco le basi teoriche, ma non abbastanza da poter ancora dire che la conosco) non penso che la terapia che io ho in mente sia esattamente uguale alla cognitiva-comportamentale, ma questo lo potremo verificare facilmente, basta che io le descriva la terapia che vorrei sperimentare. A me basterebbe verificare che questa terapia riesca a far superare certi blocchi e sensazioni di vergogna che limitano la libertà espressiva. Eventualmente mi basterebbe anche la collaborazione di un gruppo di studenti o ricercatori autonomi che possano documentare il lavoro tecnico svolto. Più tardi esporrò più dettagliatamente la mia idea. |
Re: Consigli per terapie sperimentali
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Re: Consigli per terapie sperimentali
Allora, provo a spiegare in cosa consiste la mia idea, anche se l'importante sarà spiegarlo alle persone disposte a mettere in pratica. La mia terapia non si basa sul presupposto di togliere fondamento ai pensieri disfunzionali, e questa potrebbe essere ciò che la distanzia dalla terapia cognitivo-comportamentale. I pensieri disfunzionali, quelli che accompagnano le sensazioni di blocco e vergogna, verranno quasi giustificati come naturale conseguenza di quelle sensazioni, e non si cercherà di cambiare quei pensieri in pensieri opposti attraverso un lavoro di smontamento di quei pensieri mirato a far giungere l'individuo a percepirli come assurdi e infondati. Al contrario, i pensieri disfunzionali verranno analizzati a fondo, ma solo per raccogliere informazioni sulle reazioni dell'individuo a certi stimoli esterni e sulle elaborazioni del suo sistema psicofisico. Questi pensieri disfunzionali verranno trattati come uno dei tanti fattori da valutare insieme al complesso di variabili che entrano in gioco nell'esperienza sociale che l'individuo vuole affrontare. Gli obiettivi saranno sempre particolari, non generali, cioè si definirà sempre quali espressioni si vorrebbero avere, in quale contesto, con che stato d'animo, e si cercherà di analizzare tutte le variabili che influenzano l'espressività del soggetto in quel contesto. Si userà anche la tecnica di eseguire quelle espressioni di cui ci si vergogna per poter analizzare in che modo la vergogna si manifesta, le cause che la provocano, come ci si sente, e tutte le dinamiche che entrano in gioco in quella fase di disagio. Così si raccoglierebbero informazioni sul disagio, da valutare nella ricerca della soluzione.
In cosa può consistere il monitoraggio: un esempio di monitoraggio può essere questo: il soggetto analizza le sensazioni di vergogna che prova quando vuole esprimere un certo stato d'animo, e troverà un insieme di sensazioni di disagio distinguibili tra loro. Tra queste si deciderà, in una certa fase della tecnica, di analizzarne una, mettiamo che sia la sensazione X. Il soggetto allora, in successivi test e sperimentazioni, monitorerà (o si farà monitorare) la sensazione X, mettendola in evidenza rispetto alle altre, per concentrarsi solo su quella e lavorare solo su quella. Questo è un esempio di monitoraggio. In questo lavoro si costruiranno mappe concettuali e grafici molto elaborati con rigore matematico. Sarà quindi necessaria un'estrema chiarezza nelle definizioni in modo da lasciare meno concetti possibili non definiti o definiti vagamente. Ora non so come si svolga di preciso una terapia cognitivo-comportamentale, ma dubito che i pazienti di questa terapia si mettano a costruire grafici complessi, definizioni rigorose e ampie di variabili psicosensorie, modelli matematici dei problemi e delle soluzioni. Questa tecnica quindi è ideata per venire incontro alle esigenze di chi vuole risolvere il problema in questo modo analitico e non possa trovarlo nelle tradizionali terapie. Non è necessario che sia guidato da psichiatri, psicoterapeuti o psicologi. |
Re: Consigli per terapie sperimentali
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Re: Consigli per terapie sperimentali
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Re: Consigli per terapie sperimentali
Adesso passa il Liverani e si frega la ricetta:D
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Re: Consigli per terapie sperimentali
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Re: Consigli per terapie sperimentali
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Re: Consigli per terapie sperimentali
Anche se il contesto leggermente diverso mi permetto di risollevare questo dubbio.
Cioè vorrei capire il meccanismo con il quale si potrebbe una volta colto il problema, "razionalizzarlo" perché ovviamente.. i problemi in terapia cognitiva possono essere risolti solamente razionalmente. |
Re: Consigli per terapie sperimentali
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