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Domanda da un milione di dollari
Perché il giudizio degli altri è così importante, in particolare per molti di noi?
Cosa fa scattare quel meccanismo che fa pensare ossessivamente - e spesso inconsciamente - a quello che pensano gli altri? E' la mancanza di un "ruolo proprio", di una concezione di se autonoma e "che si sostiene da se" che obbliga quindi a definirci in base quello che gli altri pensano (anzi a quello che noi crediamo che gli altri pensino), ad appoggiarci al loro giudizio? Forse ognuno ha il suo di meccanismo perverso, è impossibile generalizzare.. |
Re: Domanda da un milione di dollari
Il giudizio degli altri è importante per un fobico sociale perchè molti di noi vorrebbero avere od essere ( nella maggior parte dei casi in modo parziale), ciò che "gli altri" hanno, vivono eriescono afare.
La nostra è una specie di invidia perchè,sebbene consci di avere tutte le caratteristiche alla pari degli altri,e quindi vivere la loro vita che a noi appare migliore, non ci riusciamo per impedimenti psicologici ( quindi fortemente opinabili,generalizzabili e solipsistici) e questo genera rabbia, fobia e quindi ancor maggior bisogno della approvazione "altrui". Quando mi arriva il milione di dollari ??? |
Re: Domanda da un milione di dollari
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Re: Domanda da un milione di dollari
Complesso di inferiorità è buona parte della risposta, non tutta per carità.
Come nasce tale complesso? Vexata questio...traumi, carattere, ecc...ma anche limiti oggettivi che non si riescono ad accettare. |
Re: Domanda da un milione di dollari
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era solo un modo di tentare di avevre il milione..mi hai sgamato.. |
Re: Domanda da un milione di dollari
ma la domanda è... come lo si combatte?
come lo si ignora? io ho iniziato un po' ad ignorarlo in certi casi... ma non so come ho fatto (solo x l'autostima cresciuta? bà) |
Re: Domanda da un milione di dollari
Per quanto mi riguarda...
bisogna avere il coraggio o la disperazione di cambiare un po' la propria mentalità, evitare di prendersi sul serio, e rendersi conto che la vita è una giostra e che nessun giudizio positivo o negativo ha veramente senso. |
Re: Domanda da un milione di dollari
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Re: Domanda da un milione di dollari
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Re: Domanda da un milione di dollari
C'è modo e modo di sentire il giudizio degli altri
-Quello dell'evitante, che proprio un problema del pensiero, per te la coltellata è il pensiero stesso del loro giudizio -Quello del fobico, che è più fisico, più inconscio, collegabile a sintomi meno psicologici e più concreti come ansie, timidezza, sudorazione, ecc. Il mio topic era riferito più al primo tipo (perché è quello che mi riguarda più da vicino)...se il giudizio negativo degli altri fa male, vuol dire che ci dev'essere un motivo per cui lo si ritiene importante..io appunto ipotizzavo che fosse legato alla mancanza di una identità Quote:
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Re: Domanda da un milione di dollari
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Il fatto di credere che la Cia ti spia perchè sei paranoico non significa che la Cia non ti spia (vedi P.K.Dick). Magari uno pensa di essere un imbranato, e soffre per questo, poi gli dicono che è imbranato perchè pensa di essere imbranato, e che succede se invece è imbranato sul serio? Sempre fregarsene deve per riuscire a campare decentemente. |
Re: Domanda da un milione di dollari
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Abbiamo il desiderio di avvicinarci, ma abbiamo paura di essere rifiutati: qui scatta il problema del giudizio. Un esempio pratico: sono attratto da una ragazza quindi il mio desiderio spontaneamente mi spingerebbe ad avvicinarmi, ma poi sorge in me quasi contemporaneamente la paura di essere rifiutato. Ora si è generato un conflitto che mi fa soffrire: da una parte desidero avvicinarmi, dall'altra desidero non soffrire perchè ho paura di un eventuale rifiuto. E aver registrato fin da piccoli la difficoltà di essere accettati così come si è, ci fa credere profondamente poi che il rifiuto è una realtà costante (o quanto meno che è molto probabile che avvenga) e per avvicinarci agli altri dobbiamo conquistarli stando attenti al loro giudizio. |
Re: Domanda da un milione di dollari
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Re: Domanda da un milione di dollari
Perchè viviamo per gli altri e non per noi stessi...forse....
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Re: Domanda da un milione di dollari
Vediamo... Per me giocano il pensiero di non essere proprio alla pari con gli altri a livello di apparenza/prima impressione, più la consapevolezza di non esserlo a livello di esperienze di vita ecc. Il sapere di essere "strano" ma al contempo la voglia di non essere giudicato male. Questo porta a pensare di doversi mascherare/atteggiare, o perlomeno a occupare buona parte del cervello verso gli altri.
Capita che riesco a fregarmene a sufficienza, anche se di solito non avviene per serie riflessioni e convincimenti duraturi, come sarebbe auspicabile. Ma attenzione: anche in occasioni in cui sono più a mio agio, una gran parte di me è sempre vigile sul controllo (o meglio, la gestione) di me e la percezione che penso di dare, o che voglio dare, agli altri. Chissà come funziona nella mente degli altri, degli estroversi? |
Re: Domanda da un milione di dollari
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Re: Domanda da un milione di dollari
Recepito. In effetti il fare qualcosa di diverso, la possibilità di sbagliare sono cose per noi destabilizzanti, che mettono in gioco la nostra identità a cui siamo troppo saldi. Personalmente però non sempre so scindere cosa vorrei fare ma non oso, da cosa non faccio perchè non mi frega tanto di farlo. Forse non sono maturo abbastanza, o forse bisognerebbe, per essere più positivi&vincenti, buttarsi un pò in ogni cosa, senza timori, estroversone style. Ma siam di nuovo lì: ammetto che non so quanto mi freghi essere proprio così.
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Re: Domanda da un milione di dollari
"e neppure la notte ti lascia da solo: gli altri sognan sè stessi e tu sogni di loro"
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Re: Domanda da un milione di dollari
Per questo dico che è da un milione di dollari: perché è importante il giudizio? qual'è la parte che mi manca? chi sono, cosa voglio realmente? quando uno inizia a seguire il giudizio degli altri...perde se stesso, si smarrisce, perché smette di ascoltare "il proprio cuore" e inizia ad ascoltare le paranoie sui pensieri altrui. E' la fonte di tutte le nostre incertezze, ma è difficilissimo rispondere, perché la risposta è personale e risiede nel "tirare fuori" una nuova identità, e non si fa da un giorno a quell'altro. La risposta non la puoi "spiegare", la "capisci" e basta..è un lungo percorso di ricostruzione..non lineare, fatto di sbalzi e piccole illuminazioni. E salti all'indietro. Perlomeno per me è così...:unsure:
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Re: Domanda da un milione di dollari
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Poi è chiaro che per accettare la vita per quello che è o che abbiamo è neccessario un livello di accettazione semibuddista e si rischia l'atarassia o si rischia di morire d'inedia nella contemplazione del proprio ombelico. E' sempre il giusto mezzo che frega tutti. Dovremmo chiederci cos'è che vogliamo veramente e non cosa sarebbe opportuno volere, essere, avere...è davvero una questione di darsi da fare o piuttosto ci danniamo troppo nella direzione sbagliata? es. Facciamo jogging per dimagrire, per avere un fisico migliore agli occhi degli altri o corriamo perchè ci fa piacere gonfiare i polmoni, muovere il corpo, andare in debito di ossigeno e spazzare via tutti i pensieri? |
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