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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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XD Chissà se coincidenza o voluta. Quel film è bellissimo, suggestivo come pochi, credo. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Son forse un poeta? No, certo. Non scrive che una parola, ben strana, la penna dell'anima mia: "follia". Son dunque un pittore? Neanche. Non ha che un colore la tavolozza dell'anima mia: "malinconia". Un musico, allora? Nemmeno. Non c'è che una nota nella tastiera dell'anima mia: "nostalgia". Son dunque... che cosa? Io metto una lente davanti al mio cuore per farlo vedere alla gente. Chi sono? Il saltimbanco dell'anima mia. » Aldo Palazzeschi, Chi sono? |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Ancora una volta sei il lume
dove s’inabissano le tenebre intorno a un nuovo insorto – Tu, sotto la sferza che incrudelisce al tuo piangente chiarore. René Char |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Sei la benvenuta,
la pietra originale dell’allegria, la danza assorta della statua che gli uccelli sentono e disperdono. Quando nella sua coscia rossa i denti si slacciano al primo mezzogiorno della terra, fare il tuo nome è il sapore della melagranata. Il tuo cuore inventa le mappe colorate, nei tuoi occhi si hamacano i globi della domenica, e quando sei in me, la notte si apre il petto, il sangue delle stelle cala fino ai tuoi capelli, al tuo nome, alla tua violenza. Questa infinita sete, berti, disseccarti, cisterna di allegria, sperpero del grido che le labbra annegano in delirio. Chi inventò il futuro, la sua macchina di sale, la sua rosa vuota. Questa pelle delle palpebre mi separa dal mondo però tu stai in lui, e più dentro vivi. Julio Cortàzar, Il tuo nome è il sapore del melograno |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Mondo di sofferenza: eppure i ciliegi sono in fiore. » Kobayashi Issa. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Solo una cosa non c’è. È l’oblio. Con il metallo, Dio salva la scoria e nella sua profetica memoria stanno le lune antiche e le future. Tutto è lì. Le migliaia di riflessi lasciati dal tuo volto tra i crepuscoli dell’alba e della sera negli specchi e quelli che continuerà a lasciare. E tutto è parte del vario cristallo che è quella memoria, l’universo; sono infiniti gli ardui corridoi e le porte si chiudono al tuo passo; solo dall’altro lato del tramonto potrai vedere Archetipi e Splendori. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Rischiando continuamente assurdità
e morte dovunque si esibisca sulle teste del suo pubblico il poeta come un acrobata s’arrampica sul bordo della corda che s’è costruita ed in equilibrio sulle travi degli occhi sopra un mare di volti marcia per la sua strada verso l’altra sponda del giorno facendo salti mortali trucchi magici coi piedi e altri mirabili gesti teatrali e tutto senza sbagli ogni cosa per ciò che forse non esiste Perché egli è il super realista che deve per forza capire una tersa verità prima di affrontare passi e posizioni nel suo supposto procedere verso quell’ancor più alto posatoio dove la Bellezza sta e aspetta con gravità l’avvio della sua girandola di morte E lui un piccolo Charlot che potrà cogliere o no la sua dolce forma eterna con le braccia distese in croce nell’aria vuota dell’esistenza L.Ferlinghetti |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie; se nell'ora che torpe o nel sospiro del frangente si compie ogni destino. Vorrei dirti che no, che ti s'appressa l'ora che passerai di là dal tempo; forse solo chi vuole s'infinita, e questo tu potrai, chissà, non io. Penso che per i più non sia salvezza, ma taluno sovverta ogni disegno, passi il varco, qual volle si ritrovi. Vorrei prima di cedere segnarti codesta via di fuga labile come nei sommossi campi del mare spuma o ruga. Ti dono anche l'avara mia speranza. A' nuovi giorni, stanco, non so crescerla: l'offro in pegno al tuo fato, che ti scampi. E. Montale – da “Casa sul mare” |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Sii silenzio, Tu mia vita inattingibile -
di fronte al puro ascolto, allo stupore; sappia Tu ciò che domanda il vento prima ancora che le betulle diano un fremito. E quando parlerà il silenzio - a Te, una sola volta -, permetti la sconfitta dei Tuoi sensi. Per qualunque soffio fatti dono, protenditi nel dono: vuole amarti, esserti culla. Sii ampia, dunque, anima mia, sii ampia, finchè per Te la vita giunga al compimento; sulle cose assorte nel pensiero diffondi Te come festiva veste. Possiedo inni, e in me li taccio. Esiste un essere proteso verso l'alto al quale unicamente tendono i miei sensi: Tu mi vedi grande, ma io sono piccolo. Indistinto so puoi vedermi tra le cose, in tutto ciò che genuflette; esse sono come greggi intente al pascolo, e io, pastore al margine del prato: accanto passano, la sera. Io vado, seguo loro: e ascolto cupi i ponti oscuri; nel fumo bianco delle loro schiene sta nascosto il mio ritorno. Rainer Maria Rilke |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Sulla città ossidata e silenziosa
si concatenano tuoni di vagare, lenzuoli secchi e briosi gli asfalti ruggine voluminano un bagliore, là, stanco e sorriso in luce, generoso, arancio. È venuto l'autunno in agosto cotogna di gualcito, rosato dei forellini dell'ago sobrio, la pioggia sulla terra e il magma di commestibili da ramerini d'orti; rotaie velate dal sudario ardesia dedicano alla lentezza della bontà una brezza fresca, un veemente di leggero celeste su un picco marmoreo cinerino nel silenzio semiperiferico, all'onice bordata della correttissima città, superiormente abbronzata, un plangore col tuono di caverna di sole, in alto, sul commuoversi del trascinìo di malincuore e ticchettìo, respiro bonario la gronda dell'ambra resinosa che il buio magnanimo fascia, del temporale soleggiato parcamente, fasciato di torba e ardesia, stagnola di tremolii su celestissimo scarso, come a rastrello, là, un angiolone delicatissimo che tanta nostalgìa assomma ai sommi peli di valle crapula di spilli, blu, laccata,un misterioso freddo da valle insinuatissimo, cassa molcere sodo, un altipiano crema d'azzurro di pioggia fonda in santuari biscianti di traccia, una profondità di zoccolo, un inspiro a braccia tese di trovare che ci accolgano, dolente, in posti di sollievo, in perituro agguanciare l'angiolo in gite di modesti, in quei posti caratteristici della nostalgia, territorio del singhiozzino del periodo robustamente e epoca così rigirato di privatissimo, il nobile dell'auto, dell'anteguerra, di xilofono a civili città verso cui si procedeva di ritorno, fra le reti di siepi celestine a torrione e volpino bagnato del cielo quasi resina illuminato in pieno da uno sfogarsi Augusto Blotto |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
A dream within a dream Take this kiss upon the brow! And, in parting from you now, Thus much let me avow- You are not wrong, who deem That my days have been a dream; Yet if hope has flown away In a night, or in a day, In a vision, or in none, Is it therefore the less gone? All that we see or seem Is but a dream within a dream. I stand amid the roar Of a surf-tormented shore, And I hold within my hand Grains of the golden sand- How few! yet how they creep Through my fingers to the deep, While I weep- while I weep! O God! can I not grasp Them with a tighter clasp? O God! can I not save One from the pitiless wave? Is all that we see or seem But a dream within a dream? E.A.Poe |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« I pace upon the battlements and stare On the foundations of a house, or where Tree, like a sooty finger, starts from earth; And send imagination forth Under the day’s declining beam, and call Images and memories From ruin or from ancient trees, For I would ask a question of them all. » … « Passeggio lungo i merli della torre e osservo Le fondamenta d'una casa o dove un albero, Come un dito coperto di fuliggine, sbuca da terra; E libero la fantasia Sotto il raggio declinante del giorno, Ed evoco immagini e memorie Dalle rovine e dagli antichi alberi, Perché vorrei chiedere qualcosa a ciascuno di loro. » William Butler Yeats, The Tower - II. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Funerale senza tristezza Questo non è esser morti, questo è tornare al paese, alla culla: chiaro è il giorno come il sorriso di una madre che aspettava. Campi brinati, alberi d’argento, crisantemi biondi: le bimbe vestite di bianco, col velo color della brina, la voce colore dell’acqua ancora viva fra terrose prode. Le fiammelle dei ceri, naufragate nello splendore del mattino, dicono quel che sia questo vanire delle terrene cose – dolce –, questo tornare degli umani, per aerei ponti di cielo, per candide creste di monti sognati, all’altra riva, ai prati del sole. 3 dicembre 1934 Antonia Pozzi |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Pem Pem o so che è così so che lui non mi ama, mi chiama solo la notte mi invita a casa sua, vuole fumare marijuana vuole portarmi a letto per fare Pem Pem vuole fare Pem Pem Io so già cosa ti piace una ragazza come me ti spaventa resta con me stanotte, paparino non c'è nessun'altra che lo fa così bene come me Mi guardi e mi dici che sono pazza lei già sa cosa ti tocca non farlo lentamente ho bisogno di un maledetto Io so che è così lui non mi ama e lo stesso vale per me mi chiede di farlo nella Lamborghini mi chiede di farlo in discotecami chiede di farlo e io gli dico di sì Io so che è così so che lui non mi ama, mi chiama solo la notte mi invita a casa sua, vuole fumare marijuana vuole portarmi a letto per fare Pem Pem vuole fare Pem Pem Tu già sai cosa mi piace non dirmi che sono giusta, no no toglimi il baby-doll con te non c'è controllo e non ti do un bacio, tu mi baci se ti fa male la testa voglio un ragazzo che voglia solo questo, il sesso nessuno può farlo con la principessa e io, io non lo so le altre sono gelose, non so perchè e tu mi regali Chanel ma io + te non si può fare Shhh... ah, non gridare che ci ascoltano ah! ho svegliato i vicini! Io so che è così so che lui non mi ama, mi chiama solo la notte mi invita a casa sua, vuole fumare marijuana vuole portarmi a letto per fare Pem Pem vuole fare Pem Pem Pem perempem pem pem pem.... Lui vuole fare Pem pem ah... già mi sono stancata non voglio più farlo, mi sono annoiata Elettra se ne va tesoro La festa è finita per tutti Elettra Lamborghini |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Scontro
alla fine ho provato a cercarti al telefono, ma la linea era defunta la cornetta puzzava di formalina. ho svitato il coperchio del microfono e ho trovato il metallo arrugginito, pieno di vermi; ho cercato un cacciavite e ho smontato la carcassa: ai fili metallici del rocchetto i ragni avevano fissato la loro tela. sul cordone attorcigliato, ormai putrescente, con la gomma rovinata e il cavo scorticato lasciavano il loro odore le formiche; l’ho afferrato, l’ho strappato finché è venuto via dalle graffette nel muro insieme con l’intonaco, ho continuato a tirarlo finché sono riuscito ad avvicinare metro dopo metro il tuo quartiere al mio rovinando farmacie, bar, pasticcerie, facendo scoppiare condotte fognarie sovrapponendo strati d’asfalto, schiacciando così tanto le stelle nel cielo violaceo, da tramonto, fra le case che in alto è rimasta soltanto una lama di luce splendente pulsante nell’aria bruciata, come da un fulmine. tiravo il filo, e come un santone indiano volteggiante sulle acque la statua di c.a. rosetti scivolava verso la questura la sede comunale della seconda circoscrizione si scontrò con la torretta dei pompieri e venne giù insieme con un rito nuziale e la via latina prese a sorridere; tiravo il filo, avvolgendolo intorno al braccio, e d’un tratto la tua casa con le modanature rosa e bianche simile a un dolce fatto di calce apparve con la tua finestra davanti alla mia finestra i vetri andarono fragorosamente in frantumi e noi ci siamo ritrovati l’uno di fronte all’altro e ci siamo avvicinati sempre più fino ad abbracciarci, schiacciando le nostre labbra polverizzando i nostri abiti, i nostri tessuti di carne, fondendo il nostro cuore mangiandoci le ciglia, il bianco degli occhi, le costole, il sangue, sbrecciando la nostra spina dorsale, bruciando. bruciavamo crepitando, quasi fossimo cosparsi di benzina ci struggevamo fra ghiacci bluastri, fra stalattiti di fumo con la cera sfrigolante, con il grasso accecante finché la cenere ha riempito il contenitore dietro il sofà e il lavabo del bagno e i ragni hanno dispiegato le loro tele dentro il nostro petto. Mircea Cărtărescu |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
è maggio
una colorata gioia ancestrale ingentilisce le fauci della Natura. Una formica trasporta un carico più grande e pesante del suo stesso corpo gli cade, lo riprende e di nuovo s'avvia. L'avvolge come uno spirito stoico una fatica ostinata che ha qualcosa di eroico poi passa un passante e la schiaccia senza volerlo senza nemmeno saperlo ma la schiaccia e in questa solitaria consapevolezza (a chi mai potrei raccontare un simile avvenimento) mi sento schiacciato anch'io. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« e penso ai sogni non realizzati, rami-fantasma di antiche foreste, macerie di mattoni triturati per le tredici torri di vedetta della Grande Muraglia ..... » Maria Luisa Spaziani, Le torri. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« L'ultima mia proposta è questa: se volete trovarvi, perdetevi nella foresta. » Giorgio Caproni, Per le spicce. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
E “nel mezzo del cammino”
di mia vita mi imbattei in me stesso “in una selva oscura” E ho riso+pianto+vissuto+sono morto E non ho capito niente Lawrence Ferlinghetti, da Strade sterrate per posti sperduti |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
“Adesso che non so più niente
che il vuoto è bella dimora che ho passi senza arsura che siedo e imparo a esitare, adesso che non sei più al centro e quello che conta non è più al centro ma spostato tra le mani dove le dita si disarmano e fanno un gesto limato, adesso questa categorica bellezza di rami e cieli pugnala solo perché entri luce.” Chandra livia Candiani |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Trattate bene la vostra solitudine
e la sua. Baciate la sua nuca all’improvviso. Noi siamo bestie che possiamo farci delle gentilezze. Ricordatevi William Blake: «Chi desidera ma non agisce, alleva pestilenza». Diffidate della psicologia, l’inferno del chi sei tu e del chi sono io. Arrendetevi quando vi portano rancore per i torti che vi hanno fatto. Diffidate di chi vi fa la Tac ma poi non vuole spendere tempo per la cura: quando non hanno tempo lasciate stare, non è una storia d’amore; quando non dovete avere pretese, quando dovete essere garbati, lasciate stare, non è una storia d’amore. (Franco Armini) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« I took a deep breath and listened to the old brag of my heart. I am, I am, I am. » ― Sylvia Plath, The Bell Jar. « Stasi nel buio. Poi L’insostanziale azzurro Versarsi di vette e distanze. » ― Sylvia Plath, Ariel (frammento). |
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Non è proprio una poesia ma una filastrocca. Era presente anche in una puntata di Lamù ma li il pettirosso veniva chiamato Gallo Robin...
Chi ha ucciso il pettirosso? Io, ha detto il passero, Con il mio arco ed una freccia, Io ho ucciso il pettirosso. Chi lo ha visto morire? Io, ha detto la mosca, Con i miei piccoli occhi, Io l'ho visto morire. Chi ha preso il suo sangue? Io, ha detto il pesce, Con un mio piccolo piatto, Io ho preso il suo sangue. Chi farà il suo sudario? Io, ha detto lo scarafaggio, Con un mio filo ed un mio ago, Io farò il suo sudario. Chi scaverà la sua tomba? Io, ha detto il gufo, Con un mio piccone ed una mia pala, Io scaverò la sua tomba. Chi sarà il prete? Io, ha detto il corvo, Con il mio piccolo libro, Io sarò il prete. Chi sarà il chierichetto? Io, ha detto l'allodola, Se non è di sera, Io sarò il chierichetto. Chi porterà la fiaccola? Io, ha detto il fanello, Io la trasporterò in un minuto. Io porterò la fiaccola. Chi riceve le condoglianze? Io, ha detto la colomba, Io sono a lutto per il mio amore. Io riceverò le condoglianze. Chi trasporterà la bara? Io, ha detto il nibbio, Se non sarà durante la notte, Io trasporterò la bara. Chi farà il drappo funebre? Noi, ha detto lo scricciolo, Sia il gallo che la gallina, Noi faremo il drappo funebre. Chi canterà il salmo? Io, ha detto il tordo, Come lui appoggiato su un cespuglio, Io canterò il salmo. Chi suonerà la campana? Io, ha detto il bue, Perché io posso tirare, Perciò addio, pettirosso. Tutti gli uccelli in aria Sospiravano e singhiozzavano, Mentre ascoltavano la campana suonare Per il povero pettirosso. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« La campana del tempio tace, ma il suono continua ad uscire dai fiori. » - Matsuo Bashō. « All’ombra dei fiori nessuno è straniero. » - Kobayashi Issa. « Mondo di sofferenza: eppure i ciliegi sono in fiore. » - Kobayashi Issa. ... |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
La mia giovinezza non fu che una oscura tempesta,
traversata qua e là da soli risplendenti; tuono e pioggia l'hanno talmente devastata che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio. Ecco, ho toccato ormai l'autunno delle idee, è ora di ricorrere al badile e al rastrello per rimettere a nuovo le terre inondate in cui l'acqua ha aperto buchi larghi come tombe. E chissà se i fiori nuovi che vado sognando troveranno, in un terreno lavato come un greto, il mistico alimento cui attingere forza. O dolore, o dolore, il Tempo si mangia la vita e l'oscuro Nemico che ci divora il cuore cresce e si fortifica del sangue che perdiamo. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Abbagliante, tremenda, con che rapidità m'ucciderebbe un'alba,
se io non potessi ora e sempre irraggiare un'alba da me. Noi pure sorgiamo, abbaglianti e tremendi come il sole, e fondiamo la nostra aurora, o anima mia, nella calma frescura dell'alba. Walt Whitman |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Non è vero che sono nata. Io sono ancora raccolta in me
Come un gambero mai mangiato, un gomitolo nel refe nodoso - da non tessere, o la maglia pungerà. Sono inutilizzata e mai in servizio nella vita. E' pur vero che consumo, risparmio, occupo e sgombero con la ripetitività dei viventi - tuttavia attendo ancora la mia mangiatoia e alito di bestie a scaldarmi. Alle vostre vite io oppongo progetti e alle vostre case la convivenza impossibile in questo condominio di carne. C'è un errore dunque se io aspetto ancora di venire al mondo. Non badate se respiro non ingannatevi se lavoro non credetemi se la mia ombra vi copre durante un giorno di luce. Io sono quella mai nata e che ancora può scegliersi un cuore le mani giuste un ventre senza ombre un destino ingiudicabile - alla cordata finale un'eternità trattabile. Da questo buio, appena prima dell'esecuzione del nascere io vedo ciò che il chiaro nasconde - la scure pronta a oltraggiare e fendere secondo il rito degli agnelli. Forse arriva adesso quest'età improvvisa e impura questo ipotecare o prendere in affitto. - E' la mattanza della luce. |
Nel Nord su un'altura spoglia
sta solitario un abete. Ha sonno; con bianca coltre l'avvolgono gelo e neve. Lui sogna di una palma, che lungi in terra d'Oriente solitaria langue in silenzio sopra un dirupo ardente. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balía del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea. » Konstantinos Kavafis, Per quanto sta in te. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Dunque nulla di nuovo da questa altezza
Dove ancora un poco senza guardare si parla E nei capelli il vento cala la sera. Dunque nessun cammino per discendere Se non questo del nord dove il sole non tocca E sono d’acqua i rami degli alberi. Dunque fra poco senza parole la bocca. E questa sera saremo in fondo alla valle Dove le feste han spento tutte le lampade. Dove una folla tace e gli amici non riconoscono. (Franco Fortini, Foglio di via) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Nella mia vita di volpe ero tutto e tutto ero addirittura la luce da mordere il sole del mio volto immacolato Non sapevo il mio nome era solo e costantemente là dove la zampa tocca la terra Nella mia vita di volpe ero la fame e il gelo ero gioco e ricciolo nel fiume e l’ultimo odore un segnale sulla mia strada attraverso il bosco Io leccavo la pelliccia delle colline e caddi improvvisamente nelle felci. » Leta Semadeni, Nella mia vita di volpe. |
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« Incontrai un viaggiatore, da una terra antica Che disse: "Due immense gambe di pietra senza tronco Si ergono nel deserto. Accanto a loro, sulla sabbia, Mezzo sommerso, un devastato volto giace, il cui cipiglio, E raggrinzito labbro, e il ghigno del freddo comando, Dicono che il suo scultore quelle passioni lesse, Che ancora sopravvivono, scavate su queste cose senza vita, Alla mano che le derise ed al cuore che le alimentò. E sul piedistallo queste parole appaiono: “Il mio nome è Ozymandias, Re dei Re: Guardate alle mie opere, voi Potenti, e disperate!” Nulla accanto rimane. Intorno alla rovina Di quel colossale relitto, senza confini e nude Le solitarie e piatte sabbie si stendono all’infinito. » Percy Bysshe Shelley, Ozymandias. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Silenzioso amico di molte lontananze, senti, come il tuo respiro ancor lo spazio accresce. Nella tramatura d’oscuri ceppi di campana abbandonati e risuona. Ciò che ti consuma, diventa forza per questo nutrimento. Nella metamorfosi entra ed esci. Qual è in te l’esperienza più dolente? Se ti è amaro il bere, diventa vino. Sii in questa notte della dismisura magica forza all’incrocio dei tuoi sensi, senso del loro incontro strano. E se terrestrità ti ha dimenticato, dì alla terra immota: io scorro. Alla rapida acqua parla: io sono. » Rainer Maria Rilke, tratta da I sonetti a Orfeo. |
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« Nei recessi del monte dove ho cercato rifugio dentro la porta di erba secca il mio cuore si identifica con la luna. » |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Notte, strada, lampione, farmacia,
luce torbida e insensata. Vivi pure ancora un quarto di secolo — sarà sempre così. Non c'è via di scampo. Morirai — daccapo ricomincerai e tutto si ripeterà come prima: notte, il gelido incresparsi del canale, strada, lampione, farmacia. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Sono uscita di notte, da sola;
Il sangue giovane che scorreva al di là del mare Sembrava aver infradiciato le ali del mio spirito – Duramente sopportavo il mio dolore. Ma quando ho sollevato la testa Dalle ombre tremanti sulla neve, Ho visto Orione, verso est, Brillare costante come un tempo. Dalle finestre della casa di mio padre, Sognando i miei sogni nelle notti d’inverno, Guardavo Orione quand’ero bambina Al di sopra delle luci di un’altra città. Passano gli anni, passano i sogni, passa anche la giovinezza Il cuore del mondo sotto il peso delle sue guerre si spezza, Tutto è cambiato, tranne, verso est, La fedele bellezza delle stelle. |
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