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Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
Ciao Blimunda, ho letto solo alcune parti del post precisamente i primi scritti, quindi se quello che dico non è esatto è per quello.
Ho letto la tua fatica di risalire la "via di guarigione" e l'incontro con lo psichiatra-psicologo che è stato fondamentale, uscire dalla depressione se hai un buon aiuto farmacologico e la malattia lo permette secondo me si può, altre volte si esce dalla malattia per dei periodi, cioè una specie di tregua e già è molto, altre volte invece si cronicizza questo perché esistono tante varianti della depressione. Avere una persona come uno psicologo che ti accompagna a questo processo di guarigione o ti sostenga nelle difficoltà a cui non riuscirai a venirne fuori è molto importante, purtroppo personalmente mi sarebbe piaciuto un sostegno efficace ma non si è mai rivelato così efficace. |
Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
Come altri hanno detto, un conto è provare e fallire OGNI TANTO, un altro è fallire OGNI VOLTA. Le aspettative si possono anche adattare, ma, alla fine, ci si rende conto d'averle AZZERATE :testata:
Detto questo, io credo che anche l'ETÀ in cui si comincia la lotta contro il proprio disturbo sia rilevante... Quote:
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Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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P.S.— Ho tentato d'evitare di postare in questo thread, ma veder etichettare come "superficiali" certe idee proprio non lo sopporto! |
Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Un oggetto in volo colpisce una lastra di vetro e questa si rompe... Quale è stata la causa della rottura? Arriva qualcuno e dice "la causa sicuramente consiste nel fatto che la lastra era poco resistente", sì ma si potrebbe anche sostenere "la causa consiste nel fatto che l'oggetto non era di gommapiuma" e si può cambiare anche altro per trovare altre cause della rottura, ad esempio se l'accelerazione di gravità fosse stata maggiore l'oggetto avrebbe accelerato più velocemente verso il pavimento e non l'avrebbe colpita... o lasciando la gravità invariata si sarebbe potuta ridurre la sua velocità di partenza e lo stesso non l'avrebbe colpita. Si possono trovare infinite cause specifiche così e cercare di convincere qualcuno che la "vera causa" di qualcosa che capita poi è un evento specifico per me è una specie di assurdo. Perciò la questione dell'identificazione di cause in modo univoco e specifiche come se fosse qualcosa di oggettivo può essere accantonata. Io ragiono per problemi e soluzioni, non per cause, si definisce un problema, ed in base alla definizione di questo problema restano definite anche le possibili soluzioni. Se il tuo problema (quel che tu senti come problematico) è modificare tratti del tuo carattere la soluzione è quella che descrivi, ma se il problema è definito diversamente non è detto che questa sia una soluzione. Io riesco a comprendere come dovrei essere per piacere di più (e non dovrei curare solo i tratti caratteriali evitanti), quindi è anche inutile discutere su questa questione, ma quando ci provo mi irrito perché devo costringermi ad essere così per ottenere altro (ed è questa la verità c'è poco da fare), viceversa se non cambio così come desidera il contesto non ottengo nulla. Quindi non penso che il problema sia la fobia sociale come dici, qua per me c'è un vero e proprio conflitto tra quel che vado cercando io e gli spazi che posso trovare là fuori, come curarlo io personalmente non lo so, perché se provo a diventare come vuole il contesto mi arrabbio io, se provo ad essere e rimanere in certi modi (che a me personalmente se sto da solo non mi disturbano affatto) non ottengo nulla e sono frustrato. Dovrei trovare un sistema per negoziare in cui non vado troppo male, ma io questo sistema non l'ho ancora trovato. La soluzione per me non può consistere nell'adattamento puro e semplice come hai fatto tu, perché io quando mi adatto, o meglio provo a farlo (perché anche 20 anni di scuola non mi hanno fatto adattare affatto ad ambienti del genere), porto dentro una rabbia enorme per lo sforzo che devo sopportare per adattarmi, per questo non funziono come te, dopo un po' non sparisce affatto questa cosa, e poi con questo senso di collera perenne ci devo convivere. Ad esempio tu hai parlato di lavoro, ma io non è che sono così convinto che voglio lavorare, così come non ero poi così convinto che volevo frequentare per tanto tempo l'ambiente scolastico, queste cose le faccio solo perché mi si dice che vanno fatte per stare bene ed essere ammirati e accettati socialmente, ma io questo bene com'è che non lo vedo, né lo avverto? Sento tutt'altro quando mi costringo a fare queste cose, e mi costringo, perché se potessi scegliere davvero ed avere tutto il resto senza farle non le farei. Viceversa se non le faccio non ottengo altre cose che mi mancano. Io per avere poche relazioni sociali devo sforzarmi, perché tutta una serie di consuetudini che servono per mantenere in piedi i rapporti le eviterei volentieri. Devo indossare l'abito che piace se no le altre persone si allontanano e siccome desidero talvolta intrattenere delle relazioni devo negoziare. Dire più spesso di sì agli altri di quanto ne hai voglia davvero e così via (ed è così per me), per mantenere un impiego costringersi a lavorare e sopportare colleghi e quant'altro fino alle lacrime (come hai raccontato), curare l'aspetto, la battuta, questo e quell'altro... E la palestra... Io mi rompo le palle fino alla nausea di fare queste cose, questo provo, non è che non le faccio per paura di chissà cosa, è proprio un fastidio a monte che provo, non è che sento una volontà di farle prima e poi arriva la paura a frenarmi, sento tutt'altro. Le faccio come un lavoro che detesto per ottenere altro ma non sono mie direttamente (per questo non so se sono un timido standard, non avverto certi tratti come egodistonici), pochissime cose le faccio per me e solo per me, ma queste non incontrano il consenso delle altre persone né suscitano chissà quale ammirazione. Leggendo le testimonianze di altre persone in questo forum mi sembra di non essere il solo a sentirmi così. Perciò il problema è ben più complesso per me, tu dici che è superficiale il mio mio modo di interpretarlo, a me sembra di no. |
Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
Si torna sempre a parlare del discorso "avere un partner guarisce dalla fs?" :sisi:
Dico quello che ho detto altre volte: non è decisivo ma aiuta. Oppure viceversa, aiuta ma non è decisivo. Negare che aiuti è molto azardato, dire che è decisivo è anch'essa una forzatura. Certo che mi piacerebbe provare, così da togliermi il dubbio :ridacchiare: Sicuramente comunque dipende dai problemi di ognuno. Credo che per alcuni (forse me compreso) la cronica assenza di relazioni, protraendosi nel tempo, smette di essere semplicemente la conseguenza di un problema più profondo e diventa un problema in sè, cioè è come un blocco che si complica negli anni. Forse un discorso simile lo si può fare sull'avere amici. Io sono sempre riuscito ad averne, quindi quello per me non è diventato un blocco nel corso del tempo. Quando conosco un coetaneo maschio, tendenzialmente non ne ho paura e anzi penso che potrei diventarne amico, questo perché fin da piccolo e nel corso della vita ho avuto delle rassicurazioni in tal senso, che mi rendono oggi una persona più serena su questo aspetto. Diverso è quando mi rapporto con le ragazze, lì essendo mancate rassicurazioni ed esperienze, sono ancora totalmente insicuro. |
Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
Ma perché dovete sempre sminuire e denigrare la TCC:nonso:
Non è meglio che ciascuno si trovi il tipo di terapia che più gli aggrada e non cerchi di demolire gli altri tipi di terapia:interrogativo: io vado per tentativi, ho ottenuto dei miglioramenti con la TCC ma in futuro non escludo di provare anche altri tipi di terapia. |
Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Del resto qui lo diciamo sempre, anche in questo topic, che quello che vale per Tizio può non valere per Caio e viceversa :mrgreen: |
Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Non mi interessa difendere l'uno o l'altro orientamento terapeutico, anche perché non sono nè un accademico di psicologia nè per adesso un fruitore di nessuna terapia. Però l'approccio cognitivo-comportamentale non mi sembra tutto sto disastro. A patto che siano adeguatamente trattate entrambe le fasi, appunto cognitiva e comportamentale. |
Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Ma a che "male" fai riferimento? Perché non lo dicono gli psicoterapeuti che il dolore, il male, esistono, lo dicono le religioni e le filosofie di tutto il mondo. Comunque, a prescindere da ciò, come hai detto bene, se c'è un sentimento di passiva accettazione da una parte, c'è però anche dall'altra, nell'autoisolamento (sicuri che sia "auto", che sia volontario poi?) stai semplicemente accettando le cose così come sono ora, rifiutandole ed escludendoti, sei tu (io) a darti per sconfitta; non piacciono, ma non le si affronta nel proprio piccolo, non si fa niente per cambiarle, le si subisce indirettamente nella patologia. Gli altri dicono "così vanno le cose", ma si lasciano trasportare, vivendo come riescono e nutrendosi dei risvolti positivi, tu dici "così vanno le cose e a me non piacciono", ma ugualmente ti lasci trasportare, anche se nella direzione opposta, nei risvolti negativi. |
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