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Re: Quanto siamo misogini?
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Re: Quanto siamo misogini?
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Re: Quanto siamo misogini?
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Re: Quanto siamo misogini?
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Re: Quanto siamo misogini?
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Re: Quanto siamo misogini?
infatti non sono misogino
ho detto di esserlo solo verso alcune :D intendevo dire che sono avverso solo verso quelle ragazze che mi hanno ferito comunque ci sono ragazze bravissime, e spesso sono soppresse da altre bastarde... non tutte sono stronze (per fortuna) |
Re: Quanto siamo misogini?
questo topic è troppo politicamente corretto. :laugh:
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Re: Quanto siamo misogini?
Le donne le puoi sia amare che odiare dipende che rapporto hai avuto prima. Io io le amo tutteeee
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Re: Quanto siamo misogini?
Guzzi Florio, ovvero:
i danni dell'educazione matrilineare rappresentati in una frase. "io le donne le amo tutte" che significa "non importa chi siano, basta che sian donne, quindi da amare a prescindere" che significa "l'approvazione femminile è tutto ciò che importa" che significa "la produzione di zerbini non conosce crisi" |
Re: Quanto siamo misogini?
Il sesso di un essere umano non ci dice quasi nulla del suo valore.
Mai sono stato misogino e mai lo potrei diventare... Da sempre sento una parte di me molto vicina e affine al genere femminile, e questo mi rende decisamente milgiore del maschio medio. Come puoi capire il mondo, se non cerchi di avvicinarti e comprendere l'esperienza di chi è differente da te? Sarò sempre amico e alleato delle donne. :yes: |
Re: Quanto siamo misogini?
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Ma la totale indifferenza verso l'essere umano, e il trattarlo come un semplice oggetto più o meno utile ai nostri scopi, è molto peggio! |
Re: Quanto siamo misogini?
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non noti nessuna contraddizione? Quote:
sei reso conto. tu non capisci i maschi, per cui li disprezzi, cullandoti nell'idea di essere migliore di loro solo perché sei "amico delle donne". di solito però quelli che disprezzi, sono quelli che le donne si portano a letto. perché le donne non comprendono l'esperienza maschile, ma la amano. e viceversa non hanno bisogno di essere comprese, ma amate (da un maschio, non da una imitazione di loro stesse). Quote:
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Re: Quanto siamo misogini?
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Re: Quanto siamo misogini?
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Re: Quanto siamo misogini?
LD, come osi mettere in discussione il lodare indiscriminatamente le femmine? A me avrebbero già detto: "Guarda che così non la trovi una ragazza!" :laugh:
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Re: Quanto siamo misogini?
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il maschio oscilla tra il machismo-narcisismo berluscones (tutto prestazioni e rimorchi e status symbols fallici) e lo zerbinismo dell'amico delle donne (tutto paritario, delicatino, e facilmente "in bianco"). predomina il simbolismo della Grande Madre, e viene stigmatizzato Il Guerriero. |
Re: Quanto siamo misogini?
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Re: Quanto siamo misogini?
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E cosa significa essere "alleato delle donne"? Alleato per combattere contro chi? C'è una guerra? Chi l'ha dichiarata? Ha senso? E come fai ad essere "amico DELLE donne"? Si può essere amici di un individuo, non di una categoria. Io non sono amico DEGLI uomini nè DELLE donne. |
Re: Quanto siamo misogini?
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Questo non vuol dire che le donne non sbaglino, anzi, a volte riescono ad essere perfide, ma non faccio di tutta l'erba un fascio. |
Re: Quanto siamo misogini?
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Una guerra a cui non ero abituato, essendo vissuto per più di venticinque anni in Asia, era la guerra dei sessi, combattuta in una direzione soltanto: le donne contro gli uomini. Seduto ai piedi di un grande albero a Central Park, le stavo a guardare. Le donne: sane, dure, sicure di sé, robotiche. Prima passavano sudate, a fare il loro jogging quotidiano in tenute attillatissime, provocanti, con i capelli a coda di cavallo; più tardi passavano vestite in uniforme da ufficio – tailleur nero, scarpe nere, borsa nera con il computer – i capelli ancora umidi di doccia, sciolti. Belle e gelide, anche fisicamente arroganti e sprezzanti. Tutto quello che la mia generazione considerava «femminile» è scomparso, volutamente cancellato da questa nuova, perversa idea di eliminare le differenze, di rendere tutti uguali e fare delle donne delle brutte copie degli uomini. Folco, mio figlio, anche lui cresciuto in Asia, mi aveva raccontato che, pochi giorni dopo essere arrivato da studente alla New York University Film School, aveva cercato di aprire la porta di un'aula per lasciar passare una sua compagna e quella lo aveva freddato, dicendo: "Ehi, tu, credi che io non sia capace di aprire questo cazzo di porta da sola?" Avevo pensato che fosse un'eccezione. No. Era la regola. E più le donne svillupano muscoli e arroganza, piu gli uomini si fanno impauriti e titubanti. Se sono necessari per concepire un figlio, capita loro di essere convocati per la bisogna e rimandati a casa dopo l'uso. Il risultato? una grande infelicità, mi sembrava, specie se quello che mi capitava di osservare in silenzio, da sotto l'albero o dalla mia finestra, era il secondo atto della stessa storia: tante donne sole, sui quaranta, cinquant'anni , molte con la sigaretta in bocca, a portare a spasso un cane che mi pareva avesse il nome di qualche loro uomo che non c'era più. "Bill, vieni qui da me", "No, Bill, non traversare la strada da solo", "Avanti, Bill, vieni, ora andiamo a casa." Erano le stesse donne che anni prima correvano per costruirsi dei bei corpi, ora comunque attempati; le stessa donne che avevano investito la loro gioventù nel preteso sogno di una libertà guerriera, finita ora in solitudine, piccoli tic, tante rughe e almeno per me che osservavo, in una pesante malinconia. Mi venivano spesso in mente le donne indiane, ancora oggi così femminili, così diversamente sicure di sé, così più donne a 40, 50 anni che a 20. Non atletiche, ma naturalmente belle. Davvero, l'altra faccia della luna. E poi, le donne indiane, come le europee della generazione di mia madre, mai sole; sempre parte di un contesto familiare, parte di un gruppo, mai abbandonate a se stesse. Dalla finestra assistevo spesso a un vero proprio trasloco: una ragazza che, da una qualche parte d'America, arrivava a New York con tutta la sua vita in una borsa. La immaginavo leggere gli annunci economici di un giornale, trovarsi una camera d'affitto, una palestra in cui fare aerobica e un impiego davanti allo schermo di un computer. La immaginavo, durante la pausa pranzo, andare in una salad bar a mangiare, in piedi, con una forchetta di plastica, verdure biologiche messe con delle pinze in una vaschetta e pagate a peso. E la sera? Un corso di Kundalini Yoga che promette di risvegliare tutte le energie sessuali per quell'atto un tempo potenzialmente divino e ora ridotto, nel migliore dei casi, a una prestazione sportiva... a punteggio: John batte Bob quattro a due. Alla fine anche quella ragazza, attratta come una falena dalle luci di N. York sarebbe finita nel grande falò di umanità che ricarica in continuazione questa particolarissima città. Fra dieci, vent'anni potrà toccarle di essere una di quelle tristissime donne che osservavo, silenziose e impaurite, senza un amico o un familiare aspettare nelle poltroncine dell'MSKCC (ospedale oncologico famosissimo, n.d.r.) di essere operate o di avere il responso di un qualche preoccupante esame." |
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