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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
La casa dei doganieri,Eugenio Montale
Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t’attende dalla sera in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto. Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all’avventura e il calcolo dei dadi più non torna. Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s’addipana. Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola né qui respiri nell’oscurità. Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende ...) Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Mario De Sa-Carneiro,da Dispersione
“Mi cade nell’anima il crepuscolo;/ io fui qualcuno che passò”; un povero e grande giovane, troppo lucido per non perdersi: “Ho smarrito morte e vita,/ e, pazzo, non impazzisco”. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Mare
M'affaccio alla finestra, e vedo il mare: vanno le stelle, tremolano l'onde. Vedo stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. Ecco sospira l'acqua, alita il vento: sul mare è apparso un bel ponte d'argento. Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni? Giovanni Pascoli |
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Da un gorgo cattivo e vischioso
sono emerso, giunco frusciante e ardente e languido e tenero, respirando vita proibita. E m'abbasso, non visto da nessuno, nel rifugio freddo e limaccioso salutato dal fruscio dell'incontro con fugaci istanti autunnali. Sono felice dell'offesa crudele e in una vita, simile a un sogno, tutti invidio di nascosto e di tutti di nascosto m'innamoro. Osip Mandel'stam |
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
La curva dei tuoi occhi intorno al cuore ruota un moto di danza e di dolcezza, aureola di tempo, arca notturna e fida e se non so più quello che ho vissuto è perchè non sempre i tuoi occhi mi hanno visto. Foglie di luce e spuma di rugiada canne del vento, risa profumate, ali che il mondo coprono di luce, navi che il cielo recano ed il mare, caccia dei suoni e fonti dei colori, profumi schiusi da una cova di aurore sempre posata su paglia degli astri, come il giorno vive di innocenza, così il mondo vive dei tuoi occhi puri e va tutto il mio sangue in quegli sguardi. Paul Eluard |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
"M'illumino d'immenso"
G.Ungaretti |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Va beh direi che glielo si può concedere :mrgreen: |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Corona
L'autunno mi bruca dalla mano la sua foglia: siamo amici. Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare: lui ritorna nel guscio. Nello specchio è domenica, nel sogno si dorme, la bocca fa profezia. Il mio occhio scende al sesso dell'amata: noi ci guardiamo, noi ci diciamo cose oscure, noi ci amiamo come papavero e memoria, noi dormiamo come vino nelle conchiglie, come il mare nel raggio sanguigno della luna. Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano: è tempo che si sappia! E' tempo che la pietra accetti di fiorire, che l'affanno abbia un cuore che batte. E' tempo che sia tempo. E' tempo. Paul Celan |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Arsenij Tarkovskij, Primi incontri
“Ogni istante dei nostri incontri lo festeggiavamo come un’epifania, soli a questo mondo. Tu eri più ardita e lieve di un’ala di uccello, scendevi come una vertigine saltando gli scalini, e mi conducevi oltre l’umido lillà nei tuoi possedimenti al di là dello specchio. Quando giunse la notte mi fu fatta la grazia, le porte dell’iconostasi furono aperte, e nell’oscurità in cui luceva e lenta si chinava la nudità nel destarmi: “Tu sia benedetta”, dissi, conscio di quanto irriverente fosse la mia benedizione: tu dormivi, e il lillà si tendeva dal tavolo a sfiorarti con l’azzurro della galassia le palpebre, e sfiorate dall’azzurro le palpebre stavano quiete, e la mano era calda. Nel cristallo pulsavano i fiumi, fumigavano i monti, rilucevano i mari, mentre assopita sul trono tenevi in mano la sfera di cristallo, e – Dio mio! – tu eri mia. Ti destasti e cangiasti il vocabolario quotidiano degli umani, e i discorsi s’empirono veramente di senso, e la parola tu svelò il proprio nuovo significato: zar. Alla luce tutto si trasfigurò, perfino gli oggetti più semplici – il catino, la brocca – quando, come a guardia, stava tra noi l’acqua ghiacciata, a strati. Fummo condotti chissà dove. Si aprivano al nostro sguardo, come miraggi, città sorte per incantesimo, la menta si stendeva da sé sotto i piedi, e gli uccelli c’erano compagni di strada, e i pesci risalivano il fiume, e il cielo si schiudeva al nostro sguardo… Quando il destino ci seguiva passo a passo, come un pazzo con il rasoio in mano. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Ieri cadeva l'ottantesimo anniversario della morte di Gabriele d'Annunzio: gli avete dedicato un pensiero?
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Primi versi dell'Elegia sopra un un cimitero di campagna
secondo la celebre traduzione del Cesarotti: Parte languido il giorno: odine il segno Che ’l cavo bronzo copritor del foco Al consueto rintoccar diffonde: Va passo passo il mugolante armento Per la piaggia avviandosi: dal solco Move all’albergo l’arator traendo L’affaticato fianco, e lascia il mondo Alle tenebre e a me. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
"Infinito fu il tempo, uomo, prima
che tu venissi alla luce, e infinito sarà quello dell’Ade. E quale parte di vita qui ti spetta, se non quanto un punto, o, se c’è, qualcosa più piccola d'un punto? Così breve la tua vita e chiusa, e poi non solo non è lieta, ma assai più triste dell’odiosa morte. Con una simile struttura d’ossa tenti di sollevarti fra le nubi nell’aria! Tu vedi, uomo, come tutto è vano: all’estremo del filo già c’è un verme sulla trama non tessuta dalla spola. Il tuo scheletro è più tetro di quello d'un ragno. Ma tu, che giorno dopo giorno cerchi in te stesso, vivi con lievi pensieri, e ricorda solo di che paglia sei fatto." ·Leonida di Taranto A.P. VII 472 |
I miei ultimi scritti, li poso qua
Io il merdoso Col cuore nel buco del culo Eiacula Se sei un mostro pari a me miele dolciastro Sulle mie ferite aperte Dialogo* alla psicosi L'arte irreale dell:imitazione Della morte, la nebbia aspiro forte La luna in fondo al cielo si nasconde Dietro ad alberi oscuri in mezzo a cui Lontano e silenzioso coi piedi a terra Siedo con una Venere di marmo Fredda e senza espressione Pesa e schiaccia, sulle mie ginocchia abbracciata profuma di cimitero di campagna La bacio e provo sordo dolore, sento grattare Quale mano scava per uscire dalla terra? Toccando la mia caviglia di vetro Tu che sei una tarantola di mano Con unghie d'oro e anelli Fermati! Non voglio ancora Venire giù con te, nel posto in cui Con voluttà ti mandai Per stare con la mia Venere di marmo ,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,..,.,.,.,.,.,.,..,.,.,.,. .,.,. Spettro Stai giocando per la casa Vuoi che ti cerco Batti gli oggetti Ti sento Vengo a prenderti E mi perdo Non riesco più a vedere mura Ma solo bianco Un bianco spazio infinito Toglimi le tue mani dagli occhi Spettro burlone della casa dei ricordi Lancia tutti i tuoi sassolini di cimitero Sulla mia finestra. Usciró a cercare L introvabile amico. ,.,.,..,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,., . Un cane viola sull'autostrada Corre senza paura ai margini. piange senza sosta Ha perso i suoi occhiali Lungo l' autostrada Vede poco e non sà come tornare umano Va in una risaia e un uomo gli spara ,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,..,.,.,..,.,.,..,. L albero in fondo al nostro giardino è una quercia farnia La puttana manda baci mangiando una pesca Sulla statale dei conigli assassini Quel grillo in casa mis ha trovato l uscio solcando i peli Del mio avambraccio,li amo Verdi rospi grilli salamandre e mantidi La luna è un ghiacciolo al limone L amore nel sonno di un fiume Resto lì a osservare il silenzio mutare in chiasso Tutto scorre in questa guerra della pace Nelle orecchie di un cane bassotto La mia gioia* è un raggio di sole che mi colpisce e mi fa bene e sgretola pietre Dentro la mia testa dove lei mangia e beve Ma che dolce quel ballare tra il granturco bagnato I nostri gioielli di carne punti e trapunti Da insetti e da venus unti Le scarpette rosse perse nel giardino Dell eden Guardano il cuore di un leone ruotare intorno Al sole. Dolce amore piccolo petalo di rosa ghiacciato nel mio occhio Un calicanto ho piantato per uns volpe fatta e non è sbocciato al geloe il loro profumo è assente ed io morente appoggio il mio orecchio alla terra del bosco e sento Piedi autunnali che per i miei sentieri Danzano tu spoglia betulla arrivi con una civetta sulla tetta che balla avanzi verso una capanna da me fatta in fretta Ti rivedrò sotto la quercia farnia |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Ancora un verde fiume mi rapina e concordia d’erbe e pioppi, ove s’oblia lume di neve morta. E qui nella notte, dolce agnello ha urlato con la testa di sangue: diluvia in quel grido il tempo dei lunghi lupi invernali, del pozzo patria del tuono. » Ancora un verde fiume, Salvatore Quasimodo. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Dormono le cime dei monti e le vallate intorno, e i declivi e i burroni; dormono i rettili, quanti nella specie la nera terra alleva, le fiere di selva, le varie forme di api, i mostri nel fondo cupo del mare; dormono le generazioni degli uccelli dalle lunghe ali. » Dormono le cime dei monti, Alcmane. |
Veglia
Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita Giuseppe Ungaretti |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
"Eppure, assistito da un angelo invisibile,
il figlio ripudiato s'inebria di sole, e in tutto quel che beve e che mangia trova l'ambrosia ed il nettare vermiglio." Baudelaire |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« C'è quiete nel folto del ginepro lungo il burrone L'autunno - cavalla rossiccia - si pettina la criniera. Sulla coltre fluviale delle rive Giunge l'azzurro strepito dei suoi ferri. L'austero monaco-vento con cauto passo Calca le foglie sui sassi della strada. E bacia sull'arbusto del sorbo Le rosse piaghe all'invisibile Cristo. » Autunno, Sergej Aleksandrovič Esenin. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
I Fiori Non so perché quella sera, fossero i troppi profumi del banchetto... irrequietezza della primavera... un'indefinita pesantezza mi gravava sul petto, un vuoto infinito mi sentivo nel cuore... ero stanco, avvilito, di malumore. Non so perché, io non avea mangiato, e pure sentendomi sazio come un re digiuno ero come un mendico, chi sa perché? Non avevo preso parte alle allegre risate, ai parlar consueti degli amici gai o lieti, tutto m'era sembrato sconcio, tutto m'era parso osceno, non per un senso vano di moralità, che in me non c'è, e nessuno s'era curato di me, chi sa... O la sconcezza era in me... o c'era l'ultimo avanzo della purità. M'era, chi sa perché, sembrata quella sera terribilmente pesa la gamba che la buona vicina di destra teneva sulla mia fino dalla minestra. E in fondo... non era che una vecchia usanza, vecchia quanto il mondo. La vicina di sinistra, chi sa perché, non mi aveva assestato che un colpetto alla fine del pranzo, al caffè; e ficcatomi in bocca mezzo confetto s'era voltata in là, quasi volendo dire: "ah!, ci sei anche te". Quando tutti si furno alzati, e si furono sparpagliati negli angoli, pei vani delle finestre, sui divani di qualche romito salottino, io, non visto, scivolai nel giardino per prendere un po' d'aria. E subito mi parve d'essere liberato, la freschezza dell'aria irruppe nel mio petto risolutamente, e il mio petto si sentì sollevato dalla vaga e ignota pena dopo i molti profumi della cena. Bella sera luminosa! Fresca, di primavera. Pura e serena. Milioni di stelle sembravano sorridere amorose dal firmamento quasi un'immane cupola d'argento. Come mi sentivo contento! Ampie, robuste piante dall'ombre generose, sotto voi passeggiare, sotto la vostra sana protezione obliare, ritrovare i nostri pensieri più cari, sognare casti ideali, sperare, sperare, dimenticare tutti i mali del mondo, degli uomini, peccati e debolezze, miserie, viltà, tutte le nefandezze; tra voi fiori sorridere, tra i vostri profumi soavi, angelica carezza di frescura, esseri pura della natura. Oh! com'è bello sentirsi libero cittadino solo, nel cuore di un giardino. -Zz... Zz -Che c'è? -Zz... Zz... -Chi è? M'avvicinai donde veniva il segnale, all'angolo del viale una rosa voluminosa si spampanava sulle spalle in maniera scandalosa il décolletè. -Non dico mica a te. Fo cenno a quel gruppo di bocciuoli che son sulla spalliera, ma non vale la pena. Magri affari stasera, questi bravi figliuoli non sono in vena. -Ma tu chi sei? Che fai? -Bella, sono una rosa, non m'hai ancora veduta? Sono una rosa e faccio la prostituta. -Te? -Io, sì, che male c'è? -Una rosa! -Una rosa, perché? All'angolo del viale aspetto per guadagnarmi il pane, fo qualcosa di male? -Oh! -Che diavolo ti piglia? Credi che sien migliori, i fiori, in seno alla famiglia? Voltati, dietro a te, lo vedi quel cespuglio di quattro personcine, due grandi e due bambine? Due rose e due bocciuoli? Sono il padre, la madre, coi figlioli. Se la intendono... e bene, tra fratello e sorella, il padre se la fa colla figliola, la madre col figliolo... Che cara famigliola! È ancor miglior partito farsi pagar l'amore a ore, che farsi maltrattare da un porco di marito. Quell'oca dell'ortensia, senza nessun costrutto, fa sì finir tutto da quel coglione del girasole. Vedi quei due garofani al canto della strada? Come sono eleganti! Campano alle spalle delle loro amanti che fanno la puttana come me. -Oh! Oh! - Oh! ciel che casi strani, due garofani ruffiani. E lo vedi quel giglio, lì, al ceppo di quel tiglio? Che arietta ingenua e casta! Ah! Ah! Lo vedi? È un pederasta. -No! No! Non più! Basta -Mio caro, e ci posso far qualcosa io, se il giglio è pederasta, se puttana è la rosa? -Anche voi! -Che maraviglia! Lesbica è la vaniglia. E il narciso, quello specchio di candore, si masturba quando è in petto alle signore. -Anche voi! Candidi, azzurri, rosei, vellutati, profumati fiori... -E la violaciocca, fa certi lavoretti con la bocca... -Nell'ora sì fugace che v'è data... -E la medesima violetta, beghina d'ogni fiore? fa lunghe processioni di devozione al Signore, poi... all'ombra dell'erbetta, vedessi cosa mostra al ciclamino... povero lilli, è la più gran vergogna corrompere un bambino -misero pasto delle passioni. Levai la testa al cielo per trovare un respiro, mi sembrò dalle stelle pungermi malefici bisbigli, e il firmamento mi cadesse addosso come coltre di spilli. Prono mi gettai sulla terra bussando con tutto il corpo affranto: -Basta! Basta! Ho paura. Dio, abbi pietà dell'ultimo tuo figlio. Aprimi un nascondiglio fuori della natura! Aldo Palazzeschi |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza? qualcosa che lacrima a volte, e a volte dà luce. Pensiero, dove hai le radici? Nella mia anima folle o nel mio grembo distrutto? Sei così ardito vorace, consumi ogni distanza; dimmi che io mi ritorca come ha già fatto Orfeo guardando la sua Euridice, e così possa perderti nell’antro della follia. Alda Merini, da "La terra santa" |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
E' fuggita l'estate,
più nulla rimane. Si sta bene al sole. Eppur questo non basta. Quel che poteva essere una foglia dalle cinque punte mi si è posata sulla mano. Eppur questo non basta. Né il bene né il male sono passati invano, tutto era chiaro e luminoso. Eppur questo non basta. La vita mi prendeva, sotto l'ala mi proteggeva, mi salvava, ero davvero fortunato. Eppur questo non basta. Arsenij Tarkovskij |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Una roccia sporgente: ecco anche qui un altro invitato della luna. » Matsuo Bashō. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Città vecchia
Spesso, per ritornare alla mia casa prendo un’oscura via di città vecchia. Giallo in qualche pozzanghera si specchia qualche fanale, e affollata è la strada. Qui tra la gente che viene che va dall’osteria alla casa o al lupanare, dove son merci ed uomini il detrito di un gran porto di mare, io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà. Qui prostituta e marinaio, il vecchio che bestemmia, la femmina che bega, il dragone che siede alla bottega del friggitore, la tumultuante giovane impazzita d’amore, sono tutte creature della vita e del dolore; s’agita in esse, come in me, il Signore. Qui degli umili sento in compagnia il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la via. Umberto Saba |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Una bimbetta tira la tovaglia
È da più d’un anno che si è al mondo, e a questo mondo non tutto è stato studiato e messo sotto controllo. Ora sono sotto esame le cose che non possono muoversi da sole. Bisogna aiutarle a farlo, spostate, spingere, prenderle da dove sono e trasportarle. Non tutte lo vogliono, ad esempio l’armadio, la credenza, le inflessibili pareti, il tavolo. Ma la tovaglia sul tavolo ostinato – se afferrata bene per gli orli – manifesta già la volontà di viaggiare. E sulla tovaglia i bicchieri, i piattini, la brocchetta con il latte, i cucchiaini, la scodella addirittura tremano per la voglia. È interessante, quale movimento sceglieranno quando ormai vacilleranno sul bordo: un viaggio lungo il soffitto? un volo intorno alla lampada? un salto sul davanzale e di lì sull’albero? Il signor Newton non ha ancora nulla a che fare con questo. Guardi pure dal cielo e agiti le braccia. Questo esperimento deve essere fatto. E lo sarà. Wislawa Szymborska |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Pioggia
Acquazzone acquazzone acquazzone acquazzone acquazzone pioggia o pioggia o pioggia o! o pioggia o pioggia o pioggia! gocce d'acqua gocce d'acqua gocce d'acqua gocce d'acqua parapioggia o parapioggia o paracquazzone o! paragoccia d'acqua paragoccia d'acqua di pioggia cappucci mantelline impermeabili come è umida la pioggia e come l'acqua bagna e bagna! bagna l'acqua bagna l'acqua bagna l'acqua e come è piacevole piacevole piacevole avere i piedi bagnati i capelli umidi tutti umidi d'acquazzone e di pioggia e di gocce d'acqua di pioggia e d'acquazzone e senza un paragocce per proteggere i piedi e i capelli bagnati che non vogliono più non vogliono arricciarsi per via dell'acquazzone per via della pioggia per via dell'acquazzone e delle gocce di pioggia capelli scompigliati capelli senza parapioggia. Raymond Queneau |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Uno due tre quattro
passa un gatto quatto quatto. Quattro tre due uno era un gatto di nessuno. Toti Scialoja |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
C’è un Sorriso d’Amore,
E c’è un Sorriso d’Inganno, E c’è un Sorriso dei Sorrisi In cui questi due Sorrisi si incontrano. E c’è uno Sguardo d’Odio, E c’è uno Sguardo di Disprezzo, E c’è uno Sguardo degli Sguardi Che tentate di scordare in vano; Perché si pianta nel profondo del Cuore, E si pianta nel profondo della Schiena E nessun Sorriso che mai fu sorriso, Ma un solo Sorriso soltanto, Che fra la Culla & la Tomba Si può Sorridere soltanto una volta; Ma, quando è Sorriso una volta, C’è una fine a tutta l’Angoscia. William Blake, The smile da “Pickering Manuscript” |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Per quanto sta in te
E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balía del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea. Constantino Kavafis |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
«Every night and every morn
Some to misery are born, Every morn and every night Some are born to sweet delight. Some are born to sweet delight, Some are born to endless night.» Da "Presagi d'innocenza",William Blake |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
CONFIDARE
Ho tanta fede in te. Mi sembra che saprei aspettare la tua voce in silenzio, per secoli di oscurità. Tu sai tutti i segreti, come il sole: potresti far fiorire i gerani e la zàgara selvaggia sul fondo delle cave di pietra, delle prigioni leggendarie. Ho tanta fede in te. Son quieta come l’arabo avvolto nel barracano bianco, che ascolta Dio maturargli l’orzo intorno alla casa. Antonia Pozzi, 8 dicembre 1934 |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Primi Incontri
Ogni istante dei nostri incontri lo festeggiavamo come un’epifania, soli a questo mondo. Tu eri più ardita e lieve di un’ala di uccello, scendevi come una vertigine saltando gli scalini, e mi conducevi oltre l’umido lillà nei tuoi possedimenti al di là dello specchio. Quando giunse la notte mi fu fatta la grazia, le porte dell’iconostasi furono aperte, e nell’oscurità in cui luceva e lenta si chinava la nudità nel destarmi: "Tu sia benedetta", dissi, conscio di quanto irriverente fosse la mia benedizione: tu dormivi, e il lillà si tendeva dal tavolo a sfiorarti con l’azzurro della galassia le palpebre, e sfiorate dall’azzurro le palpebre stavano quiete, e la mano era calda. Nel cristallo pulsavano i fiumi, fumigavano i monti, rilucevano i mari, mentre assopita sul trono tenevi in mano la sfera di cristallo, e " Dio mio! " tu eri mia. Ti destasti e cangiasti il vocabolario quotidiano degli umani, e i discorsi s’empirono veramente di senso, e la parola tua svelò il proprio nuovo significato: zar. Alla luce tutto si trasfigurò, perfino gli oggetti più semplici - il catino, la brocca - quando, come a guardia, stava tra noi l’acqua ghiacciata, a strati. Fummo condotti chissà dove. Si aprivano al nostro sguardo, come miraggi, città sorte per incantesimo, la menta si stendeva da sé sotto i piedi, e gli uccelli c’erano compagni di strada, e i pesci risalivano il fiume, e il cielo si schiudeva al nostro sguardo" Quando il destino ci seguiva passo a passo, come un pazzo con il rasoio in mano. A. Tarkovskij |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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