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in italia, cambiamento è SEMPRE significato -> "dramma sociale" per le classi più deboli. SEMPRE. nonostante tutte le belle favole e le belle parole, sempre, persino con un cambio di valuta, in cui in teoria non deve succedere niente, e niente è successo negli altri paesi, in italia sono raddoppiati i prezzi, con la collusione della politica che ha voltato lo sguardo. monti e i suoi uomini non sono meglio, l'ho capito da tante cose, ad esempio dal fatto che come dei malfattori hanno sottratto 1 miliardo di euro dalle tasche degli italiani, anticipando i termini della prescrizione delle lire. come ci si può fidare di un uomo che anticipa furtivamente i termini di una legge, per far sparire soldi dalle tasche della gente dalla sera alla mattina? |
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il fatto che abbia colpito i deboli e non i ricchi, quando tutti imploravano il contrario, è un fatto che spiega tutto. l'articolo 18 non è il male dei mali, nè stravolgerlo è la soluzione di tutti i mali, ma lo stanno facendo passare come tale. sta usando le stesse identiche strategie di silvio, ma in modo più furbo e rassicurante, e me ne sto rendendo conto solo ora di quanti danni potrò fare questo governo. |
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non è questo il punto. Siamo in una crisi determinata da variabili impazzite del mercato e qual'è per loro la soluzione?
Più mercato, deregulation, più variabili meno stabilità. Liberalizzazioni invece di regolamentazioni. Sono pazzi, completamente pazzi. Spengono il fuoco con la benzina. |
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Ma signori miei se l'obbiettivo di questo governo non è la stabilità economica che cazzo ci sta a fare?
A me non frega niente delle caste (ce n'è solo una in realtà), voglio i piani quinquennali altro che la noia del posto fisso. Lo stato deve prendere il controllo dell'economia, non il contrario. |
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Socialismo o barbarie
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Ciò che ha prodotto questo disastro finanziario è la presenza di un mercato troppo grosso e incontrollabile. Il problema non è tanto se vogliamo lo stato o il mercato, ma su chi controlla lo stato o il mercato, meglio un mercato localizzato in una zona piccola che uno stato da cento milioni di abitanti che si basa sui piani quinquennali.
Chilometri zero, economia locale e reale con meno trucchetti finanziari. Arrivandoci, ovviamente, con un sano riformismo graduale. |
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fa molto democristiano che va di moda, cerco di adeguarmi :bene: |
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L'art 18 non c'entra nulla ma proprio nulla con la flessibilità, dice che non si può licenziare una persona senza giusta causa (come può questo incidere negativamente sull'economia?), altra questione è stabilire quando la causa è giusta ma questo è materia del codice civile.
O Monti & co. non sanno di che cazzo parlano, oppure sono in malafede e la questione è un'altra: trasformare l'imprenditore in un dominus assoluto del rapporto di lavoro e questo non incide solo sui diritti ma sulla dignità. Oltre ad essere pericoloso per l'economia perchè l'imprenditore allo stato brado appena può chiudere un'azienda in perdita (o anche in attivo se gli conviene e abbiamo visto in questi anni che per i miracoli della finanza questo è più che possibile) la chiude senza provarci nemmeno, e tanti saluti alla produzione. |
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Considerando che non si andrà quasi mai in pensione vi immaginate uno a 50 o 60 anni a mandare cooriculum per cercare lavoro in nome della flessibilità?,a poi per me ci perdono anche le aziende perchè non avrebbero più personale con esperienza,io faccio lo stesso lavoro da 10 anni anche quando lavoro svogliatamente faccio in 4 ore quello che un nuovo fa in 12.
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Se un'impresa è costretta a tenere un numero fisso di lavoratori a tempo indeterminato indipendentemente dalle circostanze esterne non è flessibile. (e questo senza entrare nel merito del discorso art.18 bene/male) E tra l'altro non ha nemmeno parlato di deregulation,anzi ha fatto capire che dato che il posto fisso non è il futuro-dato di fatto su cui Monti non può farci molto-bisogna cambiare e migliorare la regolamentazione del mercato del lavoro. Chiaramente magari mente e sogna il precariato a vita per tutti,ma per ora mi baso su quello che dice. |
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E ripeto sulla base del codice civile, non sull'articolo 18 che sancisce il semplice principio. Si può discutere sul cosa sia una giusta causa oggettiva ma non che l'imprenditore possa arbitrariamente decidere chi tenere o chi licenziare. Se esiste un contratto il suo rispetto deve valere da ambedue le parti, sennò è come dall'avvocato: qua se l'inculamo, qua ti s'inculano. E questo parlando entro i termini di uno stato liberale. E poi poche chiacchiere la libera impresa e la finanza hanno oggettivamente fallito da un punto di vista storico. Abbbasta, non sono credibili eppure la gente ci crede. Sono questi i misteri altro che cazzinger. |
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Nick se il tuo "non quotate" vale anche per discussioni di questo tipo dimmelo che modifico
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lui sa benissimo che in Italia è una battuta che viene facilmente equivocata, è vero qui la cultura del posto fisso è portata all'esasperazione, ma ci sono dei motivi precisi per cui è così, non è che gli italiani sono sempre degli imbecilli e gli altri dei geni....qui sono decenni che se perdi il lavoro vivi di stenti per anni non mesi o settimane come in america, dove il mercato del lavoro è più flessibile... che poi come ho scritto nell'altro topic, negli USA ad esempio adesso la voglio vedere tutta sta smania di cambiare lavoro, a meno che uno non sia un professore di uni oppure non possegga competenze elevatissime....facile fare i fenomeni quando le cose vanno bene.....negli ultimi due anni la favola dell'impiegato che si licenzia il venerdì e il lunedì comincia un nuovo lavoro è un pò meno vera in America... in sostanza queste battute ci stanno dopo che hai riformato il mercato del lavoro e che hai dato delle possibilità di scelta, non prima.....prima fanno solo incacchiare la gente... |
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Così come in Inghilterra ormai è pieno di meninos de rua come neanche in Brasile (ecco perchè storco il naso, a dir poco, a sentir parlare di salario di cittadinanza) se questi sono i modelli da prendere ad esempio siamo belli e fottuti. |
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Non è vero che la riforma dell'articolo 18 mira a dare agli imprenditori diritto "di vita o di morte" sui lavoratori.
La riforma prospettata prevede la sostituzione di un impedimenti giuridico con un impedimento economico. Verrebbe istituito un sistema di incentivi economici per cui più il lavoratore sta nell'azienda più è costoso licenziarlo. Non è come il precariato dove per vent'anni tengono le mani alla gola con contratti annuali. E non è plausibile che cambino ogni anno tutti gli impiegati, avere personale "formato" conviene all'azienda, il problema è il precariato legge biagi-style che consentiva di tenere il cappio al collo anche dopo vent'anni. Io l'ho semplificata, ma le proposte che sono state fatte sono molto più sofisticate di un semplice "si può licenziare più facilmente". La cosa migliore sarebbe entrare nel merito e osservare i dettagli di tali proposte, fare muro contro muro ha solo l'effetto di estremizzare il dibattito, facendo vincere i neoliberisti più estremi: poiché il contratto a tempo indeterminato vecchio stile non è più sostenibile, e poiché l'unica parte interessata ad "addolcire" le riforme si rifiuta anche solo di ragionarne, è ovvio che sono le proposte peggiori a prevalere. |
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Il problema non è essere licenziati a 20 anni ma essere licenziati a 50 con quattro soldi di buona uscita. Se "il posto fisso" non è sostenibile economicamente vuol dire che il sistema ha fallito, perchè l'alternativa non è sostenibile socialmente. E sinceramente sono stanco di essere tacciato di estremismo quando la situazione è già di per sè estrema. Monti è un estremista. Monti e la classe dirigente a livello planetario sono tanti Hitler dentro al bunker che muovono carri armati immaginari. E poi è un controsenso dire che l'imprenditore non ha potere di vita e di morte sul contratto se si rimuove quel vincolo giuridico, oltre alla questione della dignità del lavoro che a quanto pare non vi passa neanche per la testa. |
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La libertà è un valore sopravvalutato (sto diventando ideologicamente sempre più intransigente :occhiali:)
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Se questa riforma viene fatta è per ridurre il costo del lavoro, se deve essere ridotto il costo del lavoro vuol dire che non equivarrà a quanto prenderebbe lavorando fino al termine della sua vita lavorativa. L'idea ridicola è quella che i soldi dovrebbero essere sufficienti a mantenere un livello di vita dignitoso per lui e la sua famiglia fino ad un ipotetico rientro nel mondo del lavoro che tutti sappiamo essere una barzelletta. Non andrà così. Un fantomatico rientro di un lavoratore che non conviene più ad un imprenditore per opera di imprenditori evidentemente più scemi che lo assumono... senza contare che la legittima aspettativa di progettare la propria vita viene indebitamente disattesa. Insomma fra danni morali e materiali, se una cosa del genere andasse fatta secondo diritto sarebbe meno conveniente per l'imprenditore che tenere l'art.18 è quindi ovvio che non sarà così perchè deve essere qualcosa che conviene all'imprenditore. I sacrifici si possono fare, si devono fare. In una società diversa non sarebbero comunque evitabili ma il punto è per cosa fare dei sacrifici. Se è per continuare sulla stessa strada che ci ha portato fino a qui non ha senso. I posti di lavoro, fissi e non, non sono più sostenibili per scelte macroeconomiche sbagliate, per la mancanza di un piano industriale, per l'incompetenza e l'avidità della classe dirigente non certo perchè il costo del lavoro è troppo alto. Come si fa a credere ancora a questa favola? Sono vent'anni che ce la raccontano, vent'anni. |
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Io sono d'accordo con tale legge se l'intento non è di ridurre il costo del lavoro, bensì di aumentare le garanzie per i lavoratori. Perché il costo del lavoro è già stato ridotto all'osso: con la legge biagi del 2002. L'italia ha un mercato straflessibile, infatti grazie a questa flessibilità nel 2007 (prima dell'avvento della crisi) avevamo un tasso di disoccupazione piuttosto basso, al nord poi era quasi nullo. La flessibilità aumenta l'occupazione, perché se sai che puoi licenziare facile ti farai meno problemi ad assumere, il problema è quando, come succede sempre in italia, si è abusato in modo furbesco, invece di utilizzare un contratto precario per i primissimi anni e poi passare all'indeterminato, si andava avanti per decenni con rinnovi semestrali. Quindi abbiamo due scelte: tornare al regime precedente, con l'articolo 18 puro e semplice, oppure salvare qualcosa dei benefici della flessibilità. Tra l'altro l'articolo 18 non proteggeva poi molto: perché il 90% delle aziende italiane è fatta da microimprese sotto i 15 dipendenti, dove l'articolo 18 non viene applicato. Quindi le nuove norme sarebbero paradossalmente più a garanzia dei lavoratori che prima stavano sotto l'articolo 18. Quelle norme furono fatte in un periodo in cui le grandi aziende o erano pubbliche (e regolarmente in perdita, producendo il debito pubblico che oggi ci fa tanto sudare) o erano largamente sussidiate dallo stato. Insomma non c'entrano nulla le scelte macroeconomiche sbagliate con la non sostenibilità dell'attuale mercato del lavoro. Il modello basato sull'articolo 18 non è sostenibile perché è stato pensato in un periodo in cui la nostra economia somigliava per certi versi a quella dell'unione sovietica, si poteva pagare il posto fisso a vita grazie allo stato, e si andava in pensione presto. Il conto delle baby pensioni e le spese folli che consentivano quella tanto mitizzata stabilità adesso, però, viene fatto pagare alle nostre generazioni. |
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Mica ho detto che sono d'accordo con Monti, anzi penso che stia per arrivare un'inculata epica per colpa anche della sinistra che preferirà il muro contro muro rifiutandosi di dare il briciolo di legittimazione che può dare a Monti scambiandolo con una trattamento favorevole ai lavoratori. Ma siccome è in minoranza, il muro contro muro servirà a poco e come al solito vincerà l'opzione più a destra. Alè. |
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Sono prevenuto? ok sono prevenuto, certo che lo sono. |
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sono ben altri i motivi per cui non si investe in italia, non l'inesistente problema del costo del lavoro, sicuramente più basso di altri paesi europei messi meglio di noi. e dato che monti non è uno scemo, lo sa, aivoglia se lo sa, e questo mi preoccupa, perchè vuol dire che c'è un preciso piano dietro le ca..ate che và raccontando questo governo di "salvatori della patria". |
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Stiamo già perdendo 10 a 0 e tu vorresti fare il catenaccio. |
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Io penso che a monte di tutto c'è il fatto che in una economia di mercato globalizzata, per definizione quindi concorrenziale, sia inevitabile il lento declino dell'europa...
Credo che tra cinquant'anni L'europa sarà molto più povera di oggi... tutto finisce , ogni ciclo storico, e penso che il futuro sarà dei cinesi |
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Winston, il tuo articolo mi da l'occasione di fare un commento riguardo a Giuseppe Cruciani e al suo programma La Zanzara.
Cruciani è veramente odioso. Molto più subdolo di un Ferrara o di un Feltri, ma nei fatti è un servo del potere presuntuoso e arrogante che fa il finto "giornalista indipendente". E' molto furbo e sa mascherare la sua piaggeria. Fa il paio con Filippo Facci, anche se Cruciani è molto molto più antipatico. Merita un posto nell'antipantheon! |
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Probabilmente le più grasse risate che mi sono fatto nel 2011 le devo proprio a lui.:mrgreen: |
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ma davvero c'è chi segue quella trasmissione???? io quando ne sento parlare sento solo stronzaggini mastodontiche
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Parliamoci chiaro, quando hai un successo immeritato nella vita non puoi che diprezzare chi se l'è sudato e odiare chi si fa il culo per sopravvivere. Ti ricordano che sei una merda. Il mistero vero è perchè c'è così poco odio verso chi ci odia. Forse tutti questi sfogatoi su internet fanno male. |
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