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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
@ Winston: secondo me, agli occhi di una ragazza della tua età, intelligente, dalla mente aperta, a cui piace discutere e confrontarsi sui più disparati argomenti e non solo svolgere attività futili (e stai sicuro che ci sono ragazze così), risulteresti molto interessante, perchè noto dai tuoi post che hai sempre una parola su tutto, quindi per me sapresti parlare di svariati argomenti senza sosta, dimostrando interesse e sensibilità verso il mondo (e questo alcune donne lo apprezzano)...
Se poi gli sciorini ogni tanto un paio di versi della DC, CADRA' AI TUOI PIEDI! :D P.S.: leggo ora il tuo ultimo post: non mi riferivo a te, facevo un discorso in generale prendendo spunto dai post precedenti dei vari utenti... |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Ciao,
Anzitutto mi scuso se con qualche frase sono risultato poco delicato. :) Al di là di considerazioni inerenti al "grado" di un malessere (che credo sia soggettivo e che, qualora fosse oggettivamente rilevabile, non credo noi si possegga le competenze per farlo), mi trovo in gran parte concorde con te, soprattutto laddove parli delle aspettative di chi si avvicina alla psicoterapia. Tuttavia, attenzione: mai detto che si tratti di qualcosa di facile. "Tutto questo, ovviamente, comporta sacrifici e sofferenze. Qualcuno si è detto stupito (se non incredulo) di risultati così strabilianti conseguiti in così poco tempo: se sapeste la fatica emotiva che comporta una psicoterapia fatta con impegno e convinzione... e si tratta di un'esperienza unica e personale, in minima parte oggettivabile e narrabile agli altri. Personalmente, questi primi mesi di terapia sono stati costellati da momentacci di depressione e scoramento come forse mai li avevo vissuti in vita mia.. non immaginate i pianti che mi sono fatto nello studio del mio terapeuta. Ma tutta questa sofferenza è servita per farmi capire molte cose delle quali, adesso, sto iniziando a vedere i frutti." Non dico che si tratta di una passeggiata, anzi forse somiglia più alla scalata di un monte. Ma ciò non dovrebbe rappresentare un buon motivo per gettare la spugna. Non è quindi mia intenzione fare la morale a nessuno (e se ho dato quest'impressione me ne scuso), ma solo tentare di rinforzare il positivo messaggio di Clark con un'esperienza che, penso, possa essere accolta con meno scetticismo (dato che sono stato a lungo utente del forum). Saluti :) P.s. Per dovere di cronaca, non è proprio così veritiero che i miei problemi si limitavano ai rapporti con l'altro sesso: sono giunto in terapia lamentando l'ansia che mi causavano gli sguardi della gente in metropolitana e la paura del giudizio che comprometteva varie prestazioni eseguite davanti ad un potenziale "pubblico". |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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P.S.: Ok, chiarito l'equivoco, ti chiedo scusa per il tono. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Da questo punto di vista , magari, essere più in là con gli anni teoricamenet potrebbe essere un vantaggio, perchè una ragazza vicino ai trenta porebbe accontentarsi di un numero di uscite e di situazioni inferiori a quelle di una diciottenne, ventenne odierna, anche se poi esistono le eccezioni, tra le quali ragazze che si lamentano "ma dobbiamo stare sempre coi tuoi amici, da soli non stiamo mai? :D" |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Comunque ripeto che, come ha detto anche Myway, andando avanti negli anni una che si accontenti di una vita sociale limitata dovrebbe essere più possibile trovarla. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Ah beh. Se una ragazza mi valutasse per la quantità di vita sociale, penso che mi manderebbe a cagà (e io lei, mi sa). Se fosse una timidina e introversa che con me vuole aprirsi al mondo, insomma, dipende fino a che punto vuole arrivare.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
@MarcheseDelGrillo:
Accetto e apprezzo le scuse. :) Sul grado dei problemi non so, io in realtà ho aperto un tuo topic a caso :D, dove ti definivi né estroverso né tanto timido ma lamentavi soprattutto di un blocco con le ragazze. Effettivamente rileggendo il tuo post prendo atto che non hai detto che è facile, però dal tono il tuo messaggio sembrava un po' voler dire "smidollati che non siete altro, alzate le chiappe e datevi da fare!". :laugh: Ma ci sono situazioni - senz'altro peggiori della mia attuale - in cui davvero non è questione di impegno, non c'è altro da fare che rassegnarsi e andare avanti giorno per giorno, ed anche questo non è affatto semplice. Per il resto nessuno scetticismo sulla tua testimonianza sulla quale non ho dubbi. :riverenza: Direi che ci siamo chiariti. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Se avesse ragione saremmo tutti uguali, e allora la guerra dei Cloni l'unica prospettiva sarebbe. :tongue:
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Moon, il fatto è che mi sono finalmente deciso a rivolgermi ad uno specialista proprio quando ho iniziato a capire che il problema non si limitava solo ai rapporti con le ragazze. Questa consapevolezza l'ho raggiunta quando ho iniziato ad essere più critico verso me stesso e verso la mia situazione personale. In effetti, in questi mesi di terapia ho scoperto che fra tutti i miei blocchi c'è un filo conduttore ben preciso, del quale ho individuato anche la lontana origine.
E' vero, sono sempre comunque riuscito a studiare e a portare avanti una vita "normale" e so bene che ci sono persone che nemmeno riescono ad uscire di casa. Tuttavia, quanto più un problema diventa invalidante, tanto più bisogna prendere le armi e cercare di sconfiggerlo. E il mio messaggio vuole essere solo questo, alla fine: un'altra testimonianza, una voce in più, un ulteriore peso da aggiungere alla bilancia. Ciao :) |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Okok, agg' capit.
Ciao! :laugh: |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Forse mi sono espresso male parlando di felicità illusoria, sarebbe meglio dire felicità incompleta Per es., se io stessi per iniziare una relazione con una ragazza, sarebbe importante per me chiarire con lei questo punto (come anche altri) per gettare le basi di un solido futuro assieme: "tu baseresti la tua vita interamente sul tuo compagno, chiudendoti al resto del mondo solo perchè ora sei innamorata persa e per te esiste solo lui?". Dico questo perchè ho letto di molte persone che avevano basato la loro vita interamente sul partner (vivendo felici, certo, in quel momento), ma poi sono rimasti single e soli, perchè avevano escluso anche gli amici e le altre persone con cui si frequentavano in precedenza. Con questo voglio ribadire che una persona dovrebbe, secondo me, avere una visione più ampia e completa della vita, il che non significa per forza uscire spesso con un mucchio di amici, ma neanche sempre e solo con il partner: ci vuole un giusto equilibrio tra vita sociale e vita di coppia, ma molti non se ne rendono conto perchè "vittime" dell'innamoramento che gli fa desiderare SOLO il partner. Questo vale anche per gli spazi personali: non si può sempre fare tutto assieme alla partner, bisogna che ognuno abbia i propri spazi privati per dedicarsi a se stesso e a ciò che lo appassiona, anche se all'altr@ non interessa... Anche se vivessi tutta la vita con la persona che ami senza mai lasciarla o essere lasciato, non ti sentiresti comunque incompleto trascurando gli altri aspetti come gli amici, il lavoro, gli hobbies etc. etc. Io sì, perchè sono tutte forme di Amore, non esiste solo quello classico per la propria compagna... Penso che ci siamo chiariti... |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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E non è un problema successivo, se ti vede che non sai/riesci ad organizzare uscite si mette subito male. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
ma all'inizio si esce in due di solito, in teoria solo dopo vengon fuori gli amici
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Dunque, come vedi, i casi in cui l'avere un circuito sociale poco sviluppato non conta, non sono poi tanti. E alla fine dipende sempre dal fatto che la ragazza sia ben disposta verso di te (anche se magari ti conosce poco) o per carattere non badi troppo a queste cose. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Se la conosci attraverso amici è chiaro che è necessario averne, proprio per definizione del modo in cui l'hai conosciuta..
Nell'ambiente di lavoro perchè non iniziare con una uscita a due? perchè no? Su internet puoi anche bleffare sul numero di amici (magari il problema viene dopo le prime uscite). Per arrivare a baciare una ragazza puoi anche non esibire chissà che amicizie.. per me intanto bisogna pensare a farsi avanti e non creare ulteriori problemi, e pensare di non dover dimostare niente a lei in fatto di amicizie ... |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Ti stimo !!!!
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
ma alla fine sempre di ragazze si parla... bah!!!!!
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Ribadisco: grazie Clark, grande!
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
ciao, vorrei farti una domanda semplice e diretta che pretende risposta semplice e diretta.
Quando hai realizzato che tutto sto schifo era "curabile" con sedute dallo psicologo e hai iniziato a "stare bene" non hai avvertito che poi "questa normalità" (cioè il passaggio fra lo schifo e la novità della psicanalisi), che è l'attuale, non è comunque solo un entusiasmo per un'evento nuovo che poi, quando se ne và e diventa la nuova normalità, ti lascia comunque insoddisfatto? Perchè mi sembra di capire che è bastata una persona per guidarti a capirti e farti vedere il mondo da una prospettiva diversa, ma il mondo e le sue persone sono sempre li... o sbaglio? Te lo chiedo perchè agli inizi di sedute ero molto allegro, avevo trovato la svolta. Poi la vita va avanti e se faccio a meno dello psico sono perso. La vita non è cambiata, sono cambiato io e solo in parte. Cioè se devo solamente guardare il mondo da un altra posizione e tutto resta uguale mi sembra un po' una favola. Mi dispiace di non avere letto tutto e fino in fondo per questioni di tempo ma ti faccio i miei auguri per quello che intendi fare, su alcune questioni mi ci sono riconosciuto pure io. In gamba, ciao. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Nota. Questo post riprende un'osservazione fattami in questo thread:
http://www.fobiasociale.com/tango-ar...-7/#post447561 ma l'ho inserito qui perché mi sembra che abbia un interesse più generale Quote:
Di conseguenza ero un paziente molto poco “paziente”: assai rigido, arroccato sulle mie posizioni, sempre pronto a difendere le mie idee e tenacemente aggrappato a conclusioni già scritte. A volte facevo delle vere e proprie battaglie dialettiche, in cui cercavo di persuadere e di trarre dalla mia pare chi mi stava davanti, usando tutta la mia abilità per convincerla che avevo ragione: “non sono piaciuto e non piacerò mai”, “le donne sono avvantaggiate”, “quando una donna mi guarda mi sta deridendo o compatendo tra sé e sé”, “chi mi osserva pensa male di me”, “ ormai troppo tardi”. Mi ricordo una mia memorabile tirata che suonava più o meno così: “Nel corso degli anni ho accumulato una base di esperienze vastissima, i cui risultati fallimentari sono stati provati al di là di ogni possibile dubbio. Le mie capacità sono state messe alla prova in ogni possibile contesto e situazione ed altrettanto regolarmente si sono dimostrate inesistenti, mi hanno esposto al ridicolo e all’umiliazione, e soprattutto hanno compromesso la ma già mediocre autostima. Di conseguenza altri tentativi non sono soltanto inutili, ma addirittura dannosi: non c’è da sperare nulla di buono, ma soltanto un ulteriore accumulo di delusioni e di frustrazioni. La situazione dunque non può che peggiorare.” Proseguendo la terapia venne però fuori una cosa sorprendente: consciamente desideravo il successo, ma inconsciamente le rifiutavo. Questo avveniva sia perché ero terrorizzato da una potenziale situazione nuova, il contatto fisico, sia perché avevo interiorizzato senza accorgermene un sinistro messaggio genitoriale che mi diceva di non essere degno della felicità e della realizzazione, di non meritarmi cioè il successo che pure bramavo. Analizzando insieme come si erano svolte le diverse situazioni scoprimmo qualcosa di quasi incredibile: queste tare erano così forti che appena si profilava una situazione potenzialmente interessante mettevo in atto delle raffinatissime strategie di autosabotaggio, così da guadagnarmi un vantaggio psicologico immediatamente spendibile: evitare non solo le situazioni tanto temute, ma soprattutto trovare conferma della mia posizione, sentirmi autorizzato a piangermi addosso, e infine spostare la colpa sugli altri (altre). Ovviamente queste meccanismi e queste strategie erano così ben dissimulate da essere invisibili persino a me stesso che le mettevo in atto senza accorgermene. In altre parole, mi rovinavo la vita da solo. A volte, e qui mi collego a quel che dici tu, l’ostacolo maggiore è quello di darsi il permesso di essere felici, capire di meritarsi ciò che si desidera, prima ancora di mettersi alla sua ricerca. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
[QUOTE=lexchini;432607]ciao, vorrei farti una domanda semplice e diretta che pretende risposta semplice e diretta.
Solo un po' di pazienza! Raccolgo un po'le idee poi metto giù il mio punto di vista. A presto. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Parlo per quel che riguarda la mia personalissima esperienza posso affermare che nel mio caso sono successe entrambe le cose. La carica ansiogena e terrorizzante associata a certe situazioni è stata del tutto eliminata: in questo senso posso - al limite - dire che la realtà sia cambiata, perché certi fatti erano letti ed interpretati in modo del tutto diverso, se non addirittura opposto, distorcendone cioè il significato. Allo stesse tempo sono cambiato io, nel senso che ho imparato ad utilizzare capacità ancora imperfettamente sviluppate, o che persino ignoravo di possedere. Anche se il contesto in cui mi muovo non è modificabile (non posso infatti cambiare dei semplici dati di realtà come la mia età anagrafica, il mio ambiente culturale ecc. ecc.) ho acquisito strumenti molto efficaci per "viverci dentro" con soddisfazione, traendo dalle situazioni tutto il vantaggio possibile, anche se queste situazioni sono del tutto fuori dal mio controllo. I problemi sono sempre li, ma ora possiedo armi molto più efficaci per contrastarli! La combinazione di questi due cambiamenti (il cambiamento nel modo di vedere il mondo e il miglioramento delle mie abilità) ha prodotto i risultati che ho descritto. > Poi la vita va avanti e se faccio a meno dello psico sono perso ... Questo è normale. E’ semplicemente l’effetto del transfert verso la persona che ti sta aiutando. Non c’è nulla di strano, anzi si tratta di una cosa positiva: se questo accade è la prova che la relazione terapeutica funziona sul serio e stai facendo davvero psicoterapia, non chiacchiere. Pensa che all’inizio, quando la mia andava in ferie o doveva assentarsi, ero poco meno che disperato: avevo paura di essere abbandonato a metà del guado e contavo le ore con un attesa spasmodica, tanto che l’appuntamento era il momento più atteso della mia settimana. Tutto o quasi tutto ruotava attorno ad esso: nei giorni che lo precedevano, aumentava l’impazienza di quel momento liberatorio, in quelli che lo seguivano, ero tutto preso dal meditare ed elaborare le novità. Questa relazione non va respinta, va superata, o meglio ancora trascesa. Si arriva cioè ad una condizione in cui il rapporto non viene rifiutato, ma ci si accorge di non averne più bisogno perché nuove capacità sono state definitivamente acquisite. Questo però accade alla fine. Ecco qui. Spero di essermi riuscito a spiegarmi bene. Se qualcosa ti è oscuro, chiedi pure! |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Non l’ho mai raccontato, ma per anni e anni, ho fantasticato su quale grado di bruttezza sarei riuscito a sopportare in una donna, o fino a che punto sarei riuscito a tollerare un carattere scorbutico, pur di avere qualcuno sempre vicino. A dirla adesso mi fa un po’ sorridere, ma la mia forma di autoflagellazione preferita era immaginare una partner dall’aspetto fisico sgradevole al massimo, magari con qualche tara mentale, o con qualche altra forma di emarginazione: la vittima di una violenza, una ex tossicomane ecc. “In questo modo” – dicevo allora a me stesso – sarò certo che mi dirà di sì, e inoltre sono sicuro che non mi lascerà mai”. Inutile dire che questi pensieri sono stati abbandonati per altri molto più costruttivi, e che le cose alla fine sono andate in modo molto diverso! |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Allora forse per uscirne bisogna porsi queste domande:
- Cos'è esattamente che mi fa sentire in colpa/indegno - Come posso fare per metterci una pezza Dopodichè tornare a lavorare sul problema fobia degli altri... |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
credo anhcio che consciamente volgio cmabiare,avere una ragazza,guidare la macchina,ma incosciamente non mi sento degno,e questo anche nelle varie situazioni sociali,non mi sento all'altezza,o al massimo mi sento degno di fare da spalla ad un amico per avere uan donna...ma se non mi convinco che posso relazionarmi alla pari con una donna non vado d anessuna parte...e idem con gli altri...peor' i miglioramenti ci sono stati..
dveo riuscire a creare empatia con le donne non parlo quasi mai di me stesso,o faccio da spalla ai discorsi diq aulcuno o mi aggancio,ma di mio solo se mi fanno domande parlo di me,per il resto non parlo non mi viene,ed e qui che dveo migliorare...solo con donne con cui ho gia confidenza parlo di me...ma con le socnosciute si deve parlar di cose perosnali |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Quote:
Nella mia lunga ricerca per superare i miei blocchi, le mie paure, le mie inibizioni e la mie timidezze, la mia misera considerazione di me stesso, mi ero sempre concentrato sull’ “avere” (avere soldi, avere carisma, avere un bell’aspetto, avere successo, “cos’ha lui che io non ho?”) o peggio ancora su un “saper fare” (saper approcciare, saper sedurre, sapere dove portarla, cosa fare, cosa dire ecc. ecc.). Solo dopo lungo tempo ho capito che non dovevo lavorare sulle singole manifestazioni esteriori di un problema, ma capire cosa l’aveva generato, trovarne le cioè cause, identificarle e neutralizzarle. Fatto ciò, tutto il resto è caduto di conseguenza. I singoli problemi (ad esempio parlare, guardare negli occhi, toccare) non sono stati risolti, bensì sono stati superati, in quanto hanno cessato di essere tali. Ad esempio, per anni e anni ho letto avidamente qualsiasi cosa potesse avere a che fare con la seduzione, le tecniche di approccio, i meccanismi di conquista, le strategie per vincere la timidezza, i mezzi per accrescere l’autostima senza avere mai dei benefici tangibili e duraturi. Quando ho risolto i problemi alla base, queste singole manifestazioni esteriori non stati sconfitte, bensì hanno cessato di apparirmi come problemi e come tali ho smesso di preoccuparmene. Ho fatto un allegro falò di volumi ormai inutili, anche per fare posto a portaritratti, foto e regalini. Il mio percorso è stato una psicoterapia breve di tipo cognitivo comportamentale, ma non sono assolutamente dogmatico sul metodo ed ovviamente non posso escludere che altri approcci possano funzionare altrettanto bene. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
io vado dal mio psiccologo terpaeuta ogni 2 3 settimane,consigi di andarci spesso,tipo uan seduta alla settimana anche per anni pur di migliorare...
credo anche io che tutti i manuali non servano se si riesce a sconfiggere i blocchi mentali e ad essere naturali,il timido fobico non e naturale in presenza di sconosciuti o in situazioni non confidenziali io non lo sono almeno...biosgna trovare le cause,ad esempio perche da 2 gironi penso ad una cosa che dovro' oragnizzare a casa mia on amici e che mi fa allarmare...il prendere l'iniziativa non mi fa stare tranquillo... questo pensare ancticipatamente ad un evento che non riesco a modificare... se non trovo una sicurezza interiore,o almeno al ricostruisco non faro' ami grossi cmabiamenti |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Ciao Clark, innanzitutto complimenti perchè la tua vittoria, è una vittoria che vale una vita.
Hai superato uno scoglio molto molto infimo, e da come scrivi, e da ciò che si odora dalle tue parole, si capisce la bellezza della scoperta della libertà, di una vita senza paura. La mia storia si allinea su moltissimi punti alla tua, non solo da un punto di vista della storia personale, ma anche come tipo di persona di profonda mentalità. Ciò che hai raggiunto tu è un po' l'obiettivo che mi son posto, ovvero non solo, poco non è, uscire dalla fobia, ma anche trasformare tutto il percorso interiore, di dolore e di scoperte interiori, in qualcosa di positivo, per me e per gli altri. Sono decisamente incagliato su un punto, ovvero quella del superamento di tutte quelle induzioni genitoriali, ambientali (che hanno trovato terreno fertile nel mio carattere) di assolutismo, brillantezza o morte, il massimo o niente, costellate da una visione, emotiva, della vita ancora tendente al vittimismo e alla rabbia più pura verso qualcosa che, una parte profonda di me, sente di non meritare, sono in definitiva in guerra con la vita e gli altri, rei di "avermi fatto questo". Ora a livello mentale sono riuscito a comprendere, bene o male, che il circolo vizioso in atto è zavorra importante nel disagio, si autoalimenta da più parti e ha insinuato profonde radici nella rabbia, nella guerra che citavo prima. Qualche mese fa, nell'occasione di dover presenziare ad un pranzo con colleghi, presi coscienza emotiva, ben diversa da quella razionale su cui basiamo le ipotesi sul malessere, che io non ero d'accordo nel messaggio che l'automatismo di pensiero mi inviava con la sua silenziosa voce dai ficcanti effetti. Chi stabilisce che io debba essere brillante? Chi stabilisce che io non possa starmene zitto ad ascoltare? Il giudizio degli altri? E perchè ho necessità di avere il loro giudizio, e poi..anche se fosse stato tale, gli effetti sono comunque da me generati in quanto sono IO che do ad essi importanza e che li sento come vita o morte. Nei mesi successivi ebbi un periodo di assoluta lucidità interiore, ero io che decidevo i significati delle esperienze, degli approcci degli altri, e proprio gli altri non erano più i carnefici e i colpevoli dei miei disagi, ma rispondevano soltanto ad un mio atteggiamento, ad una mia comunicazione verbale e non che rimandava segnali di paura, di chiusura, di timidezza e innavicinabilità. Passai 5 giorni libero da paure, ansie, e altro... mi stupiì di come avessi girato il tutto in poco tempo, ma ebbi anche un notovole piacere nel constatare che l'idea razionale che mi ero fatto dell'ansia, della depressione era verità. Aimè il circolo vizioso mi riprese poco dopo, il fulcro di tutto fu il risentire ostilità da parte della vita, entità antropomorfica quasi, verso cui la mia emotività si sente in conflitto, conflitto che genera rabbia che tutto annebbia. La rabbia salì, tornò la mancanza di accettazione, il vedere gli altri come poco sopportabili e, ancora non mi spiego come, un forte arretramento della mia vista interiore e capacità di analisi di me stesso, insomma ho perso i riferimenti interiori a livello razionale ed emotivo, ed è un periodo in cui sono in balia del malessere. Tutto questo per chiederti una tua puntualizzazione sul come hai fatto ad assumere quella coscienza emotiva, e non più solo razionale, che ti ha permesso di fare il salto...è stata l'azione combinata con la terapia? è stato l'abbandono della rabbia? è stata la presenza di qualche persona? Domanda importante...questo passo lo hai compiuto vivendo in famiglia o meno? Grazie per la tua eventuale risposta, se vuoi anche in mp, e ancora molti molti complimenti per la tua vittoria, è questo quello che serve per noi che siamo ancora dall'altra parte del fiume e che cerchiamo la via per superare questo fantasma interiore, testimonianze come la tua non sono, aimè, qui così comuni ma sono fonte di conferme, di speranza e di ammirazione per quello che si può essere dopo questa dolorosissima esperienza interiore la cui tua vittoria chiude rispondendo a moltissime domande che oggi inondano questo forum. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Azz, uffolo, sei qui da quasi quattro anni e non avevi ancora letto la storia di Superman? :confused:
Comunque il CK nell'ultimo scambio di mp che ho avuto con lui poco prima di Natale si è contraddetto rispetto una cosa che mi aveva detto un paio di anni fa, per cui al momento propendo per l'opzione "impostore". Però dal 22 dicembre non si è più collegato, aspetto una sua risposta quando si ricollegherà. :) |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Quote:
Aimè non l'avevo letta, diciamo che l'ho sempre saltata, forse non ero nelle frequenze giuste per leggerla ed apprezzarla. Comunque, se lui è riuscito a fare quello che ha scritto, può essere sicuramente un ottimo esempio su come si potrebbe agire per uscirne, non solo in termini di azioni fisiche ma anche di pensiero. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
thanks for posting :) è molto utile e motivante...
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