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Originariamente inviata da JohnReds
Quante volte ho desiderato di leggere nle pensiero :-)
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Oh, sì! L’idea di poter leggere nella testa di una donna mi ha accompagnato per anni. Ricordo il senso di sgomento nel trovarmi di fronte a qualcosa di indecifrabile come una lingua straniera, sgomento che poi è scomparso durante la terapia. Addirittura - ma si tratta di ricordi da adolescente - fantasticavo di mettere la mia foto migliore in un posto pubblico e di raccogliere valutazioni e giudizi in modo da avere la mia brava pagellina. Per fortuna badoo non esisteva ancora, altrimenti sarei diventato carne da cannone.
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Originariamente inviata da animaSola2
In genere, una donna che ama la stabilità in un uomo...è perchè lei stessa ne è priva....,ovviamente questo è il mio umile parere.
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Mah, per alcuni aspetti mi sembra un luogo comune, ma c'è qualcosa che mi suona familiare.
Un'altra cosa che mi hanno detto è l’impressione di essere una persona
sicura, ma non la
sicurezza economica (anzi ho mezzi piuttosto modesti e non mi preoccupo affatto di nasconderlo a nessuno) né la sicurezza, o piuttosto la
tracotanza o la bastardaggine dello spaccone che si crede invincibile. Dicono che si tratta di una sicurezza tranquilla, che ha qualcosa di calmo, protettivo e rassicurante. Molte donne, stando a quello che mi sono fatto raccontare, mi hanno detto di trovarla una condizione assai attraente e desiderabile, e spesso questa situazione è stata per me un ottimo punto di partenza. Vi ripeto, sono cose che mi sono fatto dire, quindi non sono verità assolute. Attenzione.
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Originariamente inviata da JohnReds
E' quello che faticosamente sto cercando di fare...
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Già, non è stato semplice neppure per me. Questo però non significa che io abbia dimenticato di avere un corpo, ed anzi paradossalmente sono ancora più consapevole di dover utilizzare al meglio le risorse non grandissime che ho. In certo senso ho imparato a "volermi bene", anche facendo dei piccoli gesti che prima sentivo di non meritarmi: una seduta abbronzatura per non essere proprio giallo patata, il migliore taglio di capelli che posso permettermi, o anche il piacere di veder crescere a poco a poco il diametro dei miei tricipiti andando in palestra, mentre prima avevo braccini scheletrici.
Aggiungo un piccolo ricordo personale sul rapporto fra bellezza e relazioni uomo-donna.
Durante la terapia avevo a tratti un dubbio molto insidioso. Immaginiamo, - dicevo a me stesso - che tutte le zavorre mentali vengano rimosse, che i mie blocchi e le mie paure inutili siano cancellati, che io non sia più condizionato dall’esperienza passata , che cioè io sia libero di agire. E se anche fosse? Comunque rimango una persona con dei tratti assai comuni, un aspetto ordinario, una di quelle mille facce senza nulla di particolare che si dimenticano poco dopo averle viste. Anche se arrivassi alla fine questo estenuante lavoro, comunque non cambierebbe nulla: di donne che mi abbiano dimostrato di loro iniziativa un chiaro interesse ce ne sono sempre state assai pochine, cosa mi autorizza a pensare che in futuro sarebbe stato diverso? Dopo la terapia che mi faccio, anche la plastica?
Sorprendentemente, il problema si è risolto in un modo del tutto inaspettato. Ho scoperto infatti che se guardavo solo l’aspetto estetico finivo in un vicolo cieco, poiché mi concentravo esclusivamente su qualcosa che non potevo modificare, sentivo la competizione con altri uomini e anche essere vicino ad una donna affascinante mi faceva sembrare, per contrasto, uno sfigatone che non riesce ad avere una percezione realistica dei propri limiti, e pertanto si rende pubblicamente ridicolo.
La sorpresa è stata che esistono molti canali alternativi per comunicare e che quindi il problema dell’aspetto fisico si è in qualche modo dissolto; non è un gioco in cui prima perdevo ed ora ho cominciato a vincere, semplicemente ho smesso di giocare, o meglio ancora gioco su molti altri piani. Ad esempio ero sempre consapevole che solo con il mio aspetto esteriore non sarei andato molto lontano, quindi cercavo di sovracompensare studiando i modi più vari per stupire, colpire ed impressionare la persona su cui volevo far colpo, come se gli sciorinassi danti un immaginario banchetto sui cui esporre la mia “mercanzia” in bella mostra. Successo negli studi, ad esempio, capacità, conoscenze ed altre cose più o meno inutili di questo tipo. Inutile dire che non ho mai combinato un pelo di nulla. I successi sono arrivati in modo paradossale, quando ho capito che dovevo fare un passo indietro, lasciare semplicemente spazio all’altro, tenere una porta aperta e non costruire un piedistallo su cu ci sia scritto “guarda come some sono più bravo/colto/capace degli altri”. Ho imparato cioè ad ascoltare molto e parlare pochissimo, ad essere empatico ed attento, a mettermi sempre nei panni della persona che ho davanti piuttosto che a cercare di impressionarla, a cogliere ed utilizzare il linguaggio non verbale e infine ad entrare in relazione non più con una fredda ultra-logica, bensì sul piano delle emozioni.
Ovvio che le prime volte erano cose un po’ studiate, ciò dovevo sorvegliarmi mentre lo facevo per non ricadere nei vecchi schemi, poi un po’alla volta sono diventate naturali e ora nemmeno mi accorgo più di farlo.
E’ una cosa molto diversa dal costruire una forma iniziale di amicizia e di conoscenza (dove ci può essere una condivisione di esperienze ma la comunicazione avviene perlopiù sul piano razionale, non emotivo) oppure il desiderio di essere brillante, goliardico, istrionico a tutti costi per richiamare l’attenzione su sé, uno scenario che ho sempre trovato inadatto a me, poiché tutti mi descrivono come una persona a modo, di indole tranquilla e senza eccessi.
Questo ha fatto la differenza. Non ci si più nascondere dietro un dito e negare che ci sia una competizione anche spietata nei rapporti sociali: da che mondo è mondo, pesce grande mangia pesce piccolo. Pesce piccolo, per fortuna, si fa furbo.