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Re: Più che una storia, una confessione.
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Ti consiglio di non prendertela... Come in ogni comunità o gruppo ci sono quelli che non riescono a comprendere o comunque non la pensano come te... Non prendertela... |
Re: Più che una storia, una confessione.
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Re: Più che una storia, una confessione.
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Re: Più che una storia, una confessione.
secondo me non è così strano far cadere l'occhio sul corpo delle ragazze molto giovani quando hanno un corpo ormai formato come quello di una donna adulta. L'aspetto sessuale, almeno nei maschi, può essere risvegliato anche semplicemte con l'osservazione di un corpo, per cui se l'apparenza della ragazza in questione è ormai 'matura', a prescindere dall'età, è un passaggio abbastanza facile che se ne possa essere istintivamente attratti da essa. Diciamo che in questi casi non c'entra molto il cervello ma gli organi sessuali. Ma una relazione tra un uomo o una donna adulta e un ragazzino/a è una relazione a rischio per il minore perchè in genere subirà la differenza di esperienza di vita e il dislivello che potrà vedere nell'adulto andando a creare un rapporto morboso che ricorda più un legame verticale che orizzontale (no doppi sensi); questo tipo di rapporto che può aversi pure tra coetani è più netto, più totalizzante se c'è un/a ragazzino/a nella "coppia" perchè in media, a prescindere da differenze individuali, l'età connota fortemente e in modo pervasivo le persone, tutti siamo stati diversi da bambini rispetto a quando eravamo adolescenti e quando eravamo adolescenti rispetto a come siamo da adulti.
Per me è strano non tanto far richiamare la propria attenzione momentaneamente verso aspetti di una ragazza molto giovane che sono già quelli di un'adulta (fermo restando che rimanga una cosa mentale che non spinga a cercare approcci), ma da quelli che invece piacciono proprio perchè rimandano a un'età minore, che siano essi fisici o psicologici; è proprio il discorso dell'innamoramento per una ragazzina, per il fatto stesso che è di una certa età, che si vuole giustificare con una certa purezza, che mi sembra un po' morboso. Ma d'altra parte mi sembrava che vi fosse anche una autoconsapevolezza in questo da parte di chi ne ha parlato. |
Re: Più che una storia, una confessione.
Non è chiaramente il caso dell'OP, ma mi è venuto in mente sto episodio di cui sono stato partecipe, che era al confine della legalità. C'era questo professore delle medie sulla trentina, tra 30 e 40 anni. Evidentemente dava pure lezioni private. E, praticamente, si è messo assieme con una ragazzina che era sua allieva alle medie e a cui dava ripetizioni mentre lei faceva appena prima superiore, praticamente era illegale perchè se hai un qualche tipo di autorità l'età del consenso è di 16 anni. E questi giravano tranquillamente mano nella mano per la città, aiutati forse anche dal fatto che lei sembrava già grande. Lu aveva lasciato la moglie per lei. La cosa assurda è che i genitori di lei erano d'accordo e appoggiavano tutto, perchè loro dicevano che non facevano sesso, quindi i genitori erano d'accordo. E in effetti li ho visti mano nella mano per anni, tipo almeno fino a quando lei aveva 18 anni. Questo signore tra l'altro assomigliava a Micheal Jackson, dettaglio non banale tanto per farla finire in caciara con battute stupide
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Re: Più che una storia, una confessione.
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https://youtu.be/y7TrNIN8zik |
Re: Più che una storia, una confessione.
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Winston, tu che sei una persona razionale (non lo dico in modo ironico), argomentami perché una 16enne navigata che ha già fatto sesso con coetanei e ragazzi più grandi si trasformerebbe a priori in una vittima qualora si scopasse un 40enne. (Non prendo neanche in considerazione i commenti che paragonano a priori il sesso con minorenni alla pedofilia: è evidente che chi fa questi commenti non ha le idee molto chiare né su cosa voglia dire minorenne, né su cosa sia la pedofilia la quale per fortuna viene già punita severamente) |
Re: Più che una storia, una confessione.
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Re: Più che una storia, una confessione.
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Re: Più che una storia, una confessione.
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Re: Più che una storia, una confessione.
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La maturità arriva facendo esperienze Fare sesso con una persona più grande ti fa imparare, oltretutto è piacevole perché libera dall’ansia da prestazione, puoi lasciarti andare perché sai che ti guiderà lui (o lei) e non ti senti imbranata per questo Ovvio che poi dipende dal l’intelligenza delle persone, ma i ragazzini di oggi non sono certo dei partner più affidabili di un quarantenne Le ragazzine sognano quelli con i capelli azzurri perché vanno di moda, ai miei tempi sognavamo un cantante capellone biondo col ciuffo rosso... |
Re: Più che una storia, una confessione.
perché non andare anche con una bambina di 10 anni, tanto se a lei sta bene va bene a tutti, giusto così
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Re: Più che una storia, una confessione.
Per quei pochi che aspettavano, ecco il riassunto molto condensato di ciò che avvenne dopo:
Alla fine mi feci coraggio e mi avvicinai dicendole che la vedevo tutte le mattine e mi piaceva molto. Lei rimase un attimo spaesata, ma poi sorrise (prendendomi anche un po' alla sprovvista) e mi incoraggiò di fronte alle mie evidenti difficoltà: stavo infatti praticamente tremando e balbettando dalla paura. Le dissi subito la mia età, non volendole nascondere nulla. Non sembrò farsi grossi problemi. Lei aveva 16 anni (oggi 17) e faceva la terza superiore. Parlammo un po' di noi per una decina di minuti, mi confidò già un sacco di cose e ne fui immensamente felice. Alla fine mi salutò (prendendomi MOLTO alla sprovvista) con un affettuoso abbraccio. E lì fu l'inizio della fine, perché diventai innamorato perso. Nei giorni seguenti fui una presenza fissa... mi avvicinavo cercando di chiacchierare, a volte ci riuscivo e a volte no, a causa della presenza di gente nei luoghi in cui riuscivo a incontrarla (treno e stazione). A volte mi sedevo con lei ma facendo praticamente scena muta, avendo gente vicino, e questa cosa sembrava metterla molto a disagio. Volevo chiederle di frequentarci fuori, di uscire, ma avevo paura. Non volevo fare gesti affrettati, facendo preoccupare lei e la sua famiglia. Non le chiesi mai il numero di telefono. Cercavo di fare le cose per bene. Mi dicevo che potevo continuare così, vederla la mattina e cercare col tempo di acquisire più confidenza. Purtroppo lei iniziava a stancarsi, e cominciava a farsi vedere meno spesso. Quando la vedevo e parlavamo era cordiale, rideva... ma le leggevo in viso una certa inquietudine. Purtroppo non capivo o non volevo capire quei segnali, e mi dicevo che forse aveva qualche altro problema... a scuola, in famiglia, o altro. Inoltre il fatto che certe volte fosse di umore migliore e tornasse a sorridermi... a volte persino cercarmi lei stessa, mi confondeva. Una sera riuscimmo persino ad uscire insieme: un giretto di un'ora, niente di più. Sembrava contenta. Ci fu un attimo di panico perché le telefonò sua madre... lei rispose dicendo "sono con Fabio", ma in modo tranquillo. Non sembrava avessero paura. Mi disse che naturalmente aveva parlato di me ai suoi genitori, e le risposi che aveva fatto benissimo. Ci salutammo col sorriso e ci demmo appuntamento al giorno dopo. Non la vidi più per un mese. Venni a scoprire poi che aveva cambiato completamente orari... prendeva il treno mezz'ora prima per evitarmi. Mi dispiaceva, non volevo crearle disagio. Ero deciso a parlarle e a cercare di chiarire la situazione, avevo capito che le stavo dando fastidio e volevo dirle che non c'era bisogno di sacrificarsi in quel modo, che avremmo parlato solo quando avrebbe voluto lei. In quel momento i sentimenti non contavano più... volevo solo salvare la nostra amicizia, perché con lei stavo bene. Era l'unica persona con cui riuscivo a parlare, ad essere me stesso. Nell'ansia di parlarle per dirle queste cose, feci un errore fatale: la seguii per strada mentre tornava a casa. Lei si accorse di me e accelerò il passo... addirittura cercò di seminarmi cambiando strada. Continuai fino a raggiungerla, il tempo solo di dirle che avevo capito e di scusarmi, prima che entrasse impaurita nel portone di casa. Mi misi le mani nei capelli, incredulo per ciò che avevo fatto. La rividi pochissime volte in stazione, dopo quell'episodio, e non riuscii mai a chiederle scusa come si deve. Il suo sguardo ostile mi bloccava, e la presenza di altre persone rendeva tutto più difficile. Così feci la cazzata n. 2: provai a scriverle. Una lunga lettera in cui però, scioccamente, oltre a scusarmi le parlavo senza vergogna dei miei sentimenti. Volevo aprirmi completamente a lei, farle capire che avevo buone intenzioni. Non servì a nulla. Anzi, in quel modo mi ero rivelato a tutta la sua famiglia, che come lei non volle capire. Ricevetti una telefonata, e lì finì tutto. L'unica consolazione è che riuscii in qualche modo a spiegare dei miei problemi, a far capire che non ero pericoloso, ma solo un povero sfigato che aveva commesso l'errore di innamorarsi di chi non doveva. Questo è tutto. Il succo della storia non era "spiattellare i fatti miei" per esibizionismo o altro... era in primo luogo un modo per esorcizzare il dolore, e in secondo per analizzare i fatti: se non avessi avuto queste fobie che più o meno ci accomunano un po' tutti su questo forum... avrei potuto gestire meglio la situazione? Avrei potuto diventare suo amico, farmi apprezzare da lei senza diventare molesto? Tenendo conto che lei era estremamente educata e non si faceva problemi a parlare con persone più grandi. Se fossi stato più capace... sarei riuscito a mantenere buoni rapporti con lei? Non rapporti amorosi, non ci ho mai creduto sul serio, almeno nell'immediato. Speravo in una amicizia duratura, che potesse trasformarsi in amore con gli anni. Era un sogno così irrealizzabile? Avevamo interessi comuni, tante cose di cui parlare. Poteva funzionare, ne ero convinto. Era davvero così impossibile, invece? Vorrei i vostri pareri. Grazie a tutti. |
Re: Più che una storia, una confessione.
Fobotto, è una bellissima storia, nel genere delle storie tristi. Grazie per averla condivisa. Spero che ti possa ricapitare qualcosa di simile con altre persone, e che nel frattempo grazie all'esperienza o ad altri cambiamenti intervenuti sarai diventato capace di gestire meglio situazioni del genere.
(Spero lo stesso di me). |
Re: Più che una storia, una confessione.
Grazie a te per il tuo contributo. Spero che dopo questo completamento della storia nessuno si sogni più di consigliarti amichevolmente di farti curare. Più tardi darò un parere più esteso.
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Re: Più che una storia, una confessione.
Ciao, fobotto quello che è successo non lo possiamo sapere veramente, il perché si sia stranita dopo quell'appuntamento rimarrà sempre un mistero.
Non mi stupisce che una ragazza di quell'età sia incostante, confusa e contradditoria, lo sono quasi tutte le donne, e neppure io ci capisco molto. Secondo me avresti potuto esserle amico, quello che potrebbe essere andato storto è il condizionamento di amici/famiglia. Forse avresti potuto almeno all'inizio essere un po' più disinvolto e meno coinvolto emotivamente, ma se sei su questo forum una componente fobica c'è. Quando hai capito di averla persa ti è sfuggita un po' la situazione di mano, so come ci si sente a essere fraintesi. Peccato, secondo me un'amicizia era possibile. |
Re: Più che una storia, una confessione.
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Oppure ci si può abbandonare al sentimentalismo sognante e pensare sia tutto bellissimo, ma questo è un approccio dettato dal rifiuto della realtà esterna e dal rifugio nelle idealizzazioni del proprio mondo interiore. |
Re: Più che una storia, una confessione.
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Re: Più che una storia, una confessione.
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