Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Come ho un amico che, partendo da situazioni di vita serale, fa una metafora fisica [lui studia fisica], trovo altresì possibile fare una metafora riguardante Dante, poi entra in gioco il fatto di saper esporre le cose a seconda del pubblico che si ha davanti. E da lì rispondere a domande di curiosi, magari conosciuti la sera stessa, ed esporre la propria visione e cultura letteraria in modo soft. Non è negabile che diversi utenti pretenderebbero che il sabato sera le persone, invece di parlare di temi semplici o di figa e calcio, stiano a sentire pipponi universitari su filosofi/fisica/letteratura. |
Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
Per rimorchiare dovete parlare di uomini e donne :sisi:
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
L'altra alternativa la crei tu se non esiste, come hanno fatto in tanti. A me pare che tu stia cercando di giustificare a tutti i costi la frustrazione e i sentimenti negativi, spostando però il focus da te stesso, reale motivo della tua frustrazione, al mondo circostante, per poter creare il presupposto per continuare a soffrire facendo finta che la sofferenza sia colpa altrui, tipica procedura mentale della dissonanza cognitiva. A volte è più semplice e rassicurante l'insoddisfazione per ciò che già conosciamo che la paura dell'ignoto.
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
E questo sarebbe il tuo caso? A che serve estremizzare situazioni ed esempi solo per non ammettere che si vuole andare avanti con la frustrazione come ragion d'essere?
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Bei tempi quelli in cui avevo le energie di scrivere le mie idee qui. |
Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Comunque stiamo perdendo di vista il succo della questione (vedi sotto). Quote:
Io mi presento snocciolandoti l'esegesi del XIII canto della DC: non ti interessa? Padronissimo di non accettare, ma i LOL e i "ma questo è matto" tieniteli per te, perché non hanno motivo di essere se non nell'equiparazione del menga "piace alla maggioranza = giusto, a posto, bisogna fare così" (@ Moonwatcher: vedi che mi becco le risate pure su questo forum? figuriamoci fuori). Quote:
Io non pretendo una mazza, "pretendo" solo di non essere considerato male solo perché ho gusti e modalità di socializzazione preferenziali diversi da quelli della maggioranza delle persone. |
Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
XL, come ti ho già fatto capire, ora faccio fatica a fare come qualche mese fa, uno scambio di vedute con commenti lunghi e risposte punto a punto.
Concetti sparsi qua e là: Ancora non vedo questa netta gerarchia tra piacere vero e proprio (immagino sesso e dintorni) e piacere di ripiego; se il piacere di ripiego serve a scrivere delle opere come quelle di Kafka, allora ben venga. Quando parli di A, B e C, sembra semplicemente il ripetersi del concetto base di introversione, secondo cui l'introverso è colui che non accetta passivamente il mondo così com'è ed è funzionale all'evoluzione della specie umana. L'immaginazione è presente anche vivendo la realtà; è un'immaginazione più aggrappata alla realtà, ma di pasta non tanto diversa di chi crea di immaginazione dal 20%. Creare 20 a 100 oppure da 80 a 100, sempre immaginazione è, tant'è che si parla di immaginazione anche in ambito di rapporto sessuale. "Non accetto né la rinuncia a certi desideri né una forzatura senza fine alla mia natura e alla mia indole", credo che questo sia un problema molto più comune di quanto pensi. Essere forti introversi porta una mancanza di feedback positivi e quindi uno scarso curriculum sessuale, col quale di conseguenza si entra in una spirale di insuccesso sessuale ed in un regime di sessocrazia, il continuo confronto coi valori ambientale porta ad un'inevitabile perdita di autostima. |
Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
Io sono sempre gentilissima anche quando me lo dicono in maniera non simpatica.
Dentro di me pero urlo f***** In generale mi irrrita quando dei diffetti troppo ovvii mi si dicano in faccia. E come se il prossimo offenda anche la mia intelligenza o autoconsapevolezza oltre che il diffetto. Io riconosco il diffetto , lo vivo 24 ore , non ho bisogno di un illuminazione altrui, ma non ce la faccio a risolverlo . |
Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Ti presenti snocciolando un canto della DC? Perfetto, è una tua scelta, ma se lo fai di Sabato sera, in un pub con semi-sconosciuti che magari hanno passato la settimana all'Università e a studiare materie pese, non so quanto ti diano spago [a meno che non siano proprio appassionati dell'argomento]. Stessa cosa se lo fai con persone che non lo hanno studiato. Io se dovessi presentarmi con un canto della DC, andrei ad eventi delle biblioteche, eventi letterari, proverei a chiedere di tenere una sorta di conferenza su dante, ma di certo non sceglierei di parlarne il sabato sera in un bar col primo che mi capita a tiro. Come non parlo di sesso con i miei genitori, come non parlo di videogiochi con i colleghi, ecc. Negare l'esistenza dei contesti e pretendere di poter socializzare in ogni situazione con un qualsiasi argomento è pura immaturità. Poi bisogna vedere chi si ha davanti: se hai un super culto che sa tutto di Dante, ci puoi fare anche discorsi profondi, ma se il tuo interlocutore non ne sa quasi nulla, non puoi pretendere che ti dia spago più di tanto: non ne ha le capacità. Avere social skills significa anche sapere di cosa parlare e come parlarne a seconda di chi ci si trova di fronte e al contesto. Quote:
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Altra cosa: le regole sociali, sono dettate dalla natura, non dalla società. Non possono essere più di tanto cambiate. Ho visto utenti pretendere che la socializzazione diventasse 100% "verbale", quando la regola è "90% paraverbale e 10% verbale" e nessuno può farci nulla. Come non si può pretendere che le donne ci provino quanto gli uomini, perchè anche qui la genetica ci ha messo le mani. Hai modalità di socializzazione differente dagli altri? Benissimo, ma ciò non ti pone in alcun modo superiore agli altri, e devi accettare le conseguenze di tale scelta, senza lamentarti. |
Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Però desidererei che fosse possibile provare, ripeto provare a comunicare e socializzare in quel modo, e che gli altri accettassero o meno, ma senza guardarmi con l'aria di avere di fronte un marziano. In parole povere, vorrei che un simile modo di socializzare venisse "sdoganato" come perfettamente praticabile, poi ognuno può fare come vuole. Quote:
Io parlo di quello che trovo più congeniale, se a te non interessa allora pazienza, arrivederci e grazie, vado avanti finché non trovo uno a cui piace socializzare allo stesso modo. Quote:
Ma chi le impone queste regole? Che ognuno socializzi nel modo che gli è più congeniale. Quote:
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Io non accetto di passare per matto o di essere visto male solo perché sono diverso dagli altri, e su questo non transigo. |
Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Io non gesticolo molto eppure che io sappia nel mio albero genealogico non c'è nessuno che non sia nato in italia (almeno fino a dove sono riuscito a risalire) Poi sul fatto che chi conosce bene il linguaggio comportamentale possa usare questa conoscenza per manipolare o altro, ti do ragione, ma fino a un certo punto e cmq riguarda dinamiche inconsce che poi di solito passano al vaglio della coscienza. Per fare un esempio banale e forse non del tutto adeguato, se l'uomo più brutto del mondo proprio qualcosa che non si può guardare, fosse il più grande ipnotista o manipolatore del mondo, dubito che cascherebbero tutte ai suoi piedi. |
Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
A me dissero direttamente che ero un coglione perchè non uscivo e preferivo restare a casa, altro che timido, vi scandalizzate per poco.
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Re: Dire a un timido che è timido: reazioni
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Considerare uno un mezzo svitato o uno "strano" (nonostante tu lo abbia negato, è prassi comune: altrimenti prova a farlo in giro e poi fammi sapere), se si presenta con un'esegesi del XIII canto dell'Inferno NON HA MOTIVAZIONE RAZIONALE se non sulla base di usanze PURAMENTE CONVENZIONALI e legate all'equiparazione "piace alla maggioranza = bene così". Preferire certe modalità di socializzazione è un conto, ma dare del mezzo matto a uno che ne preferirebbe altre più "alternative" non lo trovo fondato. |
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