| Marco Russo | 
			27-12-2012 15:12 | 
		 
		 
		 
		
			Re: Avete mai pianto per un ragazzo/a?   
		
		
		
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					Originariamente inviata da VUCHAN94
					(Messaggio  957929)
				 
				In che modo? Io non la trovo una cosa granchè costruttiva in sè e per sè 
			
			 
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 ci si sente vivi. le emozioni danno significato alla vita.
 
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				...Il piccolo principe avendo camminato a lungo attraverso 
le sabbie, le rocce e le nevi, scoperse alla fine una strada. 
E tutte le strade portavano verso gli uomini. Arrivò 
dunque in un giardino fiorito di rose. “Buon giorno”. 
“Buon giorno”. “Ma chi siete?”. “Siamo delle rose”. 
“Ah!” ...e si sentì molto infelice. Il suo fiore gli aveva 
raccontato che era il solo della sua specie in tutto 
l’universo. Ed ecco che ce ne erano cinquemila, tutte 
simili, in un solo giardino. “Mi credevo ricco di un fiore 
unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa. 
Questo non fa’ di me un principe molto importante...”. 
In quel momento apparve la volpe. “Buon giorno”. “Buon 
giorno”. “Sono qui sotto il melo...”. “Chi sei, sei molto 
carino...”. “Sono una volpe”. “Vieni a giocare con me, 
sono così triste...”. “Non posso giocare con te, non sono 
addomesticata”. “Ah! Scusa. Ma cosa vuol dire 
addomesticare?”. “Non sei di queste parti, tu, che cosa 
cerchi?”. “Cerco gli uomini, ma cosa vuol dire 
addomesticare?”. “Gli uomini? Hanno dei fucili e 
cacciano. E’ molto noioso! Allevano anche delle galline. 
E’ il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?”. “No, 
cerco degli amici. Ma cosa vuol dire addomesticare?”. 
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei 
legami...”. “Creare dei legami?”. “Certo, tu, fino ad ora, 
per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila 
ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai 
bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a 
centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo 
bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, 
e io sarò per te unica al mondo”. “Comincio a capire, c’è 
un fiore... credo che mi abbia addomesticato...”. “E’ 
possibile, capita di tutto sulla Terra”. “Oh! non è sulla 
Terra”. “Su un altro pianeta?”. “Sì”. “Ci sono dei 
cacciatori su questo pianeta?”. “No”. “Questo mi 
interessa! E delle galline?”. “No”. “Non c’è niente di 
perfetto. La mia vita è monotona. Io do la caccia alle 
galline, gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si 
assomigliano e tutti gli uomini si assomigliano. E io... 
m’annoio. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà 
illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso 
da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto 
terra, il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. E 
poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io 
non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di 
grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai 
dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando 
mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà 
pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... per 
favore... addomesticami”. “Volentieri, ma non ho molto 
tempo, però… ho da scoprire degli amici, e da conoscere 
molte cose”. “Non si conoscono che le cose che si 
addomesticano. Gli uomini non hanno più tempo per 
conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. 
Ma siccome non esistono mercanti amici, gli uomini non 
hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”. 
“Che bisogna fare”. “Bisogna essere molto pazienti. 
In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, 
nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non 
dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi! Ma ogni 
giorno tu potrai sederti un po’ più vicino. Sarebbe meglio 
che tu ritornassi alla stessa ora. Se tu vieni, per esempio, 
tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad 
essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia 
felicità e quando saranno le quattro, incomincerò ad 
agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! 
Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che 
ora prepararmi il cuore... ci vogliono i riti”. “Che cos’è un 
rito?”. “Anche questa è una cosa da tempo dimenticata! E’ 
quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora 
dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i 
cacciatori. Il Giovedì ballano con le ragazze del villaggio. 
Allora il Giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo 
sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno 
qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei 
mai vacanza”. Così il piccolo principe addomesticò la 
volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina: “Ah... 
piangerò”. “La colpa è tua, io non ti volevo far del male, 
ma tu hai voluto che ti addomesticassi”. “E’ vero”. “Ma 
piangerai?”. “E’ certo”. “Ma allora che ci guadagni?”. “Ci 
guadagno il colore del grano. Va a rivedere le rose, capirai 
che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi 
addio, ti regalerò un segreto”. Il piccolo principe se ne 
andò a rivedere le rose. “Voi non siete per niente simili 
alla mia rosa. Voi non siete ancora niente, nessuno vi ha 
addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi 
siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale 
a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per 
me unica al mondo. Voi siete belle, ma siete vuote. Non si 
può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante 
crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è 
più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. 
Perché è lei che ho messo sotto alla campana di vetro. 
Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei 
ho ucciso i bruchi. Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi 
o vantarsi, o anche, qualche volta, tacere. Perché è la mia 
rosa”. E ritornò dalla volpe. “Addio”. “Addio, ecco il mio 
segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col 
cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. “L’essenziale è 
invisibile agli occhi”. “E’ il tempo che tu hai perduto per 
la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”. “E’ il 
tempo che ho perduto per la mia rosa...”. “Gli uomini 
hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi 
dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello 
che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua 
rosa...”. “Io sono responsabile della mia rosa”.
			
			 
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