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Stefania90 27-06-2014 22:50

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Stella, mia unica stella,
Nella povertà della notte sola,
Per me, solo, rifulgi,
Nella mia solitudine rifulgi;
Ma, per me, stella
Che mai non finirai d’illuminare,
Un tempo ti è concesso troppo breve,
Mi elargisci una luce
Che la disperazione in me
Non fa che acuire.

Emil 29-06-2014 20:18

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
The cats will know

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di Primavera.

Cesare Pavese

Emil 07-07-2014 21:27

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Territudine

Essere qui per anni sulla terra,
con le nuvole che arrivano, con gli uccelli,
sospesi ad ore fragili.
A bordo, quasi alla deriva,
più vicini a Saturno, più lontani,
mentre il sole gira e ci trascina
e il sangue percorre il suo profondo universo
più sacro di tutti gli astri.

Essere qui sulla terra: non più lontani
di un albero, non più inspiegabili;
lievi in autunno, rigonfi in estate,
con ciò che siamo o non siamo, con l'ombra,
la memoria, il desiderio, fino alla fine
(se c'è una fine) voce a voce,
casa per casa,
sia chi porta la terra, se la portano,
sia chi l'aspetta, se l'aspettano,
ogni volta spezzando insieme il pane
in due, in tre, in quattro,
senza dimenticare gli avanzi della formica
che viene sempre da remote stelle
per essere puntuale all'ora della nostra cena
benché amare siano le briciole.

Eugenio Montejo

Blue_Moon 20-07-2014 23:46

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
C’è una certa inclinazione di luce,
i pomeriggi d’inverno
che opprime, come il peso
di musiche di cattedrale.


Una ferita celeste, ci apporta;
non ne troviamo cicatrice,
ma una interna differenza,
dove stanno i significati.


Nessuno può insegnarla altrui
è il sigillo la disperazione
un’imperiale afflizione
inviataci dall’aria.


Quando viene, il paesaggio ascolta
le ombre trattengono il fiato;
quando va, è come la distanza
nell’aspetto della morte.

C'è una certa inclinazione di luce - Emily Dickinson

Blue_Moon 21-07-2014 00:16

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Robin Morgan

Cavatina di Barbarina

Quanto tormento per una spilla persa,
per un comune e pur utile fermaglio.
È una tragedia da nulla, di sicuro
buffa, persino
e a malapena degna della tonalità minore.

Mozart però sapeva quanto comune è il pianto
di chi ha perduto qualche minuta cosa
minuta e normale – del proprio padre un bacio
la lettera mai spedita –
che noi cerchiamo, quasi tenesse insieme
in fondo, i pezzi di una vita.

Blue_Moon 21-07-2014 00:39

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Ghiannis Ritsos

Sera grigia

Mi duole in petto la bellezza; mi dolgono le luci
nel pomeriggio arrugginito; mi duole
questo colore sulla nube – viola plumbeo
viola repellente; il mezzo anello della luna
che brilla appena – mi duole. Passò un battello.
Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.
I ragazzi di ieri sono invecchiati. Non tornerai indietro.
Serata grigia, luna sottile, – mi fa male il tempo.

Ines Lou 21-07-2014 04:31

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Dove son già fatte le strade, io smarrisco
il cammino.
Nell'oceano immenso, nel cielo azzurro
non è traccia di sentiero.
La viottola è nascosta dalle ali degli
uccelli, dal fulgor delle stelle, dai fiori
delle alterne stagioni.
E io domando al cuore, se il suo sangue
porti seco la conoscenza dell'invisibile via.


Rabindranath Tagore

Emil 24-07-2014 20:26

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Silenzio

In un luogo sperduto
che è la mia memoria
s'accampa un Dio sconosciuto.
Attende un aureo canto
e non cerca alcun cielo.
Così io cerco te
che sei il mio ricordo.

Alda Merini

Emil 01-08-2014 18:46

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Indirizzo

“Dove è la casa dell’amico?”
Chiese il cavaliere nel chiarore.
Il cielo esitò.
Il passante offrì alle sabbie oscure
il ramo di luce stretto tra le lebbra,
indicò col dito un pioppo e disse:

“prima di arrivare all’albero,
trovi un sentiero più verde del sogno di Dio
dove l’amore è azzurro quanto le ali della sincerità.
Prosegui fino in fondo al sentiero,
dove sbocca verso l’adolescenza,
poi volti verso il fiore della solitudine,
due passi prima,
ti fermi a guardare l’eterno zampillare dei miti terrestri
colto da un limpido timore.
E nell’intimità mutevole dello spazio senti un fruscio:
vedi un fanciullo salire su un pino alto
a prendere un pulcino dal nido della luce
e chiedi a lui
dove è la casa dell’amico”.

Sohrab Sepehri

Kanon 01-08-2014 19:05

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Il Corvo di Edgar Allan Poe

Una volta, a mezzanotte, mentre stanco e affaticato
meditavo sovra un raro, strano codice obliato,
e la testa grave e assorta — non reggevami piú su,
fui destato all’improvviso da un romore alla mia porta.
«Un viatore, un pellegrino, bussa — dissi — alla mia porta,
solo questo e nulla più!»

Oh, ricordo, era il dicembre e il riflesso sonnolento
dei tizzoni in agonia ricamava il pavimento.
Triste avevo invan l’aurora — chiesto e invano una virtù
a’ miei libri, per scordare la perduta mia Lenora,
la raggiante, santa vergine che in ciel chiamano Lenora
e qui nome or non ha più!

E il severo, vago, morbido, ondeggiare dei velluti
mi riempiva, penetrava di terrori sconosciuti!
tanto infine che, a far corta — quell’angoscia, m’alzai su
mormorando: «È un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
un viatore o un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
questo, e nulla, nulla più!».

Calmo allor, cacciate alfine quelle immagini confuse,
mossi un passo, e: «Signor — dissi — o signora, mille scuse!
ma vi giuro, tanto assorta — m’era l’anima e quassù
tanto piano, tanto lieve voi bussaste alla mia porta,
ch’io non sono ancor ben certo d’esser desto». Aprii la porta:
un gran buio, e nulla più!

Impietrito in quella tenebra, dubitoso, tutta un’ora
stetti, fosco, immerso in sogni che mortal non sognò ancora!
ma la notte non dié un segno — il silenzio pur non fu
rotto, e solo, solo un nome s’udì gemere: «Lenora!»
Io lo dissi, ed a sua volta rimandò l’eco: «Lenora!»
Solo questo e nulla più!

E rientrai! ma come pallido, triste in cor fino alla morte
esitavo, un nuovo strepito mi riscosse, e or fu sì forte
che davver, pensai, davvero — qualche arcano avvien quaggiù,
qualche arcan che mi conviene penetrar, qualche mistero!
Lasciam l’anima calmarsi, poi scrutiam questo mistero!
Sarà il vento e nulla più!

Qui dischiusi i vetri e torvo, — con gran strepito di penne,
grave, altero, irruppe un corvo — dell’età la più solenne:
ei non fece inchin di sorta — non fe’ cenno alcun, ma giù,
40come un lord od una lady si diresse alla mia porta,
ad un busto di Minerva, proprio sopra alla mia porta,
scese, stette e nulla più.

Quell’augel d’ebano, allora, così tronfio e pettoruto
tentò fino ad un sorriso il mio spirito abbattuto:
e, «Sebben spiumato e torvo, — dissi, — un vile non sei tu
certo, o vecchio spettral corvo della tenebra di Pluto?
Quale nome a te gli araldi dànno a corte di Re Pluto?»
Disse il corvo allor: «Mai più!».

Mi stupii che quell’infausto disgraziato augello avesse
la parola, e benché quelle fosser sillabe sconnesse,
trasalii, ché, in niuna sorta — di paese fin qui fu
dato ad uom di contemplare un augel sovra una porta,
un augello od una bestia aggrappata ad una porta
con un nome tal: «Mai più!».

Ma severo e grave il corvo più non disse e stette come
s’egli avesse messo tutta quanta l’anima in quel nome:
sovra il busto, appollaiato — non parlò, non mosse più
finché triste ebbi ripreso: «Altri amici m’han lasciato!
il mattin non sarà giunto ch’egli pur m’avrà lasciato!».
Disse allor: «Mai più! mai più!».

Scosso al motto ch’or sì bene s’era apposto al mio pensiere,
«Certo, — dissi, — queste sillabe sono tutto il suo sapere!
e chi a tale ritornello — l’addestrò, forse quaggiù
sarà stato sì infelice ch’ogni canto suo più bello
come un requiem, non aveva ogni canto suo più bello
a finir che in un mai più!»

Ma un pensier folle ancor voltomi a un sorriso il labbro torvo:
scivolai su un seggiolone fino in faccia al busto e al corvo,
e qui, steso nel velluto — presi intento a studiar su
cosa mai volesse dire quel ferale augel di Pluto,
quel feral, sinistro, magro, triste, infausto augel di Pluto
col suo lugubre: «Mai più!».

Così assorto in fantasie stetti a lungo, e sempre intento
all’augello i di cui sguardi mi riempivan di spavento,
non osai più aprire labro — sprofondato sempre giù
fra i cuscini accarezzati dal chiaror di un candelabro
fra i cuscini rossi ov’ella, al chiaror di un candelabro,
non verrà a posar mai più!

Allor parvemi che a un tratto si svolgesse in aria, denso
e arcan, come dal turibolo d’un angelo, un incenso.
«O infelice, dissi, è l’ora! — e infin ecco la virtù
e il nepente che imploravi per scordar la tua Lenora!
Bevi, bevi il filtro e scorda! scorda alfin questa Lenora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!».

«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
o l’Averno t’abbia inviato — o una raffica di bora
t’abbia, naufrago, sbalzato — a cercar asil quaggiù,
in quest’antro di sventure, di’ al meschino che t’implora,
se qui c’è un incenso, un balsamo divino! egli t’implora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!».

«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
per il ciel sovra noi teso, per l’Iddio che noi s’adora
di’ a quest’anima se ancora — nel lontano Eden, lassù,
potrà unirsi a un’ombra cara che chiamavasi Lenora!
a una vergine che gli angeli ora chiamano Lenora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!».

«Questo detto sia l’estremo, spettro o augello — urlai sperduto.
Ti precipita nel nembo! torna ai baratri di Pluto!
non lasciar piuma di sorta — qui a svelar chi fosti tu!
lascia puro il mio dolore, lascia il busto e la mia porta!
strappa il becco dal mio cuore! t’alza alfin da quella porta!»
Disse il corvo: «Mai, mai più!»

E la bestia ognor proterva — tetra ognora, è sempre assorta
sulla pallida Minerva — proprio sopra alla mia porta!
Il suo sguardo sembra il guardo — d’un dimon che sogni, e giù
sui tappeti il suo riflesso tesse un circolo maliardo,
e il mio spirto, stretto all’ombra di quel circolo maliardo
non potrà surger mai più!

chrissolo 14-08-2014 18:43

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Torture


"Nulla è cambiato.
Il corpo prova dolore,
deve mangiare e respirare e dormire,
ha la pelle sottile, e subito sotto – sangue,
ha una buona scorta di denti e di unghie,
le ossa fragili, le giunture stirabili.
Nelle torture di tutto ciò si tiene conto.

Nulla è cambiato.

Il corpo trema, come tremava 
prima e dopo la fondazione di Roma,

nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,

le torture c’erano e ci sono, solo la Terra è più piccola

e qualunque cosa accada, è come dietro la porta.

Nulla è cambiato.

C’è soltanto più gente,

alle vecchie colpe se ne sono aggiunte di nuove,

reali, fittizie, temporanee e inesistenti,

ma il grido con cui il corpo
ne risponde
rà, è
e sarà un grido di innocenza,

secondo un registro e una scala eterni.

Nulla è cambiato.

Tranne forse i modi, le cerimonie, le danze.

Il gesto delle mani che proteggono il capo

è rimasto però lo stesso,

il corpo si torce, si dimena e si divincola,

fiaccato cade, raggomitola le ginocchia,

illividisce, si gonfia, sbava e sanguina.

Nulla è cambiato.


Tranne il corso dei fiumi,


la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.


Tra questi paesaggi l’anima vaga,


sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,


a se stessa estranea, inafferrabile,


ora certa, ora incerta della propria esistenza,


mentre il corpo c’è, e c’è, e c’è


e non trova riparo."


Wisława Szymborska

Walla 03-09-2014 23:52

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
La luna è lunatica
Il sole è solare
Le mezze stagioni però, non vengono più da un bel po'
Se è luglio non è il grande caldo
è colpa dell'umidità
tra il timido orso
un anno che va
il luogo comune è un paese.

andre71to 04-09-2014 01:34

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
.....serata maledetta....di una vita che forse con me si e' solo distratta....e torno a casa....e guido...una canzone triste d'oltreoceano mi porta come dentro un film....la musica mi coinvolge...e la risento...e ancora....e una curva dopo l'altra le luci della notte mi raccontano quanto io sia solo....e piango...

Emil 06-09-2014 17:48

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Cio che è perduto

Dove sarà lavita che non vissi
e che poteva essere mia, l'altra,
di buona sorte o spaventosa e triste,
che non è stata e forse era la spada
o lo scudo. Dove sarà il perduto
avo persiano o norvegese, dove
il destino di non finire cieco,
il mare, l'ancora, l'oblio di essere
l'uomo che sono? Dove la serena
notte che al rude contadino dona
l'illetterato e laborioso giorno,
come vorrebbe la letteratura?
E penso infine a quella mia compagna
che mi aspettava, e che forse mi aspetta.

Jorge Luis Borges

Oblomov 26-09-2014 12:55

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Sera

L’acciottolato spento,
il semplice ricorso
alla nuda espressione della sera.

La mancanza del verbo che si sveglia,
la candela che perde la sua cera.

Ho sempre questo tenero riserbo
per le parole che non dico,
o che dico solo per celia.

Ma è tutto così astruso,
il pallore della neve, l’albero di fico
la materia astratta, il giorno sempre
già concluso.

Emil 12-10-2014 21:50

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
La "Speranza" è quella cosa piumata

La "Speranza" è quella cosa piumata -
che si viene a posare sull'anima -
Canta melodie senza parole -
e non smette - mai -

E la senti - dolcissima - nel vento -
E dura deve essere la tempesta -
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti -

Io l'ho sentito nel paese più gelido -
e sui mari più alieni -
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ha chiesto una briciola - di me.

Emily Dickinson

Josef K. 12-10-2014 21:55

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Colore di pioggia e di ferro




Dicevi:morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s'è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.


Salvatore Quasimodo

Emil 24-10-2014 21:39

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Un ospite

Non sei
nella mia vita
al mio fianco
non mangi alla mia tavola
ne’ ridi ne’ canti
ne’ vivi per me.

Siamo estranei
tu
e me stessa
e la mia casa.

Sei un estraneo
un ospite
che non cerca che non vuole
piu’ che un letto
a volte.
Che ci posso fare
se non cedertelo.

Ma io vivo da sola.

Idea Vilarino

Oblomov 31-10-2014 14:36

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
appena sfornata...



Alberi e nebbia

I rami questa mattina
sono di un pallore irreprensibile
come guance sbavate dalla noia

Le fantasie mia nebbia quotidiana
muovono millimetri
ad una quota che non è più
che un sussurro di terra.

Sorriso che non ti spogli
davanti ad uno sconosciuto,
sconosciuto per me devi rimanere
per essere fantasmagoria
di nebbia nell’assenza.

Emil 31-10-2014 22:39

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Molti zero

Senza voce l'insegnante si alza davanti a una classe
di pallidi bambini dalle labbra serrate.
La lavagna alle sue spalle tanto nera quanto il cielo
che dista anni luce dalla terra.

È il silenzio che l'insegnante ama,
il gusto dell’infinito che trattiene.
Le stelle come le impronte di denti sulle matite
dei bambini.
Ascoltatelo, dice felice.

Charles Simic

Emil 14-11-2014 21:51

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Saluterò di nuovo il sole

Saluterò di nuovo il sole,
e il torrente che mi scorreva in petto,
e saluterò le nuvole dei miei lunghi pensieri
e la crescita dolorosa dei pioppi in giardino
che con me hanno percorso le secche stagioni.

Saluterò gli stormi di corvi
che a sera mi portavano in offerta
l’odore dei campi notturni.
Saluterò mia madre, che viveva in uno specchio
e aveva il volto della mia vecchiaia.
E saluterò la terra, il suo desiderio ardente
di ripetermi e riempire di semi verdi
il suo ventre infiammato,
sì, la saluterò
la saluterò di nuovo.

Arrivo, arrivo, arrivo,
con i miei capelli, l’odore che è sotto la terra,
e i miei occhi, l’esperienza densa del buio.
Con gli arbusti che ho strappato ai boschi dietro il muro.

Arrivo, arrivo, arrivo,
e la soglia trabocca d’amore
ed io ad attendere quelli che amano
e la ragazza che è ancora lì,
nella soglia traboccante d’amore, io
la saluterò di nuovo.

Forugh Farrokhzad

Angus 14-11-2014 22:38

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Canto rassegnato

Vieni, mio dolce amico: sulla bianca
e soda strada noi seguiteremo
finché tutta la valle s'inazzurri.
Vieni: è tanto soave camminare
a te d'accanto, anche se tu non m'ami.
C'è tanto verde, intorno, tanto odore
di timo c'è, e sono così ariose,
nell'indorato cielo, le montagne:
è quasi come se anche tu mi amassi.
Arriveremo giù, fino a quel ponte
sorretto dallo scroscio del torrente:
là tu continuerai pel tuo cammino.
Io resterò sul greto, fra i cespugli,
dove l'acqua non giunge, fra le pietre
chiare, rotonde, immote, come dorsi
di una gregge accosciata. Col mio pianto
vitreo, pari a lente che non pecca,
io specchierò e raddoppierò le stelle.


Antonia Pozzi (Milano 1912 - Milano 1938)

Emil 24-11-2014 21:33

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Il paradiso sui tetti

Sarà un giorno tranquillo, di luce fredda
come il sole che nasce o che muore, e il vetro
chiuderà l'aria sudicia fuori del cielo.

Ci si sveglia un mattino, una volta per sempre,
nel tepore dell'ultimo sonno: l'ombra
sarà come il tepore. Empirà la stanza
per la grande finestra un cielo più grande.
Dalla scala salita un giorno per sempre
non verranno più voci, né visi morti.

Non sarà necessario lasciare il letto.
Solo l'alba entrerà nella stanza vuota.
Basterà la finestra a vestire ogni cosa
di un chiarore tranquillo, quasi una luce.
Poserà un'ombra scarna sul volto supino.
I ricordi saranno dei grumi d'ombra
appiattati così come vecchia brace
nel camino. Il ricordo sarà la vampa
che ancor ieri mordeva negli occhi spenti.

Cesare Pavese

berserk 05-12-2014 11:45

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Io non sono nessuno! E tu chi sei?
Nessuno pure tu?
Allora siamo in due, ma non lo dire!
Potrebbero bandirci, e tu lo sai!
Che grande noia, essere qualcuno!
Quanto volgare dire il nome tuo
Per tutto giugno-come fa la rana-
a un pantano che ti ammira.


Emily Dickinson

Emil 06-12-2014 22:06

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Il tempo perso

Sulla porta dell'officina
d'improvviso si ferma l'operaio
la bella giornata l'ha tirato per la giacca
e non appena volta lo sguardo
per osservare il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
fa l'occhiolino
familiarmente
Dimmi dunque compagno Sole
davvero non ti sembra
che sia un po’ da coglione
regalare una giornata come questa
ad un padrone?

Jacques Prevert

Emil 25-12-2014 17:25

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Il salice

E il decrepito fascio degli alberi
PUSKIN


Io crebbi in un silenzio arabescato,
in un'ariosa stanza del nuovo secolo.
Non mi era cara la voce dell'uomo
ma comprendevo quella del vento.
Amavo la lappola e l'ortica,
e più di ogni altro un salice d'argento.
Riconoscente, lui visse con me
la vita intera, alitando di sogni
con i rami piangenti la mia insonnia.
Strana cosa, ora gli sopravvivo.
Lì sporge il ceppo, e con voci estranee
parlano di qualcosa gli altri salici
sotto quel cielo, sotto il nostro cielo.
Io taccio....come se fosse morto un fratello.

Anna Achmatova

sadsilversoul 01-01-2015 19:49

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Accarezzami, amore,
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all'alba
se io sarò tra le tue braccia.

Alda Merini, da "Alla tua salute, amore mio"

aleda 02-01-2015 20:12

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Srečko Kosovel - PAROLE SEMPLICI

Amo queste semplici parole
dei nostri carsici contadini,
le amo, sì, le amp più
di voi, poeti cittadini.

Son come la limpida landa
sopra una quiete, verde dolina,
son come i pini e le pietre
che vegliano sulla dolina.

Le amo, amo il loro aspro silenzio;
come una ruvida mano,
ancora, bimbo smarrito,
mi chiamano sempre di nuovo a sé...

Emil 15-01-2015 22:28

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Un'oasi nell'attimo


Se venite a cercarmi,
sono dietro il territorio del nulla.

Dietro il territorio del nulla c'è un luogo.
Dietro il territorio del nulla le vene dell'aria [sono] ricolme
di messaggeri
che notizie riportano, dei fiori dischiusi dei più lontani cespugli
della terra.
E sulle sabbie, incisi sono i segni dei cavalli di teneri cavalieri
che all'alba
corsero su in cima alla collina, là dove s'innalza il papavero
al cielo.
Dietro il territorio del nulla, è dischiuso l'ombrello della
supplica:
suona la campanella della pioggia,
perché corra la brezza di un'arsura al picciolo di una foglia.
Qui l'uomo è solo
e in questa solitudine, scorre l'ombra di un olmo fino
all'eternità.

Sa a cercarmi venite,
venite delicati e lenti, non sia mai che si screpoli
la fragile porcellana della mia solitudine.

Sohrab Sepehri

Emil 22-01-2015 22:59

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Ah, io solo so
quanto mi duole il cuore
senza fede né legge,
senza melodia né ragione.

Solo io, solo io,
e non lo posso dire
perché sentire è come il cielo.
Si vede, e non c'è nulla da vedere.

Fernardo Pessoa

Emil 12-02-2015 22:44

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Poesia

Ogni giorno dimentico com'è.
Guardo il fiume salire
a grandi passi sopra la città.
A nessuno appartengo.

Poi mi ricordo delle scarpe,
come calzarle,
come curvarmi per allacciarle
e scrutare la terra.

Charles Simic

Garrus_92 25-02-2015 02:32

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di Sole:
ed è subito sera.


(Salvatore Quasimodo - Ed è subito sera)

Emil 01-03-2015 22:25

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Primo giorno

Lenzuola bianche in un armadio
Lenzuola rosse in un letto
Un figlio in una madre
La madre nei dolori
Il padre davanti alla stanza
La stanza nella casa
La casa nella città
La città nella notte
La morte in un grido
E il figlio nella vita.

Jacques Prevert

Emil 14-03-2015 10:29

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
In famiglia

La madre fa la maglia
Il figlio fa la guerra
Lei la madre lo trova del tutto naturale
E il padre invece il padre cosa fa?
Lui fa gli affari
Sua moglie fa la maglia
Suo figlio fa la guerra
Lui il padre fa gli affari
E lo trova del tutto naturale
E il figlio
Il figlio lui cosa ne pensa?
Niente non pensa proprio niente il figlio
La madre fa la maglia il padre fa gli affari lui fa la guerra
Quando l'avrà finita
Farà gli affari con suo padre
La guerra continua la madre continua con la maglia
Il padre continua con gli affari
Il figlio muore ammazzato e non continua
La madre e il padre vanno al cimitero
Trovano questo del tutto naturale padre e madre
La vita continua con la sua maglia la sua guerra e i suoi affari
Affari e guerra maglia e guerra
Affari affari affari
La vita continua con il suo cimitero.


Jacques prevert

DownwardSpiral2 14-03-2015 10:53

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
due tra le mie preferite di Bertolt Brecht

1)
Quello che in te era altura

Quello che in te era altura
lo hanno spianato
e la tua valle
L'hanno interrata
Sopra di te passa
una strada comoda.

2)
Da leggere il mattino e la sera

Quello che amo
mi ha detto
che ha bisogno di me

Per questo
ho cura di me stessa
guardo dove cammino e
temo che ogni goccia di pioggia
mi possa uccidere.

Angus 19-03-2015 00:18

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
La gioia avvenire

Potrebbe essere un fiume grandissimo
Una cavalcata di scalpiti un tumulto un furore
Una rabbia strappata uno stelo sbranato
Un urlo altissimo

Ma anche una minuscola erba per i ritorni
Il crollo d’una pigna bruciata nella fiamma
Una mano che sfiora al passaggio
O l’indecisione fissando senza vedere

Qualcosa comunque che non possiamo perdere
Anche se ogni altra cosa è perduta
E che perpetuamente celebreremo
Perché ogni cosa nasce da quella soltanto

Ma prima di giungervi
Prima la miseria profonda come la lebbra
E le maledizioni imbrogliate e la vera morte
Tu che credi dimenticare vanitoso
O mascherato di rivoluzione
La scuola della gioia è piena di pianto e sangue
Ma anche di eternità
E dalle bocche sparite dei santi
Come le siepi del marzo brillano le verità.

Franco Fortini, Foglio di via

Josef K. 19-03-2015 00:24

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Io sono ciò che manca


Io sono ciò che manca
dal mondo in cui vivo,
colui che tra tutti
non incontrerò mai.
Ruotando su me stesso ora coincido
con ciò che mi è sottratto.
Io sono la mia eclissi
la contumacia e la malinconia
l’oggetto geometrico
di cui per sempre dovrò fare a meno.


Valerio Magrelli

Ippocrates 19-03-2015 01:02

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Ho visto che nel thread non è citata ...vige troppo patriottismo ..troppo Montale e Alighieri :D
Inizio a contribuire con una bellissima (e forse è un eufemismo) poesia di Neruda :

POSSO SCRIVERE I VERSI PIU' TRISTI

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.

Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò .

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba la rugiada.

Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

E' tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.

Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.

Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.

Ippocrates 19-03-2015 01:10

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
E dopo la poesia struggente e malinconica ,una per farsi 2 risate (oddio.....) ...la politica "all'italiana" xD

ER COMPAGNO SCOMPAGNO di Trilussa

Un Gatto, che faceva er socialista
solo a lo scopo d'arivà in un posto,
se stava lavoranno1 un pollo arosto
ne la cucina d'un capitalista.

Quanno da un finestrino su per aria
s'affacciò un antro Gatto: - Amico mio,
pensa - je disse - che ce so' pur'io
ch'appartengo a la classe proletaria!

Io che conosco bene l'idee tue
so' certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me... Semo compagni!

- No, no: - rispose er Gatto senza core
io nun divido gnente co' nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so' conservatore!

Ippocrates 19-03-2015 01:39

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Rincaro la dose :D sempre di Trilussa!

L' ELEZZIONE DER PRESIDENTE



Un giorno tutti quanti l'animali
Sottomessi ar lavoro
Decisero d'elegge' un Presidente
Che je guardasse l'interessi loro.
C'era la Societa de li Majali,
La Societa der Toro,
Er Circolo der Basto e de la Soma,
La Lega indipendente

Fra li Somari residenti a Roma,
C'era la Fratellanza
De li Gatti soriani, de li Cani,
De li Cavalli senza vetturini,
La Lega fra le Vacche, Bovi e affini...
Tutti pijorno parte a l'adunanza.

Un Somarello, che pe' l'ambizzione
De fasse elegge' s'era messo addosso
La pelle d'un leone,
Disse: - Bestie elettore, io so' commosso:
La civirtà, la libbertà, er progresso...
Ecco er vero programma che ciò io,
Ch'è l'istesso der popolo! Per cui
Voterete compatti er nome mio... -
Defatti venne eletto propio lui.
Er Somaro, contento, fece un rajo,
E allora solo er popolo bestione
S'accorse de lo sbajo
D'ave' pijato un ciuccio p'un leone!
- Miffarolo!... Imbrojone!... Buvattaro!...
- Ho pijato possesso,
- Disse allora er Somaro - e nu' la pianto
Nemmanco si morite d'accidente;
Silenzio! e rispettate er Presidente!


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