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Re: Cosa cercate negli altri?
Dopo rispondo meglio nel merito dei discorsi affrontati, ma credo che Edwin faccia riferimento al temperamento, vero?
La tendenza dell'individuo ad essere vivace, mobile, iperattivo o meno...anche in quel caso però la maggioranza degli studi non si concentra sulla genetica. Se è vero che è già possibile riscontrare differenze temperamentali tra neonati fin dalla nursery, l'indagine si concentra su come è stato gestito il parto, sulle condizioni fisiche e psicologiche della gestante eccetera. un altro ambito di indagine ad esempio, è quello dei figli dei fumatori che avrebbero maggiori chance di diventare dipendenti dalla nicotina... in questi casi viene analizzato il comportamento della madre durante la fase di gestazione, per esempio se ha fumato o meno. Ma il temperamento non è il carattere, come lo intendo io, cioè l'insieme di filtri ed elaborazioni mentali in riferimento alla realtà delle dinamiche relazionali. |
Re: Cosa cercate negli altri?
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Dico solo che non riesco a trovare dati statistici o studi scientifici che dimostrino una volta per tutte che la fonte principale delle situazioni di disagio sociale sia sempre l'educazione familiare. Disagio nell'accezione più ampia del termine, non necessariamente diagnosticata da uno specialista o incanalata in una patologia definita, perché di questo si parlava, di persone che dicono di trovarsi bene (meglio) in famiglia rispetto ai contesti esterni che hanno frequentato. E non vedo perché debbano per forza esserci disfunzionalità non rilevate da parte della famiglia, né vedo perché i pensieri disfunzionali non possano sorgere dopo i primi contatti col mondo esterno. Non è che a 4-5 anni si smette di essere influenzabili, anzi. Mi sembra che certi approcci terapeutici tendano troppo a "salvare" la società da ogni responsabilità, forse perché è un discorso troppo complesso da affrontare ed è più semplice scaricare invece sul singolo e sulla sua famiglia d'origine ogni onere di iniziativa terapeutica. |
Re: Cosa cercate negli altri?
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Re: Cosa cercate negli altri?
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E' di questo che si parla. Uno non diventa fobico/depresso/hikkikomori perché trattato male, ma perché ad un certo trattamento reagisce in un certo modo. Una casa può crollare o rimanere in piedi in seguito ad un terremoto, dipende se ha una struttura solida. Anche una persona può crollare e fermarsi o rimanere in piedi ed andare avanti in seguito a determinati eventi, perché può avere o meno una personalità solida. E questa personalità solida chi gliela dà? La genetica? |
Re: Cosa cercate negli altri?
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Re: Cosa cercate negli altri?
Ma allora vale anche la storia di uno che viene rifiutato solo perché non ha determinate qualità estetiche.
Chi ti dice che non sia così? Non possiamo escludere niente, ma in linea di massima e su basi empiriche, a cosa facciamo riferimento? Se tu fossi un insegnante che ha a che fare con casi difficili e non solo, preferisci chiamare i genitori degli alunni o gli fai il test del dna per capire qualcosa? |
Re: Cosa cercate negli altri?
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Vedo che riproponi ancora l'analogia del rifiuto sentimental-sessuale (cit.), e non posso che risponderti ancora allo stesso modo: è un'analogia che IMO non regge, in quanto non si danno (né tu ne citi alcuno) casi di uomini ignorati dal sesso opposto da una vita o per lustri/decenni senza dimostrarsi bloccati/ansiosi/fobici nall'approccio/conoscenza/flirtaggio e senza essere affetti da malformazioni gravi/invalidità pesanti. Quando si daranno casi del genere ne riparleremo, per adesso la questione è chiusa per quanto mi riguarda. Invece abbiamo (almeno) un caso di persona che ha vissuto disagio nel rapportarsi col mondo esterno e non con la famiglia. Quote:
Per rimanere all'analogia con quello di cui stiamo parlando, non escluderei un influsso negativo dell'ambiente esterno (es. bullismo, cattive compagnie), invece di dare per scontato che la causa sia sempre e solo una. |
Re: Cosa cercate negli altri?
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Mentre invece i casi dell'altro tipo perché sarebbero da tenere in considerazione? Perché ti trovano d'accordo? Vedi che non regge il discorso statistico? |
Re: Cosa cercate negli altri?
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Se proprio vogliamo portare avanti questo paragone, direi che per quanto riguarda il disagio psicosociale abbiamo i possibili fattori genetica, influsso genitoriale e influsso dell'ambiente esterno: se qualcuno dice che ha cominciato a manifestare disagio solo nell'ambiente esterno e non in famiglia, in linea di principio non ho motivi per non credergli, visto che non mi risultano dati o studi che impediscano una prevalenza almeno in qualche caso del primo e del terzo fattore rispetto al secondo nell'instaurare dinamiche problematiche. Se consideriamo le dinamiche degli approcci e la possibilità di piacere a qualcuna, direi che potremmo avere i possibili fattori malformazioni/invalidità fisiche, blocchi/ansie psicologiche che impediscono di flirtare/provarci in maniera esplicita, e "semplici" caratteristiche meno gradite di altre (ad es. l'altezza inferiore a certe soglie, ma per alcuni è anche il reddito o lo "status", se pure è possibile darne una definizione univoca): bene, la differenza in questo caso è che a me non risulta nessuno che sia stato sempre rifiutato (e che non abbia mai rifiutato, quindi single per scelta altrui) solo per motivi del terzo tipo (a parte alcuni che si sono rivelati troll del fdb bannati a vita, chi si è espresso qui in termini simili ha poi ammesso che aveva anche delle problematiche/idiosincrasie che lo portavano a non provarci mai o quasi mai con nessuna, quindi casomai è la loro parola contro la loro, si contraddicono da soli). Perché ricordo che la tesi è che la caratteristica fisica Y può bastare di per sé a renderti impossibile da prendere in considerazione come partner per chiunque (che possa non piacere ad alcune persone è pacifico, ma quando si parla di queste cose di solito l'impostazione è del tipo: altezza < x = sentenza di condanna). Se hai da citare dei casi che si discostano da questo quadro, non avrò problemi a tenerli in conto ed eventualmente a riconsiderare le mie posizioni. |
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