Originariamente inviata da DeadMan87
(Messaggio 1429577)
Secondo me è perché ormai il lavoro come ideale da realizzare nella vita si è, inevitabilmente perso.
La banalizzazione delle posizioni lavorative (quelle accessibili ai più almeno) e l'estrema selettività casuale (perché è una selettività spesso assolutamente poco analitica e ne ho le prove concrete) del mondo del lavoro, fa precipitare inevitabilmente il lavoro nella scala delle priorità individuali. Alla fine uno finisce per dire "se mi va di culo trovo un buon lavoro". Non si ha grande voglia di discuterne, anche perché la sovrastruttura che influenza il come, il quando e il perché potresti riuscire a trovare un lavoro è molto più complesso di ciò che invece ti separa dal desiderio del partner.
Parlo sempre di lavori diffusi e accessibili, perché se sei un efficiente studioso con 3 lauree che vive la professione nella pelle, è quasi dovuto che tu abbia un lavoro appagante e possibilmente con una RAL il più vicino possibile ai kmila euro che decimila.
Alla fine accedere ad un buon lavoro, ben retribuito e che magari non ci faccia pesare alzarsi la mattina, è molto difficile. Anche perché ci pesa fare un po' qualsiasi cosa. Oltre al fatto che a molta gente lavorare non piace proprio, quindi magari il lavoro ideale deve pure essere una mansione leggera e svagante, che impegni poco tempo e ben pagata. Terra di pochi fortunati, che di solito non è che abbiano proprio fatto salti mortali per accedervi.
Ho il sospetto che a molti in fondo non dispiaccia rimanere a casa fino all'ultimo, ma non lo dico con tono accusatorio. Sotto sotto li capisco, impilarsi in un posto di lavoro per infinite ore settimali a fare cose di cui non ti frega un cazzo (a meno che diventi un company man, ma a quel punto sei messo peggio di tutti gli zerbini femminili messi insieme per come la vedo io perché è una categoria davvero triste di individui) non è che sia esattamente un toccasana. Alla lunga inizi a perderci in salute mentale. Alcuni diventano veramente delle brutte brutte persone.
Rimane invece un po' più idealizzata l'idea del rapporto invece, che ancora anche se ce la si mette tutta, la società moderna non è ancora riuscita del tutto a svilire e squalificare. Nonostante molti la buttino sul "basta avere un buco", sopravvive ancora forte un concetto abbastanza elevato del rapporto in quanto è qualcosa che ritorna nella nostra memoria istintiva. E' un qualcosa che dovrebbe donarci affetto, protezione e voglia di vivere.
Non conosco la situazione generale del forum, mi pare non tiri benissimo da una veloce lettura che ho fatto di alcuni post sulla situazione occupazionale, ma onestamente per quel che mi riguarda un lavoro ce l'ho.
Non è un buon lavoro, non è ben pagato, è decisamente scomodo come orari, ma è ahimè proporzionato sia alla mia cultura scolastica (diploma di perito informatico strappato con 2 anni di ritardo con le unghie e i denti) che alla mia cultura generale a livello pratico. "Fare" mi annoia e tedia, sono uno che osserva, ascolta e legge. Sono tra i pochi che quando sente dire "fatti non parole" inorridisce, è un aberrazione e negazione del valore intellettuale.
Quindi a meno di finire a lavorare, per dire, nell'editoria (ma mancano gli studi e la voglia di intraprenderli) o in ambito artistico (manca l'ispirazione e diciamolo anche il talento) non ho grandi prospettive.
Quindi per me la questione lavoro è conclusa, archiviata e si vedrà prima o poi che succede.
Quindi per me risulta addirittura pratico arrovellarsi sull'assenza di una donna, problema che per altro mi tormentava già prima di iniziare a lavorare, e continua ad occupare gran parte delle mie giornate ed essere fonte di insoddisfazione.
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