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Il lavoro rende frustrati...
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re: Una vita da disoccupati
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Io potrei accedere alle categorie protette , probabilmente lo farò un giorno
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re: Una vita da disoccupati
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Non mi crede neanche il dottore a momenti. |
re: Una vita da disoccupati
grazie Claire, molto gentile
tanti anni fa facevo un corso di formazione, una corsista improvvisamente lascio' il corso dicendo che era stata assunta da un call center di una nota compagnia di telefonia mobile ( erano gli anni del boom di questo settore, prima che anche loro delocalizzassero in albania et similia) e venimmo a scoprire che era entrata con le c.p. lei era una tipa in gamba ma mi sono sempre chiesto come fosse entrata in quel contesto, visto che sembrava perfettamente sana. cmq di certo non prendeva 200 euro, sfatiamo sta leggenda metropolitana:D |
re: Una vita da disoccupati
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ah beh....a me non credevano neppure quando mi davano farmaci come efexor e abilify in dosi da cavallo. dicevano che se non guarivo era colpa mia che "non mi applicavo". |
re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
non voglio andare OT, ma posso chiedere se è possibile che una persona con problemi alla schiena, nel senso che ha delle viti o simili (portate pazienza, non conosco i dettagli della situazione, so solo che da ragazzino è scivolato male sull'asfalto) vicino alla colonna vertebrale, che non può alzare determinati pesi, venga iscritta nelle categorie protette e venga assunta in una azienda per una mansione nella quale i limiti fisici che ha non influiscono in alcun modo sul lavoro in quanto trattasi di attività amministrative?
non so se mi sono spiegata.. probabilmente la persona in questione è stata assunta in quanto l'azienda cercava specificatamente persone delle categorie protette. |
Comunque io sono mesi e mesi che invio curricula al conad,MD, eurospin, trony, tacabanda, negozi d’abbigliamento..non ti caga nessuno. St’estate qualcoosa voglio fare, non mi va di stare in casa ad impazzire...pure come giardiniere o bracciante con qualcuno tutti i giorni anche solo 4/5 ore al giorno.
Ma è un casino... |
re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
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Anche io non riuscivo a trovare un lavoro da fare, qualsiasi cosa immaginavo di fare 8 ore al giorno mi faceva star male. Forse crescendo ho maturato un po' di robustezza in più. Attuamente faccio una cosa connessa ad un mio hobby saltuario, è un ambito che suscita in me qualche interesse, però dipende molto dal progetto su cui si lavora e in azienda quello che si fa mi annoia e mi limito a sopportarlo. Ma in queste ferie (e anche prima, a periodi) sento una sotterranea paura di riprendere a fare quel che non mi entusiasma... Non so quanto potrò reggere questa situazione, dovrei migliorarmi e questo è solitamente una violenza verso di me ed un sacrificio di tempo libero che già è poco... "Lavoro = autonomia = star bene" per me non è affatto vero, però sono tendenzialmente meno depresso di quando ero solo, senza prospettive, in un paesino. Ma dire che ora sto bene è un parolone. La mia speranza è trovare in città un ragazzo (sono gay) con cui avviare una vita sentimentale appagante, probabilmente riuscirei a sopportare bene tutto ciò. E' il motivo che mi ha spinto (con successo per fortuna) ad iniziare una cosa che in un primo momento ho vissuto con ansia. Però, se quell'obiettivo fallisce e resta solo il peso del lavoro... Non so come andrà a finire... Il rischio di una depressione pesante c'è. |
re: Una vita da disoccupati
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non mi interessa direttamente, ma siccome di tanto in tanto butto un occhio a cosa offre la piazza, non capisco perchè una persona con poca o senza esperienza nel settore dovrebbe lavorare meno bene :interrogativo: Quote:
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re: Una vita da disoccupati
nessuno di voi ha fatto domanda per il reddito di cittadinanza?
io l'avrei anche fatta, ma vivendo coi miei non ho i requisiti isee adeguati. |
Comunque nelle categorie protette si guadagna uguale ad altri colleghi a parità di mansione , ovviamente direi , l’unica cosa è che in caso si cerchi lavoro si ha la priorità diciamo, su lavori che in base alle proprie problematiche si possono fare , ma spesso molti lavori si possono comunque svolgere
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re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
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Spostandomi verso Roma, ho fatto qualche corso e successivo colloquio e ora lavoro da casa, anche se temo sempre di non riuscire a mantenere questo posto. Ho la laurea ma non è stata determinante (al massimo può essere stato un plus a livello di "immagine"), hanno fatto la differenza i corsi seguiti per altro settore (ambito IT). Finché si ha un diploma e interesse / voglia di studiare si può tentare una strada del genere, e si può trovare anche senza gente che ti "presenta". Purtroppo senza almeno il diploma difficile che ti inseriscano in percorsi del genere. In precedenza, quando cercavo di sfruttare la laurea, ero stato pure raccomandato un paio di volte e non avevo superato comunque i colloqui :D. |
re: Una vita da disoccupati
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concordo che fare parte delle categorie protette non è bello, proprio perchè vuol dire che ci sono purtroppo dei problemi, ma sentire quello che ho scritto sopra da quella persona mi ha fatto un certo che:interrogativo: |
re: Una vita da disoccupati
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Anche se ad esempio al CSM non pago niente perché comunque l'isee dei miei è basso e rientro nell'esenzione. Quote:
Poi depressione e DOC che non so a che livello siano ma è sicuro che mi impediscano di svolgere una vita normale e dignitosa. Anche io ho fatto 10 anni effettivi di psicoterapia e cura farmacologica, prima da psichiatri e psicologi privati poi al CSM, durante i quali uscivo di casa solo quell'ora a settimana per recarmi nell'ambulatorio. Però di ricoveri alle spalle non ne ho, c'è solo quello attuale dove però sto in orario diurno. Dovrei andare tutti i giorni ma non riesco per ovvie problematiche. EDIT: C'è anche il ricovero in medicina di qualche mese fa per la crisi epilettica, ma nell'elenco non c'è quindi non credo rientri tra le patologie per l'invalidità. |
re: Una vita da disoccupati
comunque a livello generale, non mi farei troppi problemi in fatto di raccomandazioni o referenze varie.
io ne sento tanti che si propongono alle aziende con questo "biglietto da visita", ma forse perchè anche le aziende che assumono se prendono un raccomandato sanno che qualora il candidato lavori male, pure il contatto di riferimento fa una figuraccia o comunque se devono reclamare qualcosa sanno a chi rivolgersi :D . pertanto anche i recruiter si "sgravano da certe responsabilità". che poi raccomandati non significa per forza più bravi di altri. dove lavoro, qualche anno fa era stata assunta una persona di cui avevo sentito essere brava e ben referenziata. pensate che sia più in gamba di altri? ovviamente no, e questo pensiero è condiviso con altri colleghi. le referenze non piacciono a nessuno, però non vedo aziende tirarsi indietro quando ci sono candidati così. se non interessassero non ne girerebbero così tanti. |
re: Una vita da disoccupati
Per noradrenalin:penso che l'epilessia non ci sia in elenco perché rientra nelle patologie fisiche, e quindi sta in altro elenco.
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re: Una vita da disoccupati
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Anch'io da quello che ho capito non ne avrei diritto, abitando coi miei, ma una persona che si occupa di queste pratiche mi ha detto che forse si può fare qualcosa lo stesso e che il fatto di abitare coi miei non è, di per sé, determinante. Boh... Inviato dal mio SM-J510FN utilizzando Tapatalk |
re: Una vita da disoccupati
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Anzi, le grandi multinazionali hanno pure sistemi di referenza ufficiali e strutturati, con tanto di "premio" per il dipendente che ha segnalato un possibile candidato poi assunto. Chiaramente poi i vari test e colloqui te li fanno comunque, come ad ogni candidato. Però la referenza può dare qualche vantaggio nella scrematura iniziale e nel caso di indecisione tra candidati considerati ugualmente meritevoli di avere il posto. |
Io sto provando anche come lavapiatti con vitto e alloggio...ma ho paura di uscire dalla comfort zone.
Non credo comunque ci possa essere pericolo in quanto per fare quel lavoro prendono rumeni/indiani/polacchi nel 99% dei casi. |
re: Una vita da disoccupati
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se un tot di candidati ad una posizione sa che ci sono tra loro persone referenziate, ovviamente non fa piacere, anzi, sanno già che partono in svantaggio a prescindere dal loro CV. un'azienda di certo non va sbandierare il fatto che tiene in considerazione le referenze, in quanto potrebbe passare per l'azienda non oggettiva o che parte prevenuta. ma in realtà le referente le aziende le guardano eccome.. anzi, a volte le referenze ed il soggetto che le segnala sono più considerati di altri. e per come la vedo io, non è il massimo essere consapevoli di questo, perchè se non parti già con la referenza, non ti metti neppure a sperare che tu possa essere considerato. ci vuole tanta fortuna al giorno d'oggi a trovare lavoro. chi lo dice che il referenziato è meglio di quelle centinaia/migliaia di persone che stanno dietro ai CV inviati? spero ora sia più chiaro cosa volevo dire :) |
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re: Una vita da disoccupati
Sinceramente mi vedo molto molto male per il futuro..sarebbe stato il massimo vivere una quarantina di anni fa..e lavorare in un ufficietto alle poste appena diplomati..altro che sfottere Fantozzi,pagherei per una vita così..
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E ovviamente nella misera schifosa paga è compreso il pacchetto strilli in faccia ogni due per tre con relativo alito cattivo che devi sorbirti oltre agli insulti da parte del capo di turno piu’ lavorare in ambienti poco sicuri. |
re: Una vita da disoccupati
Qui nessuno l'ho mai sentito parlare di emigrare, eppure continuare a marcire nello stagno italico è una condanna a morte
eppure, finita la pandemia, per chi ha delle qualifiche di alto livello, sarebbe la cosa più sensata da fare, un po' di anni all'estero, in qualche paese che premia davvero il merito ..Germania, Canada, ecc .. il lavoro lo si può cercare da casa su Linkedin o direttamente sui siti delle grandi aziende tech per chi è specializzato in quel settore (IBM, ecc)..anche le grandi piattaforme come Airbnb cercano sempre personale del ramo IT di certo nel 2021 non ha più senso partire per fare i camerieri, anche perchè in Inghilterra non è più possibile L'Italia è un paese che non ti permette, SE SEI QUALIFICATO, di iniziare a costruirti esperienze valide, perchè quasi tutti vogliono lo stagista under 29 appena laureato o il super senior con 15 anni di esperienza.. i ruoli intermedi non esistono in Italia, fatevene una ragione Se sei abbastanza qualificato devi fare solo una cosa: ora che ci sono le restrizioni, studia, studia e studia; finite le restrizioni di viaggio, fai le valigie e fatti qualche annetto di esperienza di alto livello all'estero..dopo che ne hai accumulata un po' e sarai diventato competitivo, torni in Italia e ti metti a cercare altre strade valide sinceramente non le vedo..forse i concorsi? Per chi non è qualificato..la "terza strada" indicata da Labirinto è quella giusta.. corsi di formazione (VALIDI!) con tirocinio e poi speranza di assunzione.. inutile ricordare che è essenziale essere almeno diplomati e sapere l'inglese |
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Se avessi avuto 23 anni 10 anni fa’ come tanti facevano me ne partivo per il regno unito a fare un paio di anni come cameriere pure con la terza media, poi magari facevo qualche corso o passavo di grado cominciando come aiuto cuoco e mi sarei potuto fare un futuro li’. Oggi le frontiere sono semichiuse. In uk ci sono troppi stranieri e si sono stufati giustamente. |
re: Una vita da disoccupati
Ma a volte basta semplicemente cambiare regione, ad esempio in Lombardia e a Milano c'è sempre richiesta di lavoro anche per lavori "umili"...infatti molta gente si sposta per questo motivo
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Dimmi se in un altro paese ci sono tutte queste barriere in ingresso per i lavoratori |
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Bisogna essere dei geni per trovare un lavoro decente, al giorno d'oggi.
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re: Una vita da disoccupati
Sarebbe bello se ci fosse qualche pregiudizio/vissuto fobico di esclusione e indegnità relativo alla povertà e alla disoccupazione. E' un tormento gratuito, che non fa che aggiungere sfiga a sfiga.
Povero non significa privo di valore. Disoccupato non significa indegno, perdente, inutile, destinato al fallimento nella vita. Così è la corsa del topo nel labirinto, e no, non è facile retorica. |
re: Una vita da disoccupati
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La fobia sociale limita moltissimo nel trovare un lavoro. |
re: Una vita da disoccupati
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Purtroppo si tratta di caratteristiche personali Che si possono smussare, ma fino a un certo punto. Pensa che fregatura, anni e anni a studiare come pazzi per compensare la propria inettitudine sociale e piazzarti in un lavoro anche umile per poi scoprire questa verita'. Molto spesso si usano I propri presunti limiti caratteriali per giustificare una situazione e rimanere nella propria zona comfort e non impegnarsi a cambiare in minimo le cose. Vi giuro, non mi sento di essere il caso perche' ci sto provando e riprovando, ma ogni maledettissima volta si ripete un'esperienza di fallimento, lavoretto dopo lavoretto, non c'e' verso di riuscire a trovarmi un minimo all'altezza di una posizione lavorativa. E purtroppo non e' una percezione mia, ma oggettivamente fallisco e non piaccio. Una volta avevo almeno la motivatione a provarci e impegnarmi per cambiare le cose anche cercando di violentarmi, ora sto perdendo la speranza. Vale la legge della selezione naturale: o ti adatti o soccombi. Io, da evitante, penso di non rientrare nelle possibilita' di adattamento alla vita sociale e professionale. L'unico infimo barlume di speranza rapprsenta la possibilita' di costruirmi un lavoretto tutto mio da libero professionista, ma sono esausta. E' come se corressi macinando chilometri per raggiungere qualcosa e impegnarmi e crederci davvero, ma senza capire di star correndo su un tapis roulant, sempre ferma al solito punto, mentre il mondo si allontana sempre di piu'. |
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