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Originariamente inviata da super unknown
(Messaggio 2566455)
L'oscurantismo del pensiero unico dominante....
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È utile considerare la riflessione del linguista cognitivo George Lakoff sul framing, la rete semantica che incornicia il nostro modo di pensare e di parlare. Chi aderisce al framing reazionario non prova empatia per gli esseri umani oppressi. Anzi. Sarebbe ingiusto dire che chi è conservatore è immorale. Ha una moralità, ma è una moralità che non conosce la solidarietà e si nutre solo di obbedienza verso l’autorità e il potere. L’autorità implica la formazione di consenso top-down, dall’alto verso il basso. Il potere chiede disciplina e obbedienza. L’obbedienza si impone con la punizione. Nello sguardo del reazionario, è la gerarchia a strutturare la società, non la solidarietà.
Eppure i nostri giorni, più fluidi, sono lontani dalle rigidità dei fascismi storici. Il fascismo contemporaneo è in effetti una maschera, una configurazione di superficie attivata dal neoliberismo. Lo schema profondo può adattarsi alle logiche più liquide dei nostri tempi. Il frame si riconfigura allora sul mercato, che è il duce liberale della modernità. Il mercato è il padre che impone una disciplina, premia chi lo rispetta e punisce chi si ribella. Se sei ricco, hai rispettato il padre, hai una posizione, sei eticamente una persona morale. Se sei povero, te la sei cercata, sei un indisciplinato, ti meriti di morire per strada, senza empatia. È questa la struttura analitica profonda del fascismo social, un fascismo di abbronzati che si gonfiano in palestra, che non si vestono in orbace e in camicia nera, ma che spandono odio con gli smartphone, sperando di conquistarsi un po’ di notorietà. È il micro fascismo degli aspiranti famosi, che fanno dell’hate-speech un manganello digitale.
Pochi di loro si travestono da fascisti “tutti d’un pezzo”. La maggior parte sono bi-concettuali, ovvero attivano scenari progressisti e reazionari nello stesso tempo, o in campi diversi o addirittura nello stesso campo. Questa è la ragione per cui nei moderni populismi, inclusi quelli gentisti, si sovrappongono nella retorica di un militante discorsi progressisti e discorsi apertamente fascisti. Il bi-concettuale può dichiararsi progressista ma in realtà fa riferimento a retoriche, metafore e sceneggiature conservatrici. Ad esempio, può farsi le canne e odiare gli immigrati. Sognare di viaggiare in moto fino alla fine del mondo con una bandana in testa e pretendere muri alle frontiere e respingimenti per chi scappa dalla guerra. Sono finiti gli anni in cui i fasci avevano i Ray-Ban o la giacca e cravatta e i compagni l’eskimo o i dread: adesso le forme del pensiero e del vestire, la semiotica dell’abbigliamento e degli stili di vita è diventata più complessa. Solo scivola lentamente verso valori reazionari. Si può ascoltare i Pink Floyd, mangiare a chilometro zero e, al tempo stesso, fregarsene della morte di un operaio straniero schiacciato durante un picchetto. Si dà tutto e il contrario di tutto, perché negli ultimi tempi i modi di vestire, di parlare, di vivere e di pensare stanno slittando verso un bi-concettualismo virato alla reazione. Visioni libertarie e visioni autoritarie convivono nell’immaginario delle persone, ma la bilancia pende pesantemente a destra. Sono anni di passioni tristi.
Il “social”-fascista usa il manganello digitale, per quanto sgrammaticato, per bastonare virtualmente i migranti («l’immigrazione clandestina»), le donne che rifiutano gli stereotipi patriarcali («cagne»), gli adolescenti che scoprono di avere identità sessuali molteplici («froci»). Il fascismo social è cyber-bullismo. Nei commenti di Facebook i social-fascisti aggrediscono sistematicamente ogni forma di diversità che vada contro l’idea di edonismo aggressivo, muscolare e predatorio alimentata dai media. Usano l’ironia virtualmente, ma i loro commenti saturi d’odio fanno cose con quelle parole. C’è chi viene respinto, chi si suicida, chi viene marginalizzato, chi viene pestato. Il fascismo se la prende sempre con chi non si può difendere.