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claire 25-11-2025 22:32

Re: Figli di serie a e di serie b
 
"La casa nel Bosco".

"La storia della famiglia di Palmoli non è solo il racconto di un bosco, di una casa fatiscente o di una scelta estrema. È il sintomo di qualcosa che il capitalismo produce da decenni: la disgregazione del legame sociale, la solitudine organizzata, l’illusione che la salvezza passi attraverso la fuga individuale.

Il “ritorno alle origini” che oggi affascina tanti - il parto in casa, il rifiuto dei vaccini, l’istruzione domestica come alternativa alla scuola pubblica, l’autosufficienza totale come risposta al mondo - non nasce fuori dal capitalismo.
Ne è un effetto.

Quando il welfare arretra, quando la sanità pubblica si sgretola, quando la scuola viene impoverita, quando le istituzioni perdono credibilità, il capitalismo offre un’unica soluzione: arrangiati.
Cura te stessa.
Educa da sola i tuoi figli.
Costruisciti un piccolo mondo privato e difendilo dal resto della società.

È l’illusione più potente del neoliberalismo: trasformare l’individuo in un’isola, convincerlo che sottrarsi alla collettività sia emancipazione, non abbandono.

Ma la libertà individuale, quando diventa fuga, smette di essere libertà e diventa privatizzazione dei diritti.
E così adulti benestanti, colti, perfettamente attrezzati per vivere nel mondo, si convincono che la soluzione sia scomparire dal mondo.
Che il bosco sia più giusto della scuola.
Che l’autosufficienza sia meglio della comunità.
Che basti sottrarsi al sistema per non farne parte.

Ma anche questa è un’illusione capitalista: l’idea che ci si possa salvare da soli, che il mondo esterno sia un fastidio, che la collettività sia un ostacolo, che la cura sia un fatto privato.

Il problema non è il bosco.
Il problema è che il bosco, in questa fase storica, diventa la risposta individuale a un fallimento collettivo.
E diventa pericoloso quando l’individualismo assoluto schiaccia i diritti dei bambini: scuola, relazione, cura, sicurezza, futuro. Nel capitalismo, anche l’infanzia rischia di diventare proprietà.

Margaret Atwood lo ha visto chiaramente. Nel Racconto dell’ancella, la retorica del “naturale” non libera: disciplina. Il parto senza anestesia, il rifiuto della medicina, l’idealizzazione della purezza non riportano al passato buono: riportano a un passato dove chi è vulnerabile paga un prezzo altissimo.

Quello che chiamiamo “ritorno alla natura” è spesso un’altra forma della stessa logica capitalista.
Non è ribellione.
È una ritirata che lascia il sistema intatto e scarica il costo sui più fragili: sui bambini, sui poveri, sulle minoranze, su chi non può scegliere dove vivere né in quale mondo crescere.

La verità è che non si esce dal capitalismo scappando nel bosco.
Si esce dal capitalismo ricostruendo i legami, difendendo la scuola pubblica, la sanità pubblica, i diritti sociali, la collettività.
Tutto ciò che questo sistema ci ha insegnato a considerare un peso.

Non sempre si torna alla natura.
Molto spesso si torna indietro.
E in questo ritorno all’individuo isolato, c’è tutta la forza regressiva del capitalismo contemporaneo."

Il che non significa che non abbia degli appunti, che ora non specifico.
Ma quantomeno é una riflessione più che sensata.

Keith 25-11-2025 23:11

Re: Figli di serie a e di serie b
 
Quote:

Originariamente inviata da Winston_Smith (Messaggio 3062532)
Persone convinte che rom=ladro/delinquente hanno partorito questi abomini:

Nel 1936 il dottor Hans Globke dichiarò che "gli zingari erano di sangue straniero" e nello stesso anno il ministero degli interni istituì a Berlino l'istituto di ricerca Rassenhygienische und bevölkerunsgbiologische Forschungsstelle (Istituto di ricerca sull'igiene razziale e la biologia della popolazione) diretto da Robert Ritter[15], psichiatra e neurologo di Tubinga. Questi, per le sue ricerche, si servì dell'“Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara” affiancato da Eva Justin, puericultrice diplomata che lo aiutò nei suoi studi sui bambini zingari prelevandoli dagli orfanotrofi.

Altre pietre miliari per il pregiudizio e la persecuzione dei Romanì furono poste in Germania nel 1938 dal libro razzista di Tobias Portschy: La questione zingara (Die Zigeunerfrage) che gli storici ritengono il testo ideologico «della persecuzione razziale dei Rom»[16] e dall'articolo apparso sulla rivista medica Fortschitte der Erbathologie in cui Robert Ritter affermava «che non c'erano più zingari puri poiché avevano assimilato le caratteristiche peggiori delle popolazioni dei numerosi Paesi in cui avevano soggiornato nella loro secolare migrazione dall'India. Pertanto, non si potevano considerare "ariani puri" ma "ariani decaduti", appartenenti a una "razza degenerata"»[16].

Ritter inoltre mise in guardia del pericolo che i Rom rappresentavano per tutta la società tedesca, rei d'altronde di essere portatori di un genere di gene estremamente pericoloso: l'istinto del nomadismo[16].

In Germania nel 1939 la documentazione storica certifica diversi gruppi di Rom discriminati: 13 000 Sinti, 8 000 zingari balcanici, 2 000 litautikker, 1 000 lalleri e 1 000 fra piccoli gruppi di drisari, lovari, medwasi e kelderari[17]. Nell'ottobre del 1939, dopo l'occupazione della Polonia, le discriminazioni si estesero anche su quei territori e subito dopo su tutti gli altri territori occupati.

Fu così che nel 1940 per bloccare la diffusione di quella «minoranza degenerata, asociale e criminale» Ritter propose la sterilizzazione forzata di tutti i Rom. Nominato nel 1941 direttore dell'Istituto di biologia criminale, Ritter curò personalmente la redazione di 30 000 schede di Rom tedeschi su cui nella stragrande maggioranza scriveva la parola tedesca evak ovvero evacuata, eufemistica espressione per un viaggio che destinava i Rom ai lager in attesa di essere poi eliminati.


https://it.wikipedia.org/wiki/Porraj...3%AC_nel_Reich

Beh, il fatto che ci fosse un ufficio deputato alla questione rom non era poi una cosa così sbagliata.
Riguardo la sterilizzazione penso sia una cosa giusta a partire dal 2°, 3° figlio.


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