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Re: Solitudine, cosa fate?
Ognuno pensa a sè, sempre stato così, però vedo proprio mancanza di compromesso. Anche nei casi in cui le persone vogliono rimepire le serate con persone con cui non escono di solito, ad esempio cena una tantum con colleghi di lavoro, di hobby, di contesti vari.
Va bene passare una serata ma magari venirsi incontro per un giorno che va bene agli altri invece di dire ad esempio sabato aperitivo per la serie chi mi ama mi segua, se non può nessuno niente. La gente ragiona così. Secondo me invece il modo di ragionare è vogliamo fare un aperitivo? Troviamo un giorno che va bene a tutti o alla maggioranza di chi vuole partecipare. Sembro essere l'unica a ragionare così ormai. Ho notato negli ultimi anni invece che uno propone un giorno e gli altri dicono non posso, ma non è che dicono però posso mercoledì o giovedì, no dicono non posso e basta. E non è che chi ha proposto poi cambia giorno per vedere se un altro giorno ha più aderenze. No o quello o niente. Non capisco se la gente è arrendevole, ha paura di esporsi o proprio non gliene frega nulla delle occasioni sociali una volta che hanno i loro amici e partner. In quelle occasioni vorrei dire qualcosa, essere io a proporre di cambiare giorno di modo che vada bene a tutti ma ho paura di espormi, di fare la figura della sfigata a cui interessa dell'aperitivo, dell'unica a pensare sempre agli altri quando a me non pensa nessuno. Così me ne esco con qualche frase stupida che mi fa sembrare una cretina egoista o con un ci sono/non ci sono come tutti gli altri pecoroni. Certe solitudini sono impossibili da sconfiggere. Così nessuno riuscirà mai neanche a sfogarsi o a svagarsi, chi è solo rimane solo, chi ha già il suo non apre i suoi orizzonti, avete notato anche voi questo fenomeno del non compromesso? Per me è inconcepibile. Non solo le conoscenze, ma anche le amicizie fanno così, magari non le senti da mesi e mesi è se ne escono con " stasera ti va se si esce insieme? " Io sono allibita. |
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Abitudine o attitudine ? Magari un po' tutte e due.... |
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Quantomeno a me accade questo. È ovvio che quando stai per conto tuo magari soffri uguale ma in parte ti ci abitui. |
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Re: Solitudine, cosa fate?
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Nel tuo caso fortunatamente il problema non c'è in questo senso però,se hai la possibilità di 'allenare' la tua socialità, ti consiglio di approfittarne. Specialmente se sei giovane. Io vorrei farlo ma ho pochissime opportunità, anche e soprattutto perché sono grandicello...se potessi tornare indietro! Oggi però sono riuscito ad andare a pranzo con ben altri 8 colleghi di lavoro. Tutto sommato è andata bene...peccato sia una rondine nel cielo. |
Re: Solitudine, cosa fate?
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Non si tratta di arrendevolezza o di paura nell'esporsi ma solo di capire quale sia il proprio posto nel gruppo. Per quanto riguarda la seconda parte del tuo messaggio, che dire. Il compromesso ha smesso di esistere con la diffusione dei social: dovunque ti giri, l'affermazione dell'uno passa attraverso l'invalidazione dell'altro. Il discorso è molto ampio. |
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Che ci vai a fare alla fine con gente di merda? Meglio stare a casa. Il problema forse è che ci siamo arresi, spero che li fuori ci sia ancora qualcuno di diverso ma ormai parlo per me non ho più voglia di stare dietro a nessuno. Alcuni parenti mi hanno detto di andare in palestra per trovare amici e quasi mi sono messo a ridere, che gliene frega alla gente in palestra di farsi amici? |
Re: Solitudine, cosa fate?
Capisco perfettamente cosa provi e senti, soprattutto la mancanza di qualcuno con cui parlare, dialogare, scambiare idee, opinioni, pensieri...è una vita che, salvo rari periodi di socialità e in cui avevo qualche amico e/o conoscente "in carne e ossa", sono solo...e gli ultimi anni forse va anche peggio.
Diciamo che l'unica alternativa è un pò il web, ma neanche più di tanto, almeno per me, anzi ormai da un pò mi provoca noia e talvolta nausea anche questo tipo di "relazionalità" e "virtualità" che troppo spesso ha sostituito quella reale nella mia vita. Chat, forum, app, pagine o gruppi social (social sui quali tuttavia sono ormai non molto attivo, seppur presente), ma mi rendo conto che sono solo dei palliativi, o che evidentemente non riesco ad utilizzare bene neanche questi moderni strumenti, dal momento che ci sono le stesse difficoltà anche lì, come nella vita reale. Questo forum, se non altro, ha rappresentato un minimo di "sfogatoio" per uno come me, e di conforto talvolta, trovandomi tra persone che, chi più chi meno, ha problemi simili ai miei, ed è già qualcosa, a differenza dei normali social, dove credo che quelli come noi siano o si sentano comunque un pò "fuoriluogo" sempre... |
Re: Solitudine, cosa fate?
Il virtuale infatti è solo un palliativo. La vita è la fuori, non su internet.
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Re: Solitudine, cosa fate?
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Ma penso che si possa tutti convenire sul fatto che le interazioni virtuali siano un surrogato di quelle reali. Se così non è, anche questa rimane una mia opinione. |
Re: Solitudine, cosa fate?
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Re: Solitudine, cosa fate?
Io sfogavo durante la psicoterapia il mio bisogno di comunicare.
Dato che ho sempre pensato che a nessuno frega un cazzo di quel che penso davvero, bisogna solo costringere qualcuno ad ascoltarmi. Purtroppo anche lei ha finito col sentirsi troppo a disagio e mi ha mandato via contro la mia volontà, se non altro non mi ha somministrato a parole il solito mantra-supercazzola degli psicoterapeuti per cui l'allontanarmi è stata un'azione terapeutica. Quel che penso davvero quando lo comunico probabilmente è corrosivo come l'acido, in condizioni normali mi trattengo, ma così io non comunico davvero e mi sento solo comunque. La mia vita autentica non sta quasi da nessuna parte perché consiste in un dubbio ed un'insicurezza simili ad una voragine, ed emerge di rado, tutti questi saggi del cazzo fingono un'onniscienza che non possiedono e di fronte ad un'insicurezza esistenziale che corrode tutto scappano via. Le persone insicure nel pensiero, nelle azioni, confuse e che non riescono ad ordinarsi, fanno paura e mettono a disagio tutti. Io sono solo in apparenza coerente, nel profondo è tutto lacerato e cadaverico, un morto che vive che senso ha? Nessuno, lo si inquadra come mostro da tener lontano ed è fatta, tutto torna coerente. Uno che non ha spinte vitali, ma esiste che senso ha? Le mosche mi si attaccano addosso, se ne accorgono che sono un cadavere, e dai cadaveri ci stanno lontani tutti, anche gli altri cadaveri. Vogliono che sia vivo, ma se io non lo sono, non lo sono, devono avere a che fare con me se vogliono ascoltare quel che mi passa per la testa cosí com'è. L'interpretazione non può che fallire, chi interpreta non ascolta, e se non ascolta non c'è comunicazione. Questo disagio non posso comunicarlo, è come una sorta di virus, una volta comunicato l'altro rischia di essere contagiato da questa cosa qua. Chi è vivo non vuol diventare morto, d'altra parte chi è morto come me non può fare altro che parassitare e vampirizzare i vivi per comunicare, non c'è altra soluzione. |
La vita è la fuori non su internet, grazie al ca.... il problema è riuscire a viverla in una maniera che si almeno avvicina alla normalità.
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Re: Solitudine, cosa fate?
Sono andato a cercare il significato di "surrogato" per capire se me ne fosse sfuggito un pezzo e non mi pare che sia un termine dispregiativo. Ad ogni modo, nel mio messaggio precedente, "surrogato" voleva essere sinonimo di "sostitutivo": intendevo dire che, per me e per la mia personale esperienza (avendo passato anni dietro uno schermo), le interazioni virtuali non possono essere sostitutive di quelle reali, perché vengono a mancare una serie di elementi, sia nel bene chè nel male.
Specificavo poi che, qualora non si convenisse su questo aspetto, quanto scritto è da intendersi come una mia semplice opinione. Poi, sul fatto che alcuni preferiscano quelle virtuali e altri preferiscano quelle reali non mi esprimo perché è soggettivo e non vado a sindacare scelte altrui. |
Re: Solitudine, cosa fate?
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Re: Solitudine, cosa fate?
Mi sento morto anch'io, ma evito di come la peste di vampirizziare la vita dagli altri. Proverei solo senso di colpa a far ciò, capisco che è una forma di richiesta d'aiuto ma non credo sia efficace, anzi si ottiene l'effetto opposto ovvero far allontanare ancora di più.
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Re: Solitudine, cosa fate?
Spesso parlo da solo, è consolante anche ascoltare YouTube si trovano convegni molto interessanti, d'altronde con chi dovrei parlare? Non ho mai conosciuto nessuno con cui dialogare sui periodi artistici di Chagall per esempio, se mi piego agli interessi altrui è solo per superare lo stare in quel momento nello stesso posto, è come se vivessi due vite separate una fisica dove non vorrei essere e una mentale dove mi trovo e mi sono isolato.
La questione geografica è un falso problema, dovunque vada non posso scappare da me stesso. Sono solo perché sono caratterialmente incompatibile con gli altri, cercare di stare in compagnia significherebbe cedere o andare in contro agli interessi altrui, vendere una parte del proprio essere per cosa poi, ci ho provato e ho visto che l'egoismo domina le relazioni e che per trovare il bene bisogna tentare e scavare a fondo, ma io sono debole e stanco mi sono arreso alla mia solitudine. |
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