Re: sul problema degli approcci
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Re: sul problema degli approcci
va bene, se ti ho offeso scusami, l'intento non era quello. ma penso che il nocciolo della questione ere piuttosto evidente
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Bah per me questo è un problema che si vuole rimarcare e studiare ma secondo me è abbastanza risolto già a priori: un approccio diretto con una sconosciuta almeno attualmente richiede delle qualità visibili al momento, in questi casi conta la prima impressione. Se lo scopo è quello di un rapporto sessuale e basta, puoi evitare di farti conoscere a fondo (e questo per un fobico o evitante può essere un limite in meno) ma devi comunque colpire nell'approccio, l'apparenza in una situazione del genere è decisiva, quindi aspetto esteriore e/o modi di fare, e contemporaneamente sarebbe richiesta anche un po' di esperienza lato sessuale, perlomeno per non riversare la propria insicurezza su chi non è pronto a gestirla (poiché in quel momento in gioco c'è solo un incontro sessuale). Per cui effettivamente neanche io comprendo come in mancanza di questi aspetti e non essendo in grado di reggere uno o più rifiuti uno debba lanciarsi in questi tentativi in cui ci si fa quasi sicuramente del male oltre che creare disagio anche negli approcciati a freddo. Se il rifiuto non vi crea problemi allora ci si può cimentare in questi modi per procacciarsi il sesso, ma sempre tenendo conto che è normale che dall'altra ci si possa sentire infastiditi, per cui manco ci sarebbe troppo da lamentarsi che gli approcci diretti non vengano presi col sorriso stampato in faccia. Per essere più chiaro io sono per il conoscersi prima (in amicizia) e far avvenire le cose quando sarà il loro tempo. Per alcuni questo tempo non arriverà e purtroppo non può intervenire nessuna legge ad assicurarci la 'compagnia' (non a pagamento).
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Re: sul problema degli approcci
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Il grosso problema che mi sembra di vedere nelle tendenze degli ultimi anni o meglio lustri, piuttosto, credo sia duplice: a quello che evidenzi tu (caduta d'interesse per i grandi ideali e ideologie collettive e associative, tendenza al mors tua vita mea negli orientamenti sociali e politici più in voga, esaltazione dell'individualismo al di sopra di ogni forma di empatia) mi pare si affianchi anche un attacco, non speculare ma complementare, alla privacy dell'individuo. Il narcisismo infatti, per quanto esalti l'ego, va comunque esibito di fronte a un pubblico. E quindi da una parte si scoraggia la socializzazione empatica con gli altri, dall'altra si incoraggia quella narcisistica, esortando a "condividere" e soprattutto a spettacolarizzare ogni momento intimo con un pubblico, che però resta per lo più anonimo. Al contrario di quello che pensi tu, IMO è più facile adesso che si trovi "normale" un approccio a una tizia sconosciuta su una panchina che in passato. Basta farlo passare come un flash mob, o un prank, o una qualunque scenetta "ironica" da postare su qualche canale di Youtube. Se invece la si vuol broccolare sul serio, beh salvo casi fortunati bisogna saperci fare e/o essere fighi adesso come in passato, cambiano alcuni stilemi formali ma non la sostanza. |
Re: sul problema degli approcci
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Quindi proprio non capisco questa necessità di sforzarsi di approcciare una donna. Parlatele se c'è un motivo, poi se vi piace sforzatevi di invitarla ad uscire. Lì si che nasce il problema (anche per me quelle poche volte che vorrei provarci io) |
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ho fatto non a caso l'esempio di quando vai in un negozio e devi necessariamente interagire con le commesse, e diventa un'occasione per PARLARE anche approfonditamente con qualcuno. A me bloccano situazioni simili. In realtà l'approccio sconosciuto è banalmente meno complicato, in quanto te la risolvi anche con un "hai da fumare?". Complesso è invece un dialogo. |
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Re: sul problema degli approcci
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Re: sul problema degli approcci
Non ho nessuno problema con gli approcci, non so nemmeno cosa siano ormai.
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Re: sul problema degli approcci
voglio recuperare questo mio thread per una riflessione, senza doverne aprire un altro.
sto seguendo dei corsi e, io, vabbe', non sono la persona più socievole del mondo, al meno finche' non vengo coinvolto in qualche modo, e allora li un po' cambia. Ieri però sono uscito dall'ultima lezione sconsolato perche' noto proprio che nonostante ci si ritrovi in contesti ristretti (stile università) e quindi più facili al contatto personale, la gente manco ti guarda in faccia. Ora, io ho una mia teoria. Credo che per poter approcciare/interagire con qualcuno, si debba ricevere un input. Quelli che prendono per strada, vanno e approcciano gente, sono rari e sicuramente spigliati, cosa che però non hanno tutti. Il più delle volte penseresti che ti stanno rompendo le palle, se ti approcciano. Invece, penso che il grosso dei rapporti umani nasca proprio da input involontari, messaggi para verbali che ti fan capire che la persona si "apre" a un possibile approccio. Ecco, io vedo che neanche per il cazzo avviene questo. O la gente mi percepisce come una persona poco interessante (ma poi chissà come mai in internet tutti si comportano diversamente), oppure c'è qualche cosa che non va. Fatto sta che ieri sera, mi sono sentito veramente un fobico anche non essendolo |
Re: sul problema degli approcci
Premesso che parlo secondo la mia esperienza e quindi non c'è alcuna pretesa di generalizzazione da parte mia, io ho l'impressione che la questione dello scarso interesse suscitato negli altri abbia una rilevanza piuttosto scarsa, per non dire nulla, anche se capisco che tale interpretazione possa essere la più naturale specialmente se si è i primi a percepirsi come poco interessanti.
Io ho seguito alcuni corsi nella mia vita, ma sempre per interesse nei confronti del corso stesso e mai per socializzare. Parto da due considerazioni: 1)nonostante trovo inutile buttare là numeri a caso (meno di 15 persone, meno di 10 persone ecc.), la grandezza del corso conta. Fino a che il numero di persone si aggira più o meno intorno a quello di una classe delle superiori allora si può instaurare rapporti tra tutti i componenti e sarà più facile farne parte; sopra quel numero si creeranno mini gruppi e si dovrà necessariamente inserirsi in uno di essi, cosa molto difficile per persone con problemi relazionali. 2)un fattore altrettanto importante è la composizione della classe in termini anagrafici: se tutti hanno più o meno la stessa età diventa più facile creare rapporti stretti. Tornando alla mia esperienza, in un caso nonostante la mia freddezza c'è stato molta volontà da parte degli altri partecipanti di inserirmi invitandomi ad aperitivi ecc. ma ho sempre rifiutato perché mi sarei sentito molto a disagio. In tutti gli altri casi non c'è mai stata alcuna possibilità di creare un senso di comunità interno al corso (ripeto: non era in ogni caso mio interesse, è solo una constatazione che faccio alla luce delle dinamiche che si erano create all'interno del gruppo stesso). Come ho accennato, anche nel caso in cui c'è stato tentativo di coinvolgimento io non ho mai fatto nulla per farmi apprezzare o risultare adeguato, ma le condizioni che si erano create dentro al gruppo erano tali che non sarebbe potuto essere altrimenti: facevo parte del gruppo ed in quanto tale era naturale coinvolgermi. Quello che voglio dire è che, tornando al punto iniziale, ci sono parecchie variabili che determinano la riuscita o meno in ambito sociale all'interno di gruppi del genere. Non fartene un cruccio se non ci riesci, non dipende solo da te. E anche se tu fossi la persona meno interessante del mondo, a certe condizioni riusciresti a sentirti parte di un gruppo. |
Re: sul problema degli approcci
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