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Re: L'introverso non ce la fa
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Re: L'introverso non ce la fa
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E pensare che alla fine non faccio nulla, se lavorassi che farei? :sisi: Delle volte è la costanza nel fare una cosa che mi accende la motivazione, la voglia di impegnarmi. Ma tutte queste cose poi si scontrano alla fine con il solito problema delle energie. Per dire anche se esco da sola a correre e fare esercizi al parco vivo comunque un'esposizione sociale, se magari fossi in luoghi deserti non la vivrei così e riuscirei ad essere molto più costante. Stare fuori casa è bellissimo e mi mette proprio voglia di fare, peccato però che per me sia uno stress essere con gli altri Dovrei cercare di capire esattamente come funziono, farmene una ragione di essere così e comportarmi di conseguenza, solo che non è semplice fare un bilancio energetico :sisi: pare ncartone animato |
Re: L'introverso non ce la fa
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Lo psicologo non ti dice "giusto-sbagliato, fai questo-fai quello", ti spiega il perchè dei tuoi comportamenti (e il perchè è fondamentale), da dove vengono, dà loro un nome, affinchè tu possa capire qual è il problema, e quando c'è un problema c'è anche una soluzione. Altrimenti, continuerai sempre a dire che sei fatto così, piuttosto che cosà, a star male per alcune cose, a buttarti in altre completamente a caso, a sopportare o evitare, a farti stare bene cose che magari semplicemente non fanno per te. I blocchi personali si sciolgono da dentro, non da fuori. |
Re: L'introverso non ce la fa
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Cioè intendi dire che suscita simpatia un atteggiamento un po' rifiutante e ostile? Del tipo che ti chiedono di fare una cosa e tu rispondi "no non mi va" e in questo sei il “personaggio” che si comporta così ed è accettato e fa sorridere? Per me essere rifiutante e ostile sarebbe una posa a cui mi costringerei e che mi farebbe soffrire, l'alternativa sarebbe dire sinceramente che non me la sento e così mostrare delle mie debolezze che non vorrei mostrare, insomma si va avanti così. Non spacco il capello per spaccare le palle, è giusto per andare a fondo nella questione. |
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Altra cosa: dire che "sono fatto così, piuttosto che cosà" significa avere personalità. Poi, basta con questi blocchi. Non ho parlato di nessun blocco, vengono solo stimolati dei neurotrasmettitori che mi avvertono con la nausea di valori sbilanciati di mediatori chimici al mio interno. |
Re: L'introverso non ce la fa
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Proprio perchè non lavori e non sei obbligata, puoi imparare a gestirti. Un po' di autodisciplina è necessaria, senza violentarti però, non andiamo da un eccesso all'altro. Io prima se avevo da fare, chessò, spesa, una telefonata e pagare le bollette, ci mettevo circa un mese. Una settimana se ne andava per la telefonata, tra la preparazione psicologica prima, lo sforzo enorme del durante, e il riprendermi dopo. Capirai che così era un problema enorme, vivo da sola, se procrastino ogni cazzata per mesi, la vivo male, anzi malissimo. Ora mi organizzo diversamente, razionalizzo il pensiero fobico, mi do del tempo, ma non un mese come prima, uno/due giorni, che possono variare a seconda del compito. Per abituarsi alla frustrazione, va fatto una specie di allenamento, costante, ci si da delle regole che possiamo gestire, si porta pazienza, e si cerca di rispettare il piano di azione. Se fallisci una volta, non succede niente, la pazienza è soprattutto verso di noi che tendiamo a colpevolizzarci in modo feroce. Oggi non ce la faccio proprio? Va bene, lo faccio domani. Piccoli passi, uno per volta, cercando di non ossessionarci. Quote:
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Devi sì, capire i tuoi meccanismi, ma mai pensare "sono fatta così, sono fatta male, pazienza" alcune cose le puoi cambiare, altre no, altre ancora solo smussare. Quello che è certo, è che devi imparare a capirti e ad ascoltare i tuoi bisogni. Ora, mi sento di aprire una parentesi enorme, quello che io scrivo, è ciò che ho fatto e vissuto io sulla mia pelle, lungi da me l'idea di avere ragione a prescindere o che ciò che è valido per me, funzioni per tutti. Alcuni utenti, tra cui Tritilde, li sento più affini, perchè leggendola molto, capisco ciò che scrive, ma non solo razionalmente, lo sento spesso dal punto di vista emotivo, perchè son pensieri o atteggiamenti che ho avuto anch'io e quindi forse, certe cose che hanno aiutato me, potrebbero aiutare lei. Quindi sono miei pensieri, prendeteli per quello che sono. |
È interessante questo fatto, l'idea che l'inconstanza non sia dovuta ad una mancanza di interesse o a una volubilità ma a una perdita di energie (che è poi causa di quest'ultime).
Sembra una banalità eppure io non ci avevo mai pensato prima, non in questi termini cioè, eppure può essere che sia così. Poi certo c'è da metterci di mezzo la gratificazione. Però perché la gratificazione non crea riserve di energie? È come se uno inseguisse le gratificazioni una dose alla volta fino a che il gioco non regge più la candela |
Re: L'introverso non ce la fa
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Te dici di non avere fiducia nella terapia, io invece, per mia esperienza personale ne ho molta. Te parli di personalità, io non mi trovo d'accordo, quando i sintomi sono sgradevoli (o almeno, a me suonano così). In ogni caso, è solo uno scambio di idee, possiamo avere due posizioni diametralmente opposte e non succede nulla, ognuno di noi valuterà il da fare come ritiene più opportuno per la sua persona. |
Re: L'introverso non ce la fa
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Esistono persone ad alta energia e persone a bassa energia. Non è che chi fa meno, è più stronzo, o pigro o non vuole impegnarsi. :sisi: Io vedo mie amicizie, che dalla mattina alla sera non si fermano un attimo tra corsi, palestra, mare, lavoro, pranzi/cene/aperitivi, commissioni, socialate, altro. Io sinceramente a vivere così, mi sarei sparata da un pezzo. Ma questa è una caratteristica della mia personalità, completamente scollegata dal problema da cui vengo. |
Re: L'introverso non ce la fa
Sarebbe bello che uno psicologo sapesse "farmi conoscere meglio"...il problema è da quale tipo di psicologo vai: quello X esplorerà la parte relativa al rapporto con i genitori, quello Y la parte inconscia, quello Z i pensieri disfunzionali automatici, e si potrebbe continuare ancora. Come dice Nardone, che apprezzo per le sue critiche alle psicoterapie tradizionali, cercare di capire come è fatto un oggetto complesso (come un elefante) toccando da bendati solo una parte di esso come una zampa o il capo o la proboscide....insomma, siamo alla pari della religione: qual'è il Dio giusto? Tutti e nessuno? O basta credere? Se la risposta giusta è quest'ultima e quindi uno è facilmente condizionabile allora basta si butti sulla fede...visto che almeno questa è gratis :mrgreen:
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e se uno le ha troppo baxe ): |
Però, Stregatta, noto una contraddizione. Stai dicendo in pratica che conoscersi bene è importante è che è utile che qualcuno ci dia più informazioni possibili di come siamo fatti. Ma al tempo stesso non va bene se diciamo che noi siamo fatti in un certo modo.
Che senso ha? Bisogna conoscersi per non dire di conoscersi? |
Re: L'introverso non ce la fa
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La prima è una caratteristica, il disturbo schizoide no. Io parlo di gravità, in terapia non possiamo spersonalizzarci, alcune sono nostre caratteristiche che non hanno nulla di anormale, altre sono frutto di schemi collegati ad un problema psicologico di una certa importanza. |
Re: L'introverso non ce la fa
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Io ho provato diverse terapie e non era tutto buono, tutto valido, tutto perfetto. Mi son state fatte diagnosi sbagliate, o proposte cose non necessarie. Solo dopo anni ne ho trovata una con cui mi son trovata benissimo. Quindi non è che credo a tutto quello che vedo e/o sento. Poi se vogliamo buttare merda addosso alla terapia perchè la gente è facilmente condizionabile e blablabla, fallo pure, ma non mi trovi d'accordo. Quote:
Se io ho un disturbo psicologico, posso tranquillamente, cosa che facevo quando mi sono iscritta qui ad esempio, dire che io sto benissimo da sola, che non voglio nessuno e non ho bisogno di nessuno. Ok, benissimo, se fosse vero, contenta io, contenti tutti. Peccato che me la cantavo e me la suonavo da sola, perchè poi quando in terapia analizzavo le mie emozioni (che manco riconoscevo), il mio vissuto, il mio modo di comportarmi, questi erano totalmente incoerenti con l'idea che avevo di me. E non solo, anche dagli altri ricevevo giudizi completamente differenti. E caspita, allora mi son fatta due domande, e mi son detta "rivalutiamo un po' le cose, andiamo a fondo, vediamo cosa è vero e cosa no", cosa che ho fatto e che ha portato a galla tutta una serie di cose di cui non ero minimamente consapevole. |
Re: L'introverso non ce la fa
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No assolutamente nessuna ostilità, anzi ho sviluppato una bella dose di autoironia su questa cosa, quindi ci scherzo su e anche altri mi prendono bonariamente per il culo per questo. Non la vedo più come una debolezza da nascondere ecco. Facendo così evito quegli sbalzi di carico-scarico di cui parli (devo anche tenere a bada la mia ciclotimia) e ho più energie sia quando mi "espongo" volontariamente che quando me ne sto per i fatti miei (anzichè rimuginare sull'esposizione forzata che finisce sempre male). Forse la cosa più difficile è gestire quei momenti up, in cui pensi di poter fare tutto e invece ne esci distrutta. |
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Non era un giudizio del payismo ma un constatare che è sano non sentirsi a proprio agio per una prestazione fornita da una sconosciuta per danaro e che non avviene per una intimità vera Non oseremmo chiamare patologico un atteggiamento che ci permette di fare sesso solo quando non siamo intimi con l'altra persona, ad esempio? Quando riusciamo cioè a fare solo un sesso che ci faciliti la dissociazione e non ci coinvolga intimamente? |
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Siamo tirati su col linguaggio dei tecnici Chevuoi? :\ |
Stregatta, ma poi io dallo psicologo ci sono pure andato. Mi ha detto di fare un viaggio all'estero e io l'ho fatto.
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