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Originariamente inviata da passenger
(Messaggio 1686836)
Ok, su questo hai ragione, mi piace la tua obiezione. :)
Tutta la storia dell'esperto o vergine a me pare un tentativo (da parte di chi ha aperto il topic e di chi ne sostiene le idee sotterranee; non di tutti, per carità) di sviare da tale assunto (cioè in una relazione ci sono 2 soggetti) per rendere oggetto uno dei due componenti la relazione. Un oggetto in genere ha una funzione e come tale ha delle caratteristiche che lo rendono più o meno funzionale al suo scopo. Quello che voglio dire è che: 1) un soggetto, invece, essendo tale non può essere reso oggetto (e parlo, qui, nel caso in questione, di un uomo); 2) il desiderio di rendere oggetti gli altri o se stessi porta con sé in genere un desiderio di controllo (io sono come tu mi vuoi, quindi ti ho completamente sotto controllo, quindi non puoi più rifiutarmi o in generale avere comportamenti che io possa non aspettarmi), peccato che sia una pura illusione realizzare ciò, in quanto i soggetti restano, per quanto ne vogliano, soggetti, e gli oggetti oggetti.
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Ok, verificato che io sono io e non un miscuglio di entità (hem... ._.), direi che in linea di massima son d'accordo con questa interpretazione (come una di quelle possibili, avente una sua logica condivisibile).
Quindi, chiaro che proprio perché un rapporto è una cosa a due, "l'oggettificazione" dell'altro, se la vogliamo mettere così, non produce niente di utile (giusto tonnellate di thread sul genere "la guerra dei roses").
Chiaro anche che ci può essere un più o meno inconscio "desiderio di controllo" là dove si vive costantemente con la sensazione di non aver sotto controllo un bel niente. (Mi pare anche coerente.)
Solo temo che qui sia un po' inevitabile come processo mentale: semplicemente non vivendo le relazioni umane, ce le inventiamo nella nostra testa in maniera un pochetto univoca. E si finisce per far di questi pasticci.
Ma credo che purtroppo sia un po' difficile riuscire davvero a ribaltare le cose solamente con le prese di coscienza. Non che non aiuti, capiamoci, però insomma, manca tutta una vita di prova sul campo che nonostante tutto, secondo me, ha una certa rilevanza.
Par quasi che le persone che fanno la loro vita normalmente (chi non ha di questi problemi intendo) stia li tutto il tempo a razionalizzare su come deve fare, che sia tutto frutto di un impegno consapevole, ecc..
Si, ci sarà anche questo, non tolgo meriti a chi ce l'ha, ma credo generalmente sia un processo misto di tante cose, tipo ad esempio un'inerzia costruita su una percorso di vita più equilibrato sin da principio. Siamo frutto di un percorso iniziato prima che potessimo decidere per noi stessi. Se potessimo forgiarci la nostra vita in qualsiasi momento il nostro passato perderebbe di significato. Si può riuscire a farlo in parte, ma solo nella misura in cui quello stesso passato ci ha dato gli strumenti e le risorse per farlo.
Voglio dire, non può essere ridotto tutto al non aver capito, o all'aver mancato di fare.
Non solo è scorretto (logicamente, oltre che come modo di porsi), ma penso sia anche rischioso in termini di elaborazione della responsabilità da parte di chi non riesce a gestirne emotivamente le conseguenze.
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Originariamente inviata da passenger
(Messaggio 1686844)
Stesso discorso riguardo all'autoetichettarsi come "fobici" (nel senso che pure quello ha un vantaggio ma anche un prezzo).
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Ebbasta co sto "vi inventate le cose, vi fate del male da soli..."! Mo la gente si etichetta come fobico e va a fare 7-8 anni di terapie mediche, così, tanto per. Ma checcavolo vuol dire?!