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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Come mai vengo negato? Cioè, dove è la logica di questa negazione se non nella nociva categoria Sé? Senza usare la categoria Sé, o comunque subordinandola alla categoria Altro (l'ascolto dei miei consigli, che si sono rivelati oggettivamente utili e proficui), i miei consigli potrebbero... quantomeno servire a qualcosa, piuttosto che essere rifiutati, messi in dubbio e quasi umiliati. Gli ultimi esempi, ad ogni modo, inducono una sorta di autismo che provoca enormi danni a sé e agli altri (soprattutto a sé). Quote:
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
E perché tu ti senti attaccato sul personale e screditato dandomi poi dell'autistico solo perché non condivido le tue opinioni?
Non criticavo gli esempi in sé che come ho scritto sono neutrali, criticavo il modo in cui li poni solo al centro della relazione, come se al di fuori di essa non possa esistente niente. Considerarmi pure autistico solo perché non apprezzo i tuoi consigli. Ma sono sicuro che mi perdonerai se dubito che possano essere proficui e utili in modo oggettivo... |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Io stesso sono stato vittima di questo tipo di autismo, comunque, quindi mi farebbe piacere se altre persone se ne sollevassero. Non direi mai a qualcuno che è autistico concependo la cosa come offesa :nonso: E non l'ho fatto, se rileggi i post sopra. Quote:
Visto che è diventata una polemica, questo è il mio ultimo post nel topic... sto già male. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Certo non è facile :pensando: |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Non c'è niente che mi spaventa in particolare quando sto con gli altri tranne che perdo me stessa, non ho un pensiero, una opinione e un giudizio critico.
Inoltre ho la sensazione che spavento io gli altri e non viceversa dovuto al mio atteggiamento di chiusura. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Fluviale critico il tuo sistema di valori che poni come imprescindibile e valido per tutti per raggiungere l'equilibrio (parlando di coppia e famiglia). Però scusa se continuo a ritenere presuntuoso e un po' arrogante far passare per autistici comportamenti differenti da ciò che professi e "priorità" differenti dalle tue.
Nessun problema, comunque, io non mi sono offeso. Spero nemmeno tu. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
della società mi spaventa il giudizio. Tutti sono sempre pronti a giudicare come sei, cosa fai, come lo fai, perchè lo fai...
mi sono rotto le scatole di tutto! non si può vivere senza che qualcuno debba esprimere il proprio punto di vista critico? |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Di indole sono estroversa,mi piace stare in mezzo alla gente,fosse per me ci passerei tanto tempo insieme e se sto serena,mi sento sicura(sempre meno ultimamente)e non ho sintomi evidenti,mi inserisco facilmente.Poi però succede spesso che i sintomi mi ritornano e da lì a poco nasce il pregiudizio che tronca ogni possibilità di rapporto qualitativamente accettabile.Il disagio che si crea è spesso troppo forte.Oltre ai rapporti interpersonali esclusivi (amici,conoscenti),diventa problematica e tanto anche la routine in mezzo al gente.Ieri ,per fare un esempio,sono andata dal medico di base,la sala era piena di gente ed io dovevo attendere.All'inizio stavo tranquilla,nei miei pensieri,poi è ricominciata quella paura,di non essere accettata,di essere giudicata,di far vedere che sto male e subito sono incominciati i sintomi generati da una tensione arrivata ai massimi livelli nel giro di qualche secondo.Ho cominciato a sentirmi bloccata nel pensiero,nel corpo,rigida,mi veniva da fissare un punto e fare su e giù,compulsivamente con gli occhi,non sapevo dove mettere le mani.Lì è cominciato l'incubo.Qualche persona ha cominciato a notarmi e a guardarmi perplessa,ed io ricominciavo a sentirmi sotto schiaffo,come se non potessi più muovermi,in trappola sotto gli sguardi curiosi/impietosi/critici da parte della gente.Si è cominciato a creare un circolo morboso che non riuscivo(non ci riesco mai) a interrompere.Mi sentivo guardata come fossi un fenomeno da baraccone.L'unico modo che avevo (e che ho in genere)per interrompere qualche secondo sto tormento ,è quello di buttare fuori l'aria con la bocca.Di solito sbuffo(non esagerando),poi subito dopo mi riblocco,come in una condizione di autoipnosi,non riprendendomi di fronte a reazioni negative degli altri di fronte al mio comportamento indesiderato e strano,ma anzi succede che mi ci attacco con tutta me stessa a questa modalità bizzarra di propormi.Poi dopo un'ora e mezza d'attesa così,sentivo le ossa e i muscoli che mi facevano male come se avessi avuto la febbre alta,mi girava la testa.Il medico finalmente mi chiama.Entro,e lì,trovandomi di fronte ad una persona con cui potevo parlare,ho iniziato a parlare,chiaccherare buttando fuori gran parte della tensione accumulata.Sono uscita che non mi reggevo in piedi.Ecco.I sintomi e ancora prima il giudizio della gente è quello che mi fa vivere con grande sofferenza il rapporto sociale.Altro esempio.Dopo il medico vado in farmacia. Parlando del medicinale che dovevo prendere(per il cane) chiedo “senta,scusi,c’è una confezione con due mascherine di pillole invece di una?”.Le due farmaciste alla cassa mi guardano come un’aliena e vabbè ci può stare,magari non avevano capito.Io glielo ripeto,qualcuno tra i clienti ride,e le farmaciste si allontanano senza rispondermi e dicendo mentre prendevano il medicinale “ma questa è matta”.Torna una e mi da una confezione con una mascherina come se non le avessi chiesto nulla.Poi dopo ho scoperto che la chiamo mascherina,ma è il blister e loro probabilmente avevano capito la mascherina per coprire gli occhi o il naso.Ora sono strasicura che se la stessa cosa fosse stata detta da una ragazza magari un po’ tra le nuvole,ma normale,non avrebbero detto quella cattiveria,invece sto scoprendo che molte cose che dico o faccio sono prese subito di mira e contestate a prescindere.Si chiama pregiudizio,probabilmente scatenato dal mio essere in costante agitazione e tensione.(soffro di disturbo d’ansia generalizzato).Tornando alla domanda del topic.. Cosa mi spaventa della socialità?Il pregiudizio.Quello che mi sta massacrando la vita e sta minando la mia stabilità.Non ce la faccio più ad espormi(perché purtroppo io la gente la cerco),essendo sempre presa di mira..Poi lo so,dovrei farmi forza,ma a volte è bello anche essere accolti,o semplicemente non osservati con insistenza come esseri curiosi,strani o inappropriati,per i propri disturbi.Quanto mi fa male,non ero così,ero normale nell'approccio comportamentale,ora invece sembro una pazza,e peggioro ,dopo che passo i giorni lasciata sola dalla mia stessa famiglia,come una vecchia settantenne chiusa spesso in camera con le saracinesche abbassate,a consumare il dolore per un abbandono in massa di -amici,familiari-uscendo poi per prendere un po’ d’aria,fare le cose,vivere (!),ed invece sono denigrata,etichettata,derisa,presa per il c..anche da ragazzini come qualche giorno fa che ti fanno l'imitazione con la faccia di m...a che ad un certo punto fai.Oppure vieni chiamata "poveraccia" come ieri sera che ho portato il cane fuori nel giardino del condominio,da due ragazze tutte profumate,eleganti che uscivano(e chissà da quanto non metto un bel vestito..),insomma dopo giorni,mesi,di sole reali sconferme,tanta solitudine e dolore,ti ritrovi per l'ennesima volta la persona che ti giudica e ti chiudi sempre un po’ di più,anche se non vorresti. Quando capita invece,molto raramente,che ho un riscontro positivo risorgo,ma dovrei averne a sufficienza di questi riscontri per rialzarmi,ma non è così.Amo stare tra la gente ma non in questo modo,è una tortura per me e una forza per loro,che si incoraggiano a vedere chi sta peggio.Non voglio essere questo,anche perchè la sofferenza che mi passo e la forza che ho,loro non sanno vagamente cosa sia,se lo sapessero,non se ne uscirebbero con certe battute e facce da sfottò.Mi si dice che anche gli altri hanno problemi,si certo,è naturale,ma mi viene il dubbio che persone che giudicano e se ne escono con certi commenti di fronte a persone che sono in stato di vulnerabilità,la sofferenza ,quella vera,e le difficoltà della vita non le hanno neanche sfiorate,altrimenti avrebbero più umanità e sensibilità nei confronti dell’altro,chicchesia, ed invece dal loro mondo tutto soft e profumato,se la ridono ignorantemente sentendosi migliori di te.Io la gente la cerco,odio stare sola, ed per questo che mi espongo.Solo che se prima ero normale nel comportamento,ora c’è qualcosa che comincia a non quadrare e si vede e la gente ti giudica subito.Puoi essere simpatica,carina,intelligente,ma nulla,sembra che tutti appena vedono anche una minima cosa fuori luogo,leggano “abnormal brain” e sei finita,basta, hai chiuso,puoi essere tanto,ma per loro sei solo roba da etichettare e allontanare.Quanto si sta diventando conformisti ..e quanto in questo essere conformi a tutti i costi,si rivela una fragilità più pericolosa di chi invece soffre sulla pelle il peso della sua storia e che si vive,mostrando senza trucchi la sua identità ,con tutta la complessità che comporta.Ha un’identità più forte chi vive sé stesso in quel momento,con quella storia,a testa alta,piuttosto che tante persone vuote e codarde che adottano un pensiero conforme per farsi strada e integrarsi.Se dovessi decidere di parlare con uno tra A e B dove A ha i pensieri che hanno tutti,la vita che hanno tutti(lavoro,fidanzato/marito,figli) e B che ha qualcosa di diverso,io andrei da B,perché devo incontrare un altro da me,ma qui sembra che stiamo diventando tutti uguali livellati in egual misura da messaggi conformisti e tutti con una soglia elevatissima di intolleranza nei confronti di chi non sembra rispettare gli standard di ciò che è conforme al modello da seguire.Un meccanismo dilaniante per loro e per noi tutti.Riassumendo,due cose mi spaventano nella socialità di oggi:il pregiudizio ed un conformismo esagerato.Per fortuna ci sono ancora persone che hanno una bella personalità,gente anche normalissima,ma che sa a volte rompere in modo sano certi protocolli soffocanti.Ieri stavo sul bus ed è salito ad un certo punto un indiano,ha acceso una radiolina ed è partita una bella musica del suo paese.L’indiano stava un po’ su di giri,ma rideva e cantava,urlando “musica,un po’ di musica,e vaii”.C’era chi nel vedere la scena si innervosiva,chi accennava d’istinto un sorriso e poi si ricomponeva,chi invece,come un uomo sulla cinquantina,normalissimo,composto,osservando la scena ad un certo punto con naturalezza ha cominciato a cantare battendo le mani,e piano piano si è unito qualcun altro..è stato un momento di pura follia,ma bello,così deve essere,questa è la socialità amo e che non mi spaventa.Non tutti chiusi,diffidenti,ancorati alle proprie maschere convenzionali,ma liberi e svincolati da pippe sociali,sempre,ovvio nel rispetto reciproco.C’è poca umanità in giro,ma siamo sicuri che siamo noi ad avere problemi?O siamo solo più umani di certa gente,abbiamo più onestà d’animo,sensibilità,p…e ed è per questo che soffriamo ancora di più in una società diventata così fredda,vigliacca e steoreotipata?...Ps:Ho il dono della sintesi,si è capito no?..
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Proprio ieri sono stata costretta a un evento sociale con un sacco di persone assieme ai colleghi e ho avuto una forte sensazione di spersonalizzazione, cosa che non mi succede mai quando vivo una socialità più intima e condivisa con pochi eletti, scelti volontariamente da me e non imposti dai "doveri sociali". La cosa che non mi fa sentire a mio agio è che, secondo me, anche gli estroversi finiscono con l'indossare un po' una maschera a loro insaputa: quella della felicità sbandierata con sorrisi, battutine e interazione frenetica, assieme a un bisogno di "divertissment" a tutti i costi. Anche io, come dici tu, mi sento annichilita perchè appunto sentendomi spersonalizzata non so più dove sia il mio vero io, che è l'elemento grazie al quale posso sentirmi salda in me stessa....un io che tra l'altro non viene riconosciuto dall'altro nella sua specificità all'interno dell'evento sociale, dove a prevalere è lo "small talk" ovvero un chiacchiericcio di heiddegeriana memoria, dove appunto la parola non diventa mai veicolo di dialogo reale, quanto strumento usato per far sì che il gioco sociale confermi le sue stesse regole. Se il nostro comportamento non si conforma a quello del gruppo, è come se divenissimo potenzialmente una minaccia all'identità di questo stesso, che con la nostra diversità rischiamo quasi di mettere a repentaglio; ovviamente tutto ciò avviene inconsciamente e in modo quasi simbolico, direi. Come studiai ad antropologia culturale, il diverso all'interno del gruppo in festa è un potenziale leader perché minaccia l'identificazione collettiva dei singoli nell'evento, colui che potrebbe far cambiare natura all'evento. Se non diventa leader è comunque un elemento di disturbo a una dimensione antropologica (quella della festa) che si fonda sulla condivisione di uno stato d'animo, di un ethos.... Personalmente mi riesce difficile condividere emozioni sincere e profonde con 200 persone tutte assieme, dare all'altro un pezzetto di me stessa, anche perché non so fingere e quindi non so appunto stare al gioco della felicità recitata a tutti i costi. Perché io riesco a fare un sorriso sincero se veramente entro in rapporto profondo con l'altro e concedo di abbandonarmi alla leggerezza solo se sono consapevole che dietro di essa c'è comunque la condivisione di qualcosa di più intimo e complesso, altrimenti quella leggerezza rischia, ai miei occhi, di trasformarsi solo in vacuità, sensazione questa che mi fa vivere in uno stato di alienazione da me stessa, generando null'altro che sofferenza. La socialità per me ha senso solo se lo sguardo altrui sa restituirmi veramente un pezzettino della mia essenza e di ciò che sono, senza limitarsi ad essere sguardo che trascende, che guarda senza vederti veramente per ciò che sei.... |
Non mi spaventa.. ma gli altri sono delle brutte persone. Non di rado anche in piú senso. Sono sporchi, ignoranti, brutti a vedersi e puzzano.Quindi é meglio evitarli. Tuttavia evitandogli sorge comunque il problema della solitudine, quindi non c'è una vera e propria soluzione, la vita é una brutta cosa perché gli altri purtroppo esistono e sono brutti e cattivi.
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Ti posso dire che queste idee inducono sofferenza. La loro assenza implica gioia. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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E allora perchè stò meglio da solo? |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Sono spaventata da me stessa nella socialità, più che dalla socialità stessa.
Mi fanno paura/ribrezzo due cose. Il mio adeguarmi agli altri per una carenza di personalità e arrivare a un punto in cui non riesco più a sostenere un ruolo che non mi appartiene. E il ritrovarmi incastrata in alcuni meccanismi della socialità: tipo la formazione di gruppetti, le malelingue, le gelosie, le falsità... Non li reggo, mentre inizio a pensare che questi elementi siano considerati "normali" e forse anche accettati e forse anche accettabili. Non sono la fine del mondo. Siamo umani e siamo fallaci. Stare al margine di tutto ti rende troppo pretenzioso e soprattutto ti offre l'opportunità di giudicare gli altri, quelli che si sporcano le mani mentre la tua fedina sociale resta pulita, perchè se non entri in contatto con nessuno non ferisci neanche nessuno, non c'è errore. La socialità è una rottura, penso per molti, anche per i "socialoni". Eh ma è l'unica via per non ritrovarsi soli ad ascoltare se stessi... che a un certo punto, a meno che non ci si stia proprio molto simpatici, diventa un'agonia. |
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Essenzialmente ho difficoltà a entrare in rapporto con gli altri, anzi non ne ho voglia nella maggior parte delle situazioni e con la stragrande maggioranza delle persone. Non che non consideri la possibilità di arricchimento che si ha con la socialità, ma non mi va di predispormi mentalmente per rivolgermi in modo comunicativo e interattivo con gli altri, con l'esclusione di poche persone eventualmente compatibili. Il perchè non lo so bene ma credo che dipenda da un bisogno permanente di concentrazione in me stesso, e stare fuori da questo stato è come sporgersi da un precipizio. In genere non provo piacere nel condividere emozioni, tranne che con poche persone con cui sento di potermi fidare, perchè mi accorgo che accettano il mio essere non propriamente predisposto all'interazione.
Il mio relazionarmi è inteso principalmente come distrazione dall'isolamento, riaffacciarsi alla realtà umana, staccare dai pensieri ossessivi; se con la persona c'è feeling nasce anche empatia e affetto sincero, ma finora non sono riuscito ad andare molto avanti in questi ambiti. La paura del giudizio c'è, l'insicurezza e tutto il resto, ma anche il pensiero che il mio equilibrio ottimale non si ottiene nel lasciarmi andare nella socialità ma più che altro nel limitarla: e questo ancora non riesco a fare in modo giusto. Non intendo cambiare questo tratto 'prudente' della personalità perchè so che posso esprimere me stesso in modo non auto-distruttivo solo con pochi ed entro certi limiti. Se uno nasce fragile tale muore e non può far altro che tutelare la propria identità poco definita. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
La socialità è il Maleeee.
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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