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Re: vogliamo veramente essere normali?
Il concetto di normalità è molto vago e suscettibile di interpretazioni diverse.
Per me la normalità sarebbe il raggiugere un equilibrio emozionale, la capacità di gestire il quotidiano in maniera più naturale controllando le tensioni e le emozioni negative, non voglio dire di eliminarle, vorrei solo non esserne sopraffatto al punto da condurre una vita infelice e oggettivamente dura. Questa è la normalità a cui aspiro e che mi permetterebbe di dedicare le energie a vivere la vita come mi piace e non a subirla. |
Re: vogliamo veramente essere normali?
A me sembra che dietro a tutto questo discorso stia proprio l'equivoco terminologico di cui giustamente stanno parlando tutti i post.
Il concetto di normale come "conformista", "pecorone", "omologato" non c'entra nulla con l'avere o non avere la fobia sociale. Avere la fobia sociale non è l'antidoto a quel tipo di normalità. Quindi io ribadisco fortissimamente che voglio superare la fobia sociale, la questione del conformismo e dell'omologazione non c'entra nulla. |
Re: vogliamo veramente essere normali?
E invece c'entra. Non si stava soltanto cercando di cavillare sul significato che assume il termine. Se ampliamo di poco il discorso fatto sulla normalità e passiamo a quello successivo dell'esposizione sociale ci si può rendere subito conto di come stanno le cose: la fobia sociale è caratterizzata da una costante vergogna rispetto a chi ci vede che comprende le più svariate forme dall'aspetto estetico, al modo di parlare, alla paura di arrossire, al non sapere cosa dire (tutte cose lette sul forum)...ecc insomma tutto ciò che si riconduce al panico di perdere il controllo di se stessi ( o forse sarebbe meglio dire della propria immagine) finendo con l'essere giudicati socialmente fuori misura, perché si rischia di avere un comportamento sociale inaccettabile, e quindi esclusi.
Se si pensa che, in fondo, la propria immagine sociale si riconduce a quella normalità e a quei modelli di cui si parlava appare chiaro che chi soffre di fobia sociale più che altro teme che la sua ("vera") natura, che considera indegna a causa del perenne senso di inadeguatezza (portato ai limiti estremi) che cova, venga scoperta. Il fatto, lo ripeto, è sempre lo stesso: giudicare male se stessi in virtù di quei valori, interiorizzati e dati come assoluti, che sentiamo estranei (per non dire a volte violenti e ingiusti) ma che adottiamo comunque in nome di un'appartenenza (minima) sociale che nell'intimo sentiamo come costrittiva. La fobia sociale è l'essere in mezzo agli altri e proiettare su di loro il giudizio negativo che abbiamo di noi stessi. E' avere paura di non corrispondere alle caratteristiche della normalità che tutti sembrano possedere facendosi sembrare dei mostri. Ecco il perché dell'isolamento: il non esporsi agli sguardi altrui significa nascondere il mostro che pensiamo di essere. |
Re: vogliamo veramente essere normali?
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in buona sostanza concordo che le fobia sociale sia una difesa , un non volersi esporre non è un caso secondo me , che quando qualcuno del forum propone di abbandonare i preconcetti e 'mettersi in gioco' ci sia chi è pronto ad alzare le barricate ad un analitico come me non sfugge la reazione di mera difesa di uno stato psicologico nevrotico che si vuole a tutti i costi difendere ...non pensate che io ne sia fuori da questo discorso , ne faccio parte coem molti di voi , solo che magari vedo certi meccanismi più chiaramente |
Re: vogliamo veramente essere normali?
Posto che, almeno per me, la normalità non esiste. Cerco di evitare di usarlo, tendendo ad usare il termine comune.
Tornando in topic, proprio l'altro giorno mi è capitato di rivedere una puntata del Dr. House, nella quale ha un dialogo con una nana, ed esprime un pensiero che mi ha molto colpito. Quote:
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Re: vogliamo veramente essere normali?
Per me la normalità è impossibile da definire quando parlo di persone e non di cose.
Se voglio stentare a dare una denominazione, una definizione ad essa; tenderei a indicare chi segue un percorso di vita abbastanza standardizzato, ha una salute mentale e una capacità di relazionarsi abbastanza sviluppata da non interferire troppo nella vita quotidiana e se proprio mi spremo potrei anche metterci in mezzo qualche interesse della cultura dominante o popolare. Detto ciò, io non trovo che la maggioranza di persone intorno a me segua tutti questi stereotipi, schemi comportamentali e/o abitudinari o abbia tutta questa "sanità mentale" o checchèsia. Personalmente io vorrei essere una persona normale e integrata nella società, capace di relazionarsi in modo sano col prossimo ma conservando comunque autocritica, instrospezione, pensiero critico e i miei interessi e per quanto spesso difficile e qualche volta impossibile(noi del forum lo sappiamo, almeno credo) i miei ritmi. Il punto che guasta il mio discorso è che, sempre secondo me, si può essere sia normali che unici nella propria "normalità". A me piacerebbe leggere e scrivere anche se fossi una persona molto colloquiale, gioviale ed estroversa e ciò non mi impedirebbe in tal caso di esserlo fino in fondo ma solo di affermare la mia personalità con autostima e asserzione e conformandosi alle regole sociali del contesto in cui ci si trova. Il problema sorge quando non si ha l'autostima e la capacità assertiva necessaria per esistere in pubblico con le proprie peculiarità, dimostrarle e non collassare su se stessi in caso si ricevano feedback negativi dall'esterno. Scusate per il papiro :testata: |
Re: vogliamo veramente essere normali?
La normalità è un lusso che pochi si possono permettere...
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Re: vogliamo veramente essere normali?
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Riguardo al contatto fisico sono un po' migliorato, prima ero come il megadirettore galattico di fantozzi, quello che "non da la mano" :D Ora..sicuramente non vado a cercare il contatto fisico di mia iniziativa, ma quantomeno cerco di non schivare ogni volta. Quote:
Vogliamo perseguire i nostri obiettivi..termine odioso.. diciamo ottenere quello che vogliamo.. oppure semplicemente lavorare per campare.. però non possiamo farlo essendo noi stessi, perché l'essere noi stessi non va bene, allora bisogna seguire delle regole decise da altri..regole che non ci appartengono, che non condividiamo e che a seguirle aumenta sempre di più l'ansia e l'alienazione. |
Re: vogliamo veramente essere normali?
Io vorrei anche rispondere ma non ho capito cosa si intenda per normalità.
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Re: vogliamo veramente essere normali?
Io ho finito di tentare di omologarmi, mi ha consumato, sono stanca, voglio fare come mi pare e se devo pagare il conto lo pagherò, non è una novità.
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Re: vogliamo veramente essere normali?
bentornata rosa :)
sì accettarsi coem si è è la prima cosa , magari vedere se si può essere migliori , non intendo chissà che ma solo essere sereni se ci si riesce una cosa così |
Re: vogliamo veramente essere normali?
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Comunque, se pensi di essere X e di far parte di una normalità X, che tu sia felice allora. Spero tu sia felice di dover andare a troie, ad esempio. Quote:
"Io sono infelice. Vedo gli altri essere felici. Sono in realtà infelici dentro di loro e fanno solo finta di essere felici". Ma scherziamo? Conclusioni del genere sono totalmente fuori dalla realtà. "Io non ho una ragazza e ci sto male. Gli altri hanno la ragazza. Ce l'hanno perchè sennò si sentirebbero soli. Sono tutti rapporti falsi". A me dispiace a chi pensa certe cose e ci crede veramente. Allo stesso modo dire che i normali non hanno passione, è un po' tirato. Molti seguono con passione il calcio, la F1, seguono corsi e vivono la loro vita. Aldilà che siano magari lavorativamente incanalati in un sistema, ma le passioni ce le hanno come le può avere un fobico. Io ho le mie passioni e probabilmente adesso potrei definirmi "normale" per qualità e quantità di amicizie, di ragazze, ma sopratutto perchè non ho più ansie e paure debilitanti. Se qualcuno arrivasse e mi dicesse "No, tu vivi una vita senza passione e ritirata, caro Kody", come se fossi io ad immaginarmi tutto e lui fosse superiore, semplicemente gli riderei in faccia e gli direi OK. Quote:
"E così finì la mia carriera di artista" scrive l'autore. Io ho recentemente preso parte ad un corso di italianseduction che è proprio incentrato al distaccarsi da "DEVO" per abbracciare "VOGLIO" e per staccarsi in genere da pensieri limitanti, che hanno normali ma ancor di più hanno i fobici. E qui scatta il primo pregiudizio e stereotipo che hanno tante persone, fobici compresi nonostante lo neghino. "Italianseduction? Sono solo dei coglioni che ti vogliono fregare". Cioè giudicare [male fra l'altro] una cosa prima di averla provata. E' consigliabile prima fare e poi giudicare. Per questo quando anche io ho dato consigli e mi veniva risposto "Quel che vale per te non vale per me" sa tanto di pregiudizio, sa tanto di "non lo faccio nemmeno tanto non funziona". Per quanto i due fondatori di italianseduction dicano le stesse cose [o molto simili] alla maggioranza dei fobici, al fobico medio, questi ultimi non riescono a liberarsi effettivamente di stereotipi, pregiudizi, ansie, paure, inadeguatezze. Questa è la realtà. Non prendiamoci in giro. Non cadiamo nell'ipocrisia dicendo che il fobico è superiore alla persona normale. Diciamo piuttosto che gli è stata data la possibilità di esserlo, perchè eliminare la fobia sociale vuol dire cambiare modo di pensare e una volta appreso che si può fare, questo può portarci molto lontani. Io stesso ho intrapreso la strada che potrebbe portarmi a non essere un ingranaggio del sistema. Quote:
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Ma non è che tu sei fobico sociale perchè NON sei un pecoraio. Non basta fare i pecorai perchè l'ansia sparisca. C'è dietro tutta una serie di errori di educazione da parte dei genitori o chi per loro. Dal giudizio troppo severo, da mancato affetto, da tante cose che fanno apparire gli altri come dei giudici e il fobico come una persona inadeguata. Se tu superi la fobia sociale, diventi normale nel senso che non hai grosse ansie a penalizzarti, ma non vuol dire che tu sia pecoraio. Quote:
E' come se io avessi detto "Voglio superare a tutti i costi la FS, ma voglio rimanere in casa"....Come cazzo avrei potuto pretendere di superarla? "Voglio diventare pilota di aerei ma non voglio fare l'addestramento"...... Se uno il percorso lo sceglie lui di sua spontanea volontà, non può rompere le palle se ci sono passi da fare. Se poi questi passi non li vuole fare, può sempre provare diversamente, non c'è una strada sola. Prova a diventare medico da solo, poi vediamo quanti ne salvi. XL, non vuoi rotture di palle con le donne? Vai a troie, come già fai. Penso che imparare a sedurre per avere trombamicizie gratuite sia troppo rottura di palle per te. |
Re: vogliamo veramente essere normali?
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Re: vogliamo veramente essere normali?
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Re: vogliamo veramente essere normali?
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Sì accettarsi è fondamentale per essere indipendenti psicologicamente |
Re: vogliamo veramente essere normali?
La vera domanda è: gli altri vogliono davvero vederci normali? :testata: :pensando: :nonso:
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Re: vogliamo veramente essere normali?
Gli altri chi? :interrogativo:
Bè, dipende dai contesti ma fondamentalmente gli altri sono tutti quelli che non sono io (ognuno lo riferisca a se stesso/a). |
Re: vogliamo veramente essere normali?
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Offtopic: tengo un'autoradio da vendere... |
Re: vogliamo veramente essere normali?
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Re: vogliamo veramente essere normali?
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Al limite si ritroverà un mattone (in senso edile) utile alla costruzione dell'autostima :mrgreen: Per dire, belli i tempi in cui la sòla non te la confezionavano sotto forma di know-how. |
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