Re: a che età avete iniziato a lavorare o comunque a percepire un "salario"?
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Re: a che età avete iniziato a lavorare o comunque a percepire un "salario"?
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Oppure perché non si accolla la gestione del suo lavoro godendo di periodi di scarico di lavoro derivanti da inefficienza dirigenziale: anche qui nulla di scorretto. Il lavoratore autonomo gestisce sé stesso, quello subordinato accetta di perdere la "libertà" demandando rischi e responsabilità all'impresa. O ancora, perché fa il minimo sindacale che non è nient'altro di quello che prevede la contrattazione collettiva ed individuale. Tutto ciò che va oltre il minimo è a discrezione del singolo lavoratore. Si preferisce invece glissare sul fatto che la retribuzione di una lavoratore REGOLARE fornisce una cospicua entrata per lo Stato e per la previdenza sociale. Ogni mese solare, facendo una stima, sono quasi 1000 € della mia retribuzione che vengono ripartiti tra imposte pagate, pensioni in essere pagate e finanziamento della malattia, maternità, ASPI per i disoccupati, ecc. Avere 1000 € in più di stipendio al mese farebbe comodo a chiunque ma io sono orgoglioso di rinunciare a questa parte di lordo per assolvere il mio dovere di cittadino. Questo discorso non è sicuramente applicabile al lavoratore in nero che, disonestamente, si sottrae a tutto ciò, pur beneficiando dei servizi dello Stato, anche a MIE spese. Sono sicuramente consapevole che in parte ho una condizione fortunata ma, dall'altro lato, è anche frutto di sacrifici a livello di formazione, capacità acquisite e scelte lavorative fatte. Infine, sottolineando che si è pesantemente OT e quindi non voglio alimentare ulteriormente il discorso, molti amici e conoscenti che ho, vivono da soli e/o hanno una famiglia, lavorno 8 ore giornaliere/40 settimanali, eppure non sono in una condizione "drammatica" dove non riescono a vivere il tempo libero. E' un numero sufficiente di contraddittori per mettere in discussione la teoria che tutti i lavoratori vivano solo per lavorare. |
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Ci provo un'ultima volta: nessuno ha mai detto che sei un fancazzista che ruba i soldi allo stato ( la parte dell'orgoglio di dare i soldi allo stato, che vetta sublime :mrgreen: ), ma che facendo un lavoro dove fai se vuoi sei ore, dove puoi cazzeggiare, dove puoi entrare quando vuoi, sommato al non dover gestire una casa o fare spesa o cucinare o altro, vien facile dire :" oh io faccio le due, vivo, esco, blablabla, chi non lo fa o va a letto presto o non fa come faccio io lo reputo un poverino senza amor proprio":mrgreen: Se non ci arrivi, amen. |
Re: a che età avete iniziato a lavorare o comunque a percepire un "salario"?
A partire dai 10 anni circa andavo ai mercatini con mio padre, la domenica, e alla fiera del levante.. non so se vale. Dai 14 ai 17 d'estate ho fatto l'acinino e poi dai 18 ho sempre fatto qualche lavoretto part-time o stagionale, anche due insieme. Lavoro serio e continuativo da 4 anni. Vorrei già andare in pensione... :miodio:
Ma devo dire che sono d'accordo con Liuk, almeno in via teorica il lavoro non dovrebbe occupare la maggior parte del tempo di una persona ed è abbastanza triste vivere per lavorare (a meno che il tuo lavoro non ti appassioni così tanto..), sebbene molto spesso in pratica non sia fattibile. Però in certi casi una migliore distribuzione del lavoro potrebbe rendere possibile lavorare meno ore con un maggiore rendimento, mi è capitato di lavorare in ambienti in cui molti impiegati facevano poco o nulla la maggior parte del tempo, poi sbrigavano il lavoro alla fine della giornata o durante gli straordinari... OT: Personalmente sarei favorevole all'autogestione del tempo lavorativo... quando possibile... nel senso che se devo stare in un ufficio 8 ore devo avere cose da fare per 8 ore -non di più e non di meno, tolte le pause- cosa che non succede sempre, a volte in pratica si ha da lavorare per due ore a volte molto di più.. voglio dire, invece di adattare il lavoro al tempo, si potrebbe adattare il tempo alla quantità di lavoro effettiva che c'è da fare, sempre mantenendo un ritmo umano e garantendo una buona qualità del lavoro, quindi lasciare orari più flessibili. |
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Hai un modo di vedere a senso unico che l'empatia la tralascia completamente Ti ribadisco, non esiste solo quel che pensi tu e la realtà che conosci...e fare l'ingegneria di quel che pensi, vado a letto dalle - alle non serve a nulla, qua tutti capiamo ciò che scrivi..... .....in compenso sembra quasi ti dia fastidio se qualcuno ti dice che il tuo pensiero non é "dogmatico" come dici.....con ciliegina sulla torta....del "non ne voglio parlare xché siamo OT" .....a me pare tu non ne voglia parlare xché non vuoi sentire persone che non la pensano come te ;) |
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a 21 anni, quasi 22
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Intendo solo dire che non condivido l'idea che un lavoratore viva il quotidiano all'insegna del solo lavoro, dei bisogni di prima necessità e dei doveri di casa. Volete convincermi che la quasi totalità dei lavoratori sia, per come la vedo io, schiava del lavoro, "zombie" che arrivano a casa, si rifocillano e crollano per un'altra giornata di fatica. Mi sembrano scenari da rivoluzione industriale e schiavismo. Come ho già scritto, se trovate che io abbia condizioni facilitate, ho molte testimonianze di amici e conoscenti che ogni giorno, con moglie, figli o con la casa a cui badare, si vivono un tempo libero ricco anche dopo il lavoro e non solo nel weekend. Poi, capisco che possa dar fastidio sentire definita la propria vita in modo critico ma una vita votata solo al lavoro per me è miserabile. Miserabile perché, come da definizione, proverei pietà e vedrei squallore spirituale e materiale nel vedere che la mia esistenza non lascia nulla per me stesso. Lavoro e guadagno per cosa? Per tirare a campare. Non nego che ci siano persone in stato di necessità ma ciò per me non significa che debba rimanere indifferente di fronte a questi scenari o che non debba criticare questo stato delle cose. Secondo me c'è l'errata convinzione che ci sia spocchia o snobismo quando non è affatto così. Quote:
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Per il resto, direi che abbiamo ribadito le posizioni. Comunque, a scanso di equivoci, io prendo sempre in considerazione quello che mi viene detto, anche se non lo appoggio e rifletto sempre a botta fredda. |
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guarda, ti ribadisco e ripeto (sperando serva) quanto detto anche dagli altri; da quel che scrivi salta fuori mancanza di empatia, se non quella di comodo e stile "Monti" ;) Ma sopratutto il fatto che discutere é un confronto di idee "permeabili", non la continua affermazione delle proprie condizioni tout court... ....prova riflettere a "botta fredda" su questo....fosse che ti torna utile ;) |
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no, oggi funziona cosi, tu datore di lavoro assumeresti, a parità di referenze, uno che abita in culo al mondo oppure uno che abita nella stessa città/provincia? Oggi l'offerta non manca quindi meglio uno che abita nello stesso posto in cui c'è l'offerta di lavoro, se poi parlavate di una sorta di pregiudizio verso i non nativi del luogo, bè queste sono altre questioni. |
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Io comunque assumo a "sensazione"! |
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...l'andazzo é che non assumono proprio :( ....leggevo un articolo sul mercato del lavoro in UK in cui gli HR manager dichiaravano candidamente che spesso é preferita una persona meno competente ma accomodante e remissiva....piuttosto che qualcuno più valido ma che non chini automaticamente la testa e chieda il rispetto dei diritti base di lavoro..... ....e se questo é vero in UK dove la meritocrazia vale ancora qualcosa, figuriamoci in Italianistan :( |
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Non pensare a me, preoccupati piuttosto di te, a "sensazione" :) Scusate l'ot, continuate a parlare pure delle vostre cose. |
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Finora i risultati mi hanno QUASI sempre dato ragione! |
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