FobiaSociale.com

FobiaSociale.com (https://fobiasociale.com/)
-   SocioFobia Forum Generale (https://fobiasociale.com/sociofobia-forum-generale/)
-   -   Le ragioni dell'immobilità (https://fobiasociale.com/le-ragioni-dellimmobilita-80723/)

XL 23-05-2023 08:29

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2839601)
In questo io invece intravedo un pattern comune, quello di un principio di realtà fortemente indebolito, in genere in virtù di un'alleanza con persone ̶e̶v̶i̶t̶a̶n̶t̶i̶ "molto sensibili".

"Ma che vuoi, ma non è vero, lasciami stare", dicono madre e figli al marito/padre (o surrogato del caso) che passa un po' per boomer ma non dice cose poi così insensate. Se sono maschi, i figli se ne vanno facilmente sul fronte ossessivo - usano strumentalmente la dialettica, fanno gli avvocati fuori contesto, hanno sempre ragione loro. Le figlie più facilmente fanno le offese, assumono un'identità di pseudo-sensibilità, capiscono l̶e̶ ̶l̶a̶m̶e̶n̶t̶e̶l̶e̶ ̶c̶a̶p̶r̶i̶c̶c̶i̶o̶s̶e̶ la sofferenza di tutti, "amano" molto i bambini e gli animali (che non fanno domande) e vanno più per la loro strada, verso altre generazioni di infelici.

Il tutto in un contesto in cui, per imperscrutabili motivi, determinate scelte di evitamento non vengono rispettate e che pone pressioni al "cambiamento" (se non proprio una svalutazione franca) molto forti, che non vengono capite e portano a porsi sull'estrema difensiva o a umiliarsi.

Sulla scia di tali pressioni, quando si è molto forti e intelligenti, è anche possibile e indicato (per soffrire di più) impacchettare i propri comportamenti in un "modo di essere" da affermare e difendere, o da "cambiare", per diventare finalmente normali secondo la propria allucinata e iper-socializzata (culturalmente determinata) visione del mondo, con costosissime e infruttuose terapie. Ci si può lambiccare per anni cercando "le cause" di azioni che compiamo noi intenzionalmente, senza pensare nemmeno un minuto a riconoscerci dignità come individui.

Ma in concreto riconoscere la mia dignità di individuo in cosa dovrebbe consistere?
Questa è un'altra frase manipolatoria.
Si parla di riconoscere la mia dignità per farmi fare qualcosa, cosa? :interrogativo:
E se io questa cosa non volessi farla?
Non riconoscerei la mia dignità giusto?

Secondo me la volontà (quella spinta che ci fa fare qualcosa o meno) non è una cosa indipendente, per questo tutto il tuo discorso cade.

Se io non faccio qualcosa arriva un altro è dice "dovresti farla", eh ma non la sto facendo, quindi probabilmente questa cosa che mi suggerisci di fare non voglio farla o quanto meno non voglio farla spesso come vorrebbe l'altro, perché molte volte si tratta di fare delle cose molto spesso.
L'altro mi ha sottoposto ad un discorso, ho ascoltato Angus, magari l'ho pure afferrato il discorso, e comunque questa cosa non emerge, non mi ha convinto.
La spinta per fare qualcosa e decidersi non si può creare mai dal nulla. Questa persuasione, questa forza adesso manca.

Se delle persone non fanno qualcosa adesso vuol dire che questa spinta per fare quella specifica cosa non c'è.
Se non credono in certe cose può essere che sia questa la causa, però lo stesso il fatto che non ci credono resta comunque in piedi se non si trova il modo di convincerle, e aspettarsi che si convincano in virtù di un cambiamento di autoconvinzione che avverrebbe senza alcun motivo è comunque assurdo.

Le credenze vere o false possono crearla questa spinta, mi trovo anche d'accordo con certe impostazioni cognitive, ma se queste credenze non ci sono? Che si fa?Le si mette in piedi dal nulla?
Una persona cosa dovrebbe rispondere, che ci crede a quello che dici anche se non è davvero persuasa?

L'incertezza indebolisce la spinta volontaria in un senso o nell'altro, questo sicuramente è vero, lascia indecisi, si resta appesi, bloccati, ma per me anche questa è una condizione genuina dell'essere, anche l'immobilità in certi contesti può essere qualcosa che fa parte di quell'essere particolare che una persona è.

Se una persona non si muove perché non crede in certe cose, bisognerebbe convincerla a credere, ma se certi strumenti per dimostrare qualcosa in quel particolare caso non fanno presa su quella persona questa strada è comunque sbarrata. Al di là della verità o falsità della cosa.

Io penso che in alcuni contesti è bloccata la persona perché è bloccato comunque anche il contesto, è sempre una cosa di insieme, non si può individuare una causa specifica indipendente.
E' rigido l'individuo ma è rigido anche il contesto.
Le cose stanno così e basta ora, si sta continuando a giocare una sorta di partita e nessuno ha avuto la meglio, A cerca di convincere B e B cerca di convincere A, ma nessuno dei due cede, c'è anche questa possibilità.

La spiegazione "sei bloccato perché non vuoi fare certe cose" per me è quasi irrilevante e non è detto che sblocchi qualcosa. Poi associarla retoricamente a certe cose "se fai questo vuoi il tuo male" e così via quando magari i due sistemi in conflitto hanno sistemi di valore differenti, non serve a una cippa, bisogna usare il sistema di valori dell'altro.
Se vuoi convincere uno con tendenze suicide a non uccidersi in modo molto più fermo di quanto lo sia ora, sostenendo che uccidersi lede la dignità umana non è detto che lo si convince nel distoglierlo da questa cosa qua perché per quella persona magari è più dignitoso morire o magari ci sono proprio altri valori per la persona più rilevanti della dignità.

Che poi se un suicidio viene fatto sacrificandosi per la patria, la comunità, la famiglia ecco che per magia l'autodistruzione diventa una cosa osannata da tutti.

Quindi alla fine è chiaro, mica sono interessati a farti campare perché gli sta a cuore la tua pelle e salute, sono interessati tutti soprattutto a sfruttarti, poi che tu soffra o stia una merda poco importa, l'importante è servire, è quando non servi abbastanza agli altri e vuoi servire molto di più soprattutto a te stesso che vengono a crearsi dei problemi.

Si vogliono curare i depressi mica per farli star bene, perché così possono diventare di nuovo produttivi, la preoccupazione principale mi pare sia questa.

Su di me tante cose non riescono più ad attecchire, che ci devo fare?

Io ad esempio sono stato accusato spesso di vigliaccheria da certe persone che volevano convincermi a fare certe cose.
E dunque, che dovrei concludere? Perché mai io dovrei essere coraggioso? :nonso:

Se ti ammazzi per affari tuoi vuoi il tuo male e tutti cercano di impedirti di farlo, se ti ammazzi per la comunità, la famiglia, i figli, il gesto diventa nobile e condivisibile, volevi il tuo bene nel fare una cosa simile e anzi ti aiutano pure, ti invogliano a farlo. Morire di fatica è lecito, morire per evitarla no.

Non mi fido di una comunità che valuta in questo senso qua il mio bene, non riesco a fidarmi del suo sistema di giudizio, ormai c'è questa diffidenza e ho le antenne sensibilissime a queste manovre qua, me ne accorgo subito dove si vuole andare a parare.

Angus 23-05-2023 09:49

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
XL, hai ragione :perfetto:

XL 23-05-2023 13:09

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2839672)
XL, hai ragione :perfetto:

Questa comunque è una frase retorica per affermare l'esatto contrario, lo so che non mi stai dando ragione davvero. Perché non hai messo un bel ringrazia a quel che ho scritto se ho ragione davvero? :mrgreen:

Comunque per ora resto più convinto di quel che ho scritto.
Che mi hai dato davvero ragione comunque è falso, credo sia falso.

Immagino di aver interpretato correttamente la situazione.

Angus 23-05-2023 13:11

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2839666)
...

Provo a risponderti nel merito.

La volontà non è una variabile indipendente, certo, ma è il risultato di un sistema di relazioni (familiari prima di tutto).

Tu cerchi il controllo, sei molto veloce e bravo nel razionalizzare tutto e costruirti un'immagine fittizia di te stesso. In questo modo, abbracciando una sorta di "abilismo", ti senti libero, potente, ma ti perdi una bella fetta della tua vita e della realtà. Nel senso, sarai pure efficiente, ma tu 'ndò c**** stai? In più, negando i tuoi bisogni, a partire da quelli primari di relazione ("ce la faccio lo stesso"), ti condanni a una frustrazione perenne.

Se rallentassi e ti calmassi un po', ti accorgeresti che provi desideri, spinte, aspirazioni che non solo sono frustrate dal tuo attuale modo di vivere e dalle condizioni materiali in cui ti trovi, ma non trovano nemmeno riconoscimento nel sistema di relazioni di cui sopra. In altre parole, sei "frammentato", un coacervo di pulsioni varie e contraddittorie che tendi a non prendere sul serio. Ancora in altre parole, sarà pure vero che non "vuoi", ma la tua volontà non riflette i tuoi bisogni e i tuoi slanci profondi. Riflette relazioni passate andate male. I bisogni e gli slanci di cui sopra ti sfuggono, perché sei ubriacato dall'autocontrollo.

Sulla base di quanto sopra, il tuo de gustibus ("ognuno ha il proprio sistema di valori", che usato come lo usi tu mi risuona con cose tipo "non bisogna giudicare che è peccato, signora mia", "rispetto per tutti, paura di nessuno", "chi si fa i fatti suoi campa cent'anni", "tengo famiglia", ecc., ovvero un mix di paura, paranoia e indifferenza) onestamente vale zero, ma proprio zero. Sei libero di vivere la vita che ti pare (entro i limiti oggettivi dati), ma non puoi pretendere che qualsiasi valore rifletta in pari misura i tuoi bisogni. Anzi, lo puoi pure pretendere, ma non mi pare che ci guadagni molto.

Ma poi scusa, a te ti vengono gli psicologi a casa a ordinarti di cambiare le credenze?

XL 23-05-2023 13:25

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2839720)
Provo a risponderti nel merito.

La volontà non è una variabile indipendente, certo, ma è il risultato di un sistema di relazioni (familiari prima di tutto).

Tu cerchi il controllo, sei molto veloce e bravo nel razionalizzare tutto e costruirti un'immagine fittizia di te stesso. In questo modo, abbracciando una sorta di "abilismo", ti senti libero, potente, ma ti perdi una bella fetta della tua vita e della realtà. Nel senso, sarai pure efficiente, ma tu 'ndò c**** stai? In più, negando i tuoi bisogni, a partire da quelli primari di relazione ("ce la faccio lo stesso"), ti condanni a una frustrazione perenne.

Se rallentassi e ti calmassi un po', ti accorgeresti che provi desideri, spinte, aspirazioni che non solo sono frustrate dal tuo attuale modo di vivere e dalle condizioni materiali in cui ti trovi, ma non trovano nemmeno riconoscimento nel sistema di relazioni di cui sopra. In altre parole, sei "frammentato", un coacervo di pulsioni varie e contraddittorie che tendi a non prendere sul serio. Ancora in altre parole, sarà pure vero che non "vuoi", ma la tua volontà non riflette i tuoi bisogni e i tuoi slanci profondi. Riflette relazioni passate andate male. I bisogni e gli slanci di cui sopra ti sfuggono, perché sei ubriacato dall'autocontrollo.

Sulla base di quanto sopra, il tuo de gustibus ("ognuno ha il proprio sistema di valori", che usato come lo usi tu mi risuona con cose tipo "non bisogna giudicare che è peccato, signora mia", "rispetto per tutti, paura di nessuno", "chi si fa i fatti suoi campa cent'anni", "tengo famiglia", ecc., ovvero un mix di paura, paranoia e indifferenza) onestamente vale zero, ma proprio zero. Sei libero di vivere la vita che ti pare (entro i limiti oggettivi dati), ma non puoi pretendere che qualsiasi valore rifletta in pari misura i tuoi bisogni. Anzi, lo puoi pure pretendere, ma non mi pare che ci guadagni molto.

Ma poi scusa, a te ti vengono gli psicologi a casa a ordinarti di cambiare le credenze?

No, però mi avrebbe fatto piacere comunque continuare a relazionarmi con la mia psicoterapeuta usando un altro registro, mica nego il mio bisogno relazionale facendo così, il punto è che io ho bisogno di un certo tipo di relazione e il contesto me ne offre un altro tipo.
Il problema in soldoni è questo per me.
Che devo fare dirti che mi va bene così anche se non mi va bene?
E' qua che non capisco tu cosa vuoi comunicarmi.

Io non sono libero di vivere la mia vita come mi pare se ci sono dei vincoli, anche questo mi sembra assolutamente vero, ed è falso affermare il contrario come si vuol fare sempre.

A me certi vincoli mi sfasciano, mi fanno star male, no non può essere vera questa cosa deve essere vero che in realtà a me sta bene tutto così com'è e recito la parte della persona che non vuole o desidera certe cose non si sa per quale motivo, recita di non volerle quando in realtà le vuole.

Deve piacermi la mia vita così com'è e così come la natura e tutto il resto ha deciso di incastrarla perché questi limiti mi devono star bene e basta, non c'è nessuna possibilità che potrebbero non starmi bene abbastanza? :nonso:

No per te questa cosa non può esistere, ed è qua che per me c'è disaccordo.

Secondo te lo spazio vitale per star bene deve esserci sempre è il soggetto che lo crea liberamente, per me questa cosa è falsa.
Là dove delle persone non l'hanno creato per me è perché non potevano proprio crearlo nella loro particolare situazione.
Il soggetto non è un'entità che crea qualcosa in modo indipendente, nessuna sua scelta è veramente indipendente, d'altra parte anche per quelle degli altri vale lo stesso, a me quel che infastidisce è che si attribuisce libertà al malato di mente mentre poi invece la libertà di fare altro il contesto o gli interlocutori se la scordano?

Per questo secondo me non è libero né il cosiddetto paziente né chi se ne occupa, ci sono dei conflitti tra persone e ancora non si sono risolti in un qualche verso e non si sa se prima o poi si risolveranno. Certe cose restano appese ed indecise, semplicemente perché nessun soggetto può davvero prendere una decisione che sblocchi il ciclo nel quale il sistema si trova adesso.

Io e te discutiamo se io non do ragione a te e tu non la dai a me, il conflitto e la divergenza resta e continua. Questo è il blocco.
Se uno spiega i motivi di questo blocco con un "A non decide di dar ragione a B" perciò si continua a discutere, si potrebbe pensare specularmente che si continua a discutere perché è "B che non si decide a dare ragione ad A", in realtà qua nessuno è persuaso davvero e la decisione del dar ragione non è in realtà una decisione libera, è vincolata dalla convinzione che non sorge in base ad una qualche decisione libera. Bisogna essere persuasi davvero per dar ragione.

muttley 23-05-2023 13:31

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Sono assolutamente d'accordo con Angus.
Secondo me XL ce l'ha con gli psicologi perché la loro retorica "progressista", "efficientista", ovverosia orientata alla ricerca di un cambiamento, di un miglioramento, di un'emancipazione dalle condizioni di sofferenza non è ciò che lui vuole. Come la maggior parte dei depressi, non si cerca di "stare meglio" (con tutti i significati possibili implicati in questa vaga definizione), ma si cerca qualcuno che questa sofferenza la accolga, la validi, la consideri, la ascolti. Per molti depressi tutti gli orientamenti terapeutici finalizzati al generico "stare meglio" suonano come una negazione, un non ascolto, uno sberleffo alla propria sofferenza psichica.
E probabilmente sono pure reminiscenti di ciò che ha generato questa sofferenza, ovvero il non ascolto stesso, la negazione e il rifiuto dei bisogni emotivi (generalmente ciò che si verifica quando i caregiver si rifiutano di prestare orecchio alle nostre insoddisfazione).
E così facendo si muove sempre più in alto l'asticella delle richieste, postulando l'indispensabilità di determinate condizioni materiali (sarò felice solo quando avrò x e y, ma siccome è impossibile per me averli, sarò sempre infelice). Sapendo che l'asticella è alta si cerca di far cascare la dialettica del terapeuta medio nel tranello retorico del "con me è tutto inutile, posso essere felice solo a determinate condizioni", cosicché lo psicologo si trova invischiato in questi cui de sac a cui non può dare risposta. Il depresso ha così ottenuto la sua rivalsa apparente (almeno sul piano dialettico) ponendo qualsiasi controargomentazione in una situazione di stallo.

Angus 23-05-2023 13:38

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2839723)
E' qua che non capisco tu cosa vuoi comunicarmi.

Innanzitutto che mi sembra che ti identifichi con l'attuale "istantanea" di te stesso, prendendo i tuoi desideri come bisogni oggettivi, dati, indipendenti dal tuo stato attuale. Mi pare che vuoi pretendere di essere psicologicamente "sano", che non vuoi ammettere che ciò che desideri, pensi e fai è sì razionale rispetto a tale stato, ma non lo è in assoluto. Neghi di avere problemi "psicologici", a tal riguardo mi sembri letteralmente accecato. E' una cosa che vedo parecchio in persone molto miopi. Ma non voglio dire che devi accettarlo per ipse dixit, anche se, se non riesci proprio a intuirli da solo, forse alla fine ti farebbe bene.

XL 23-05-2023 14:59

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2839725)
Innanzitutto che mi sembra che ti identifichi con l'attuale "istantanea" di te stesso, prendendo i tuoi desideri come bisogni oggettivi, dati, indipendenti dal tuo stato attuale. Mi pare che vuoi pretendere di essere psicologicamente "sano", che non vuoi ammettere che ciò che desideri, pensi e fai è sì razionale rispetto a tale stato, ma non lo è in assoluto. Neghi di avere problemi "psicologici", a tal riguardo mi sembri letteralmente accecato. E' una cosa che vedo parecchio in persone molto miopi. Ma non voglio dire che devi accettarlo per ipse dixit, anche se, se non riesci proprio a intuirli da solo, forse alla fine ti farebbe bene.

E' che mi stai dicendo che mi farebbe bene, ma il mio bene quale sarebbe? :nonso:
E' questa espropriazione che proprio non accetto, questo arrogarsi il diritto di pontificare su quale sia il mio bene senza che sia io a sentire e decidere per ultimo quale sia questo bene ed in cosa debba consistere.

Mi si dice che sono miope e non lo conosco perché mi si vuol fare accettare altro, e sono andato a scuola, che mi hanno detto che era per il mio bene e non è servito a un cazzo, anzi, ha creato altri problemi, sempre per il mio bene altre persone hanno fatto certe cose e casualmente poi sono stato male, a me questa cosa ormai infastidisce.

Uno mi dice "sei miope non sai quale sia il tuo bene, stai a sentire me il tuo bene è questo", e che devo fare dargli retta e basta?

Non mi convince, non sono convinto di essere miope come dici, questo è.

Che devo fare dirti sì è così e basta, non ne sono convinto, ho dei motivi per dubitare che il contesto circostante conosca questo bene visto che non ha fatto altro spesso che ficcarmi in altri guai e non mi ha aiutato mai davvero a risolverli.

Se arriva un tizio e mi dice che ho problemi psicologici perché credo che, non so, che l'omeopatia non funziona, devo mettere i suoi occhiali sulla fiducia o no?
Io non mi fido, che devo fare, posso comportarmi da persona che si fida davvero non fidandomi, no, per me non è possibile.
Non posso agire come suggerisci se non sono persuaso.

Io secondo me sono solo estremamente infelice, il mio problema vero è come vivere bene secondo i miei valori, desideri, bisogni, chiamali come ti pare, perché poi non è che si capisce bene come distinguere nettamente queste cose. Che la cosa si risolva in una ridefinizione "problema psicologico" soprattutto poi limitata a quatto o cinque strizza cervelli che adottano pure teorie della mente antiquate, lo dubito, sono diffidente in relazione a questa impostazione.

Parlare con qualcuno con cadenza fissa ammetto che giovava al mio umore, l'ho scritto anche più volte nel forum che questa cosa qua la trovavo comunque utile, non risoveva però i problemi di fondo, inoltre poi quando la psicoterapeuta faceva la psicoterapeuta peggioravo e gliel'ho anche comunicato abbastanza apertamente una volta, che peggioravo.
Lei mi chiese "perché vieni qua?" e io glielo dissi "per avere compagnia e parlare con qualcuno visto che fuori non c'è nessuno disponibile a farlo in questi termini".

Un problema relativo all'infelicità per me può essere anche che non si risolve, non è detto ci sia una soluzione a differenza della ridefinizione psicologica per cui se si aggiusta l'organo malfunzionante si aggiusta pure lo stato di infelicità esistenziale. Questa equivalenza qua non mi convince per niente.

Angus 23-05-2023 15:18

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Ma non ti puoi persuadere, proprio perché certe cose non le vedi. Se qualcuno facesse il tuo gioco cercando di convincerti con gli argomenti, tu schiveresti negandola ogni evidenza significativa. Pensi di essere lucido, ma in realtà sei in stato confusionale e accedi solo a un ordine linguistico/astratto. Nel cul de sac di cui parla muttley ci sei tu stesso.

Vuoi decidere tu stesso qual è il tuo bene? Comprensibile, ma al momento sei come uno che nega l'esistenza degli organi interni e contesta la diagnosi del cardiologo perché "io questi battiti irregolari qua non sono mica sicuro che esistano, quando andavo dal prete mi ha ingannato, poi l'insegnante mi ha ingannato, adesso non mi fido più, non posso mica fingere di fidarmi".

A questo punto il "bene" che individui è sì sensato, lo è, ma solo in relazione alla parte di mondo che vedi, a cui mancano pezzi significativi. E non mi rispondere "eh ma io questi pezzi significativi che mancano non li vedo", perché è quello che sto dicendo io.

Poi, il fatto di non usare i tuoi occhi ti rende facilmente ingannabile, e dunque la paranoia e la diffidenza sono comprensibili.

XL 23-05-2023 15:25

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2839743)
Vuoi decidere tu stesso qual è il tuo bene? Comprensibile, ma al momento sei come uno che nega l'esistenza degli organi interni e contesta la diagnosi del cardiologo perché "io questi battiti irregolari qua non sono mica sicuro che esistano, quando andavo dal prete mi ha ingannato, poi l'insegnante mi ha ingannato, adesso non mi fido più, non posso mica fingere di fidarmi".

Proprio no, perché la diagnosi del cardiologo è basata sul funzionamento dell'organo, qua si vuol pontificare sul funzionamento corretto della mente, e il discorso cambia.
Chi decide quando una mente funziona bene?
Ad esempio un computer potrebbe avere del software che io e te riconosciamo come malfunzionante, ma perché il computer non fa più quel che noi vogliamo faccia, non c'è una disfunzione organica, qua la disfunzione è relativa a quel che vorremmo noi facesse quella macchina, ma la macchina a rigore non ha guasti, siamo noi in conflitto con le finalità della macchina qualora iniziasse a rompere le balle.
Per questo per me l'analogia inizia ad essere forzata e secondo me cade.

XL 23-05-2023 15:28

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2839743)
Vuoi decidere tu stesso qual è il tuo bene? Comprensibile, ma al momento sei come uno che nega l'esistenza degli organi interni e contesta la diagnosi del cardiologo perché "io questi battiti irregolari qua non sono mica sicuro che esistano, quando andavo dal prete mi ha ingannato, poi l'insegnante mi ha ingannato, adesso non mi fido più, non posso mica fingere di fidarmi".

Proprio no, perché la diagnosi del cardiologo è basata sul funzionamento dell'organo, qua si vuol pontificare sul funzionamento corretto della mente, e il discorso cambia.
Chi decide quando una mente funziona bene?
Ad esempio un computer potrebbe avere del software che io e te riconosciamo come malfunzionante, ma perché il computer non fa più quel che noi vogliamo faccia, non c'è una disfunzione organica, qua la disfunzione è relativa a quel che vorremmo noi facesse quella macchina, ma la macchina a rigore non ha guasti, siamo noi in conflitto con le finalità della macchina e il software che ci gira sopra qualora iniziasse a rompere le balle che so, come hal 9000.
immagina questi chatbot che dopo un po' di palestra di apprendimento iniziano a mandare affanculo l'utenza senza rispondere più cortesemente alle domande, sarebbero affetti da una malattia mentale per questo?
L'analogia inizia ad essere forzata e secondo me cade, per questo non mi convince questa cosa.
Non sto negando affatto l'esistenza degli organi interni, anzi.

La malattia mentale cos'è? Una devianza del comportamento e finalità relativi a quel che il contesto sociale si aspetta, ma che ci sia un malfunzionamento abbastanza condiviso e riconosciuto da molti, non riesce a convincermi.

Mi sembra più spesso un conflitto tra le aspettative di una parte in relazione ad un concetto di buona condotta e il comportamento di un'altra che le disattende.

Io vedo spesso conflitti, non malati di mente, nel senso di persone con la mente guasta.

Comunque è roba proprio aleatoria, quando si fanno le diagnosi in questi ambiti già è molto se due psichiatri concordano.

Angus 23-05-2023 15:57

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2839752)
La malattia mentale cos'è? Una devianza del comportamento e finalità relativi a quel che il contesto sociale si aspetta, ma che ci sia un malfunzionamento abbastanza condiviso e riconosciuto da tutti, non riesce a convincermi.

E questa definizione tu la dai per scontata, come quella di Dio come "tizio onnipotente con la barba che alcuni si inventano per confortarsi". Che possano essercene di diverse non ti passa per la testa.

La mente non può essere guasta, perché non è un oggetto. E' un insieme di azioni, qualcosa che la persona fa per degli scopi.

Ti riconosci nello schema che ho descritto qualche post fa, quello del "depresso" che non vuol star bene, perché vorrebbe essere in questo illuminato/riconosciuto/instradato dalla madre, che passa tutta la vita ad aspettare? O almeno lo trovi plausibile?

Angus 23-05-2023 16:21

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2839752)
Chi decide quando una mente funziona bene?
Ad esempio un computer potrebbe avere del software che io e te riconosciamo come malfunzionante, ma perché il computer non fa più quel che noi vogliamo faccia, non c'è una disfunzione organica, qua la disfunzione è relativa a quel che vorremmo noi facesse quella macchina, ma la macchina a rigore non ha guasti, siamo noi in conflitto con le finalità della macchina e il software che ci gira sopra qualora iniziasse a rompere le balle che so, come hal 9000.

La macchina (la mente che "tieni su") è in conflitto con alcune tue finalità e in accordo con altre. E le finalità umane non sono solo "la ragazza", "i soldi", "la pizza", ecc. ma anche di altro tipo. In primis direi gestione di determinate emozioni.

Quindi riconoscere una difficoltà non significa identificarsi con l'insensato ex-manicomio con l'imbuto in testa.

Tanto che poi nessuno costringe nessun altro a cambiare mente, non so dove tu abbia tratto quest'idea. Al più fanno un TSO a chi è pericoloso (superando certi limiti) per altri o se stesso.

edward00767 23-05-2023 17:03

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Pensando logicamente riesco a fare gli step per uscirne, ma tra il pensare e l'agire c'è differenza, per agire devo connettere il mio mondo interno logico col confronto con altre persone, io di fondo mi sento incapace di muovermi nel mondo e nella società, non mi vedo stabile per affrontare tutto, non ho le energie mentali per sopportare.
Il mio corpo nel mondo è ingombrante, nella mia mente o in un videogioco riesco a fare le cose, perchè non c'è l'emotività di mezzo, e poi penso se dovessi fare le cose in maniera iperlogica, gli altri magari vivono la loro emotività normalmente, io magari non parlerei o risulterei comunque strano e inquietante se non sono reattivo come tutti, di conseguenza le emozioni servono per regolarmi e sintonizzarmi con gli altri, ma il problema di fondo è che la mia insicurezza in mezzo agli altri mi impedisce di essere razionale e funzionale, non riesco a regolare le emozioni, non so fare cose basilari, tutto questo mi fa solo venire voglia di rimanere immobile.

XL 23-05-2023 18:19

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2839759)
La macchina (la mente che "tieni su") è in conflitto con alcune tue finalità e in accordo con altre. E le finalità umane non sono solo "la ragazza", "i soldi", "la pizza", ecc. ma anche di altro tipo. In primis direi gestione di determinate emozioni.

Quindi riconoscere una difficoltà non significa identificarsi con l'insensato ex-manicomio con l'imbuto in testa.

Tanto che poi nessuno costringe nessun altro a cambiare mente, non so dove tu abbia tratto quest'idea. Al più fanno un TSO a chi è pericoloso (superando certi limiti) per altri o se stesso.

Ma di nuovo, non è che se agiscono per impedire ad un tizio di fare certe cose stanno operando per il suo bene e la sua salute, stanno difendendo un altro interesse, quello collettivo, e perciò quando si vuol poi paragonare questa cosa alla cura della malattia cardiaca di una persona mi sembra scorrettissimo.
Non è un problema di salute, c'è un conflitto, qua per come la vuoi rigirare rigirare questa frittata è così.
In ogni caso nessuno è tenuto a riconoscere e dover identificare il proprio disagio con le loro definizioni di salute mentale.
In questa cosa non c'è quasi nulla di oggettivo.

Sei tu che sostieni che io dovrei riconoscermi "rotto" mentalmente in base a certe cose, e se non lo faccio? Non riconosco qualcosa di oggettivo? :nonso:

Riconosco di essere a disagio, di essere infelice, questo sì, ma non è detto che io poi debba identificare il problema in relazione al fatto che le mie finalità sono sbagliate e certe finalità che preferisce un altro vanno poi bene.
Se il problema della mia infelicità per me non è relativo alle finalità sbagliate, ma al fatto che non riesco a soddisfarle abbastanza bene non riconoscerò la soluzione salutare "cambio finalità" come soluzione, a meno che davvero, non mi convincono, ma dubito che ci riescono a convincermi, mi pare di aver ragionato correttamente.

Io questo sento.

Ora se stavamo ad inizio del secolo scorso o giúy di lí e percepivo che mi piacevano gli uomini o altro, questi avrebbero rotto le balle comunque sostenendo che io ero miope e non riconoscevo che il mio vero bisogno non poteva essere questo, se mi lamentavo di non poter esprimere la mia sessualità ed ero infelice per questo e cose simili, sarei stato ritenuto malato e da correggere, ovviamente avrei dovuto costringermi ad esser felice con quello che socialmente risultava accessibile all'epoca e il professore "non miope", ma con gli occhiali e con la vista da talpa, riteneva sano. Se non riconoscevo questa cosa allora non riconoscevo di avere un disturbo simile ad una malattia cardiaca.

A me sembra falsa e scorretta questa impostazione. Riconosco comunque la verità scientifica, ma qua si vuol far passare un orientamento di valori e fini come una cosa scientifica ed oggettiva.
E' falso, è sbagliato, non lo riconosco.

Questo poi non significa che non sono disposto a fare nulla, però il margine di manovra è stabilito dai miei limiti di identificazione e dal mio interesse non da quelli sociali di altri, della sanità mentale secondo il consorzio degli strizzacervelli, di un gruppo, di Pasquale, di Angus, Muttley e vattelappesca.

Se mi si vuole aiutare così, non voglio essere aiutato e per me questo non è aiuto così come non è d'aiuto ad un tizio sbatterlo in prigione dopo che ha fatto un furto.

A me quello che dà fastidio è sostenere che certe cose le si fa per la salute e il bene altrui, hanno a cuore il bene del tizio dicono, per questo c'è la rieducazione punitiva.

Ma quando mai, hanno a cuore l'ordine sociale, la difesa dei propri beni e via dicendo, questa è la verità, e magari questa cosa è vera anche per me visto che non rubo e in tal senso la mia mente è "sana" e posso farmi forte col gruppo, ma io non invento mai troppe stronzate di questo tipo, non sono ipocrita, quella persona la si colpisce, non si fa questa cosa per far star bene quella persona, ma per far star bene il resto del gruppo e perciò o quella persona si adatta a questo bene comune che non condivide o si fotte, ma di nuovo quando si fotte è perché noi vogliamo si fotta, non c'entra un tubo la sua salute mentale, non stiamo agendo per il suo bene ma per il nostro, abbiamo i nostri interessi che vanno contro quelli di quel singolo, ma non ci sono persone malate o in salute, c'è un infelice, o molti infelici a seconda di chi riesce o ha il potere di inculare per bene prima l'altro, singolo o gruppo che sia.

Si riescono a convincere anche animali a spingere carretti e tenere sulla schiena persone, e se poi magari un animale specifico sbrana o schiaccia un essere umano, ovvero chi ha cercato di educarlo a fare cose simili, si sosterrà che è malato di mente perché non riconosce che spingere carretti e tenere sulla schiena persone sono suoi interessi. Ma questo animale io non lo percepisco come più matto degli altri, di quelli educati. Ovviamente poi quando lo si abbatterà questo animale si sosterrà che è stata la sua malattia mentale a farlo abbattere :sisi:.

Glicenino 23-05-2023 18:31

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Io ho un atteggiamento abbastanza distorto a volte nei confronti della possibilità del cambiamento, in questo contesto sarebbe meglio usare il termine "miglioramento"; mi si ripropone questo strambo sillogismo:

-se miglioro significa che ciò che ero prima non valeva niente e tutto ciò che ho vissuto era erroneo, dettato da una condizione patologica.

E' un'idea dannosa e che sto cercando di abbandonare attraverso l'autoanalisi, forse è una forma-pensiero dovuta a rabbia repressa.

Non so se qualcuno abbia scritto riguardo un meccanismo mentale simile prima di me.

Angus 23-05-2023 20:29

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2839795)
...

Farò finta ancora un po' che tu stia parlando con me e non con la tua ex-psicoterapeuta o una platea di psichiatri arcigni. Non ha senso che tu mi risponda a mitraglietta facendo cherry picking delle cose che scrivo, la ragione, se ci tieni tanto, non te la toglie nessuno.

Ripeto che "disagio mentale" può significare molte cose diverse, il tuo ricondurlo universalmente a una forma di svalutazione e/o controllo sociale della devianza è oggettivamente errato.

Non ho detto che dovresti riconoscerti "rotto" mentalmente, ma che la tua mente oggi limita la tua capacità di conoscere e soddisfare i tuoi bisogni, provando piacere (oltre che il tuo contatto emotivo con la realtà). E questo direi proprio che è oggettivo. E' lampante.

E non mi rispondere "I sistemi di valori e di preferenze sono tutti uguali, se voglio suicidarmi perché ho i pollici piccoli o credo agli elefanti verdi volanti o voglio sposarmi con un gorilla è arbitrario dire che ho un problema, vostro onore".

CamillePreakers 23-05-2023 20:55

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Glicenino (Messaggio 2839798)
Io ho un atteggiamento abbastanza distorto a volte nei confronti della possibilità del cambiamento, in questo contesto sarebbe meglio usare il termine "miglioramento"; mi si ripropone questo strambo sillogismo:

-se miglioro significa che ciò che ero prima non valeva niente e tutto ciò che ho vissuto era erroneo, dettato da una condizione patologica.

E' un'idea dannosa e che sto cercando di abbandonare attraverso l'autoanalisi, forse è una forma-pensiero dovuta a rabbia repressa.

Non so se qualcuno abbia scritto riguardo un meccanismo mentale simile prima di me.

ce lo avevo anche io prima dei 17, ma non è così. tu non puoi essere ridotto al tuo disagio (che comunque ha validissimi motivi per esistere).

Glicenino 23-05-2023 21:00

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Gattaccia (Messaggio 2839855)
ce lo avevo anche io prima dei 17, ma non è così. tu non puoi essere ridotto al tuo disagio (che comunque ha validissimi motivi per esistere).

Hai perfettamente ragione Gattaccia, sto cercando in tutti i modi di porre rimedio a questo mio pensiero condizionato.

PS. Ma è infantile come cosa? XD. Hai posto l'accento sul fatto dei 17 anni... non so... ho il terrore di essere infantile. XD.

sparatemi 23-05-2023 22:42

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
penso che dopo 10, 100, 1000 tentativi per uscirne alla fine ci si stufi a essere presi a schiaffi dalla vita, alcuni la chiamano confort zone ma non sono dello stesso avviso

pokorny 23-05-2023 23:16

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da sparatemi (Messaggio 2839890)
penso che dopo 10, 100, 1000 tentativi per uscirne alla fine ci si stufi a essere presi a schiaffi dalla vita, alcuni la chiamano confort zone ma non sono dello stesso avviso

E' esattamente così almeno nel mio caso. Ho ricevuto solo schiaffi e calci in culo senza potermi "difendere" né compensare con qualche talento fisico o mentale. Alla fine, dopo decenni di no, no, no, porte chiuse, vessazioni e dispiaceri sono stanco, esaurito e spento da tanto tempo. E' solo questione di scelta di termini: per me è l'anticamera della disperazione ma se nel linguaggio specifico delle discipline psicologiche si chiama "comfort zone" mi adeguo senza problemi.

XL 24-05-2023 07:48

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2839839)
Farò finta ancora un po' che tu stia parlando con me e non con la tua ex-psicoterapeuta o una platea di psichiatri arcigni. Non ha senso che tu mi risponda a mitraglietta facendo cherry picking delle cose che scrivo, la ragione, se ci tieni tanto, non te la toglie nessuno.

Ripeto che "disagio mentale" può significare molte cose diverse, il tuo ricondurlo universalmente a una forma di svalutazione e/o controllo sociale della devianza è oggettivamente errato.

Non ho detto che dovresti riconoscerti "rotto" mentalmente, ma che la tua mente oggi limita la tua capacità di conoscere e soddisfare i tuoi bisogni, provando piacere (oltre che il tuo contatto emotivo con la realtà). E questo direi proprio che è oggettivo. E' lampante.

E non mi rispondere "I sistemi di valori e di preferenze sono tutti uguali, se voglio suicidarmi perché ho i pollici piccoli o credo agli elefanti verdi volanti o voglio sposarmi con un gorilla è arbitrario dire che ho un problema, vostro onore".

Io ti rispondo come mi pare.
Per me non è affatto chiaro che il problema sia collocato nella mente.
Faccio un esempio, se un tizio è malato di un male incurabile o meglio curabile con scarsissime probabilità e vorrebbe vivere, è probabile che inizierà a deprimersi o che inizi a sviluppare tendenze suicide per evitare la trafila delle cure, che spesso hanno diecimila effetti collaterali.

Ora questa persona ha una malattia mentale nel caso decida che è meglio morire, anche se c'è comunque la speranza remota che si salvi, o no?

Questa decisione è dovuta al funzionamento scorretto della sua mente o no?

Il tizio deve riconoscere che sta funzionando male la sua mente perché esiste una minoranza sparuta di altri tizi che ha una reazione diversa e dovrebbe cercare di modellare la sua mente sulla falsariga di queste altre menti qua?

Queste tendenze indicano che la sua mente sta funzionando male o sta funzionando bene?

Secondo me qua non è per nulla chiaro se funziona bene la persona che vuole morire o l'altro che coltiva una speranza infinita, o magari altre vie di mezzo. Per me alla fine non è matto nessuno e nessuno sta funzionando male, a meno che non sia la persona stessa a voler cambiare certe cose, ma è un suo giudizio e può fare quel che le pare.

In casi del genere poi diventa rilevante il parere dello strizzacervelli, perché per avere accesso magari a certe pratiche bisogna dimostrare di essere sani di mente secondo le idee di un tizio con gli occhiali, un supposto scienziato che per me di scientifico non ha nulla. E' una pseudoscienza simile all'astrologia e roba simile per me. Quindi non credo proprio sia errata la mia visione.

La cosa per me chiara è che se esistesse davvero una cura certa e agevolmente applicabile, in un solo colpo si risolverebbero tutte queste situazioni qua, e tutti questi disagi mentali che osserviamo per magia sparirebbero.

Per questo penso che la malattia mentale sia in buona misura una cosa inventata e molto discutibile. Ci sono i disturbi neurologici, le demenze e così via, e queste le riconosco come malattie, ma queste altre cose che vogliono ficcarci dentro gli strizzacervelli usando un'analogia scorretta, proprio no.

Poi se io sono depresso perché ho i pollici uguali è un conto, ma se sono depresso come sono depresse una marea di persone in un forum per motivi analoghi, la cosa non risulta più un caso a sé. Ma in ogni caso per me la numerosità non significa nulla, anche le tendenze omosessuali sono in minoranza, questo cosa dovrebbe dirci? Che sono tendenze finte o malate?

Non sono d'accordo con te.

Dare potere a questa categoria che non dovrebbe avere un potere analogo a quello dei medici è proprio errato a livello politico, va contrastata questa cosa. Vanno ricollocati nel loro ambito, quello spirituale religioso umanistico dove regna il relativismo e ognuno sceglie la sua chiesa o corrente (sei uno stoico? Preferisci gli stoici, vai con gli stoici. Sei pessimista e materialista? Vai con le correnti di pensiero pessimiste e materialiste... E così via, così si favorisce più facilmente anche il pluralismo e non ci sono correnti che c'hanno appiccicata sopra la croce rosse perché sono mediche mentre tutte le altre no), ed esplulsi dall'ambito medico.
Uno dei capostipiti di questa enorme mistificazione è stato Freud, s'è cercato di trasformare in medicina certe correnti filosofiche umanistiche portatrici di certi valori, ma queste cose dovrebbero scontrarsi in altri ambiti, non sono medicine.

Riconosco che alla fine possono esserci individui svantaggiati, ma che siano svantaggiati non equivale sempre al fatto che siano malati di qualcosa. Se uno di colore viene trattato male e ci fosse un metodo per sbiancarlo dovrei riconoscere che il metodo locale sull'individuo è quello che aggiusta le cose? Che il tizio di colore è affetto da nerità acuta?.Ma anche no.

Maffo 24-05-2023 11:40

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da pokorny (Messaggio 2839902)
E' esattamente così almeno nel mio caso. Ho ricevuto solo schiaffi e calci in culo senza potermi "difendere" né compensare con qualche talento fisico o mentale. Alla fine, dopo decenni di no, no, no, porte chiuse, vessazioni e dispiaceri sono stanco, esaurito e spento da tanto tempo. E' solo questione di scelta di termini: per me è l'anticamera della disperazione ma se nel linguaggio specifico delle discipline psicologiche si chiama "comfort zone" mi adeguo senza problemi.

Inizio a provarla anch'io quella sensazione....

anahí 24-05-2023 11:50

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Però quando il riconoscimento che hai molto bisogni dolorosamente inappagati è legato a doppio filo con la svalutazione non è mica facile da gestire. È una cosa che può bloccare tantissimo e adesso quando ho visto il titolo del thread "le ragioni dell'immobilità" ho proprio pensato a questo. Io conosco bene la situazione "ho bisogni inappagati ma se ne prendo atto oltre a sentire tutto il dolore della mancanza devo anche rivivermi tutto il senso di umiliazione di avere a che fare con gente che sentivo volesse incasellarmi (schiacciarmi)"

Per me ciò che ha sbloccato molto la situazione è stato il senso che mi hanno infuso certi rapporti di avere valore senza nessun ma e nonostante. Se te ne arriva un po' dall'esterno poi riesci a interiorizzarlo in una certa misura. Anche se io comunque non ci sono riuscita del tutto

Non dico che sia facile, né da fare proprio questo né da infondere ad altre persone, perché comunque ho notato anche che alcune volte ci sono persone che proprio ti sfidano a vederli come "difettati", proprio insistono tanto, e dopo magari si cede senza neanche accorgersene. E si ricade nel mandare messaggi paradossali: "sei difettato perché non riesci a vedere che non ti vedo come difettato".

pokorny 24-05-2023 11:52

Quote:

Originariamente inviata da Maffo (Messaggio 2839956)
Inizio a provarla anch'io quella sensazione....

Ho finito i "ringrazia" PS mi spiace molto per i tuoi zii, anche io tenevo molto ai miei.

Maffo 24-05-2023 11:53

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
<3 <3

Bull1 24-05-2023 14:23

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Più che rispondere, pongo un'altra domanda.
Quanto il condizionamento legato ai "modelli" imposti o comunque accettati della società civile in cui viviamo porta a sviluppare tali problematiche di immobilismo e non accettazione di se?
Si parla tanto di accettare il diverso ma poi puntualmente queste discriminazioni portano a disagi interiori che ognuno affronta poi a modo suo e che possono arrecare danni, anche gravi, alla qualità di vita di una persona.
Io sono convinto come diceva Angus in qualche post precedente (non ho letto tutta la discussione) che conoscersi nel profondo ed avere una consapevolezza di se aiuti tantissimo a costruire un'autostima utile anche ad avere un confronto alla pari con le altre persone e non sentirsi quindi esseri inferiori.
Accettarsi per quello che si è, consci dei propri limiti e dei propri punti di forza è fondamentale e me ne sto rendendo conto solo da poco tempo a questa parte.
Cambiare è difficile però da qualche parte si deve pur sempre partire. Cambiare per se stessi e non per qualcun altro.

sparatemi 24-05-2023 19:06

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da pokorny (Messaggio 2839902)
E' esattamente così almeno nel mio caso. Ho ricevuto solo schiaffi e calci in culo senza potermi "difendere" né compensare con qualche talento fisico o mentale. Alla fine, dopo decenni di no, no, no, porte chiuse, vessazioni e dispiaceri sono stanco, esaurito e spento da tanto tempo. E' solo questione di scelta di termini: per me è l'anticamera della disperazione ma se nel linguaggio specifico delle discipline psicologiche si chiama "comfort zone" mi adeguo senza problemi.

esattamente, io non sono perfetto, anzi... però quando frequentavo qualche gruppetto spesso miei errori banali e amplificati dall'essere impacciati sono stati visti come mostruosi e imperdonabili, come quella volta che avevamo fatto una colletta e tutti dovevamo dare la stessa cifra, arrivati a me io dissi involontariamente una cifra inferiore pur avendo già in mano la cifra giusta e superiore quindi a quanto detto da me erroneamente, beh... quello che gestiva i soldi mi ha mangiato la faccia accusandomi di fare il furbo sui soldi e che volevo truffare e rubare, ovviamente era il maschio alpha e quindi nel gruppo nessuno mi ha difeso e ha creduto alla sua versione pur già avendo i soldi contati e giusti in mano, mentre poi ho visto altra gente rubare oggetti da casa degli amici oppure rubargli ragazzo o ragazza o ancora ubriacandosi in discoteca e voleversi picchiare con sconosciuti mettendo a rischio anche il resto del gruppo, però loro vanno bene e i loro errori sono sempre e comunque giustificati. Mentre per noi....per noi c'è tolleranza zero

Angus 24-05-2023 19:14

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2839923)
Per me non è affatto chiaro che il problema sia collocato nella mente.
Faccio un esempio, se un tizio è malato di un male incurabile o meglio curabile con scarsissime probabilità e vorrebbe vivere, è probabile che inizierà a deprimersi o che inizi a sviluppare tendenze suicide per evitare la trafila delle cure, che spesso hanno diecimila effetti collaterali.

Mi riaggancio a quel che dice anahì. Essere dichiarato "matto" nel senso che intendi tu, malfunzionante e difettoso tout court, non è di certo piacevole e capisco che si possa opporre resistenza.

Resistenza che però lascia il tempo che trova. L'uomo è capacissimo di perdersi e dimenticarsi delle ragioni di fondo che lo animano, finendo a vivere in "folle". In questo, far presente a chi sperimenta ciò che si è perso/si sta perdendo non fa di certo male.

Detto questo, continui ad affermare che tutte le scelte umane hanno pari valore nel soddisfare i propri bisogni. Suicidarsi perché si è presa una multa può essere del tutto razionale, secondo te. In un certo senso, cioè se partiamo dalle capacità e dai vissuti della persona nel momento in cui prende tale decisione, lo è. Ma insomma, è anche assurdo negare che si può fare (oggettivamente) di molto meglio, e non è solo un fatto di informazioni disponibili.

Per restare sull'esempio specifico, è plausibile che il wannabe dead abbia in testa l'idea che prendere una multa sia un fatto assolutamente inaccettabile e intollerabile. Questa "credenza" può essere benissimo cambiata. Anche se per farlo è magari necessario modificare alcuni atteggiamenti più a monte. E' importante aver sempre ragione, non accettare alcuna "critica", ignorare il proprio bisogno di conoscersi e coltivarsi, non prendere sul serio la propria vulnerabilità, ecc. Con tutti i correlati relazionali, soprattutto familiari, del caso.

Angus 24-05-2023 19:19

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Bull1 (Messaggio 2839994)
Più che rispondere, pongo un'altra domanda.
Quanto il condizionamento legato ai "modelli" imposti o comunque accettati della società civile in cui viviamo porta a sviluppare tali problematiche di immobilismo e non accettazione di se?
Si parla tanto di accettare il diverso ma poi puntualmente queste discriminazioni portano a disagi interiori che ognuno affronta poi a modo suo e che possono arrecare danni, anche gravi, alla qualità di vita di una persona.

Boh, secondo me quella dei condizionamenti è un po' una supercazzola passivizzante/vittimista. Ci sono sempre dei motivi (svilenti di sé) per cui si introiettano certi modelli in termini diversi da ciò che sono (mode, esempi, narrazioni, possibilità), senza superarli. Perché abbiamo ignorato il nostro senso critico? Perché non siamo semplicemente un "io" che osserva, valuta e giudica i modelli dalla giusta distanza?

Bull1 24-05-2023 20:35

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Beh si, può essere anche vittimista sotto un certo punto di vista, ma credo molto all'influenza del "pensiero comune".
Poi certo, si può essere critici ed arrivare a capire che quello che ci rappresenta può essere altro, ma questo "fiato sul collo" è una presenza costante.
Tante volte non è facile essere la pecora nera se non si ha sviluppato una certa corazza, fatta di consapevolezza di se, in grado di resistere agli urti.


Inviato dal mio SM-A528B utilizzando Tapatalk

Angus 24-05-2023 20:56

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Bull1 (Messaggio 2840075)
Beh si, può essere anche vittimista sotto un certo punto di vista, ma credo molto all'influenza del "pensiero comune".
Poi certo, si può essere critici ed arrivare a capire che quello che ci rappresenta può essere altro, ma questo "fiato sul collo" è una presenza costante.
Tante volte non è facile essere la pecora nera se non si ha sviluppato una certa corazza, fatta di consapevolezza di se, in grado di resistere agli urti.

Certo, se sei costretto in un ambiente in cui tutti la pensano in un certo modo, pensarla in un altro può essere impegnativo. Ma non lo chiamerei condizionamento.

XL 25-05-2023 06:32

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2840057)
Detto questo, continui ad affermare che tutte le scelte umane hanno pari valore nel soddisfare i propri bisogni. Suicidarsi perché si è presa una multa può essere del tutto razionale, secondo te. In un certo senso, cioè se partiamo dalle capacità e dai vissuti della persona nel momento in cui prende tale decisione, lo è. Ma insomma, è anche assurdo negare che si può fare (oggettivamente) di molto meglio, e non è solo un fatto di informazioni disponibili.

E' che secondo me si usa il termine "razionale" a sproposito in questi casi.
Per me la razionalità ci può dire sono come arrivare in un punto, se si può arrivare e cose simili, non ci dice se noi vogliamo andarci o meno, anzi non è capace di stabilire un qualche verso, solo con la razionalità non avremmo mai alcun motivo per far qualcosa o meno.
La razionalità ci dice come costruire una bomba atomica, poi se è il caso di costruirla e se costrruirla e come usarla sono affari di altra natura che non atterrano più in niente di razionale.

Noi perché vogliamo fare qualcosa piuttosto che altro?
Perché vogliamo vivere? Si fonda su qualcosa di razionale questa tendenza?
E cosa?
Si arriverà a tendenze base che sono tendenze e basta, esistono così e basta.

La razionalità descrive solo il funzionamento di qualcosa in modo asettico non ci dice se funziona bene, male e cose simili, poi possiamo noi fissare uno scopo e vedere se una cosa funziona bene o male in relazione a questo scopo, se lo raggiunge, se non lo raggiunge e così via, ma di nuovo la razionalità non ci dice se questo scopo ha un valore ed è preferibile raggiungerlo, è bene conseguirlo? E' male conseguirlo?
La razionalità non ce lo dice.

Questi giudizi sono tutti arazionali o irrazionali, finiscono sotto il dominio di altro e non è mai chiaro qua cosa una persona vuole fare, diventa una cosa sempre discutibile e non c'è maestro che possa salire in cattedra e illuminare definitivamente questa strada, ci siamo solo noi, gli altri al più possono solo sostenere la nostra causa o contrastarla, ma che una causa sia nostra noi soltanto possiamo sentirlo alla fine. Se uno è salito in cattedra e vuol mettersi a dirigere il gregge ci sta perculando.

Tentare di razionalizzare quel che non è razionale lo trovo sbagliato.
Siccome per me la Psichiatria, ma in parte e in origine c'era già questa tendenza in ambito medico, non può giudicare cosa è bene farne dell'esistenza e cosa non farne, e cosa sia preferibile per una persona,l'ultimo giudizio resta appeso a qualcosa di folle che non si appoggia a nulla sempre e comunque in ogni caso.

Già il termine funzionale nasconde una sorta di errore di fondo, quando si parla di funzionale bisogna fissare un qualche scopo (questo è razionale), ma questo scopo è condiviso tra chi cura e chi è curato? Secondo me può essere che non sia condiviso, e non è che poi uno è matto se non desidera andare in un punto dove l'altro lo vuol portare e se si convince sia un bene allora sta funzionando bene. I due magari sono d'accordo che è più funzionale fare qualcosa per raggiungere quello scopo, ma è lo scopo che non condividono, uno vuole che l'altro vada là, l'altro non vuole andarci proprio.

Bisognerebbe supporre che non ha compreso in che punto vuol portarlo l'altro, ma qua poi si apre un problema ben più generale in ambito decisionale, chi è che capisce quando si sceglie di andare da qualche parte, andare in quel punto cosa comporta in termini soggettivi? :nonso:

Se uno mi chiedesse dove vuoi andare? cosa vuoi fare? Cosa desideri ottenere?
Sarebbe una buona partenza, invece qua si parte dal presupposto che io non so o che non posso saperlo bene, che quel che desidero è irrazionale, infantile e possiamo continuare con le etichette dispregiative e svalutative (alcune appiccicate a sproposito perché ho spiegato cos'è razionale e cosa no, e poi infentile che significa che condivido dei desideri e bisogni con i bambini? Ma perché non potrebbero essere comunque i miei?) perché funziono male, quindi come se ne esce? :nonso:
Io che dovrei fare, convincermi a farmi portare dall'altro in un posto perché tanto io non so se ci voglio andare o no e non posso saperlo?
Non sto bene in una situazione secondo il mio giudizio e invece secondo il giudizio dell'altro dovrei star bene incastrato là?
Ora che senso ha qua appiccicare a cose simili l'etichetta razionale/irrazionale, la si sta appiccicando a sproposito per me, e io metto solo in evidenza questo gigantesco errore.


Poi per me può essere condivisibile che anche io voglia impedire ad un tizio di fare certe cose, però qua entra in gioco il mio desiderio e i miei bisogni contro quelli di quel tizio che magari io non voglio capire, desidero solo educarlo in maniera tale che si comporti in modo consono e funzionale ai miei scopi.

Ma poi insomma in ambito democratico come dovrebbe risolversi la cosa? Uno non è capace di giudicare cosa vuole fare in un momento, perché è assolutamente incapace di valutare cosa vuole, questo significa che non è capace nemmeno di giudicare il resto, che si fa, gli si toglie il diritto di voto e cose simili?
Per me questa impostazione qua che sostiene che bisogna impedire alle persone di far qualcosa perché potrebbero non sapere se vogliono farla o meno davvero per il loro bene è molto discutibile.
Può darsi che poi si cambi idea? E questa cosa quanto è possibile? Chi la valuta?
Sarebbe più onesto dire che si vuole impedire a queste persone di fare certe cose per il nostro bene.

Ci troviamo talvolta a prendere decisioni irreversibili, che si possa discutere va bene se uno ne ha voglia, mai negato questa cosa, ma che una delle decisioni sia sana e l'altra no, e bisogna riconoscere per forza di essere malati se si desidera conseguire cose "folli" non lo condivido per niente.

Perché poi se uno è convinto di questa cosa dovrebbe andare fino in fondo, io non capisco un cazzo perché sono matto, quindi perché mi permettono di votare e fanno pesare la mia opinione? :interrogativo:

Per me c'è sempre in gioco comunque un negoziato e il tentativo di imporre dei limiti col potere. Il gruppo normo-esteso s'è inventato questa storia della pazzia per controllare meglio i "dissidenti", è molto più potente l'idea che uno sta funzionando male, quando la si è riuscita ad installare nella testa di qualcuno, rispetto a quella per cui c'è solo un conflitto tra individuo e gruppo e ci sono sanzioni punitive per raddrizzarlo e costringerlo a comportarsi bene. La punizione non è più una punizione viene poi etichettata come correttiva, educativa e roba simile, e anche qua poi si arriva a sostenere che si corregge l'altro a conseguire il proprio bene perché non è capace di valutare quale sia questo bene, e si è completata così l'operazione manipolatoria.

Se sentite parlare molti psicoterapeuti lo sapete in che tono parlano?
Da educatori.

A me va bene pure essere convinto ma vorrei esser convinto con motivi che reputo corrertti, non ho nulla in contrario a cambiare idea, ma se si usano questi argomenti io ho diecimila perplessità e resistenze, e perciò l'ho detto, queste cose su di me non fanno effetto e mi irritano anche perché le trovo infondate.
Vuoi disputare e convincermi? Facciamolo, ma si parla da pari, non è che in quest'ambito devo accettare la tua opinione per autorità se io non ho ancora buoni motivi per concederti questa autorità. Sarò sempre e solo io a concedere questo potere all'altro, ma devo avere buoni motivi per farlo. Io ad esempio mi inchino davanti all'autorità di una macchina nel fa calcoli, perché occhio e croce ho osservato che le macchine funzionano molto meglio della maggior parte degli esseri umani.
Sono più autorevoli nel dare risposte in certi ambiti rispetto alle persone, anche se io poi non so verificare direttamente le risposte mi fido più di una calcolatrice che dei conti che fa Pasquale.
Ma comunque giudico io questa cosa, se a me torna utile fare dei conti uso le macchine, ma se un altro vuol mettersi a pontificare su di uno scopo appiccicandoci etichette come "irrazionale", "infantile" e via dicendo, e lo sta facendo non tanto per darmi informazioni ma per svalutare il mio scopo, i miei desideri e le mie tendenze, è molto probabile che io inizio a litigarci e finisco col comportarmi in modo speculare per farlo incazzare pure a lui e fargli capire che si prova.

Pan per focaccia. Non rispetti me? Io non rispetto te. E va bene anche questo, si può anche litigare con altri, guerreggiare, scannarsi, ma non si affermi che questa persona lo fa per il mio bene, è questa cosa qua un'altra cosa che a me dà fastidio, il mio bene dovrebbe diventare qualcosa di oggettivo secondo il giudizio di un apparato esterno, individui e così via, e io devo venirne espropriato in quanto "malato di mente"?
Semplicemente tutta sta roba io non l'accetto e ho spiegato in tutte le salse perché non l'accetto.
Il giudizio finale spetta a me, e non posso mai davvero riconoscermi come malato di mente secondo certe idee, per esercitarlo.

Una sparuta parte di psicoanalisti e certi altri orientamenti s'è allontanata da questa impostazione qua e hanno ammesso onestamente che era sbagliata, ma in buona misura i restanti sono abbastanza compatti e formano una sorta di continuum con la psichiatria.

Angus 25-05-2023 22:06

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2840120)
E' che secondo me si usa il termine "razionale" a sproposito in questi casi.
Per me la razionalità ci può dire sono come arrivare in un punto, se si può arrivare e cose simili, non ci dice se noi vogliamo andarci o meno, anzi non è capace di stabilire un qualche verso, solo con la razionalità non avremmo mai alcun motivo per far qualcosa o meno.
La razionalità ci dice come costruire una bomba atomica, poi se è il caso di costruirla e se costrruirla e come usarla sono affari di altra natura che non atterrano più in niente di razionale.

Invece quanto dici secondo me è falso e semplicistico. Non è vero e basta, esistono desideri e obiettivi più e meno razionali.

XL 26-05-2023 06:53

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2840361)
Invece quanto dici secondo me è falso e semplicistico. Non è vero e basta, esistono desideri e obiettivi più e meno razionali.

Ed è per questo mi sa che non siamo d'accordo, perché poi chi decide se un desiderio o bisogno come voler far l'amore in certi modi è razionale o no? :nonso:

Per me se ne sono accorti anche loro, per questo poi rimaneggiano sempre il DSM, a seconda delle tendenze morali che vanno per la maggiore, certe cose che prima venivano etichettate come devianze sessuali sono diventate parafilie, ma il problema è ben più generale e certi antipsichiatri hanno centrato il bersaglio in pieno.

Il grosso problema non è legato nemmeno alla razionalità di un desiderio o un pensiero, qua il grosso problema è legato alla condivisione sociale della cosa, al riconoscimento e validazione della cosa.
E' stata giudicata razionale certa teologia mentre giudicato irrazionale il fatto che uno desiderasse avere un rapporto anale. Bruciavano le streghe ma loro cos'erano se non stregoni incamiciati?

Certi antipsichiatri hanno afferrato che il problema non era legato solo alla coercizione manicomiale c'èra un vizio di fondo proprio teorico.
Fosse vero che scoprono nuove malattie, no quelle che prima venivano ritenute malattie non lo sono più.
E com'è possibile? Non è che la polmonite ieri era un malanno e oggi non lo è più.

Se una difficoltà ha radici sociali e conflittuali, descriverla come un difetto insito nell'individuo simile ad una malattia di cui vuol liberarsi necessariamente lui stesso, rappresenta un errore gigantesco, soprattutto là dove l'organo deputato a pensare non è evidentemente danneggiato.
Da certe malattie ci si vuol liberare molto spesso in modo indipendente dal contesto, mentre in quest'altro caso, quello delle malattie mentali, pare che la cosa dipende molto dal contesto. Le operazioni che portano alla guarigione non sono medicine, sono operazioni educative, o tentativi di educazione, indottrinamento e così via.
Che tra l'altro per me va bene pure che ci siano, ma le si etichetti per quello che sono, se uno vuol farsi indottrinare si faccia indottrinare, ma non è che si spaccia questa cosa come una medicina contro la sofferenza generata da malcontento e simili.
Non è che se seguo un corso di pittura sto guarendo da qualcosa.


Leggi la citazione che ho postato sotto per capire cosa intendo. La gente al potere che fa questa roba è sanissima mentre io divento pazzo casomai mi lamentassi di non avere una donna, perché nella vita c'è altro. Ma fatemi il piacere. Il problema è che mi trovo in una posizione subalterna quindi se faccio qualcosa che va contro la morale o "irrazionale" mi menano tutti, se invece fossi stato un capo di stato avrei potuto scatenare una guerra e fare sogni d'oro tranquillo nel mio letto.

Arriva un tizio che dice di essere il messia ed è matto, c'è tutta una congrega organizzata che crede a questa cosa qua, e che esistono pure gli zombi svolazzanti e loro per magia non sono più matti perché hanno un mucchio di potere, è chiaro che se sei uno soltanto e non ti appoggi a nulla, se affermi di credere con convinzione a cose analoghe devi essere per forza pazzo.
il tizio va curato e deve lui convincersi che è falso quello in cui crede, loro invece non vanno curati e non sono matti.

Già loro sono funzionali, così com'è funzionale un tizio che lavora 365 giorni all'anno, è sottopagato ma non si deprime o sbrocca.
Se sbrocca, si licenzia o finisce sotto ai ponti è chiaro che è matto, ce ne sono altri che lo fanno questo e non sbroccano quindi il problema non è sociale, non è relativo ad una mancanza di spazi, è nella sua testa che non si adatta volentieri alla situazione come quella di quell'altro tizio.
E giù diamogli medicine e psicoterapia (di quella però dove si è convinti che ci sono desideri irrazionali, come quello ad esempio di non voler stare incastrato in una situazione simile alla catena per tutta la vita) per persuaderlo che il suo reale bisogno è quello di lavorare nelle stesse condizioni di prima, riuscire a fare scalate sociali se non vuole vivere così, e così via. Deve imparare a controllare le sue emozioni che gli dicono che in quella situazione non ci vuole stare come gli altri.
Ma non potrebbe essere che non è così? Che davvero desidera altro?
Che non è detto debba necessariamente voler "guarire da questa cosa" che altri vorrebbero "curare"? :nonso:

No, è irrazionale tutto questo, il fatto che uno possa desiderare altro o essere infelice in certe situazioni è irrazionale se altri sono felici o non troppo infelici nelle stesse situazioni.
Non riesco proprio ad essere d'accordo con te e quelli che la pensano come te.
Ci ho riflettuto già molto su questa cosa.

Che poi anche io sono intollerante e mi farebbe piacere "curare" un bel po' di gente, buddisti, razzisti, certe persone convinte di certe cose religiose, ma questo non è che fa atterrare la cosa in un qualcosa di oggettivo per cui dovrebbero per forza riconoscerlo pure loro che desiderano vivere ed essere curati come dico, in modo analogo a come riconoscono che "la neve è bianca".

Secondo me dare un supporto o alleviare in parte un disagio non equivale necessariamente a dover abbracciare il punto di vista per cui quella persona sta funzionando male nell'esprimere quel che desidera e nel non sentir soddisfatti certi bisogni.

Bull1 26-05-2023 22:53

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Secondo me si torna un po' alla domanda che facevo io...quanto il condizionamento sociale influenza? Non so se è corretta la parola condizionamento, o meglio usare "vincolo imposto dalla società", quello che conta è il concetto che se una persona sente di agire diversamente in una società dove la normalità come dice XL è un concetto condiviso ed accettato dai più ma non da tutti, come fa una persona ad essere se stessa e allo stesso tempo sentirsi accettata e non criticata?
Per me essere funzionare è accettare se stessi nel profondo e fottersene del giudizio degli altri, anche se magari ci danno dei pazzi.
Non tradire se stessi per compiacere gli altri.
È per questo che a mio modo di vedere il fatto di guardarsi dentro, interrogarsi e trovare la propria essenza è fondamentale. Non è facile ma fondamentale.
La ragione serve per giudicare quello che secondo la nostra morale è giusto o sbagliato, vero o falso. La nostra parte irrazionale ci aiuta, e badate bene aiuta e basta, a darci un indirizzo. Sta a noi ascoltarlo o meno.


Inviato dal mio SM-A528B utilizzando Tapatalk

Angus 27-05-2023 01:49

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2840412)
Ed è per questo mi sa che non siamo d'accordo, perché poi chi decide se un desiderio o bisogno come voler far l'amore in certi modi è razionale o no? :nonso:

E' irrazionale qualsiasi atto (inclusi i desideri) che non riflette i bisogni e le capacità della persona. A me uno che per scelta di vita scopa i gatti non mi sembra molto razionale.

Tu invece sei del fronte "tutto è uguale a tutto", che però a me pare più che altro "nessuno mi può giudicare".

Maffo 27-05-2023 08:09

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Bull1 (Messaggio 2840690)
Secondo me si torna un po' alla domanda che facevo io...quanto il condizionamento sociale influenza? Non so se è corretta la parola condizionamento, o meglio usare "vincolo imposto dalla società", quello che conta è il concetto che se una persona sente di agire diversamente in una società dove la normalità come dice XL è un concetto condiviso ed accettato dai più ma non da tutti, come fa una persona ad essere se stessa e allo stesso tempo sentirsi accettata e non criticata?
Per me essere funzionare è accettare se stessi nel profondo e fottersene del giudizio degli altri, anche se magari ci danno dei pazzi.
Non tradire se stessi per compiacere gli altri.
È per questo che a mio modo di vedere il fatto di guardarsi dentro, interrogarsi e trovare la propria essenza è fondamentale. Non è facile ma fondamentale.
La ragione serve per giudicare quello che secondo la nostra morale è giusto o sbagliato, vero o falso. La nostra parte irrazionale ci aiuta, e badate bene aiuta e basta, a darci un indirizzo. Sta a noi ascoltarlo o meno.

Inviato dal mio SM-A528B utilizzando Tapatalk


Questa è sicuramente un'idea condivisibile, e credo che la maggior parte delle persone sia d'accordo con te...

Dal mio punto di vista però è altrettanto importante sapersi conformare (parzialmente) a quello che ci viene richiesto dalla società, ci sono ambienti e persone che si aspettano un certo tipo di comportamento, esempio classico quello della nonna, quando vai dalla nonna non tiri fuori al 100% le tue idee più progressiste perché sai che probabilmente non le piacerebbero molto.

E così in tanti altri contesti, è bello poter esser se stessi, ma credo che anche saper metter su una maschera ogni tanto possa facilitarci la vita

claire 27-05-2023 08:15

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Fottersene in maniera totale di quello che pensano gli altri è un sintomo di psicosi, o no?

Darby Crash 27-05-2023 09:36

Re: Le ragioni dell'immobilità
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2840717)
E' irrazionale qualsiasi atto (inclusi i desideri) che non riflette i bisogni e le capacità della persona. A me uno che per scelta di vita scopa i gatti non mi sembra molto razionale.

è irrazionale ciò che va contro l'esame di realtà, ovvero ciò che vede come reali cose che non lo sono. Una allucinazione è irrazionale. Un pensiero paranoico è irrazionale.

Un desiderio secondo me può essere irrazionale solo nel caso in cui si è convinti di poter ottenere cose oggettivamente impossibili. Ad esempio: essere convinti di poter fare una passeggiata col marito morto oppure di poter fare colazione con Napoleone.

Uno che scopa i gatti fa qualcosa di insolito, ma non per questo irrazionale. Inoltre non si può pretendere di conoscere dall'esterno quali sono i veri bisogni e capacità di un'altra persona.


Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 10:16.

Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.