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Re: l'altra faccia dei raduni
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Ciò significa che un essere umano potrà anche essere soddisfatto di una vita mediocre, ma la sua mente, a livello inconscio, sarà programmata a finalità più ampie, e la morte, in questo paradigma, non può far altro che rimandare a un'altra vita, o a una vita su altre dimensioni, questo processo di evoluzione mentale. Perciò l'osservazione della stupidità umana non mi porta alle tue conclusioni. Mica l'essere umano sarà sempre così... |
Re: l'altra faccia dei raduni
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Per fare un esempio: metti che involontariamente uno abbia un atteggiamento fisico scostante verso gli altri, tipo non guardare negli occhi (il che per molti è considerato una cosa molto scostante) o dare risposte laconiche dando l'impressione di essere infastidito: bene, allora questo tizio dirà a voce "guardate che non è che evito lo sguardo perché sono antipatico, ma perché ecc. ecc. ecc.; i miei veri sentimenti non sono di antipatia ma ecc. ecc. ecc.", così l'altro, a patto di accettare che l'involucro esteriore non corrisponda -secondo le convenzioni sociali- a quel contenuto emotivo, sarà più tollerante... E' più o meno quello che intendi? P.S.: ben tornato tra noi godelizzatore! :) |
Re: l'altra faccia dei raduni
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E l'esperienza mi dice che conviene "accontentarsi" di una vita mediocre. Che poi mediocre non è. Perché il giudizio di mediocrità nasce dal confronto, dal paragone con un'ideale e un'aspettativa. E ci risiamo: conflitto e dispiacere nati dall'idealismo. Se noi riuscissimo a smettere di pensare, di farci aspettative, ed accettare il mondo per come è..staremmo molto meglio. Una vita "mediocre", secondo i canoni dell'intellettuale medio, spesso è vissuta con felicità e serenità, ed è quello che conta secondo me. Il tuo paradigma mi sembra più opera della fede che frutto di un ragionamento logico: sei convinto che la mente possa vivere separata dal corpo...beh mi sembra più una roba metafisica, secondo me corpo e mente sono una cosa sola, anzi buona parte dei miei problemi sono dovuti proprio al rigetto della parte fisica della vita. Comunque, ripeto, se queste convinzioni non sono suffragate da esempi pratici in cui portano benefici (anche se, magari, nel lungo periodo), rimangono vuote illusioni. |
Re: l'altra faccia dei raduni
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Infatti bisogna tener presente che l'empirismo è lo sviluppo di un sistema di ipotesi. Non esistono certezze. Alla radice di ogni certezza c'è sempre un'ipotesi. Anche la percezione lo è. Se fossimo rigorosi, e empiristi, dovremmo precedere ogni descrizione di un fenomeno con la proposizione ipotetica "se io fossi X" (dove per X si intende "l'individuo che gode delle proprietà che io associo a me stesso"). Se prendessimo questa abitudine scopriremmo che tutte le esperienze sono incluse, concettualmente, in quella proposizione ipotetica "se fosse così". Invece la nostra mente, abituandosi a sottintendere quella proposizione ipotetica, si abitua, erroneamente, a considerare l'esperienza empirica come oggettiva, e non dipendente da un nostro presupposto. Proverbi come "la storia non si fa con i se" sono la conseguenza di questo paradigma errato che la mente comune adotta. L'empirismo più radicale quindi consiste in un'altra cosa, cioè ammettere come oggettivo solo le ipotesi (visto che sono alla radice di ogni certezza), un sistema di ipotesi suscettibili di collassare in un sistema concettuale contingente. In questo caso, la nostra esperienza. Perciò l'empirismo non implica affatto, in modo necessario, che dopo la morte finisca la vita, e l'esperienza non dice, secondo un'analisi empirista, che conviene accontentarsi di una vita da mediocre. Quote:
Per vita mediocre io intendevo una tendenza opposta a quella della mente, cioè a non porsi delle domande esistenziali e adattarsi a un abitudine. Solo la mente cosciente potrà essere influenzata da questo stato mentale, ma la mente inconscia continuerà a costruire torri di Babele in dimensioni ortogonali (o immaginarie), come quelle dei sogni. Così che appena la vita fisica finisce ti ritroverai solo con quella parte della mente che costruisce torri di Babele e non si accontenta di una vita abitudinaria, e perciò il tuo investimento durante la vita sarà stato sbagliato. |
Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
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No scusa te hai usato un sacco di giri di parole ma secondo me basarsi sull'esperienza vuol dire semplicemente osservare un po' il mondo intorno a noi e trarre le nostre conclusioni, e io facendo questo ho capito che si fa prima ad adattarci al mondo piuttosto che cercare di cambiarlo. Prima cerco di godermi la vita e i suoi piaceri, poi, come hobby, do una mano per salvarlo, ma a tempo perso e senza nessuna illusione. Quote:
E', in soldoni, il discorso delle seghe mentali buone e cattive, che il libro di Giulio Cesare Giacobbe spiega in modo grossolano ma efficace... Quote:
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Così facendo, secondo me, a un livello subconscio, stai ponendo il nulla a fondamento dell'esistenza, e quando te ne accorgerai sarà troppo tardi. Quote:
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Sono perfettamente d'accordo con te. In generale, è utile sforzarsi di risolvere i propri problemi anziché "girarci intorno". Però questo non significa che questa cosa che HurryUp chiama metacomunicazione (che poi, a quanto ho capito, significa esplicitare le proprie emozioni a parole quando riesca difficile comunicare appropriatamente in modo non verbale) non possa essere parzialmente attuata con utilità in qualche caso particolare. Senza tanti giri di parole, può capitare di dover dire "guardate, ragazzi, in queste situazioni mi sento xxxx, quindi non giudicatemi xxxx, non fraintendetemi ecc. ecc." Per esempio, se a un raduno mi troverò di fronte HurryUp, so che potrò essere abbastanza spregiudicato da quel punto di vista: lui -in teoria- non dovrebbe scandalizzarsi. ;) |
Re: l'altra faccia dei raduni
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E ne approfitto per spiegare perchè secondo me il termine "metacomunicazione" è appropriato per definire questa "cosa" che ho in mente. Nel momento in cui io dico "ragazzi, io in queste situazioni comunico in questo modo perchè mi sento così e cosà", io sto parlando del mio modo di comunicare, e quindi sto comunicando sulla comunicazione, per questo la chiamo meta-comunicazione. In realtà, forse, la definizione più propria, sarebbe "comunicazione che include la meta-comunicazione", ma così è troppo lungo! |
Re: l'altra faccia dei raduni
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Purtroppo, però, ha fatto l'errore di considerare la fobia sociale come un ostacolo da superare, e questo suo approccio non mi ha messo nelle condizioni di sciogliermi completamente, così la qualità della comunicazione tra di noi non ha potuto migliorare, sebbene le apparenze facciano sembrare che la responsabilità dell'incomunicabilità fosse mia. Perciò inevitabilmente abbiamo dovuto chiudere il rapporto qualche mese dopo il raduno che ho fatto con voi. Per fare un'analisi riguardo la tua curiosità, posso dire che gli elementi che mi hanno favorito sono due: 1)Lei era attratta da me e mi ha fatto capire la sua disponibilità. 2)Si è trovata bene a chattare con me. Quindi, se dovessi dire qual è il mio merito, questo è il punto 2. Ma senza il punto 1... non sarei andato da nessuna parte! |
Re: l'altra faccia dei raduni
eh si si io avevo già avvertito dei possibili fallimenti di un raduno o anche del semplice partecipare ad una festa di lavoro, puoi subire un tale shock che il giorno dopo è dura rientrare se non tutto è andato per il verso giusto.
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Re: l'altra faccia dei raduni
grazie della risposta hurry
però mi chiedevo come fosse andato il primo incontro, nel senso, eri bloccato come al raduno o più sciolto? perchè di solito le ragazze normali se la danno a gambe levate in certe situazioni inoltre non ho capito bene per te invece cos'è la fobia sociale, se non un ostacolo da superare anche con l'aiuto dell'altra persona |
Re: l'altra faccia dei raduni
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La fobia sociale diventa un ostacolo se non c'è da parte degli altri la disponibilità di capire le preoccupazioni che mi generano ansia, quindi il suo essere percepito come ostacolo dipende dal modo in cui la vivono gli altri. |
Re: l'altra faccia dei raduni
ah quindi il numero conta anche per te, avevi detto di no, nell'altro topic
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Da due in poi, però, per me è pressappoco equivalente. |
Re: l'altra faccia dei raduni
ehm, stiamo parlando 1 compreso te, giusto?
bè ma ti capisco, se è così per questo mi chiedo come mai tu adotti la strategia dei raduni di massa e non del 1 x 1 e poi quando hai confidenza provi il raduno di soli conoscenti |
Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Questa preoccupazione non è infondata, infatti mi sono accorto che nella comunicazione di solito prima di intervenire bisogna lanciare un segnale di "aggancio", magari con lo sguardo, oppure deve esserci una continuità tra la fine della battuta sua e la mia (un po' come quando in musica le voci entrano al tempo giusto). Se c'è più di una persona è inevitabile il problema dell'aggancio nella conversazione. Se invece c'è una sola persona no, perchè tanto lui può ascoltare solo me. Mi sono accorto, infatti, che io riesco a stare a mio agio in un gruppo, senza avere il problema dell'aggancio, quando c'è uno spirito di sovraffazione ludico (non so come meglio definirlo), cioè quando c'è quasi il gusto di interrompere l'altro, di sopraffarlo con i propri interventi, senza rispettare necessariamente i tempi giusti. Perciò potrebbe accadere che io mi sciolga con un gruppo dopo essere stato bloccato per due ore... solo perchè la comunicazione del gruppo ha cambiato modalità, cioè sono diventati più "pazzi", più irrispettosi di rispettare i tempi di aggancio: se si verifica questa condizione c'è la probabilità che io riesca a sciogliermi in un gruppo. |
Re: l'altra faccia dei raduni
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Perché vi imbarazza il fatto che possa esistere una comunicazione tra gli altri non rivolta esclusivamente a voi (che non è "controllabile" e all'interno della quale può trovare spazio una -presunta- critica/giudizio verso di voi). E in ogni gruppo di tre o più persone in cui vi trovate può a priori esserci comunicazione non rivolta a voi. Può essere? |
Re: l'altra faccia dei raduni
A me invece succede (in genere) il contrario: mi trovo bene nei piccoli gruppi di persone perché ho sia abbastanza spazio per "esistere" (visto che il gruppo è piccolo) sia ho la possibilità di mettermi momentaneamente in "standby" cioè di "assentarmi" momentaneamente dalla comunicazione senza per questo interrompere l'intera comunicazione (in una interrelazione a due, invece, se sto zitto la comunicazione cessa di esistere e piomba il silenzio, o l'imbarazzo): cioè non tutto l'ònere (!) della comunicazione grava su di me.
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
hurry e se avessi un problema con l'attenzione selettiva?
magari a causa di qualche lesione nella via ventrale (cit.) non riesci a focalizzarti sul giusto stimolo quando ce ne è più di uno e quindi rimani bloccato (visto che ami le fantateorie :D) |
Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
e con gli input uditivi e quelli visivi?
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Re: l'altra faccia dei raduni
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Re: l'altra faccia dei raduni
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