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Re: Il peccato del fallimento.
quando giudico un'altra persona, giudico l'immagine che ho dell'altra persona, giudico una mia rappresentazione, una mia interpretazione, una mia immagine dell'altro. Giudico me stesso. Uguale quando un'altro giudica me, in realtà sta giudicando la sua rappresentazione di me. E più uno giudica gli altri più si sentirò da loro giudicati. La questione del giudizio è veramente assurda, senza contrappporsi all'attaccamento malato che si ha per il giudizio altrui e per non riceverne di negativi non si va da nessuna parte. E condivido ciò che dice sagoma, la vergogna è una reazione che nasce da dentro, il principio della reazione risiede in noi, non negli altri, la causa siamo noi. Scaricare la causa sugli altri perpetua il problema, anche se dà un sollievo momentaneo.
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Re: Il peccato del fallimento.
a me sembra abbastanza paradossale dire da un lato di non avere nessun problema di autostima e dell'altro definirsi bruttissimi e scarsissimi in ogni contesto.
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Re: Il peccato del fallimento.
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Re: Il peccato del fallimento.
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poi è un cane che si morde la coda perchè avere una bassa autostima e pensare di essere scarsi spesso porta a non provare, o almeno a non riuscire a provare con convinzione, e questo porta a fallire e via così. se pensi che gli altri ti vedono brutto fallito scarso e pensi effettivamente di essere brutto fallito scarso a prescindere dal fatto che la tua valutazione sia oggettiva o meno come fai a dire di non condividere l'opinione negativa che hanno di te? |
Re: Il peccato del fallimento.
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poi, da quanto ho capito, non considera questa autostima ragionevolmente bassa come un problema particolarmente grave. Il vero problema insopportabile sarebbe quando si deve trovare a relazionarsi con gli altri, che coi loro comportamenti la fanno vergognare di sé e stare male. Ora, secondo me, se di base avesse una buona autostima, vivrebbe meglio le relazioni con gli altri. Anche perché poi è abbastanza irrealistico pensare che da tutte le persone e in tutti i contesti sia trattata male, quindi una buona autostima potrebbe darle la forza di trovare un contesto migliore. Oppure vivrebbe meglio anche con l'autostima attuale se non avesse la necessità di doversi relazionare per motivi di lavoro. Potrebbe trovare un lavoro più solitario! |
Re: Il peccato del fallimento.
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nel penultimo post ha scritto Quote:
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Re: Il peccato del fallimento.
L'autostima, e la stima, come partenza è un illusione, ha valore nella scala dei bisogni solo dopo.
Prima di raggiungerla bisogna garantirsi i bisogni essenziali, la sicurezza e l'appartenenza (piramide di maslow). L'essenziale possiamo dire di averlo coperto considerando che siamo qui a leggere un forum., mentre la sicurezza va a braccetto con l'appartenenza. Vivere di insicurezza sociale perché senza lavoro, dipendenti dal mantenimento e la carità altrui, porta un certo squilibrio. Diciamo che comunque stiamo bene perché ci mantengono, ecco che arriviamo all'appartenenza, e una famiglia è raramente abbastanza in un contesto dove si è la pecora nera, quindi servono amici, confidenti, relazioni intime. Qui casca il pero, non c'è autostima (stima) senza l'appartenenza. |
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