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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
La rassegnazione non fa stare mai bene. Non so come si possa anche solo pensare che la sconfitta, la rinuncia, la resa possano far stare bene.
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
sono daccordo... a un certo punto la resa può portare a vivere con più leggerezza...
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Se ti rassegni a essere single, a non trovare qualcuna a cui puoi piacere... è perché tu per primo non ti piaci e ti rassegni a non farlo mai.
È questo il punto... Se sei una persona con delle qualità, al di là dell' aspetto fisico (che comunque si può curare) perché qualcuna non dovrebbe apprezzarti? Il resto, segue solo... Prima di sapere comunicare, in questo caso comunicarsi, relazionarsi, bisogna essere, non credo che ci sia altra strada. Nessuno è obbligato a fare da croce rossa, a prenderti così come sei... |
Secondo me la rassegnazione in generale può farti stare meglio al momento, anche molto meglio.
Però nel lungo periodo vivere rassegnati equivale a essere già morti e sepolti in pratica, solo che cammini e fai cose. |
Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
Ultimamente penso e ci ripenso concordo con molti dei commenti però come il mio caso arrivando ai 30 con quasi senza esperienze sentimentali nonostante mi reputo discreto esteticamente, ma avendo altre problematiche sociali,a meno che in un colpo di fortuna ritengo che rassegnarsi sia l'unica opzione.
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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Ragionandoci, credo che sia giusto così: il sesso è una forma di aderenza a valori non più attuali, che animalizza l'uomo; vivere per esso significa frustrare il mio slancio per la modernità e per i valori evoluti, cose a cui la mia introversione mi spinge. Il mio disprezzo verso i gusti femminili si sarebbe risolto, se fosse solo una semplice reazione all'insuccesso. |
Mi sento più vicino all obiettivo forse come non mai che cazzo mollo ora,comunq qui la pandemia ha acuito tanti problemi,ieri e venuto un ragazzo a casa mia mi fa.ma in questo quartiere dormono alle 10 fuori non c'è nessuno come ti fai a non deprimere,una donna come la dovresti conoscere se stanno dentro e sono didadattate.
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
Chiamamola rassegnazione, chiamiamola accettazione dei propri limiti, chiamiamola come vogliamo ma anche io oramai ho alzato bandiera bianca da tempo. C'è da dire che ho sempre sentito di non essere portato a delle relazioni, sempre nella mia bolla, nella mia comfort zone, con pochissima voglia di confrontarmi col mondo esterno. Scherzando con una collega mi sono autodefinitito un eterno Peter Pan che non vuole crescere, e così è. C'è da dire che, a parte alcuni periodi, non ho mai vissuto male questa mia condizione.
Odio le frasi "blupillate" alla "arriverà quando meno te lo aspetti", ma obiettivamente ad una certa non si può fare altro che aggrapparsi a queste eventualità. |
Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
ci crede gente che ha un piede nella fossa, ci credono i vedovi o le vedove che si rimettono in gioco, non ci crediamo noi nel pieno dei nostri 20-30-40 anni.
non siamo malati terminali per fortuna, non può piovere per sempre. è impossibile non trovare una che ci sta con una popolazione di 7 miliardi di abitanti, siamo solo una minuscola particella di qualcosa di più grande. il mondo non può girare intorno al fatto che pinco pallino del forum debba restare solo a vita, ci sono milioni di combinazioni casuali e possibili che portano a miliardi di possibilità. se sono sempre stato solo è a causa dei miei limiti e della sfortuna, o comunque dalla mancanza di eventi favorevoli. non è qualcosa di raro avere una relazione, è una cosa comunissima per cui non servono chissà quali abilità. non si tratta di volere diventare ministro o calciatore, si aspira a qualcosa di banale per gli altri |
Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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è una bruttissima bestia, ma noi non siamo solo i nostri disturbi, siamo esseri umani capaci di guarigioni e crolli impronosticabili, dopotutto... |
Però in ragazzi di 25 30 anni non si può sentire questa rassegnazione scusatemi sarò un po brusco ma ci vuole un po di grinta.posso capire ragazzi di 40 45.ma in età più giovane anche se è difficile ci vuole un atteggiamento diverso.so cosa vuol dire avere una pessima genetica fisica e caratteriale,però bisogna crederci.
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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Pensiamo al calcio: mi piace il calcio, vorrei diventare un calciatore di serie A; quand'è che smetterò di crederci? A che età? E se uno a 28 anni gioca ancora in provincia, che cosa deve fare per non smettere di "sperare ancora"? Il crederci/rassegnarsi è un po' come l'autostima: è la conseguenza di come vivi, non è un pulsante che scegli o rifiuti di premere. |
Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
Rassegnarsi?
Non lo so, credo sia un quesito legato ad un percorso di vita strettamente personale, entro il quale ognuno vede ciò che vuole e prova a darsi delle risposte. In linea di massima direi di no; la rassegnazione è un vero peccato mortale, oserei dire quasi contro natura. E non penso sia una questione di età, ma di mentalità. Il punto è che spesso, quando le persone si ritrovano ad inseguire un obiettivo all'apparenza irraggiungibile per un lasso di tempo importante, rischiano di sviluppare una condizione psichica di ossessione nei confronti di quel desiderio di appagamento, salvo una volta raggiunto, percepirlo come la cosa più naturale e standard di questo mondo: perlomeno questa è la conclusione a cui sono giunto per esperienza personale, e credo che possa essere applicata nei più svariati campi delle relazioni. Il discorso di apertura del topic, mi ha ricordato un po' il mio vecchio modo di ragionare, da ragazzo delle superiori, bullizzato, un po' solo, senza un gruppo con cui condividere le frivolezze e le esperienza formative di quell'età. Ricordo la percezione che avevo dei miei coetanei, delle persone accettate intorno a me; provavo nei loro riguardi un senso di rabbia e frustrazione, di rivalsa e rassegnazione. Avrei voluto chiudermi in me stesso e fregarmene di tutti. Avevo qualche amico con cui uscivo singolarmente per fare delle passeggiate o per guardare un film, giocare ai videogames, cose così.... il resto fino alla Maturità fu fantascienza. Per me non esisteva niente che quello. Poi, dai 18-19 anni, un po' per sforzi personali ed un pizzico di fortuna, riuscii attraverso lo sport ed altri interessi a tirare dentro delle persone per creare una comitiva: da 3-4 persone, arrivammo ad essere 8-10 fissi. In quel periodo, fino ai 24-25 anni, ho cercato di prendere per buono tutto ciò che capitava: discoteche, pub, qualche viaggetto, hobby, sport, qualche sregolatezza e strappo alla regola, tirate fino a tarda notte, ecc.... Un qualcosa che se mi fossi rassegnato non avrei mai ottenuto. E sapete una cosa? Quando oggi vedo un gruppetto di giovani per strada, a divertirsi, mi viene da sorridere, anche se alla fine della mia comitiva siamo rimasti in due. Ognuno ha preso un suo binario, ma non importa, perché con un pizzico di fortuna, non arrendendomi, sono riuscito a condividere alcune esperienze formative, anche se magari in leggero ritardo rispetto alla norma. Oggi guardo i giovani in gruppo e sorrido, al posto di tenere il broncio e sentirmi in difetto, inferiore a loro. Per quel periodo sono riuscito a prendermi i miei spazi, e non importa averne più o meno di altri: non è una gara, non è un concorso. Sorrido perché finalmente avevo vissuto davvero ed avevo delle cose belle, profonde e pazze da raccontare. In fondo mi bastava quello per essere sereno ed appagato, dal punto di vista amicale. Sentirmi parte di un qualcosa e che a qualcuno interessasse di me. Ecco perché trovo il rassegnarsi assurdo. |
Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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I concetti di sicurezza in se stessi, forza di carattere e quel famoso termine degli psicologi che non ricordo mai, a metà tra il remissivo e l'aggressivo, sono tutti concetti che abbiamo imparato ad apprezzare e a esserne devoti perché esiste nella nostra società il culto della donna. Se invece approfondiamo questi concetti, ci accorgeremo che possono avere la loro utilità ma non sono dei must. Ad esempio un forte senso di identità è apprezzato perché l'altro ti riesce a mettere a fuoco e sa che può contare su certe tue caratteristiche (ma le caratteristiche possono anche.essere negative, attenzione), ma proprio per questo è un servizio che si dà all'altra, non a me stesso; un forte senso di identità e anche causa di rigidità e scarsa flessibilità, quindi di minori margini di cambiamento. Se guardiamo tutto con delle lenti ginarchiche è chiaro che le qualità apprezzate dalle donne nell'uomo diventano dei totem indiscutibili. |
Re: La rassegnazione non è per forza qualcosa di sbagliato
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Però non ho capito bene il tuo pensiero: tu dici di avere quelle qualità che le donne apprezzano, anzi impongono agli uomini; però dici anche che non piaci e non puoi piacere. Allora mi chiedo come sia possibile, a meno che tu non le sopprima volontariamente in quanto non le ritieni positive...insomma vuoi piacere ma alle tue condizioni. Io invece quelle caratteristiche le vorrei al massimo grado, non perchè mi abbiano fatto il lavaggio del cervello, ma perchè sono utili (sì, non sono le uniche, ma lo sono) per affrontare le avversità della vita e raggiungere certi obbiettivi. |
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