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Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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Tutto quello che dici vale solo nelle relazioni superficiali con gli altri, infatti si mostra molto a livello lavorativo o nelle società dove vige maggiormente la riservatezza. Oppure è una buona chiave di lettura per un sistema sociale su grande scala, dove il rapporto umano superficiale è più decisivo nella conformazione della società rispetto al rapporto profondo e sincero. A livello pratico e di importanza però il rapporto umano sincero che abbiamo con poche persone nella nostra vita è ciò che conta di più e bisogna fare di tutto per coltivarlo secondo me, pensando il più possibile all'altro e a renderlo felice. E se la guardi con questa chiave di lettura noterai che effettivamente normalmente le persone vivono e danno importanza alla fine ai rapporti umani sinceri e profondi, più dell'ambizione e della perfezione. Tutti vorrebbero essere famosi e di successo ed eccellere, ma pochissimi lo fanno o si impegnano realmente per farlo. Questo principalmente perchè inconsciamente solo pochi lo vogliono veramente. Di base le persone non sono troppo consapevoli di ciò che vogliono veramente e dicono cose facendone in realtà altre. |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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Poi sul fatto che gli abili narratori di se stessi siano a prescindere persone mediocri è un luogo comune, può essere così ma anche no. Ci sono persone vanitose ma che ne hanno ben ragione di esserle, molti artisti geniali o atleti eccezionali quindi persone dotate di valori OGGETTIVI E RICONOSCIUTI sono vanitosi e altezzosi. E possiamo dire che ne hanno ottime ragione, perché dovrebbero essere modesti? Ma questi naturalmente accade anche in contesti normali, oppure vuoi dirmi che l'operaio o l'impiegato medio è generalmente vanitoso quanto il medico o l'avvocato di turno? O che una persona afflitta da disturbi mentali sia valida in campo professionale e sociale più di chi disturbi non ne ha? A me questa cosa che dici sembra più un raccontarsela in base alle proprie simpatie/antipatie personali, non una analisi oggettiva dei fatti. |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
Alle domande che poni, rispondo sì e sì.
Può essere. Altrimenti sei tu che vai per luoghi comuni e ti racconti la storiella dell'operaio frustrato e fallito e del problematico che guarderà sempre dal basso i migliori. Io non ho questi stereotipi in mente. Per me la vanagloria non ha mai ragione d'essere, in quanto nessuno è superiore di nessun altro, può aver avuto più successo professionale o sportivo, ma questo non lo fa avanzare nella gerarchia umana. Il successo nella vita è soggettivo, chi impedisce a un disoccupato con la terza media di essere soddisfatto di sé stesso per il proprio percorso di vita?Per quale motivo il personaggio famoso fa bene a sentirsi superiore e lui no, se entrambi sono orgogliosi di sé? Che significa farsi voler bene?Da chi? Perché? Ci sono criminali che sono ammirati e amati,sono persone eccellenti? |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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gli influencer, tanto per dire, sono tutti eccezionali? :testata: per me no, però il pensiero sociale comune la pensa diversamente, ed ecco che diventano quasi dei miti...:interrogativo::interrogativo: |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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Qua tutti dicono di essere contenti di sé e di come vivono, ma come si spiega poi l'esistenza dell'invidia che mette in moto certe rivoluzioni? :interrogativo: Comunque per me lo status sociale è comunque un'entità più complessa che non è riducibile alla vincita di una coppa, un tizio può non aver vinto nulla ed avere un rango sociale superiore ad un altro che è entrato nel guinness dei primati. Il fissarsi su queste cose qua lo trovo poco realistico, per questo non sono comunque d'accordo con l'impostazione di partenza. Socrate non penso avesse vinto delle gare ma il suo rango all'epoca doveva essere elevato. La distribuzione del potere e di quel che io posso avere o non avere in una data società dipende dai soldi, ma non solo da questi, io definirei la posizione sociale in relazione ai poteri e il prestigio che vengono rispettivamente concessi e riconosciuto dai membri di una società nei confronti di una persona, questa cosa può esserci anche in assenza di riconoscimenti formali o ufficiali tipo coppe targhe e così via. Anche quello economico se ci pensiamo bene dipende da questo, sono i membri della società che si sono accordati e danno valore a dei pezzi di stracci. Quello economico è un potere, ma ovviamente non è il solo. Il discorso di Black_Hole_Sun mi sembra condivisibile. |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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A me no, non intendo adattarmi a questo, e preferisco essere disadattata che piegarmi a logiche che non condivido "perché è così e basta." E non sono l'unica, se siamo minoranza pazienza. Per XL: a me non basta valutare le persone in base ai traguardi, senza considerare il punto di partenza e la strada percorsa, i mezzi, gli ostacoli, le scelte.Insomma la soggettività. Non è così che funziona socialmente, ci sono le gerarchie in base al punto di arrivo? Pazienza, io non seguo questa tendenza, non mi interessa chi mi valuta in questo modo e io non valuto le persone cosí. O almeno cerco di non farlo, di correggermi, di non cedere a certi diktat per quanto mi è possibile. E so di non essere l'unica e se la maggioranza invece no, non mi interessa: il mio scopo non è essere omologata ai più, è adattarmi al mondo rimanendo coerente con ciò in cui credo per quanto più mi è possibile. Sono scelte, a ciascuno la sua. |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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Mi basterebbe l'apprezzamento per ciò che sono, che a quanto pare non è mai abbastanza e non posso fare niente per cambiare ciò. |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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Tu non sei solo un risultato e nessuno lo è. Quindi, io dico, quello che mi aspetto dagli altri lo voglio fare per prima io, per coerenza. E ci provo. |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
Quando scrivo certe cose poi mi sento mitomane pure io:ridacchiare:, cioè non vorrei che si pensasse che ritengo di essere bravissima e di pensare e fare tutto giusto nei rapporti con gli altri e nella considerazione del prossimo.
Di mio ci metto l'intenzione, cerco di impegnarmi in quello che ritengo coerente, ma non è che sono ineccepibilmente inclusiva e ligia ai miei diktat morali, anzi. Ho un'idea di quale sia la strada giusta, ecco. E ce provo. Nemmeno penso che il mondo sia tutto egocentrico e superficiale, anzi. Ce ne sono di genti perbene che riescono assai meglio di me ad applicare certe logiche e ad essere coerenti con un certo sistema di valori . E se devo pensare all'eccezionalitá, ecco, penso a costoro. |
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?
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Il discorso del contesto è più complesso, c'è anche da dire che se vado al centro diurno del csm non è proprio detto che io abbia le capacità, le forze e la voglia di far sentire gli altri inclusi, quello è un compito che spetterebbe a chi coordina le attività, poi certo uno può fare il meglio che può ma bisogna tenere conto dei limiti e dei propri problemi e anche di ciò che si ha bisogno per sé stessi. A me è capitato in contesti sportivi di essere di poche parole a discapito di altri, semplicemente perché stavo facendo ciò di cui avevo bisogno: ovvero provare a rispettare i miei sentimenti e bisogni senza buttarmi subito a compiacere gli altri. Esempio: il corso era diviso in due orari, nel secondo orario ad un certo punto eravamo solo io, l'istruttore e un'altra persona. Questa persona ha cercato un dialogo con me ma io ero molto tesa e così non ho raccolto più di tanto i suoi tentativi di fare conversazione, anche perché in quel momento la mia fobia era più forte, ma poi in generale stavo attraversando una fase particolare in cui appunto cercavo di ascoltare me stessa e non solo di dare la priorità agli altri, e questo per forza di cose può ripercuotersi negativamente sugli altri. Il risultato è stato che questa persona non è venuta più, perché non si è trovata in un ambiente accogliente. La colpa è mia? No, la colpa è dell'istruttore che non ha saputo leggere la stanza, che ha suddiviso male le persone nei due orari, non è possibile che nel primo turno si sia in quindici (per dire) e nel secondo turno in due-tre. Inoltre una persona che è appena arrivata se la metti subito a fare esercizi "serii" senza cercare prima di farla divertire un po' è chiaro che rischi che finisca così. Soprattutto una persona che chiaramente viene lì per trovarsi in un contesto "popolato" non la vai a mettere nel secondo orario in cui siamo in solo in altri due. |
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