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Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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"Bisogna lottare". Ma "bisogna" per chi? Ti imponi il dovere di portarti a vivere meglio? Ma per vivere meglio, è intanto il caso di smettere di ragionare troppo in termini di doveri. Che senso ha prendere meccanicamente a esempio qualcun altro? A me pare meglio chiedersi perché non si vuole, in realtà, uscire da certe situazioni, recuperando un po' di contatto con sé. |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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Mi sta sulle palle anche l'atteggiamento di chi dice che poi i rischi son gli stessi per tutti: anche questo poi non è vero. Faccio un esempio stupido, se una persona brutta e magari obesa ci prova con una persona abbastanza attraente è molto probabile che questa possa rispondere con astio e magari arrivare anche ad offenderla. Questo trattamento non è riservato a tutti, il rischio di ottenere risposte del genere quando si è in certe condizioni è molto alto. Poi comunque come ho detto prima è già la gara magari che non sta bene a monte, quindi ci si lamenta di ben altro... Ci sono vari livelli. Se la gara l'avessi messa su io, potresti dirmi che sono una testa di cavolo, ma visto che le regole non le ho scelte io e devo subirle per poter ottenere determinate cose, c'è di che lamentarsi. Anzi è l'unica cosa coerente da fare se si pensa che certe cose non stanno bene, non si può agire all'interno delle regole se le regole non stanno bene, sarebbe comunque incoerente. Lamentarsi e manifestare dissenso rifiutandosi di partecipare ad un qualche gioco comunque non equivale a non far nulla, se a te e quelli come te dà fastidio allora non è del tutto inutile visto che alla fine lo scopo è proprio quello di creare disturbo alle persone che aderiscono al gioco al massacro e sostengono che o si sta dentro o si sta fuori accettando comunque le regole e tutte le conseguenze. No, si può anche non accettare l'immobilità causata dalle regole del gioco, ma non è mica detto che si starà bene, è solo una posizione migliore delle altre due secondo un certo punto di vista, posizione e capacità. Poi si fa i finti tonti e non si capisce perché delle persone finiscono armate fino ai denti nelle scuole. Non si lasciano alternative con questo tipo di aut aut O si partecipa accettando rischi, o non si partecipa accettando l'immobilità Si può anche non partecipare e non accettare l'immobilità causata dalla non partecipazione ad un gioco sociale. |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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E se vedi che il rapporto costi-benefici del tentare ti sembra troppo sbilanciato verso i primi, bisogna avviarsi verso un processo di accettazione. |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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sei arrivato a 30 anni e ancora non ti sei fermato a pensare "io chi sono?". mi dice che non ho idea di cosa voglio perché gli eventi della mia vita non mi hanno mai spinto a una seria riflessione sulla mia persona, e quindi mi impegno poco / male nelle cose che faccio, e non riuscendo mi abbatto. la cosa va a spirale e diventa depressione nel mio caso. |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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E' vietato consolare e basta una persona, dirgli "Cazzo, ci hai provato ma sei stato sfortunato, mi dispiace, hai tutto il diritto di lamentarti". No, la risposta è "Zitto, non lamentarti e continua a provare fino alla fine dei tuoi giorni, dovessi sbattere la testa al muro migliaia di volte". |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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per carità, gruppo storico, le cover andavano di moda, ma insomma :-/ |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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La critica sul personale è negli occhi di chi legge e si offende. Io personalmente la trovo invece una frase molto incoraggiante. |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
che poi la frase del titolo vale anche per il suicidio
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Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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cacchio ma è proprio quello che succede a me :o e che eventi devono capitare per spingere a una seria riflessione?? cataclismi, tragedie..:nonso: |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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Il processo di accettazione di cui parli può comportare ad un altro livello non accettazione comunque: non accettazione delle parti di te alle quali il rapporto costi-benefici non sta bene. Potresti ingaggiare un'altra lotta interna ben peggiore con queste parti che dal di sotto ti sorreggono. Se sfasci queste magari finisci con lo sfasciare te stesso. Almeno una persona sa che "questa cosa qua a me non sta proprio bene e mi è ben chiaro che non l'accetto, anche se non posso farci nulla adesso". Che è una cosa che sovrasta la propria forza è chiaro, una persona lo sa, ma sa anche di non accettarla così com'è. Secondo me questa cosa qua diminuisce anche l'aggressività. Per me l'accettazione non si può forzare più di tanto a qualsiasi livello, o certe cose nell'insieme ci stanno bene, o ci andranno di traverso e risulteranno indigeste comunque. Riconoscimento della non accettazione e non estinzione della non accettazione. |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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In più, unita al divieto di lamentarsi finché non si è provato "nel modo giusto" o non ci si è provato "abbastanza" (quindi un divieto potenzialmente forever and ever), accusando chi lo fa di lamentarsi senza far nulla, la trovo ai limiti del sadismo. |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
"sa pijano in saccoccia"(volg) ma finchè si spera o si cambia modo di vedere le cose (ci si accetta e accontenta anche) ,c'è la speranza di stare meglio,si può stare meglio |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
La mia sensazione è che taluni non cerchino né consigli né incoraggiamenti, ma principalmente commiserazione e finiscqno per mettere sullo stesso piano parole intrise di neutralità con parole intrise di critica esplicita (critica che appare sempre distruttiva e mai costruttiva, un certo utente lo ammise pure che per lui non c'è distinzione tra le due).
Questo mi dà ancora più la sensazione che sia rimasto (nell'inconscio) quel bisogno innato di commiserazione che si avrebbe dovuto avere negli anni formativi dell'infanzia, ma che da adulti risulta anacronistico. Anacronistico se preteso, come se le nuove persone che incontriamo nelle nostre esistenze avessero in qualche modo delle responsabilità per ciò che ci è mancato negli anni più delicati. Questo voler pretendere a tutti i costi è indice di una personalità che si sente in credito. Va bene sentirsi in un modo, ma è il voler ogni volta fornire una piattaforma razionale (che prevede che l'altro sia in malafede) a giustificazione perenne della propria emotività/sensibilità più nascoste che è pericoloso. |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
mah quello della volontà a me sembra un discorso insomma, piuttosto contraddittorio...se la volontà è tutto,come alcuni sostengono, quindi si presuppone che uno non cambia solo perchè non vuole.....ma quindi se non vuole significa che non gli dispiace affatto la sua situazione...ergo in tal caso perchè si lamenterebbe (dato che si fa riferimento a gente che non gradisce la propria condizione) :interrogativo: :pensando:
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Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
Muttley:come dicevo,non ci sono solo gli strumenti compensativi ma anche i dispensativi.E nei pei gli obiettivi minimi si abbassano,altrimenti non avrebbe senso farli.
Oppure tu pretendi che un tuo alunno in sedia a rotelle salti gli ostacoli alle olimpiadi?È ovvio che si può chiedere a ciascuno solo ciò che può dare e non si può pretendere tutto da tutti.Il massimo,d'accordo, ma solo di quanto è nelle sue possibilità.E se raggiunto questo massimo,nom bastasse ad avere una vita soddisfacente,autonoma, vivibile? |
Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?
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Non ho un lavoro che mi piace, quello che faccio mi stressa, i colleghi di lavoro mi importunano... Consiglio/incoraggiamento Cercane uno che ti piace, non ti stressa e dove i colleghi di lavoro non ti importunano... :mrgreen: Consigli del genere teneteveli per voi, se poi vi mandano a quel paese per me è comprensibile il perché. Se certe cose una persona non le fa vuol dire che nell'insieme risorse per farle non ce le ha e bisogna per forza di cose semplificare ancora le operazioni fino a raggiungere quelle che può eseguire grazie alle risorse di cui dispone. Quando si arriva a questi livelli qua può essere che il consiglio serva a qualcosa. Io ho l'impressione che anche da parte di certe persone non c'è tutta questa volontà di aiutare e consigliare davvero, perché farlo concretamente costa fatica. Ho l'impressione poi che delle persone son qui per fare altro e non per dare consigli ed incoraggiare. Anche queste persone dovrebbero andare a vedere cosa c'è dentro al loro bel cervellino invece di giocare al piccolo psicoanalista con gli altri. |
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