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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Ho sempre paura di sembrare inadeguato
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Però effettivamente Fe/Ti Te/Fi sono ottimi "compagni" perché uno parla di più l'altro ascolta di più, uno è più timido, (sentimentalmente parlando) l'altro meno. Fidanziamoci dunque. (Fe) :D |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
La desidero ma è molto sfuggente. E spesso e volentieri nemmeno me la posso permettere.
Negli ultimi tempi non evito più, mi sono riabituato a stare in mezzo alle persone, a far parte di un gruppo. Faccio comunque molta molta fatica a crearmi il mio "habitat", cioè quelle condizioni necessarie affinché la socialità prenda piede nel lungo periodo. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
ho come la impressione che mi emarginino come sempre nella mia vita , facevano così al liceo , hanno continuato alla università e non è una mia visione distorta mi avevano proprio emarginato nel gruppo che praticamente avevo contribuito a formare , ora mi accade di nuovo da adulto : i motivi sono diversi e non facili da spiegare ma frequentando poco non incontrandomi oltre alla frequentazione del bar , il fatto che loro siano tutti sposati o meglio accompagnati (al secondo o terzo 'matrimonio' ) mi rende diverso da loro ...
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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E comunque bisogna sempre prendere in considerazione il fatto che la guarigione trova terreno fertile se si possiedono gli strumenti necessari per interpretare il proprio male. Ed anche i fattori ambientali e sociali fanno la loro parte. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Anche se è molto complicato, è assolutamente fattibile. Io fino a dicembre 2014 a stento uscivo. Adesso ho vari gruppi di amici e mi fa piacere averli. Certamente, il cambiamento partito da dicembre 2014 si è preparato da agosto 2013 circa, con riflessioni, esperienze. Però la spinta decisiva l'ho dovuta dare io. Una volta che presi coscienza dell'importanza della presenza di altre persone nella mia vita, ho cercato di massimizzare la loro presenza e di trovarne i lati positivi. Il risultato è ottimo. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
La socialità (se forzata) non è sempre il rimedio. Per alcuni può essere di gran lunga peggio del male.
Perché il problema è proprio di non riuscire a riconosce chi e che cosa sia bene. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Il rimedio è capire il proprio valore.
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Non è sufficiente. Si può comprendere il proprio valore, ma si inizia a imporsi su tutti perché si pensa di essere superganzi, più ganzi degli altri, se non si comprende il valore della socialità.
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Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Per valore intendo coltivare se stessi nella propria individualità che non esclude affatto la relazione con gli altri ma anzi crea i presupposti per l'autenticità: non mi devo sforzare di essere un altro, di negarmi per essere insieme agli altri (per essere come gli altri mi vogliono). Se per questo dovrò pagare qualcosa in termini di socialità ben venga. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Divento: bello, intelligente, sapiente, muscoloso, interessante (categoria: Oggetto). Divento: assertivo, competitivo, ottengo ciò che voglio (categoria: Sé). Ma poi? Non è forse un equilibrio instabile e fragile? E gli altri di cui lamentiamo la presenza? Come potranno essere attratti da noi se non coltiviamo i valori della categoria Altri? Rimarremo soli, e la nostra essenza di animale sociale rimarrà insoddisfatta. Tutti i nostri valori delle categorie Sé ed Oggetto si riveleranno del tutto inutili nel procurarci le numerosissime soddisfazioni sociali di cui necessitiamo per vivere bene, e ricomincerà una ricerca di qualcos'altro e la sofferenza. Capire che noi valiamo è un primo passo importante. Ma se i valori che ci attribuiamo sono instabili... la situazione rimane oscura. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Ecco, tutto ciò che hai citato è esattamente quello che non intendevo dire.
La competitività, la bellezza, i soldi...ecc insomma l'affermazione sociale come status elevato rispetto alla mediocrità che sta intorno è proprio uno di quegli aspetti sociali che contestavo perché costantemente sottesi dall'ideologia che qualsiasi cosa fatta per raggiungere quel posto in alto è valida se si seguono le regole (pre) stabilite del gioco. E le relazioni non fanno eccezione. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
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Categoria: Oggetto. Saper disegnare cartine, conoscere in maniera raffinata tutta la musica classica, saper costruire nel dettaglio il proprio albero genealogico, conoscere i meandri della fisica quantistica, riuscire finalmente a fare 150 km al giorno in bicicletta. Categoria: Sé. Riuscire a battere tutti in un determinato videogioco a tempo, laurearsi nella propria materia preferita con voti superiori a quelli di tutti, diventare il professore più rinomato nella propria materia, vincere il premio nobel per la letteratura. Tutte queste cose possono anche venire dal profondo, ma da sole... da sole non bastano. Anzi, dovrebbero essere subordinate ai valori della categoria Altro ( o della categoria Coppia e Famiglia ) per funzionare. |
Re: Cosa vi spaventa della socialità? Perché?
Mah, gli ultimi esempi rientrano nel campo di conoscenze personali che non mi pare interferiscano con le relazioni in generale. Hai citato degli interessi, degli hobby o delle ambizioni...
Ci tengo comunque a precisare che non ho mica negato l'importanza dell'altro. Però la tua ipotetica scala gerarchica mi pare un poco forzata e scricchiolante. Una persona che ha raggiunto una vera indipendenza psicologica coltiva la relazione ma se questa per qualche ragione viene a mancare, pur soffrendo, porta avanti la sua esistenza che non dipende in maniera assoluta da quella relazione o da altre. La dipendenza non è mai di buon auspicio. |
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