Originariamente inviata da ciarliera
(Messaggio 1074462)
Oggi ho preso il pullman delle 6.30, quello pieno zeppo di studenti. Ovviamente era quasi pieno: c’erano soltanto 3 posti liberi: due erano stati occupati da un paio di ragazzine che lo riservavano al fidanzatino che sarebbe salito una fermata dopo.
Mi accorgo che nella mia vita di merda non è cambiato nulla: anche alla loro età restavo sempre in piedi, ero quella sfigata, quella strana a cui nessuno riserva il posto e accanto a cui nessuno avrebbe voluto sedersi. E adesso, 15 anni dopo, mi ritrovo a rivivere le stesse situazioni.
E poi c’è un altro posto libero, accanto c’è un sessantenne. Mi si riempie il cuore di gioia (sì, per così poco). Chiedo se è libero, e lui fa per spostarsi, ma nel sedile accanto ci ha messo la borsa col pc e poi mi accorgo che ai piedi del sedile c’è uno di quei portabottiglie da 6 e mi fa: “ma come faccio, non posso spostarmi perché non posso infilarci le gambe, vede ho questa roba”.
Non so che dire, riesco solo a sbottare un: “pazienza, resto in piedi”. Faccio qualche passo indietro e resto in piedi per 50 km, in un pullman dal corridoio stretto, pieno di ragazzini che ridacchiano (ovviamente mi autoconvinco che ridano per me), su strade sterrate. Mi fanno male i piedi.
Dopo i primi 30 km in cui io, stanca e stremata, penso a quanto sono idiota e sfigata, c’è una fermata in cui salgono un paio di persone. Una ragazza, c’avrà avuto 20 anni, chiede il posto al tizio come prima avevo fatto io.
Chissà perché, il tizio adesso ci riesce a farci entrare le gambe! Con me non ci riusciva. La ragazza prende posto, a me vien da piangere.
Cosa ho io che non va? Vi prego, aiutatemi a capire :) Forse sulla mia fronte c’è scritto “idiota”. Cosa cazzo c’è che non va in me? Perché? Perché.
Sto per avere una crisi, poi per fortuna scendo, qualche fermata prima perché quasi non riesco più a trattenermi.
Non mi balena neppure per un attimo l’idea di quanto sia stato maleducato quel tizio. Riesco soltanto ad attribuire a me stessa le colpe di tutto ciò: forse non sono stata abbastanza convincente, forse avrei dovuto insistere e tirare fuori le unghie, o avrei dovuto cantargliene quattro dopo il gesto di dare il posto alla ragazza.
Provo odio e disgusto verso me stessa.
Questo episodio purtroppo non è isolato. Quante volte capita che, camminando sul marciapiede, la gente si scontra con me, quasi come se non mi vedesse, come se non percepisse la mia presenza. Mi sento invisibile.
Forse lo sono davvero: un paio di volte ho seriamente rischiato di essere investita sulle strisce.
Due volte mi è successa una cosa insolita, con due tizi diversi, in due luoghi diversi, mentre facevano jogging e io ero ferma sulla loro scia, mi hanno quasi buttata per terra perché non si sono scansati di un mm (io non potevo vederli essendo girata da un altro lato). In una di queste occasioni il tizio mi ha buttata sulle rotaie del tram mentre questo stava per passare.
E quante volte, entrando in un negozio o in un ufficio, ho salutato ma non ho avuto risposta. Anche la mia voce è invisibile.
Anche la mia presenza è invisibile: un giorno andai dalla mia psicologa. La segretaria mi disse di attendere in una stanza, che mi avrebbe avvisato lei quando avrei potuto uscire (doveva far passare per i corridoi altri pazienti e voleva rispettare la loro privacy). Beh, si dimenticò di me. Io stupidamente aspettavo, anche se immaginavo fosse andata così. Si ricordò di me dopo 20 minuti, entrò e disse: “poverina, scusi, mi ero scordata di lei”. :) Leggete pure e ridete. Almeno la donna invisibile può strappare un sorriso a qualcuno.
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