![]() |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
http://www.fobiasociale.com/il-massi...nessere-29483/ |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
in fondo gli altri lo sono di natura, invece il fobico deve sforzarsi :pensando: |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
al che ho deciso che per il moemnto e meglio fare chiarezza dentro di me... lo piscologo mi ha detto che uno deve essere se stesso non farsi parnaoie..gli altri evidentmenet ehanno altre strutture mentali ma io tendo a famri menate perche uno vuole essere accetato in un gruppo..non e bello che accada questo....forse smebro costruito impostato penso questo...uno che non mostrs se stesso |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
Mi è capitato di uscire e di ricevere complimenti anche da ragazze che mi sarebbero potuto piacere molto, che mi hanno detto esplicitamente (non ho mai chiesto) che i ragazzi che hanno avuto non avevano nulla più di me. Solo che sono entrati in connessione maggiormente, si sono posti in maniera diversa, sono parsi meno distanti e hanno dato l'illusione di volerle di più. Io anche quando voglio qualcosa ho un atteggiamento che in parte smentisce questo mio sentimento. Ieri l'altro una ragazza mi ha detto dal niente che sono "una cosa di nicchia" anche se pensava cose molto positive di me. Non è totalmente una cazzata, è in parte frutto del mio atteggiamento, consapevole o inconsapevole. Spesso possiamo non piacere o non dire molto all'altra persona, ma a volte quando se queste due cose accadono, non è per niente automatico che succederà qualcosa. |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
|
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
la sensazione e quella la perosnalita di base mia mi porta ad evadere certe situaizoni...e smepre cois'..anche quando qualcosa mi piace non la esprimo,le donne anche se gli piaci vedono che sei un tipo diffcile che non mostra interesse a sufficienza e cercnao altre strade...io non sono abituato ad espormi e quesot il rpoblema sicche' parlare di me faccio fatica perche sono diffidente,ho paura di essere giudicaot non lo so... ,manc al'abitudine a rendere naturali certe situaizoni...non so se mi capite..
|
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
A me finora è successo solo una volta di averci provato ed è andata male ma sono contenta di averlo fatto! |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
|
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
Sicché ho inferito che il tuo modo di giudicarli probabilmente fosse avventato ed inficiato (distorto?) dall'impatto emotivo che la vicenda ti ha procurato. Torno a dirti che io non c'ero e quindi non so come si sia svolta la vicenda, ma ho la presunzione di affermare con ragionevole sicurezza che se ci fossi stato qualche dritta te la avrei saputa dare, per il semplice fatto che riconosco negli schemi che stai adottando la medesima modalità di autogiustificazione che ab illo tempore anche io applicavo. Se poi vuoi aggiungere dettagli sulla vicenda volti ad evidenziare la smidollatezza di cotali individui, sarò lieto di leggere. |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
delle famiglie agiate, se non parlare di letteratura e di pittura? Magari anche con degli amici di più bassa estrazione - un po' più rozzi, ma anche più tormentati dall'ambizione? Parlare di letteratura e pittura, cialtroni e faziosi, pronti a buttar all'aria tutto, cominciando già a scaldare coi loro giovani sederi seggiole di caffè già scaldate da sederi di ermetici? Oppure passeggiando (calpestando cioè i lastrici divini della parte vecchia della città, come soldati o puttane), sovversivi malati di snobismo borghese, - anche con tutte le sue sincerità, i suoi idealismi, le sue vocazioni all'azione: l'ombra, cioè, dolorosa, di Esenin o Simone Weil nell'anima? Ma vediamo: sia che vengano, sudando, da appartamentini con tristi coperte bruciate dal ferro da stiro, o armadi costati poche migliaia di lire al padre amato di nascosto - sia, invece, che vengano da case circondate dall'aureola della ricchezza, con abitudini quasi celesti, di domestici e fornitori - tutti i letterati giovani sono sudaticci, hanno un pallore di anziani, se non di vecchi, le loro grazie sono già scrostate; hanno un'irresistibile vocazione ai pasti pesanti e agli indumenti di lana, tendono a malattie puzzolenti - dei denti o degli intestini – cacano male: sono, insomma, dei piccoli borghesi, come i fratelli magistrati o gli zii commercianti. Un'unica grande famiglia, priva di ogni amore. Capita ogni tanto in questa famiglia un Adorabile. Ma strano: anche Lui, come gli altri, i merdosi, invoca (dai principio dell'altro secolo, e, dopo una breve interruzione tra il '45 e il '55, fino ai nostri giorni) un Dio sterminatore: sterminatore di sé e della sua classe sociale. Anch'io lo invoco! E già una volta questa invocazione è stata ascoltata. Giovinetti cascanti in scialli Sioux, finti giovani di Torino già stempiati con loden blu, distruttori di grammatiche, convittori castristi che saltano i pasti a Monza, nuovi qualunquisti in pelliccia, che amano i Concerti Brandeburghesi come se avessero scoperto una formula antiborghese, che gli fa lanciare intorno occhiate furenti, democratici dolcemente burberi, persuasi che solo la vera democrazia distrugga la falsa; anarchici biondini, che confondono in perfetta buona fede la dinamite col loro buon sperma (andando, con grandi chitarre, per strade false come quinte, in branchi rognosi); Pierini universitari che vanno a occupare l'Aula Magna chiedendo il Potere anziché rinunciarvi una volta per guerriglieri con le loro guerrigliere al fianco [sempre; che hanno deciso che i Negri sono come i Bianchi (ma forse non anche i Bianchi come i Negri): tutti costoro non preparano altro che l'avvento di un nuovo Dio Sterminatore; marchiati, innocentemente, di una croce uncinata: eppure essi saranno i primi a entrare, con vere malattie e veri stracci addosso, in una camera a gas: non è ciò che giustamente vogliono? Non vogliono la distruzione, e la più orrenda, di loro stessi e della classe sociale a cui appartengono? Io, col mio piccolo cazzo tutto pelle e peli, capace di fare, sì, il suo dovere, eppure umiliato, per sempre, da un cazzo di centauro, greve e divino, immenso e proporzionato, tenero e potente; io, vagante nelle latebre del moralismo e del sentimentalismo lottare contro i due, cercandone l'estraniamento (una moralità straniata, un sentimento straniato al posto di quelli veri: con ispirazioni simulate e quindi molto più madornali di quelle autentiche, destinate al ridicolo, com'è regola borghese); io mi trovo insomma dentro un meccanismo che ha sempre funzionato allo stesso modo. La Borghesia è lucida, e adora la ragione: eppure, a causa della propria nera coscienza, manovra per punirsi e per distruggersi: delega così a deputati alla propria Distruzione, i suoi figli degeneri, appunto: i quali (chi stronzamente conservando un'inutile dignità borghese di letterato indipendente, o addirittura reazionario e servile, chi invece, andando proprio fino in fondo, e perdendosi) obbediscono a quell'oscuro mandato. E incominciano a invocare il suddetto Dio. Arriva Hitler, e la Borghesia è felice. Muore, suppliziata, per mano di se stessa. Si punisce, per mano di un proprio Eroe, delle proprie colpe Di cosa parlano i giovani del 1968 - coi capelli barbarici e i vestiti edoardiani, di gusto vagamente militare, e che coprono membri infelici come il mio se non di letteratura e di pittura? E questo che cosa significa se non evocare dal fondo più oscuro della piccola borghesia il Dio sterminatore, che la colpisca ancora una volta per colpe ancora maggiori di quelle maturate nel '38? Solo noi borghesi sappiamo essere teppisti, e i giovani estremisti, scavalcando Marx e vestendosi al mercato delle Pulci, non fanno altro che urlare da generali e ingegneri contro generali e ingegneri. È una lotta intestina. Chi veramente morisse di consunzione, vestito da mugik, non ancora sedicenne, sarebbe il solo forse ad avere ragione. Gli altri si scannano fra loro. |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
Ma leggerò il brano da te tratto quando avrò la calma e la serenità per rifletterci su. |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
Proprio l'altra sera in discoteca c'era una ragazza bellissima: alta, chiara, capelli scuri e occhi verdissimi, lineamenti perfetti, un bel sorriso, anche simpatica... Ma ovviamente fidanzata con uno che era la disarmonia fatta persona: faccia brutta e volgare, grasso, con quella corporatura esageratamente robusta e tarchiata. Beh ho pensato: allora sono proprio io che non vado a prescindere da tutto. |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
Mi sembra anche normale dopo tutto. |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
|
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
|
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
Di questi casi io ne vedo oggettivamente: so che a voi da fastidio di più vedere le tizie coi belli. A me no: se una sta con uno bello penso che cmq ha fatto bene a prenderselo dopo tutto, ma quando vedo una bella ragazza con un tipo cosi divento invidioso. Lo ammetto. Comunque non so come fosse caratterialmente questo ragazzo, Josef, un tipo normalissimo, magari si saranno solamente trovati bene insieme nessuno sta condannando nessuno. Sto solo descrivendo la bassa reazione mia da invidioso e sfigato quale sono. |
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
|
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
chi sono sti "analfettivi"?
|
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
|
Re: Una serata tra anaffettivi e un'ipotetica ragazza ideale
Quote:
|
Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 21:28. |
Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.