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Re: Una vita da disoccupati
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Re: Una vita da disoccupati
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Re: Una vita da disoccupati
Di luoghi in cui non ti danno mai compiti a caso penso che ne esistano veramente pochi purtroppo. Il problema è l'intenzione "educativa" che c'è alla base in questo caso. Se vado a lavorare è per raccattare qualche soldo e basta, se volessi farmi rieducare andrei altrove.
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Re: Una vita da disoccupati
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Re: Una vita da disoccupati
Eh beh, se fosse così facile...
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Per ora sto facendo lavoretti qua e là col decespugliatore….trovo qualche offerta ma sono tutte paghe da ergastolo. |
Re: Una vita da disoccupati
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E' un match da fare, magari credono davvero in questi metodi correttivi, meglio lasciare a chi è disposto a farsi correggere così. A mettere in dubbio l'operato del capetto di turno si rischia solo di mettersi in una posizione ancora più scomoda e ad intossicare ulteriormente il rapporto. Io direi piuttosto di cercare altro e mollare appena si trova, al limite stornano dal tfr o l'ultimo stipendio il mancato preavviso ma chissene... |
Re: Una vita da disoccupati
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Re: Una vita da disoccupati
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1) chi si ha davanti 2) il rapporto coi capi del proprio capetto 3) quanto si è utili e sostituibili lì dentro Da ponderare i vari fattori in base al tipo di azienda. È vero che non bisogna necessariamente porsi male, ma secondo me a mettere in dubbio l'operato del capo può essere spinoso. Poi intendiamoci, se si è poco sostituibili e il proprio lavoro lo si sa fare meglio degli altri ci sta far notare che non c'entra con le proprie mansioni qualcosa e se lo si è fatto in passato è perché si vuole essere utili, ma le proprie ambizioni sono altre e solite cose, ma in caso contrario lascerei perdere. Tanto se la forma mentis è quella non si scappa, se non è il lavoro brutto e che non le compete glie la farà pagare in altri modi. Poi se ci si trova davanti il tipo che non ha mai contato un cazzo e si trova ad avere un po' di potere ciao proprio... secondo me si fa prima a guardarsi in giro e andandosene lasciando il suo superiore con una persona in meno di botto |
Re: Una vita da disoccupati
io dai 21 anni ai 22 anni facevo data entry per una società. Facevo dalle 22 alle 2 del mattino, ma talvolta facevo anche straordinari. Zero contatto sociale se non con i colleghi con cui si era creato un minimo di cordialità soprattutto con una collega di nome Eleonora. Più alta di me ( io sono 170cm, quindi non ci vuole molto), magra e aveva una predilezione per le gonne a pieghe in stile studentessa giapponese, super femminile, curata, gambe da urlo e metteva spesso quei collant scuri ma trasparenti super sexy. Io la prima volta che la vidi ebbi una folgorazione di quanto era affascinante e andavo al lavoro gasato anche se avevo un'occupazione così misera e alienante.
Quando uscivamo dal lavoro facevamo colazione insieme e talvolta passavamo tutta la mattina insieme. Per un periodo piuttosto lungo ci siamo anche frequentati e ci vedevamo il finesettimana. A lei piaceva ballare e la portavo in discoteca, ballavo una vera merda ma mi piaceva farlo con lei. Eravamo molto innamorati e lei era bellissima, sofisticata, educata, dolcissima e affettuosissima e aveva un leggero problema di balbuzie che la rendeva adorabile. Un giorno però litigammo aspramente e ci perdemmo di vista. Ci riappacificammo ma si capiva che le cose non erano più come un tempo. Ho saputo che un anno fa è morta in un incidente stradale mentre tornava da una serata. Mi manchi Eleonora. |
Re: Una vita da disoccupati
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Re: Una vita da disoccupati
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Che orario strano O_o Come mai il lavoro si doveva svolgere in quelle (peraltro poche) ore? Mai sentito che un lavoro del genere si facesse in ore notturne, curioso Ed eravate anche diverse persone... perchè non prenderne qualcuna in meno e far fare full time a qualcun altro (a meno che non fossi l unico part time).. boh, misteri aziendali Quote:
Ricordo che nel 2006 al mio primo lavoro a 19 anni c eran già bolla elettronica e badge da passare... In successivi lavori fatti anche molto più in la negli anni però effettivamente ho trovato ancora la vetusta bolla a inchiostro con schede di cartone in cui veniva segnato l orario d ingresso, roba molto anni 70 (peraltro credo fosse proprio dell epoca e mai sostituita, dato che l azienda fu fondata a fine anni 60 e l anziano titolare era parecchio tirchio..) :D Ma l appello e il registro mi sembran robe da 800 proprio |
Re: Una vita da disoccupati
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Re: Una vita da disoccupati
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Calcola che abbiamo anche dovuto provvedere a spese nostre all'abbigliamento e al badge :D |
Re: Una vita da disoccupati
Alla fine ho fatto entrambi i colloqui tecnici, anche quello dove dovevo sembrare un bravo ragazzo.
E' passata quasi una settimana e silenzio radio totale, presumo di essere stato scartato ma domani manderò un messaggio ai recruiter per chiedere un feedback. Il problema però è che a me sembrava fossero andato benone, io sono sempre super critico nei miei confronti e quando vanno una merda sono il primo a dirlo, come ai colloqui che feci per Microsoft, feci una figura di merda sesquipedale, era dai tempi delle interrogazioni di matematica del liceo che non andavo così male, e sono stato il primo a dirlo, mi pare lo scrissi subito pure qua. Invece stavolta ho risposto a tutte le domande tecniche, anzi, è stato anche quasi piacevole il colloquio perchè effettivamente a parte due domande del cazzo sulle mie soft skills fatte da quella di HR abbiamo parlato di roba tecnica con altri due tecnici tutto il tempo. Eppure... La mia percezione evidentemente non trova riscontri con la realtà |
Re: Una vita da disoccupati
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E' andato bene.. e spero ti chiameranno. Nella malaugurata ipotesi che non dovessero sceglierti.. il motivo molto probabilmente è che il colloquio sarà andato bene anche ad altri prima o dopo di te. |
Re: Una vita da disoccupati
Io vorrei capire le agenzie che cazzo mi inviano a fare offerte di lavoro, se poi chiedono esperienza pregressa (che io non ho) in quei settori...
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Ho fatto domanda pure in fabbrica. UN CAZZO.
A fare lavoretti tipo spiaggino non ci vado, ti sfruttano troppo. |
Re: Una vita da disoccupati
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