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Re: Timidezza e verginità
É grave comunque ti sia venuto in mente lui come esempio.. [emoji23][emoji12]
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Re: Timidezza e verginità
Pupo :miscompiscio: :miscompiscio:
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Re: Timidezza e verginità
Se lui può é perché gli italiani hanno sempre avuto gusti musicali osceni ..[emoji51]
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
Pupo può essere un esempio (anomalo) di celebrità cioè soldi, donne e pure debiti.
Qui non funziona assolutamente, né come esempio di uomo né come cantante anche se la canzone GELATO AL CIOCCOLATO secondo alcuni è stato al primo posto in classifica nel Burundi. :D |
Re: Timidezza e verginità
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Quindi hai ragione a farmi questa osservazione, dovevo piu' correttamente parlare di fobia verso le donne, o di estrema timidezza o comunque di altro. Da mezzo ubriaco/brillo ho verificato in discoteca che sono piu' sciolto davanti alla donna, ma sempre emotivamente rigido e pauroso; la donna anche se sta al gioco (tipo dello struscio reciproco), rimane sempre li' come sospesa nel dubbio. Chiaro che se puzzo da whisky la tipa ha i dubbi. Parlo solo di un mio stato di alterazione non troppo sospetto agli occhi della controparte. O mi manca un pezzo in testa, oppure ho un blocco. Una escort non mi sarebbe utile nel primo caso. Ma non riesco nemmeno ad andarci per capirlo :testata: |
Pupo oltre ad essere pieno di debiti è famoso per qualcosa di cui le donne vanno pazze :)
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Re: Timidezza e verginità
Nobody, dentro di te temi l'assuefazione alla pratica sessuale?
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Re: Timidezza e verginità
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La mia sessualita' e' soddisfatta con il voyerismo che non ti coinvolge emotivamente, non sei in discussione e criticabile. Sei libero. Guardare senza essere guardato, evita l' ansia ed e' comunque molto eccitante. Non mi interessa dal punto di vista sessuale andare al contatto fisico, mi mette a disagio. Pero' resta insoddisfatta la necessita' di relazione, di un amore; e pesa il giudizio degli altri che ti emarginano e scocciano. |
Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Se io ho avuto le mie occasioni, pur avendo un quadro psicologico inemendabile; penso* tu abbia* concrete possibilita'. Ne ho conosciuti di timidi che hanno trovato la via. Pur se con alcune difficolta'. Basta non fissarsi con la donna dei sogni e romantiche illusioni, stare calmi e ragionare. La casualita' puo' aiutare esplorando nuove strade, prendi quello che arriva. O cambi qualcosa di te, o ti affidi alla speranza della fede. Predico anch'io il Muttley-pensiero :) |
Re: Timidezza e verginità
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[p.s.: secondo il Muttley-pensiero solo i fighi e i ricchi hanno ragionevoli possibilità di trovare una donna]. |
Neanche a me pare brutto.
Ad ogni modo, non capisco l'utilità del prendere come esempio "personaggio-famoso-a-caso-non-riconosciuto-come-sex-symbol-ma-noto-anche-per-le-donne-con-cui-è-stato-a-letto". Pupo ha (avuto) soldi ed un po' di fama. NON è la persona comune, non può essere portato come esempio di una "soluzione" valida. Si peggiorano solo le cose, almeno per me, usando questi esempi. Pare un voler dire che se non si hanno determinate caratteristiche, non si attrae per cio che si è, allora tocca compensare con elementi anche materiali. E poi c***o, di tutti gli esempi, proprio Pupo :sisi: |
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A me Pupo non piace perché non riesce ad essere fedele. L'ho usato come esempio perché secondo me non è un adone, è pieno di debiti ed e' senza valori ma...le donne escono pazze per lui. Per me è inaccettabile! Poi invece ci sono uomini sensibili, con valori ed anche simpatici (oggi ne ho avuto la prova) come voi che non hanno il coraggio di stare con una donna. È uno spreco!!! |
Re: Timidezza e verginità
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Anche le donne subiscono su vari aspetti le stesse discriminazioni e difficolta' degli uomini. Dove ci sono soldi, ci sono le belle gnocche. Dove ci sono i fighi idem. E le escluse dove sono ? Le differenze uomo-donma ci sono a causa dei condizionamenti culturali, e pregressi vari, e dal fatto che la donna soffre meno dell' uomo la mancanza di sesso e relazione. Su quest'ultimo punto pero' non ho le idee chiare sul quanto e quando. Ho fatto interviste ad alcune mie conoscenti; ma possono camuffarsi sotto il velo della pudicizia. Di fatto molte non fighe, non disdegnano il viaggio esotico di piacere per andare a gigolo'. Forse a restare totalmente appiedate sono le non fighe sociofobiche, a cui madre natura ha detto no. Il grado di sbilanciamento tra domanda e offerta che permette di capire il trend di mercato non mi e' chiarissimo. |
Re: Timidezza e verginità
Quando ci si sente dei sacchetti della spazzatura ambulanti (indipendentemente dal fatto che sia vero o no) non si ha tempo per stare dietro a Christian Bale e Ryan Gosling. Si vuole solo essere esteticamente normali. Credo vadano interpretati così gli esempi di Architeuthis.
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
Secondo il Takkuri pensiero invece la cultura è così pervasiva da condizionare atavici istinti e sovvertirli dal giorno alla notte. Ecco allora che si scopre che non abbiamo fame perché sentiamo l'istinto di nutrirci per sopravvivere, ma perché ce l'hanno detto fin da bambini, ecco che si scopre che non abbiamo schifo dei nostri rifiuti organici perché un tempo erano il mezzo di delimitazione del territorio ma perché ce l'hanno detto fin da piccoli...insomma, è tutto culturalizzato, compreso il dolore fisico, il sonno ecc. :D
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
Prima recensione che ho trovato del libro. Non parliamo poi della pagina Amazon inglese (quella italiana ha quattro gatti) dove le prime tre recensioni sono tutte negative e con migliaia di "mi piace".
Cominciamo col dire quello che il libro non è. The Female Brain non tratta, se non in minima parte, delle peculiarità neuroanatomiche del cervello femminile. Si potrebbe notare, a essere un po’ severi, che il libro non rispetta quello che è il suo stesso titolo. Si tratta, piuttosto, di un’analisi dettagliata del modo in cui le variazioni ormonali che si realizzano ai vari stadi della vita di una donna ne influenzano pensieri, emozioni e comportamenti. Il sistema endocrino delle donne sarebbe stato un titolo più calzante. Sarebbe stato interessante soffermarsi su quello che è lo stato dell’arte circa le ricerche sulle differenze neuroanatomiche tra i due sessi (se ve ne sono) e ancor più sulle differenze psicologiche (se ne ve sono). Purtroppo, non è quello che il libro sceglie di fare. E quello che invece fa, lo fa a mio avviso con scarsi risultati.Brizendine contesta l’idea che l’umanità sia dotata di un cervello per così dire ungendered. Può darsi, e io stesso credo che abbia ragione. Ma nell’abbandonare una forma di essenzialismo finisce giocoforza per abbracciarne un’altra: l’idea che vi siano delle ben marcate e ben identificabili differenze gender-related. L’argomentazione viene seguita mescolando un approccio più accademico a uno più divulgativo: riferimenti alla letteratura specialistica si alternano così alle avventure, perlopiù sentimentali, delle pazienti dell’autrice. Di per sé non sarebbe neanche male come approccio. Quello che tuttavia ne risulta è il trionfo dello stereotipo. Non mi sorprende che fra i lettori abbia suscitato così tanto consenso, perché (non so quanto volontariamente) è un libro che solletica le nostre più dozzinali percezioni di senso comune, alimentate dai veicoli culturali ai quali siamo giornalmente sottoposti.Leggendo questo libro scopriamo così che la “scienza” avrebbe confermato che le donne siano più emotive, più empatiche, più abili verbalmente, più bisognose di rassicurazioni, più votate alla socialità e più bisognose di socializzare, più timorose dei conflitti, più abili nel valutare le sfumature emotive nelle espressioni e nella voce altrui. Gli uomini, di contro, sono meno emotivi, meno capaci di comprendere le emozioni altrui – per inciso, è per questo che le donne scoppiano sempre a piangere: perché l’uomo ha bisogno di un segnale palese per cogliere il disagio della propria compagna –, più interessati al sesso, alla competizione e alla dominanza, più aggressivi, più lupi solitari, più facili all’ira. Nella ricerca di un partner, poi, le prime sono preoccupate soprattutto di trovare qualcuno che possa materialmente provvedere al sostentamento dei figli, i secondi sono interessati anzitutto allo spargimento del seme.Com’è facile intuire da quest’ultima osservazione, la prospettiva scientifica cui Brizendine fa riferimento è quella della psicologia evoluzionistica, secondo cui tratti comportamentali e psicologici dell’essere umano odierno avrebbero la propria ragione d’essere in ciò che si dimostrò adattativo – cioè, ciò che assicurò una discendenza più numerosa – per i nostri antenati. Qui non mi soffermo a far presente quanto siano deboli le credenziali scientifiche di questa prospettiva, che fa riferimento a un modo di vedere l’evoluzione obsoleto e non più sostenibile (si veda uno degli ultimi libri di T. Pievani, Evoluti e abbandonati).Di quell’approccio, l’autrice condivide la stessa disinvoltura nello spiegare tratti comportamentali e cognitivi complessi. Al di là di qualche affermazione sbrigativa, il libro non fornisce alcun tentativo di comprendere come i fattori naturali interagiscano con quelli sociali e culturali, ignorando inoltre la possibilità che lo sviluppo neurale sia plasmato dalle esperienze almeno quanto lo è dal genere. Nel non fare ciò, il libro fornisce la fuorviante e diseducativa impressione che problemi complessi possano essere affrontati con strumenti semplici, e che la scienza sia nelle condizioni di giungere a una risposta chiara su un argomento di cui in realtà si capisce ben poco.È il caso di non farsi trarre in inganno dalla gigantesca bibliografia. Osservando i rimandi in fondo al libro si nota come la letteratura sia usata in modo per nulla critico; e leggendo i titoli degli articoli citati, ci si rende conto che spesso non hanno un legame diretto con la tesi che l’autrice sostiene nel farvi riferimento (lo nota Nature nella sua recensione al libro: [...] ). D’altronde, se la letteratura specialistica supportasse inequivocabilmente le considerazioni dell’autrice, ci sarebbe assai meno bisogno di ricorrere a storielle, peraltro così stereotipate (da un punto di vista personale, sono stato particolarmente punto sul vivo dal cap. in cui si attribuisce agli uomini la più completa inettitudine a capire gli stati emotivi altrui).Nel libro si dà per scontata, con estrema scioltezza, l’immediatezza del passaggio dall’attività neuroendocrina alla produzione di stati mentali e relativi comportamenti. Il rapporto mente-corpo, com’è ovvio, è un problema filosofico enorme. Benché non sia giusto pretendere che un autore tratti un problema secondo una specializzazione che non è la sua, si potrebbe quantomeno fare un piccolo sforzo per non banalizzare la questione. Quello che troviamo costantemente qui invece è il riduzionistico presupposto che quanto avviene a livello ormonale sia causa di quanto avviene a livello psicologico e comportamentale. L’esempio più clamoroso lo abbiamo nella tabella posta all’inizio del libro, che ci informa che i cambiamenti ormonali che avvengono durante una gravidanza generano nella madre una maggiore attenzione «per l’ottenimento del congedo di maternità»!!! E questa forma di ragionamento è in effetti il presupposto di tutto il libro: vale a dire, è la logica che secondo l’autrice spiega il comportamento umano in generale.L’ultima considerazione da fare è la più delicata. La descrizione dei cambiamenti ormonali che si accompagnano alle fasi della vita di una donna presuppone l’idea che vi sia, per le donne, un percorso di vita naturale, prevedibile e lineare. Ora, è francamente incredibile che un’accademica non colga la portata prescrittiva e “normalizzante” che un simile approccio si trascina dietro. Dopo decenni di femminismo fa specie leggere che per una donna sarebbe “naturale” cercare la protezione di un uomo a una certa età e diventare madre a un’altra. E fa specie, più in generale, che si spacci per “naturale” o “genetico”, dunque immutabile, quello che è invece il prodotto di precisi modelli culturali (avendo pure il coraggio di presentare il proprio contributo come dirompente, proprio rispetto alle questioni di genere); il tutto, naturalmente, sotto il vessillo rassicurante e autorevole della “scienza”.6*di*6*persone hanno trovato utile questa recensioneGrazie del feedback.Avanti→Vedi tutte le recensioni cliente (10)Torna a Il cervello delle donneINIZIO PAGINA |
Re: Timidezza e verginità
Hai pescato nel mucchio di recensioni positive, quelle 3-4 negative.
Il fatto è che certe teorie godono di un'ampia letteratura scientifica, altre invece sono facilmente reperibili sui post pieni di livore dei forum sulla qm. Ah già, dimenticavo gli studi di genere, quelli si che sono supportati da grandi evidenze scientifiche sottoposte ad inconfutabili verifiche sperimentali... |
Re: Timidezza e verginità
Lo sai vero che praticamente nessuno si è cagato quel libro in ambito accademico?
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Re: Timidezza e verginità
Perché è un libro divulgativo, testina...di sicuro non si cagano nemmeno i libri sugli studi di genere :D
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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I condizionamenti modificano l' esteriorita' non la psiche piu' intima. Ma modifiche di natura materiale (giuridica-economica-tecnologica) sono capaci di incidere profondamente nella vita quotidiana. La donna single a vita indipendente da tutto, che mantiene da sola figli suoi nati in provetta non poteva esistere in tempi preistorici. Lo avrebbe fatto anche in antichita' se fosse stata libera di decidere come comandare la sua maternita', ma non poteva. In antichita' badava ai figli degli altri |
Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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Re: Timidezza e verginità
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I tamarretti che andavano o vanno a farsi i capelli tutti uguali, pure loro immagino lo facciano semplicemente seguendo il loro gusto, mica per uniformarsi... Così come chi sta sempre dietro alla moda, nel vestire ma anche nei gusti cinematografici, spostandoci su un altro piano, lo fa mica perché spinto, ma per spassionato gusto personale ecc. ecc. :nonso: Sinceramente, penso che tu possa continuare a invitare gli utenti a fare meno confronti con gli altri (e non essere troppo giudicanti, vero?) e sviluppare-la-propria-personalità nella speranza di acchiappare un morso del "triangolino che ci esalta" (cit.) anche senza impuntarsi su teorie balzane (a meno che non prevalga la volontà di trolling). |
Re: Timidezza e verginità
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Ci s'inchina perche' obbligati, o per convenienza, comodita', incapacita'. Oppure non c'e' indipendenza di giudizio (come se fosse possibile e facile averne...), capacita' di discernere e decidere diversamente. Essere unici e' una chimera, per lo piu' ti adegui sempre a qualcosa, piu' o meno consapevolmente. Le idee dominanti sono quelle della classe dominante (karl Marx). Il fatto di tingersi i capelli in un certo modo, fa il paio in alternativa con qualsiasi altra cosa, se il tamarro non si tingesse i capelli; avrebbe indossato i giubbotti Moncler, o gli occhiali Rayban, l'orecchino, l'anello al naso ecc... C'e' la volonta' di essere accettati nel gruppo dei piu' forti, dei mejo, dei simili a te, di chi sa di piacere, di fare cose insieme ad altri come te. Se sei un violento, amante della zuffa, dei viaggi in gruppo entri negli ultras da curva dello stadio; e' una scelta voluta, fa parte del tuo proprio essere e mentalita'. Nella curva da stadio non puoi indossare le pantofole o avere il taglio di capelli alla Jerry Lewis. Per entrare nel tuo branco di appartenenza devi essere uno di loro. Che per farlo sia necessario indossare la divisa militare, o rasarti la testa piuttosto che sniffare erba, o aver il coltello in tasca non ha importanza. Tu sei ultras, e vuoi andare con loro; questo conta per te. |
Re: Timidezza e verginità
Ecco. Questa è una risposta :bene:
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C'è un conformismo generale che è più sfumato e consente qualche scostamento, specie se si è superata una certa età. Però resta comunque un'area abbastanza pressante per alcuni che desidererebbero meno richieste e vincoli. Questi in parte cercano di adattarsi, in parte cercano di guardare un po' al di fuori, cercando magari persone simili in questa esigenza. In genere risultano comunque non allineabili tra di loro, ecco perché si finisce per sentirsi isolati. Però si potrebbe partire da una maggiore accettazione delle differenze e debolezze altrui (oltre che delle proprie), in modo da innestare un processo che porti a un'integrazione che non richieda una forte uniformità, almeno tra le persone che vivono come uno sforzo l'adattarsi a un conformismo pesante. |
Re: Timidezza e verginità
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