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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1686418)
È che a me sembra che l'esempietto, condivisibile, nei fatti sia poi disatteso a fronte di una visione Winstoncentrica e di una pretesa di confutare anche laddove questi stereotipi di genere non sono stati invocati: tanto per dire, ad esempio, se io ipotizzo "se lo si desidera fare e non ci si riesce" che senso ha cambiarmi l'ipotesi e dire che magari non lo si desidera? Mi sembra un modo scorretto di dialogare, far diventare quella che uno ipotizza come preferenza propria una preferenza altrui; distorci proprio quello che uno dice cosi. Avrei capito se avessi detto "se le donne desiderano cosi e non ci si riesce... si ha un limite".
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Molto semplicemente, quando prima hai scritto "se lo si desidera fare" ho inteso quel
lo come "se si desidera
uscire (con la ragazza che piace)", non "se si desidera
chiedere di uscire", perché pensavo allo scopo finale dell'azione.
Tutto qui, nessuna intenzione distorsiva da parte mia e ti prego di credermi.
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1686418)
Ecco perché dico che quasi sempre il Don Chisciotte de noantri tira fuori la questione dei ruoli a sproposito.
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Tua legittima opinione, ma non ho problemi ad argomentare perché per me non è così.
Massimo rispetto per l'
hidalgo della Mancia, ma la prossima volta preferirei essere chiamato Zorro o Robin Hood
de noantri se non è un problema :sisi:
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1686418)
E non è un discorso di preferenze, non ha senso ridurre tutto a questo, è un discorso di preferenze E di limiti.
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Probabilmente sarò limitato io :sisi:, ma quando leggo espressioni come "dare la colpa agli altri di scelte stupide, stereotipate, ecc. per non mettere in discussione se stessi e i propri limiti" mi viene in mente il quadretto di persone ottuse, appunto limitate (soprattutto mentalmente) che vogliono la luna dagli altri, la famosa "pappa pronta" e non vogliono fare nemmeno uno sforzo per muoversi nella direzione di rendersi un po' più presentabili ai gusti altrui. Bambini viziati e capricciosi, insomma.
Questo è un quadro che non condivido per nulla, almeno non se applicato a chiunque qui dentro parli delle difficoltà a cui va incontro chi dopo x anni non ha avuto nessuna esperienza di coppia. E' per questo che sono rimasto perplesso leggendo quell'affermazione, poi magari ho capito fischi per fiaschi e allora faccio ammenda.
In ogni caso, ritornando all'esempio del voler chiedere di uscire, lì sì posso darti ragione, se davvero uno sente la necessità di acquisire certe
skills allora solo "esercitandosi", sforzandosi di affrontare i suoi limiti (intesi come lacune da colmare, non necessariamente come difetti) potrà riuscirci.
Io però vedo la questione presentata in questo e nei topic "affini" in maniera diversa e non capisco perché tu tiri fuori il concetto di superamento del limite a proposito delle presenti discussioni, né vi colgo l'eventuale nesso. Vedo che gli insicuri (volendo porre l'accento sulle cause più che sulle conseguenze) sono innegabilmente penalizzati quando si tratta di risultare appetibili, e in questo il modello più diffuso per quanto riguarda la mascolinità non può non avere un suo peso. A fronte di ciò, indicare chi critica questo modello come una persona che non vuole "mettere in discussione i suoi limiti" mi parrebbe fuori luogo. Perché il "limite" deriverebbe sostanzialmente dal fatto che qualcuno (la biologia, la cultura, vattelappesca) ha deciso che l'uomo non deve essere insicuro, se no di norma si attacca al tram, così come in passato la donna doveva essere moglie e madre se no di norma se la vedeva brutta. Io non avrei mai pensato che la monaca di Monza avrebbe dovuto accettare di superare i suoi "limiti" che la volevano poco adatta a fare la badessa, e sforzarsi di andare incontro alle aspettative della società e alle preferenze della famiglia...