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Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Pensami nel modo che ritieni più opportuno, è un tuo sacrosanto diritto. Tuttavia ti chiedo cortesemente di lasciar perdere le mie questioni personali. Non lanciarmi frecciatine in tal senso. Non usare determinati paragoni per fissare un concetto in un thread qualsiasi. Tutto qui. Passo e chiudo. |
Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Si, le donne di oggi sono sbagliate e non vanno bene, e allora? Che problema c'è a dirlo? io finché posso dirlo lo dico. E cmq non è il fatto di dirne di tutti i colori, è pieno di nazisti e comunisti felicementi fidanzati, non è quello che conta. Lo so che Xché non è d'accordo con le mie teorie, ma non importa, è una donna intelligente, gentile e simpatica, e a me piace. |
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Scerzo, scusate l'OT, ho chiuso. |
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Tutto porta, tu dirai. Invece no, perché i ruoli sono invertiti. L' accusa che ci fanno non è mica quella di fare discorsi generalisti "come dargli corda per futuri sfoghi". L'accusa è quella di sottovalutare le differenze . Quindi ci sono tre ruoli in campo: 1) chi descrive un fenomeno considerando una differenza sessuale, 2) chi si indigna per aver sentito questa descrizione, 3) chi dice che il fenomeno non è legato alla differenza di sesso. Il numero 2 ha accusato il numero 3 non si sa bene per che cosa. |
Re: Come mai oggi le donne sono così?
Oh non toccatemi xchenn
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
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A mio avviso il problema non riguarda un sesso in particolare. La questione mi pare più estesa, vedo in giro tanto egoismo e poca voglia di collaborare. La gente non parla più, urla. Il rispetto è un optional e molti fanno e dicono la qualsiasi senza pensare alle conseguenze che possono avere sugli altri. La cosa che mi fa più riflettere è che la gentilezza sembra essere diventata un'eccezione, quando dovrebbe essere la normalità. Mi capita sempre più spesso di fare caso ai gesti di gentilezza, come se fossero eventi straordinari, quando invece dovrebbero essere la base di ogni interazione quotidiana. Essere gentili non vuol dire essere falsi o accondiscendenti. Significa ascoltare davvero gli altri e, di pari passo, non usare il prossimo come un pungiball. Significa parlare, cercare di capire i punti di vista, accettare la possibilità di non essere d'accordo senza pretendere di avere la meglio. Significa, quando possibile, offrire un aiuto, un consiglio o una parola di conforto. E, forse, più di tutto, significa non fare sentire gli altri piccoli o sbagliati per ottenere un boost di autostima. Quanto sarebbe bello un mondo più gentile? Ma gentile per davvero, eh. Io credo che ne gioveremmo tutti, sia a livello individuale che collettivo. Invece, la direzione è quella opposta..che tristezza. |
Re: Come mai oggi le donne sono così?
ah, ho letto il titolo pensavo di trovare foto .___.
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le femmine prima (così si narra) erano meno egoiste, poi ci hanno eguagliato in egoismo, e noi egosticamente non ci stiamo a questa cosa...
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La storia, la società, impediva al genere un evoluzione reale. |
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E' carina :mrgreen: |
Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Posso comunicare civilmente con un'altra persona pur avendo una o più idee diverse dalle sue. Nel caso specifico ho già detto che la mia visione dell'argomento è differente. Per me non è una questione di genere.. |
Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
Comunque ultimamente sotto ogni post di ig che vedo che riporta notizie di violenze sulle donne, commenti o chat sessiste è pieno di donne che commentano "il primo che dice che non tutti gli uomini sono così lo mando a quel paese" o "E poi si chiedono perché preferiamo l'orso".
A volte ho voglia di buttare il telefono nel cesso e tirare lo.sciacquone |
Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
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Re: Come mai oggi le donne sono così?
Sapete quanto io frema nel raccontarvi le mie esperienze relazionali. Oggi vorrei condividere con voi un’esperienza personale che ha acceso in me un certo rimuginio ossessivo sulle dinamiche culturali e psico-sociali tra uomini del Nord Europa e quelli italiani. Non pretendo di generalizzare (è bene specificarlo subito e anticipo anche che sono ben consapevole dell'effetto del "paradosso nordico") ma mi ha colpito quanto un semplice incontro possa dischiudere interrogativi più profondi sulla nostra concezione delle relazioni.
Insomma, la faccio breve. Sabato scorso sono uscita con un promettente artista danese (un profilo interessante, ancora giovane). Fin qui nulla di straordinario, eppure l’esperienza è stata illuminante. Ci siamo dati un appuntamento informale, andare a bere qualcosa, mangiare se avessimo avuto fame, niente di definito. Nessuna macchina a far da prolungamento simbolico dell’ego, nessuna ostentazione di status o di potere. È arrivato in bicicletta, vestito come di pomeriggio (malissimo e ho adorato questa cosa) con la naturalezza di chi non avverte il bisogno di impressionare. Nessuna formalità ingessata, nessuna messinscena seduttiva, nessuna di quelle coreografie maschili in cui il corteggiamento diventa una performance autocelebrativa. Ci siamo seduti a bere qualcosa, e la conversazione ha preso vita senza stratagemmi. Parlava di sé con onestà, ma senza quella pulsione narcisistica che trasforma il dialogo in un monologo. Mi faceva domande, non come pretesto per mettere in scena la propria brillantezza, ma per conoscermi davvero, non sentiva l'esigenza delle comparazioni con continui "anch'io...". Nessun doppio senso sottinteso, nessuna battuta ammiccante per testare confini e ruoli. Un uomo che non gioca a fare l’uomo, ma semplicemente è. E poi... nessun tentativo di pagare il conto, nessuna di quelle galanterie superflue che spesso sono solo una messa in scena del potere maschile sotto forma di cortesia. Un equilibrio disarmante: nessun bisogno di proteggere o di guidare, solo la libertà di due persone che condividono un momento senza doverlo inscrivere in un copione prestabilito. Forse è stato questo a colpirmi di più: ci eravamo conosciuti solo il giorno prima, eppure avevo la sensazione di potermi comportare liberamente, come se ci conoscessimo da anni. Senza quei micro-condizionamenti che spesso regolano i primi incontri tra uomini e donne, senza la sensazione di dover dosare gesti e parole per non infrangere aspettative tacite. Ancora più sorprendente è stata l’assenza di una tensione latente: nessuna pressione, nessuna aspettativa nascosta. Nessun bisogno di collocare la serata entro coordinate prestabilite – flirt, seduzione, conquista. Era come se l’incontro avesse valore in sé, e non in funzione di un esito da raggiungere. Mi sono chiesta: quanto di tutto questo dipende da una diversa costruzione culturale della mascolinità? Quanto spazio concediamo, nei nostri contesti mediterranei, a una maschilità che non sia performativa, che non debba continuamente provare il proprio valore attraverso la conquista, il potere, l’affermazione di sé? Non voglio indulgere in facili idealizzazioni, né sugli uomini del Nord Europa né sulla possibilità di emanciparsi del tutto da certi schemi. Ma esperienze come questa aprono domande necessarie: siamo sicuri che il nostro modello relazionale sia il migliore possibile? Siamo sicuri che dietro alla donne che reclamano galanteria e cavalierato non ci sia un indottrinamento che le rende schiave inconsapevoli in pochi mesi? Quanto ancora i ruoli di genere – spesso invisibili, ma pervasivi – condizionano il modo in cui ci percepiamo e ci relazioniamo? Lavinia Marchetti Che ne pensate? |
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