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Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Anche i belli nella gran parte dei casi devono fare la prima mossa, figuriamoci chi non lo è. Quello che fa più male in realtà è la paura di avere la conferma del proprio non essere attraenti, e non il rifiuto in se. |
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Quanto al resto, ho proprio un rigetto a leggere parole come "colpa" prima e "obbligo"* adesso, sorry. Nessuno/a dovrebbe essere colpevolizzato o sentirsi obbligato a fare qualcosa che non gli/le è congeniale o che lo/la fa stare male. *e ribadisco: soprattutto quando si tratta di un "obbligo" tutt'altro che unisex. |
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Non ho parlato di obblighi, ma di lamentele da parte di chi è artefice del proprio fallimento e si arrabbia per questo.
Se a uno/a non frega niente di accoppiarsi è una scelta libera e legittima, se uno/a lo vuole ma non fa niente per arrivarci la critica è altrettanto legittima. |
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"Fa niente per arrivarci" è un concetto enormemente discutibile da qui al 2021, sia in termini delle possibilità del singolo sia in termini di quello che la società si aspetta da lui (e magari non da altri). Una donna che non trovasse partner perché tutti vogliono la donna casa e chiesa e se ne lamentasse, sarebbe colpevole perché sarebbe lei a non adeguarsi al ruolo? Per me l'uomo obbligato a provarci è come la donna obbligata a fare la casalinga, sono ruoli di genere che non tengono conto della personalità e dei disagi dell'individuo. E' un po' come dire che i poveri e i senzatetto lo sono sempre per colpa loro e sono "artefici del proprio fallimento", se non fanno "niente" per non essere poveri (dipende da cosa s'intende per "niente" e quale sia il rapporto tra iniziativa personale veramente libera e vincoli non scelti che ti forzano al disagio in maniera diretta o indiretta). |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Dall'altra parte però concordo col fatto che nel 2020, in cui almeno nelle generazioni più giovani il ruolo di genere dovrebbe essere meno rigido, anche le donne potrebbero fare un po' il loro. Ma, e qui mi attirerò gli strali di tutte le utenti, concordo con un conoscente che ha avuto diverse esperienze nel dire che, sebbene non neghi che all'estero abbiano gli stessi problemi, li le donne sembrano più intraprendenti. Tanto per fare un esempio, a me è successo di essere abbordato in aula studio in università. Era una ragazza indiana, molto carina, e ha iniziato lei a salutarmi quando entravo e poi, dopo qualche settimana, con la scusa di un problema che non riusciva a risolvere si è fatta avanti. (lasciamo stare che per timidezza me la sono fatta scappare:testata::testata:) Ecco, in tutti gli anni lei è stata l'unica che si sia esposta in maniera esplicita. |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Puoi non mi sento di incolpare più di tanto la gente perché c'è sempre da valutare il fattore timidezza/fobia ed inoltre i più arguti lo capiscono che gli uomini attraenti sono ricercati dalle donne, e se nessuna mai ti ha cercato.. può essere un insieme di casualità ma può essere anche che è perché uno non piace un granchè, ed a quel punto diventa anche superfluo provarci. |
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Il problema c'è, esiste e non dipende principalmente dall'individuo, è un problema fuori controllo della persona, ma la persona può fare molto, e lo dico come persona con problemi e come persona informata di psicologia e neuroscienze a livello divulgativo. Non dico sia semplice, è fottutamente difficile, ma si può vivere fottutamente bene se lo si vuole e si va avanti fino in fondo, ne vale la pena, secondo me. Oltretutto non c'è alternativa |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Non voglio colpevolizzare nessuno, ma certe volte questo forum mi sembra un auto confermare idee del cazzo estremamente pessimistiche sul mondo e un crogiolarsi tutti insieme nella autocommiserazione di quanto questo mondo fa schifo. Io non ci sto, non mi sembra un modo di fare, non fa bene a nessuno. Ci sono tante cose che non vanno, ma la rinuncia, soprattutto sulla propria vita, non la accetto e non la accetterò mai, la capisco profondamente, ci sono passato anche io in certe fasi che non voglio neanche ricordare, capisco il perdere le speranze fino alla perdita della speranza di avere speranze, ma non l'ho mai accettato e non lo accetterò mai, e fanculo! Tutti dovrebbero farlo! E sto imponendo la mia idea, sí! E non me ne vergognerò mai, se è questa l'idea! |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
Che cosa volete? Le persone che accettino il nostro malessere, se non siamo neanche noi capaci di accettarlo? Se io stesso mi vergogno di quello che sono, come posso pretendere che qualcuno mi capisca? Bisogna iniziare noi stessi ad accettare i nostri mali, senza vergognarsi e le persone empatiche e mature capiranno.
A nessuno piace la persona che non fa nulla per cambiare la propria situazione, ma da la colpa agli altri, ed è giusto cosí, a nessuno dovrebbe piacere! Ci sono storie di persone in condizioni mentali orribili, insostenibili, dalla schizofrenia, alla depressione maggiore, al disturbo ansioso depressivo grave, al disturbo bipolare, o borderline... di gente che non ha mai rinunciato e con la forza anche senza forze ha continuato a curarsi e adesso sta meglio, e chi non sta meglio sta continuando a cercare di migliorare la propria condizione... Ecco una cosa sulla società vorrei dirla, queste persone dovrebbero essere considerate eroi! Più di gente che con tutte le facoltà mentali migliori al mondo riescono a fare grandi cose... |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
Ecco perchè non c'è rispetto, non c'è rispetto verso l'atteggiamento autocommiserativo senza accenno di impegno vero e attivo a migliorarsi, e non c'è rispetto verso la giustificazione di tale atteggiamento.
Ed è giusto non ci sia rispetto! Non sto condannando chi non ha più speranze, è brutto molto, non avere speranze, non bisogna autoflaggelarsi o colpevolizzarsi per questo, non è colpa di nessuno in fondo se uno ha perso ogni speranza, se non del mondo esterno. Ma dal momento presente in poi, la persona non può pretendere di avere rispetto alla giustificazione del non fare niente perchè ormai non ha speranze. 1. Perchè non è rispettoso nei confronti di tutte le persone che le speranze le hanno perse tutte e da soli si sono rialzati 2. Perchè è un qualcosa che si può superare o si può fare qualcosa per superarlo anche se uno non ha più speranze E se uno decide di rinunciare, non pretenda che gli altri accettino la sua scelta, perchè è inaccettabile |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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In ogni caso il topic almeno nell'impostazione iniziale non parla tanto di rinuncia sì/rinuncia no, quanto di sottovalutazione del problema della solitudine maschile, come se fosse un non-problema o un problema di gente pigra che vuole la pappa pronta. E sì, è un modo di pensare diffuso basato su dinamiche e ruoli sociali stereotipati che va affrontato con un cambiamento culturale a 360° e che risposte come la tua (vostra, visto che hai ricevuto anche un ringrazia), fortemente colpevolizzanti verso chi soffre di un malessere, non possono che contribuire a rafforzare, al di là delle intenzioni. E' il dramma della psicologia, nessuno si sognerebbe di colpevolizzare uno con una gamba rotta. Quote:
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Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Quello che io condanno è un atteggiamento di rinuncia ad una possibile cura o possibili miglioramenti della propria condizione, giustificati dal fatto che si sta male con conseguenti critiche del mondo circostante. Io vedo il malessere psicologico al pari di un malessere fisico e tangibile, uno non può colpevolizzare una persona perchè ha la gamba rotta, non si può neanche aspettare che cammini come tutti gli altri. Ma non posso condividere ne accettare un atto di rinuncia al muoversi o fare qualcosa per risolvere il problema, stando lí a criticare chi le gambe ce li ha. Un problema c'è: il mondo quasi sempre non vede nella persona con un grosso malessere psicologico il fatto che abbia una gamba rotta, perchè non è palesemente visibile e per mancata esperienza non sa veramente cosa voglia dire stare veramente male. Questo è un problema grave che spero che la società riesca a risolvere. Per ora è cosí, quindi secondo me bisognerebbe cercare di far capire a chi può capire quanto il proprio malessere è peggiore rispetto alla normalità, ma allo stesso tempo impegnarsi per superare la cosa, per quanto lo sforzo sia nettamente superiore alla normalità. Quello che io ho scritto nasce da una critica a determinati messaggi, più che altro... |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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:nonso: Per gli altri qualcosa può essere inaccettabile, per il tizio in questione no? Non può essere inaccettabile vivere in certi modi? Che poi se una persona non ha più speranze, come fa a credere che può fare qualcosa in modo significativo? :interrogativo: Se si sono rialzati da soli non potevano aver perso tutte le speranze. Qualcosa non torna a livello logico nel tuo discorso, se erano convinti davvero che non potevano fare nulla in certi sensi perché avrebbero agito? Una persona ha perso le speranze in relazione al superamento del problema X ma agisce perché crede e spera ancora che si può superare il problema X? Se un tizio è completamente scemo può essere anche che funzioni così, ma non è detto che lo siano tutti, magari se un tizio crede di non avere speranze l'altra credenza non è presente nello stesso momento, magari poi può cambiare idea alla luce di altri fatti, questo può capitare, ma mi sembra palesemente una cosa assurda asserire quel che asserisci tu. Se non credo minimamente che un amuleto possa modificare la mia situazione poi coerentemente non lo userò, ma vale lo stesso discorso in relazione ad altro, se non credo che una medicina è efficace non ne farò uso e così via. Perciò per me è falso dire che le speranze non contano nulla, direi che psicologicamente sono il propellente principale, là dove sono compromesse il soggetto non potrà agire e impegnarsi facendo finta di avere più speranze di quelle che ha effettivamente. Tu ragioni dall'esterno e dici "si può fare qualcosa" ma la persona in questione se ha davvero perso le speranze non crederà neanche a questo. Il tuo è un discorso abbastanza sempliciotto che non tiene conto di queste cose. |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Guarda io non so cosa sia, ma si può non avere speranze e muoversi lo stesso, basta almeno credere razionalmente che qualcosa si possa fare. Credere razionalmente che qualcosa si possa fare, è diverso da avere speranze. La speranza è un sentimento, un emozione, una motivazione, la comprensione razionale è puramente una comprensione razionale che può generare o meno speranza, dipende da quanto stai male. Io non sto parlando delle speranze razionali o il pensare che si possa fare qualcosa, da questo punto di vista credo essere totalmente controproducente e masochistico non fare e non cercare in nessun modo un modo per risolvere un determinato problema che fa male alla persona. Per esempio: non riesco a trovare una ragazza perchè ho problemi relazionali, non trovo modo per migliorare, quindi sto a casa e mi lamento di quanto il mondo faccia schifo. Questo atteggiamento non è appoggiabile, secondo me. Diverso è il non avere speranze perchè depressi veramente, in quel caso non hai speranze in modo fisiologico, ti spaventa tutto, stai male, non vedi futuro per niente. In quel caso anche nei momenti più bui, almeno razionalmente puoi obbligarti a resistere e cercare una cura da uno psichiatra. Ovviamente è un'altra cosa, non ci sono ricette, non ci sono medicine che funzionano per tutti o per sempre, è complesso. Quello che voglio dire che anche in quel caso ci sono persone capaci di lavorare su stessi senza dare la colpa al mondo e senza vittimizzarsi. È peggio della depressione maggiore grave, in termini di speranze, non si può stare. E anche lí c'è chi riesce a curarsi senza rinunciare e senza criticare tutto e tutti, quindi non credo ci sia giustificazione ad un atteggiamento di rinuncia con colpevolizzazione e critica del mondo |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Come tu non concordi col mio pensiero io pure potrei benissimo dire che tu stai a dì na cifra de cazzate :) Io non so quanti anni hai, le cose che tu dici le ho provate 10-100-1000 volte e arrivo alle conclusioni di quello che succede a me. C'è gente perbene e gente stronza. mai detto che sono tutti stronzi per coprire le mie mancanze, che ci sono, indubbiamente, come ci sono i pregi. Che ci sia gente che emargina, nonostante uno si ponga a loro nel migliore dei modi e nel massimo della sincerità questo è un fatto. Riguardo al non nascondere le proprie problematiche di timidezza, al fare coming out, etc.. l'ho fatto per anni ed è sempre finito male o con gravi conseguenze. Ora se permetti queste cose me le tengo per me. Questa non è una legge universale, è solo la mia legge. |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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La speranza non è propriamente un'emozione, è una valutazione di un soggetto (in base ad una serie di fattori, e ci sta che si terrà conto anche di certi indicatori emotivi) di certe possibilità in termini probabilistici. Se un tizio non hai mai visto un morto resuscitare, se muore qualcuno e non crede in racconti tipo quello di Lazzaro, non avrà molte speranze che resusciti, per questo mi sa che non capisci, credere che qualcuno non potrà resuscitare non è un'emozione. O tu pur non avendo speranze che un tuo parente resusciti inizi a far qualcosa e ti attivi comunque per farlo resuscitare perché il tuo non avere speranze che resusciti non è una credenza ma un'emozione e la puoi contrastare con la razionalità? :nonso: Per questo dico che il tuo discorso non regge, e non lo capisci nemmeno che non regge. Al più si può pensare che si elabora una credenza in base ad un ragionamento a fatti ed altre emozioni e si cambia poi idea, ma è (razionalità+fatti+emozioni) contro (razionalità+fatti+emozioni), e non (emozione) contro (razionalità) come sostieni. E' chiaro che se io prendo una pillola per stare meglio qualche speranza ce l'ho che sia efficace questa azione rispetto ad altro, e tutto quel che faccio o provo a fare sarà sempre relativo alle speranze che nutro in relazione a quel che investo (a meno che non agisco per ottenere tutt'altro), per questo dico che le speranze sono il propellente principale, più speranze hai in relazione al fatto che un'azione sia efficace ed economica più riuscirai ad attivarti, per questo tutto il tuo discorso non regge. Se psicologicamente una persona si trova in certi stati non riuscirà ad agire, chi ci riesce ad agire non si trova realmente nello stesso stato psicologico dell'altro. Dall'esterno tu magari puoi valutare che quella persona ha una credenza scorretta, ma l'altra persona questa conoscenza qua non ce l'ha ancora, e se non arriva ad averla non riuscirà ad agire come ti aspetti. Se un tizio avesse perso totalmente le speranze nel raggiungere qualcosa così come le perde chi si trova di fronte alla morte di un parente e non crede a paragnosti vari, non capisco poi in base a cosa il tizio dovrebbe attivarsi in relazione a questo scopo specifico, o crede in una cosa o nell'altra, oppure è scemo, come ho scritto già prima, c'è anche questa possibilità qua :mrgreen:. |
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Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
Secondo me la verità sta nel mezzo.
Inutile dire che, nella nostra situazione, l'unica cosa che può fare la differenza siamo noi. Credo o meno che sia è così. Nessuna persona esterna potrà tirarci fuori. Penso sia giusto ricorrere a tutti gli elementi a nostra disposizione per cercare di uscirne. Solo dopo allora si potrà "arrendersi". Vero è che spesso l'autocommiserazione é una sorta di dito dietro cui nascondersi perché é più semplice così. Preferisco una persona che cerchi di spronarti piuttosto diuna che mi dica "eh si povera cucciola, hai ragione". E comunque ci sono molto persone poco empatiche verso la fs, ma che bisogna fare ? Aspettare che il mondo ci caghi ? Non credo che avverrà a breve... quindi... Per le persone che hanno difficoltà con l'altro sesso: purtroppo è vero che l'aspetto fisico conta, soprattutto in un mondo che si basa molto sull'apparenza. Però è anche vero che non tutte le persone sono uguali. Ci vorrà fatica e impegno per trovare le persone giuste perché non vi cadranno tra le mani senza far nulla. Però ci sono. Comunque, al di là dell aspetto, anche la personalità fa molto. Mi ricorderò sempre una frase che mi è stata detta in un locale con amiche: "ok la tua amica è più carina ma é pesante, meglio mille volte una ragazza più alla mano come te". É un cane che si morde la coda. |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Ma dovrei dire ad una donna che sono asperger,come si fa a gestire una cosa del genere.fossi uno scrittore,un attore,ma un uomo comune solitario rischia di azzopparsi da solo.perche se ti dichiari asperger al mondo cambia la percexione di se,e una questione delicata,si potrebbe avere piu comprensione o emarginazione.la societa occidentale e molto competitiva,se ce uno che mostra debolezza sopratutto un uomo
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E che se voglio una determinata cosa devo fare quelle cose per cui mi spronano. Certo, su alcune cose non so se ce la farò.... ma allora non me ne lamenterà e starò zitta. La gamba rotta ci può stare.... ma dopo un po' la gamba guarisce... starà a noi però cercare di ricominciare a camminarci sopra o no. E se non guarisce allora vuol dire che sarà da operare... e allora anche in quel caso sarà poi da fare fisioterapia per tornare a camminare. Se poi si finisce sulla sedia a rotelle allora non si potrà più camminare ma almeno si sarà fatto di tutto. Io per prima alcune cose non mi sento pronta... ma quando arriverà il momento lo farò, anche se mi farà venire gli attacchi di panico ahahah. Ma se non do il 100% allora poi vivrò col rimorso.... vedendo gli altri che vivono. |
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Nel caso una persona non sia convinta più che spronare col rimbrotto al più si potrebbe dialogare e vedere se riescono a convincerla, ma dire a qualcuno "muoviti, non lagnarti" è solo un rimprovero paternalista e secondo me non serve quasi a nulla in ogni caso. Non serve né a chi è convinto di essere nel torto (perché se è convinto a che gli serve questo tizio? :nonso:) né agli altri che non sono persuasi che si sentiranno accusati e basta producendo forme di scoraggiamento al quadrato. Questo comportamento riesce a modificare il comportamento e le idee di certi altri? No, e allora come si può sostenere che sia utile? :nonso: Si dirà "è giusto fare così", sì va bene ma alla fine qua non è che si ha a che fare con un problema morale, mica abbiamo a che fare con persone che hanno ammazzato o violentato qualcuno? Bisogna valutare bene caso per caso, per questo forse è meglio cercare professionisti esperti, le persone comuni non dimostrano molta intelligenza emotiva purtroppo. |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
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Per le cose più importanti sono più duri ma é la cruda realtà. Io che mi faccio venire gli attacchi di panico, l insonnia ed i conati di vomito per il lavoro se avessi ascoltato chi mi diceva "eh si poverina hai ragione non ce la farai mai con sto problema che hai" non ci avrei nemmeno mai provato a mandare un CV o ancora peggio a presentarmi al mio primissimo giorno di lavoro. Ovviamente non so come andrà e se sarò in grado di tenermi sto posto... però so che potrò riprovarci. Non sarà semplice per carità, ma non avrò lo stesso livello di paura come prima. Una cosa la so... se non voglio finire sotto un ponte devo lavorare, anche se ci sono i miei ancora vivi ( e prima o poi non lo saranno più); quindi posso aspettare quando mi lasceranno e sarò col cerino in mano oppure posso provare a fare qualcosa adesso (meglio ora a 30 che a 50). Se poi proprio non sarò in grado accetterò il mio destino. Vuol dire che era uno scoglio più grande di me. Però ci avrò provato fino ad avere la coscienza in pace. Anche con la fobia creata dal mio corpo mi sono buttata, ho preso porte in faccia che a pensarci fanno ancora male dal punto di vista sentimentale. Non andavo al mare, non uscivo alla sera con le mie amiche storiche, non ho sviluppato hobby per paura che mi guardassero male e tanto altro. Eppure piano piano ho fatto molte di quelle cose. Sicuramente qualcuno mi avrà preso in giro perché ero sovrappeso... eh vabbe pace, problema suo. Se avessi ascoltato mia madre che mi diceva che ero grassa e che ero una poverina mi sarei nascosta in camera e basta; ad autocommiserami, appunto. Comunque solo quando si ha tentato veramente allora si può lasciare tutto. Cosa che purtroppo a volte non vedoinutile dire "vorrei dalla vita questo e quello" e non fare nulla... noi purtroppo dobbiamo fare il doppio della fatica. |
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Ho visto un mucchio di volte dei genitori fare i duri con i figli e produrre più guai che risolvere problemi, se mi si vuol convincere che questo atteggiamento funziona sempre e comunque e fa bene a tutti, non mi avete convinto. |
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Ma di che cosa si sta parlando? Della solita linea immaginaria che separa i meritevoli dai colpevoli?
La solita linea immaginaria che si misura tramite lo sforzo, l'impegno, la forza di volontà? L'astratto che delimita l'astratto? |
Re: Perché non c'è rispetto verso questa condizione?
Non posso non sentirmi uno sfigato escluso una merda umana rifiutata da tutti e conseguentemente provare emozioni e pensieri che confermano il tutto facendo continuare questa situazione squallida.
La soluzione sarebbe la castrazione chimica e la soppressione dei centri del cervello che regolano i pensieri e le emozioni riguardo situazioni romantiche |
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