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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Ma al di là delle giuste considerazioni sulla sensazione di "forzosità" in un approccio basato su elementi troppo fatui, fluttuanti, per poter essere solido, ti faccio una domanda: secondo te è plausibile ammettere che le possibilità di connessione tra due sconosciuti siano molte di più di quelle che effettivamente vengono messe in atto, e che con un po' di pratica volta a sovrastare l'ansia e la timidezza che bloccano e intorpidiscono le capacità comunicative del wannabe broccolone di turno, questo potenziale potrebbe emergere ed essere sfruttato, creando connessione in contesti molto più variegati rispetto agli scenari canonici che ben si prestano a questo genere di eventi? Voglio dire: salvo i più fobici avremo tutti notato come sia piuttosto triviale (relativamente al proprio grado di timidezza) arrivare alla conoscenza tra due persone che si trovano a condividere degli spazi per ragioni terze (lavoro, università, hobbies), da cui lo stabilire la connessione è anche in quel caso facilitata. Qualsiasi sconosciuto o sconosciuta sono potenziali colleghi, compagni, amici di amici. Persone che in altri contesti ci troveremmo a invitare ad uscire, o ad accettare loro inviti, senza alcuna malizia, senza avere la sensazione di scopi ambigui o significati nascosti all'interno dell'invito. Perciò sono estremamente affascinato dalla capacità che hanno alcune persone di riuscire a "creare" questa sensazione di neutralità, di non belligeranza, quando parlano con persone sconosciute dell'altro sesso e di età "compatibile" a fini relazionali/sessuali, e confesso che mi piacerebbe tantissimo acquisire questa capacità, anche se sono bloccato dal preconcetto di rischiare il "dare fastidio" alla ragazza di turno. Preconcetto che in parte sto superando, ricevendo i feedback di amiche su approcci e rendendomi conto che un approccio educato fa sempre piacere, a prescindere dall'esito dello stesso, e che le ragazze per lo più odiano gli approcci forzati, "labili" (come dici te), per non parlare poi dell'innumerevole quantità di approcci volgari che giustamente intimoriscono. |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Comunque pure a me non è mai piaciuta sta cosa che bisogna andare lì da una e fare i numeri da circo. Non son capace. :nonso: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Più volte ho notato che in questi approcci "freddi", la persona che fa il primo passo di avvicinarsi è spesso poco attenta nel cercare di comprendere, anche mediante la propria intuitività e sensibilità, l'indole e la personalità che ha di fronte a sé. La cosa che più mi ha respinta in questo tipo di approccio è l'aver intuito e osservato (sono una grande riflessiva e osservatrice) che la persona che "ti sceglie" lo fa sulla base di elementi spesso superficiali o casuali, riponendo poco attenzione all'aura e alla personalità dell'individuo che in quel momento sta puntando come obiettivo. Spesso ho avuto come la sensazione che un ragazzo non stesse scegliendo me, bensì semplicemente una ragazza "caruccia" da rimorchiare in quel momento e basta. Non so, mi sembra che spesso in questo approccio manchi il processo di individuazione, per cui, la ragazza dovrebbe sentire di essere stata scelta tra una miriade di altre ragazze per una sua speciale e unica caratteristica. Ecco, spesso questa sensazione viene a mancare; sembra che la scelta sia dettata dal caso o da un capriccio momentaneo e sentirsi scelta per semplice capriccio spesso non è piacevole. Una o due volte invece sono stata avvicinata da ragazzi che mi sono parsi un po' più sensibili, ma ho sempre declinato gli inviti che mi sono stati rivolti perché all'epoca avevo il ragazzo e comunque (anche se fossi stata single) non so se avrei accettato mai un invito così su due piedi, perché, personalmente, il sapere di essere fermata per eventuali motivi di interesse relazional-sessuale mi innervosisce alquanto; tutta questa situazione mi farebbe sentire sotto esame, giudicata e valutata in continuazione e se s'innesca in me il meccanismo del giudizio, è la fine: perdo di spontaneità e naturalezza. In genere, quando ho a che fare con un ragazzo, preferisco inizialmente passare attraverso la fase dell'amicizia disinteressata, per approdare eventualmente ad altro; questa però è una visione mia che non generalizzo ed forse è strettamente collegata alla mia forte timidezza con l'altro sesso. Avendo un'autostima traballante, non mi piace tutto ciò che mi ricorda una competizione, una gara o una performance, per intenderci. :timidezza: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
Come se a me dispiacesse di essere "scelto" perché sono io. Ma per me che son maschio non si pone nemmeno il problema, dato che io dovrei fare proprio la parte del corteggiatore... Poi se andiamo sul discorso "esame", vabbè, li sfondi na porta aperta... http://www.fobiasociale.com/picture....pictureid=2549
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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lo so che a voi ragazzi può risultare fastidioso che una ragazza si lamenti di essere corteggiata o infastidita. Lo so, come molti forumisti qui capisco che vediate tutto ciò come un privilegio della donna, però questo stesso privilegio è controbilanciato da un sacco di svantaggi tutti "al femminile" che forse notate di meno, essendo voi uomini. Te ne elenco solo due che mi stanno particolarmente a cuore. Come insegnante, se sei un maschio, hai molto più carisma e molta più presa sugli studenti, soprattutto negli ambienti maschilisti di periferia. Se sei un ragazzo puoi viaggiare da solo anche in paesi di un certo tipo con una certa sicurezza, senza il pericolo di essere importunato. Così fa un mio amico ogni anno, che se ne parte da solo con lo zaino in spalla. Noi donne siamo molto più vincolate in questo senso e più esposte al pericolo. Desidererei tantissimo anche io viaggiare come il mio amico G. da sola a Cuba o in Indonesia. Insomma, questo per dire che lo so che in determinati ambiti voi siete svantaggiati, ma purtroppo anche noi lo siamo in altri! :( Però dai, magari ogni tanto succede anche a un ragazzo di essere avvicinato da qualche giovine fanciulla! ;) Insomma ogni sesso ha i suoi svantaggi! |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
È curioso che io vada alla Feltrinelli praticamente ogni volta che esco, all'apparenza quasi un rituale, e non mi sia mai capitato di sentirmi dello spirito di provarci con una ragazza. Peraltro, quando scorro con gli occhi i titoli dei libri che mi interessano, che ho letto, che vorrei leggere, sono così assorto che non riesco ad avere nozione per nulla che mi circondi e se ritorno alla realtà, bruscamente, è solo perché qualcuno mi rivolge la parola.
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Sai, una volta una tipa chattando in internet, m'ha detto che per farmi notare dalle ragazze dovrei "emergere, distinguermi dalla massa". La stessa persona però si irritava alquanto a sentirsi messa al livello delle altre ("io sono io, non sono le altre!"). Continuo a non capire perché il mio valore di persona, la mia individualità, IO la devo dimostrare, lasciando comunque la possibilità di scelta alla controparte, mentre così tante donne vogliono che la LORO individualità sia data per scontata (certo magari non da tutti, magari solo da QUELL'uomo, ma fintanto che ci si riferisce ad un "approccio", e non ad una storia già iniziata, la controparte è un virtuale chiunque). Vorresti che l'uomo ti facesse sentire speciale, ti scegliesse perché sei tu! Ma se non gli dai la possibilità di conoscerti non PUO' farlo. Come fa? Non ha elementi. E poi anche lui vorrebbe essere scelto perché è lui. :pensando: Il fatto è che col peso della prima mossa l'uomo in realtà è quello tra i due che si sbilancia e si mette in gioco per primo. A me sta cosa non mi va giù proprio. Non sarebbe meglio per tutti considerarsi come delle persone, invece di pretendere una separazione dei ruoli, col risultato di tirare per i capelli e snaturare una cosa (la separazione dei ruoli, appunto) che invece dovrebbe essere naturale? :nonso: vabé... sarò io che fuso.. :miodio: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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perché spesso le donne respingono un uomo che le ritenga uniche e speciali, magari innamoratissimo, ma brutto mentre prediligono ed apprezzano un uomo più bello ma cinico e spietato e che magari approccia molte donne a caso, magari anche te quindi non ha molto senso questo tipo di ragionamento diciamo che se un uomo è bello, ha una bella presenza, anche in un tipo d'approccio come questo alla Feltrinelli ha buone possibilità di riuscita, mentre un brutto ne ha zero |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Clizia, sinceramente faccio difficoltà a capire il tuo punto di vista. Per me è ovvio che, se scelgo di approcciare una ragazza sconosciuta (ho detto approcciare, come nel titolo del topic, non broccolare), sono mosso da principio dalle poche informazioni che posso avere su di lei (per esempio l'aspetto fisico o gli interessi culturali, come nel caso di questo topic) e non da una conoscenza profonda che in così poco tempo non ha chiaramente avuto modo essere... ...E per me è altrettanto ovvio che se approccio una ragazza questo non significa che l'ho scelta come obbiettivo sentimentale, dal momento che -appunto- non la conosco. Perché l'avrei approcciata allora? Anche questo è ovvio: per aver modo di conoscerla: se incontro per caso una ragazza in libreria e scopro che è una che ascolta * ******** ** *********, ed è pure carina, che cosa c'è di poco naturale se mi viene la curiosità di conoscerla per capire se quei puntini si uniscono a formare una figura interessante (oppure no)? :nonso: Non so... a me sembrano molto più scontate e forzate (anche se mi rendo conto che la maggiorparte delle storie nascono così) quelle conoscenze che si originano perché il caso (perché -se ci pensi- di caso si tratta, in misura non minore che nell'esempio del presente topic) impone di frequentare lo stesso ambiente e lo stesso contesto. E se nel mio contesto, per una qualunque ragione, ci fossero ragazze interessanti per altri motivi ma non ci fossero ragazze -sempre per fare un esempio- che ascoltano * ******** ** *********? Quote:
Però davvero da quello che scrivi in realtà traspare che tu identifichi a priori un approccio da parte di un ragazzo sconosciuto con un approccio superficiale, costruito, e al limite pure un tantino volgare ("il grande teatrino del rimorchio"). Per esempio, non ti è venuto in mente che io potessi essere veramente interessato a curiosare se una ragazza carina che ascolta * ******** ** ********* avesse per caso altri elementi di compatibilità con me, senza che io dessi questo per scontato? Non solo, ma il fatto che un ragazzo timido conosca una ragazza carina quasi per caso, sotto l'egida dei ******** ** ********* e della musica di **********, e abbia il coraggio di rivolgerle la parola, e pensare che magari nasca una conoscenza tra i due che possa sfociare in un amore in una notte di passione o in una bella amicizia, personalmente lo trovo più poetico che volgare. :) Il tuo errore e quello di molte ragazze che hanno paura di essere approcciate è -sia detto senza offesa- di "presunzione". Cioè tu presumi che un ragazzo che ti approccia ti abbia già scelta, magari solo perché sei carina o perché leggi Charlotte Brontë. Invece -mi spiace deluderti- non è così. Tolto il caso in cui quel ragazzo sia interessato solo al sesso (il che peraltro è del tutto legittimo) o il caso in cui sia uno un po' disperato, sta pur sicura che prima di "sceglierti" come obbiettivo sentimentale ti vorrà conoscere di più, vorrà vederti altre volte e capire davvero come sei. E questo non ha niente a che vedere col farti sentire sotto esame: è né più né meno quello che avviene in una conoscenza qualunque tra persone, col vantaggio (per te e -per ragioni diverse- per lui) che se aveva scelto di rivolgerti la parola almeno era un po' incuriosito o affascinato da te. C'è davvero altro da aggiungere? :nonso: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Ecco, appunto. Anche questo che scrivi conferma quello che ho detto sopra: commetti un errore di "presunzione". Cioè presumi che il ragazzo in questione ti abbia già scelta come "target pesante", quando invece ti ha solo scelta come interlocutrice perché lo incuriosivi (esteticamente o per altre ragioni), ti sta solo dando la possibilità di conoscerlo, e ti sta chiedendo di dargli la possibilità di conoscerti. :) |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
il problema non sta tanto nel fatto che l'approccio è molto diretto, ma nel fatto che non sei in un luogo adatto all'approccio...mi spiego...
se ci provi in maniera molto esplicita e diretta in luogo deputato al "tacchinamento", come in una discoteca, non sei considerato "anormale"...se invece ci provi alla feltrinelli, o per strada, o alla fermata del bus, o sul treno, 99 su 100 la tipa ti manda a farti friggere...anche se le piaci...proprio perchè non è una cosa usuale, non lo fa nessuno, o quasi nessuno...in certi luoghi... |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
alla fine il consiglio migliore te l'ha dato un ragazzo che si chiama Luca (non a caso..) :mrgreen:
Ti posso dire che situazioni del genere sono capitate anche a me, pero' colto sul momento impreparato mi veniva sempre un po d'ansia e alla fine scambiavo solo 4 chiacchere e poi me la davo a gambe... Col senno di poi non me ne sarei andato ma avrei mantenuto la conversazione accesa. Peccato che non frequento piu librerie se non per sfruttare i bagni al momento del bisogno:ridacchiare: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Allora, sono d'accordo con te su molte cose, in primis sul fatto che molte donne siano centrate sui loro bisogni e analizzino "il rituale del corteggiamento" solo dal loro punto di vista e basta. Però è anche utile riconoscere che è proprio accettando un approccio così codificato e rigido nel rapporto uomo-donna che si viene a reiterare quel "teatrino" fasullo di cui parlavo e che io trovo tanto artificioso quanto fastidioso. Non penso che sia giusto che l'uomo debba emergere dalla massa (come ti disse questa ragazza in chat) mentre una donna si debba sentire giustificata nel suo rimanere passiva e inerte, proprio in virtù del fatto di aspettare di dover essere scelta. Ecco, non mi piace proprio questo percorso, che prevede dei comportamenti obbligati e codificati da parte dell'uomo e della donna: l'uomo "rimorchia" e "approccia", la ragazza "si fa scegliere" e "attende". Nella mia visione ideale ci si conosce come persone, individui (lo dici anche tu), cercando di mettere da parte qualsiasi strategia mirante a realizzare un determinato fine. E quando si decide che si vuole conoscere l'altro individuo (maschio o femmina che sia), per me è naturale voler dare il meglio di sé, questo perché - a mio avviso - in qualsiasi tipo di relazione umana si dovrebbe idealmente dare il meglio di se stessi. Sarebbe bello dare il meglio di sé in veste di persone portatrici di un proprio personale bagaglio di esperienze e vissuti, e non solo nel ruolo di uomini alla ricerca della preda o donne il cui fine è quello di accasarsi. Sarebbe tutto più facile se semplicemente si decidesse di dare il meglio di sé perché si è veramente curiosi di conoscere qualcuno e si è desiderosi di mettersi in gioco. Certo, se qualcuno però non è di nostro gradimento è naturale evitare determinate situazioni. Spesso mi è capitato di essere avvicinata da persone respingenti per via della loro invadenza e strafottenza (dei veri e propri "coatti") o da persone che non riuscivano a capire che in quel momento avrei desiderato rimanere da sola per conto mio, invadendo il mio spazio personale e il mio bisogno di pace e solitudine. Certo che si deve dare la possibilità a qualcuno di farci conoscere, però devono esserci anche il momento e la situazione giusta, perchè non si possono forzare persone ed eventi. |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Io ti ho risposto sulla base della mia persona esperienza, non pretendo mica di dire che quello che è capitato a me sia la regola o che corrisponda alle tue personali intenzioni, sottese al desiderio di avvicinare quella ragazza. Spesso mi è capitato di essere avvicinata in modo poco gentile e rispettoso dei modi e della sensibilità altrui, magari passando per una sgarbata o per una che "si pone sul piedistallo" solo perché ho declinato inviti o richieste. Magari una persona non sempre ha voglia di relazionarsi con degli estranei e non sempre questi sono in grado di suscitare il nostro interesse reale. Non pretendo di essere scelta per le mie doti profonde, né di essere scelta con chissà che significato recondito dietro questa parola; però, se permetti, sono anche libera di rifiutare un approccio superficiale se questo m'infastidisce, lo reputo tale (cioè superficiale), o addirittura superfluo per me. Ti faccio un esempio: un po' di anni fa, in un pomeriggio di primavera, decisi di andare a scrivere un po' in piazza perché avevo voglia di respirare un po' di vento primaverile. Oh, ci credi che non ci sono riuscita? Ogni due per tre qualcuno mi interrompeva dal mio idillio personale-mentale, spezzava in modo spesso in cauto e grossolano l'incanto e il mio bisogno di stare un po' con me stessa e i miei pensieri (mi ero portata appunto un quaderno per scrivere). Non che io volessi fare la scorbutica o quella superiore, ma magari sta anche nel tatto dell'altra persona capire i segnali non verbali di chi gli è di fronte, percependo quale sia il suo grado di ricettività al contatto esterno. Personalmente mi sono sentita invasa nei miei spazi, nonché infastidita, visto che ero alle prese con qualcosa e non avevo voglia di essere disturbata. Ora che c'è? Non c'è nemmeno più la libertà di andarsi a sedere su una panchina pubblica in una piazza per leggere o scrivere? Fatto sta che alla fine me ne sono tornata a casa, perché fuori non sono riuscita a trovare la giusta tranquillità emotiva (sarò stata interrotta 4-5 volte). Sarà che io abito in una città del centro-sud, dove l'estroversione la fa da padrona e dove i ragazzi spesso hanno un modo di fare aggressivo e un po' rude ed è forse per questo che io tendo un po' a chiudermi in me stessa, quando scorgo un certo tipo di approccio che avverto come aggressivo e invasivo. Forse tu percepisci questo mio pormi sulla difensiva come presunzione perché pensi a te stesso nella situazione di chi "approccia", ma sicuramente credo che tu abbia una ben altra classe e un modo più delicato e rispettoso e quindi non riesci a comprendere il perché di certi miei atteggiamenti nei racconti che ti ho riportato. Considera anche che sono una ragazza timida e quindi un certo tipo di approccio a me un po' spaventa visto che temo di non sapere cosa dire o come comportarmi. Da timido potresti comprendere anche tu stesso il tipo di imbarazzo e comprendere perché io preferisca conoscere qualcuno mediante la mediazione di qualcuno (un amico/a) o qualcosa (un contesto specifico). Questo però non significa che io sia chiusa o mi metta sul piedistallo con presunzione. Anzi, se andiamo sul personale, io credo di essere una ragazza acqua e sapone, molto semplice e anche auto-ironica. Spesso ho anche attaccato io stessa bottone con gli estranei e uno dei miei migliori amici (maschio) l'ho conosciuto proprio ad una conferenza di letteratura, visto che abbiamo iniziato a parlare dal nulla. In questo caso mi sono sentita a mio agio subito, perché con questo ragazzo ho immediatamente percepito dell'affinità e un terreno comune, e proprio tutto ciò mi ha permesso di relazionarmi serenamente e in maniera decisa e aperta con lui. Come vedi, il comportamento dipende molto dal contesto in cui ci si trova e dal modo di porsi delle persone in gioco. Non mi reputo né chiusa, né respingente, nè passiva, anzi. Addirittura, in un festival di musica internazionale, mi sono ritrovata alle due di notte (io stavo cercando di tornare alla tenda per andare a dormire) ad avere a che fare con un pazzoide ubriaco (un ragazzetto ventenne a me sconosciuto) che, per farmi uno scherzo, mi è saltato addosso da dietro, facendomi ruzzolare a terra. Dato che ho compreso che stavano tutti "fuori di testa" a causa dei fumi dell'alcol, io unica sobria, sono stata al gioco e ho abbracciato quel ragazzo che mi ha fatto più tenerezza che altro. Non ho fatto né la scandalizzata nè mi sono messa sul piedistallo, tanto che, lui stesso mi ha detto alla fine: "You're a friendly woman!" Sì, appunto perchè invece di mollargli uno ceffone come avrebbe fatto qualsiasi ragazza sicura di sé e del fatto suo, l'ho tirato su da terra e gli ho dato questa stretta fraterna :mrgreen:, vivendo tutta la situazione con la giusta dose di ironia. |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Le situazioni "di approccio" avulse da qualsivoglia contesto, a me infastidiscono. Ancora con questa storia dei belli avvantaggiati. Ok, i belli hanno più successo dei brutti, ma allo stesso modo anche le belle hanno più successo delle brutte. Quindi questa grande ingiustizia estetica è equamente ripartita tra uomini e donne, ahimè! :D Siamo tutti (parlo di uomini e donne)n avvantaggiati o svantaggiati allo stesso modo, non credi? Quote:
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Se devo dirla tutta, data la mia personale storia, per essere accettata e apprezzata dagli altri, sin da bambina mi sono sempre dovuta impegnare molto a migliorare me stessa e ad aprirmi al prossimo, quindi questa storia della donna passiva può valere giusto per alcune ragazze "perfettine", quelle che solitamente ammirate proprio voi uomini...lo so, perchè essendo andata a scuola proprio con una ragazza che adesso è una famosa donna di spettacolo, mi sono resa conto che certe persone sono abituate sin da piccolissime a "non dover chiedere mai" e a non doversi impegnare affatto per costruire la propria autostima o per avere un po' di approvazione e conferme dal mondo esterno. Tutto gli era/è dovuto... |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Quindi questo la rende inattaccabile a freddo. E' una questione di motivazioni, credo che ci sia poco da fare. |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Vedo che siamo più o meno daccordo e mi fa piacere. Purtroppo ho paura che all'approccio (al problema, non alla donna :P) così codificato e rigido ci si cade dentro comunque. E' una bella idea in sè pensare che le cose dovrebbero essere spontanee e non forzate, ma in pratica è un po' improbabile. Anche perché mi pare che sia un sistema non solo messo in pratica dai maschi, ma accettato anche dalle donne, che spesso si aspettano questi approcci, che poi valutano, soppesano, e magari li sognano di un certo tipo. (Anzi, io me so pure stufato (<- eufemismo) de sentire in che modo questa o quell'altra vorrebbero essere approcciate dei maschi! E pure con delle pretese! Se ne sento solo un'altra sbuffare scocciata che non le piace quello che ci prova avvicinandosi e dicendo "ciao" perché è un approccio banale giuro che le dò un papagno in testa dall'alto verso il basso che le faccio esplodere le tette porcoggiuda! -_-; ) Sono daccordo anche sul fatto che gli uomini tendano spesso a viziare le loro predilette, col risultato di creare dei mostri di vanità. -_-; Certo che se è vero che pure le donne al giorno d'oggi "ci provano" coi maschi, devo dedurne che sono un maschio di serie B... :pensando: Bah, alla fine c'è poco da rimuginare su come dovrebbe essere. Il sistema funziona (ancora) così: i maschi vanno a caccia, e in mezzo a tutta sta caciara ci si dovrebbe dare una mossa altrimenti ti passano avanti, e magari ti prendi pure qualche gomitata sul muso. Solo che noi sociofobici siamo fregati in partenza. E io personalmente comincio a provare non solo un senso di frustrazione per il non riuscire, ma anche un senso di umiliazione per il fatto di dovermi sentire inserito in questo meccanismo a forza, in cui mi sembra di partire svantaggiato, e alla fine mi becco sempre e comunque la fregatura. bleh..:moltoarrabbiato: EDIT: ecco, ho finito per cacciar fuori l'ennesimo sfogo.. scusate.. :miodio: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Ogni ragazza ha le sue preferenze in merito, com'è giusto che sia. Il messaggio che volevo far passare è che non è detto che un aproccio da parte di uno sconosciuto sia qualcosa costruito, stereotipato o sgradevole (e in effetti per molte ragazze non lo è). Inoltre, se proprio vogliamo cercare il pelo nell'uovo, un approccio da parte di uno sconosciuto che condivide un interesse culturale non è più casuale dell'approccio di un collega che si conosce da molto tempo che per caso condivide la stessa aula. Cmq poi rispondo anche a clizia con calma - ora ho un impegno! |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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(Mannaggia, stasera ho da fare ma in futuro ripsonderò anche ad alcuni dei messaggi precedenti) |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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l'uomo no, infatti è scartato anche dalle sue 'pari' estetiche spesso e volentieri |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
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E poi basta con questa sessuofobia, che tutte le feste porta via...fare all'ammore è bello, te lo dice Fiorello (cit.) :D |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
Sior muttley, lei come avrebbe agito nel frangente descritto nell'OP?
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
Ci sono tante variabili da tenere in considerazione: sei tu una persona sentimentalmente libera? In tal caso sei esente da vincoli e restrizioni, i quali potrebbero però risiedere nella tua testa, nella concezione che hai di te...se ti reputi una persona sostanzialmente imbranata e unsuccesful con l'altro sesso, l'eventualità di un fallimento (assai probabile per chiunque, in caso di cold approach) potrebbe rivelarsi una conferma della tua autorappresentazione e sortire effetti dannosi sulla tua vacillante autostima con le donne. In caso contrario, o nel caso che tu abbia deciso di attuare l'infallibile strategia terapeutica della depersonalizzazione, allora ti suggerirei di tentare giacché non saresti vulnerabile a qualsiasi tipo di esito.
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Ok, far l' amore è bello, ma lo è ancor di più saper amare qualcuno veramente in maniera sincera e disinteressata. Tu allora soffri di "sentimentofobia"!:sarcastico: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
Guarda che io so essere una persona molto sentimentale :innamorato:
E poi se qualche ragazza ci ha provato, come avvenne nel caso del grave dillemma etico™, è solo grazie alle mie battaglie in favore della simmetrizzazione™ dei ruoli :occhiali: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
duh! :(
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
volevo rispondere, controbattere, argomentare ma non c'ho voglia di impelagarmi in una discussione senza fondo su uno dei cliché di fs, "sull'opportunità di attrarre una ragazza sconosciuta", pertanto ringrazio clizia della cortese ed esaustiva risposta e appena possibile fieldtesteró in libreria quanto appreso :malvagio:
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Non sono affatto d'accordo! La nostra società - maschilista fino al midollo - penalizza molto di più una donna non avvenente, rispetto a un uomo che è socialmente più accettabile se sa essere brillante e divertente, anche se poco gradevole d'aspetto. A dirla tutta, vedo molto di più in giro ragazze belle che ragazzi belli, nonché ragazze carine accoppiate con ragazzi bruttini! Quote:
Vabbè, adesso taccio proprio perché sono una signora. Ti dico, però, solo una cosa: "Conosci (meglio) te stesso". |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
Non date retta a Clizia, lei è una privilegiata, non può capire cosa si prova a non esserlo...certi consigli elargiti così sembrano quelli di uno con la pancia piena che consiglia la dieta a chi muore di fame :D
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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Vogliamo dire chi dei due è più attivo, propositivo, amichevole, aperto e ospitale col prossimo? Ma anche qui lascio cadere l'argomento, che è meglio! :moltoarrabbiato: E comunque predichi bene ma razzoli male, visto che hai un sacco di donnine che ti ronzano attorno che, pur volendo accasarsi con te, si vedono negate questo desiderio perché tu sei sempre lì a....caccia di nuove prede! :D E se proprio vogliamo parlare di privilegi: vuoi mettere il privilegio di un prof. uomo rispetto a una donna, che sa farsi ascoltare di più in classe per via del retaggio culturale per cui la donna è meno rispettabile di un individuo di sesso maschile? E quegli uomini che percepiscono uno stipendio maggiore delle donne a parità di prestazione lavorativa? E che dire dei viaggi in posti esotici e inusuali a voi uomini accessibili, mentre lo sono un po' meno per noi donne, per via dei pericoli in cui potrebbero incorrere se non accompagnate? Se parliamo di privilegi in toto, voi uomini ci battete alla grande! :male: |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
muttley? la vuoi smettere di stuzzicarla? :miodio: hem..
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Re: Approcciare alla Feltrinelli
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E poi, andando per un attimo offtopic, anche questa storia degli uomini che sarebbero pagati di più a parità di prestazioni mi sembra un po' un mito ormai. Quante situazioni uomo/donna conosci in cui c'è parità di prestazioni ma lui viene pagato di più? Nessuna? Ok, allora puoi sempre citare delle statistiche attendibili... :bacio: Secondo me al giorno d'oggi, trascurando A) i problemi lavorativi che le donne hanno causa maternità (che sono oggettivi e seri) B) i privilegi femminili nell'area socio-relazionale (che dopotutto non sono una cosa così tragica), c'è sostanziale parità tra uomo e donna, forse al limite con un leggero vantaggio della donna dovuto al fatto che la società è quasi sempre disposta a tutelare la donna in quanto tale. |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
Quote:
"È ancora lunga la strada per giungere al pieno riconoscimento della dignità della donna. Prendiamo le retribuzioni. Utilizzando i dati forniti dalle dichiarazioni dei redditi del 2008 fatte al Caaf, la Cisl di Treviso ha rilevato che la maggior parte delle donne ha un reddito inferiore a 17.000 euro, in percentuale proporzionalmente invertita rispetto agli uomini. Incrociando il dato con quello fornito dall’Inps sull’importo medio mensile del 2009 delle pensioni a Treviso da lavoro dipendente – uomini € 1.366,38, donne € 601,80 – e da lavoro autonomo – uomini € 1.006,93, donne € 528,42 – si evidenzia che le differenze di reddito tra generi sono ancora molto forti. La differenza nasce anche dagli anni lavorati, le donne vanno in pensione spesso con l’età (60) ovvero con meno anni di contributi versati; e il lavoro part-time, sicuramente significativo per permettere alle donne di conciliare il lavoro con la famiglia, incide prima sul reddito da lavoro e poi anche sulla pensione." http://it.wikipedia.org/wiki/Condizi...mica_femminile |
Re: Approcciare alla Feltrinelli
Aggiungiamo le violenze quotidiane a cui la donna è sottoposta sin da bambina in famiglia e fuori casa, poi vediamo se ancora parliamo di privilegi delle donne.
Da ragazzina (tra gli 11 e i 17 anni) sono stata più volte molestata nei luoghi pubblici (autobus, cinema ecc), cosa che ti assicuro capita almeno una volta nella vita a tutte le ragazze. Sono esperienze molto brutte che ti rimangono dentro e spesso quando accadono non si ha il coraggio di parlare per vergogna e perché ci si sente in colpa, soprattutto quando si è piccole. Non penso che voi maschi siate così esposti a questo tipo di violenza fisica. Se poi aggiungiamo anche quella verbale, non si conterebbero i casi giornalieri di attacco alle donne. Nel posto dove lavoro quest'anno, devo dirti quante volte mi sono sentita dare della zo****, tr*** ecc., cosa che ai prof. uomini mica succede! Perché? :moltoarrabbiato: |
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