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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Questa ragazza scrive capolavori.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Guarda, io non penso che nessuno erga un'unica esperienza di vita a parametro di tutte le esperienze successive dell'esistenza. Personalmente ho vissuto esperienze di discriminazione sia all'asilo, sia alle elementari che alle superiori. Questo per tutta una serie di motivi che agli occhi degli altri mi hanno sempre resa "diversa": il modo di vestire, gli interessi, il tipo di educazione, il carattere più silenzioso e insicuro ecc. Spesso le cose tendono a ripetersi perchè se la società è impostata in un certo modo (diciamo in un modo rigido e conformista), tenderà sempre a percepire come estraneo chi emana, in un modo o in un altro, segnali di diversità. Io ero percepita un po' così non solo perchè fossi timida, ma anche perchè ero una timida non conformista, dato che provenivo da una famiglia che mi ha educato in un modo così particolare da farmi discostare alquanto dagli altri, sia per cultura che per stile di vita. Se a ciò si aggiunge la timidezza, immagina quanto fossi percepita come "strana". E in genere gli "strani" vengono un po' presi di mira e sott'occhio ovunque ed è per questo che ho ben sottolineato che determinate esperienze tendano a ripetersi nel tempo. Penso che qualsiasi persona abbia vissuto sulla sua pelle esperienze di discriminazione almeno una volta nella vita, anche la persona più estroversa e sicura di sè. Ma appunto, se è un'esperienza che rimane unica e irripetibile, questa verrà riassorbita come elemento estraneo all'interno delle proprie "mappe mentali"; se invece l'esperienza tenderà a ripetersi negli anni e nel tempo, questa si sedimenterà nella personalità di un individuo strutturandola, non c'è nulla da fare. Quest'anno lavoro con un ragazzino bullo di periferia, molto, molto difficile. Allora, proprio l'altro giorno (prima che iniziassero le vacanze) mi ha accusata di essere una morta, una spenta, un'imbranata, una troppo delicata e fragile ecc. ecc. Mi è venuto da sorridere sai perchè? Perchè mi è sembrato di ritornar piccina e risentire le stesse accuse che mi venivano avanzate 15-20 anni fa. Un eterno ritorno dal quale non si riesce a sfuggire quasi fosse una condanna? Ma soprattutto: perché questo ragazzo mi percepisce così? Perchè mi vede come figura anomala rispetto alla sua concezione ristretta di ciò che dovrebbe essere il comportamento "normale" di una persona in questa società? Non afferra affatto le caratteristiche della persona introversa, riservata, delicata, mentale ecc. Il bello è che con questo banale esempio ti mostro come non si scappi dall'impressione che, volenti e nolenti, noi facciamo all'esterno, un'impressione che nasce perché parametrata su modelli culturali e sociali ora dominanti in questo tipo di società. Certo, mi dirai che a dirmi tutte queste è stato solo un ragazzino, ma come a lui ho fatto lo stesso tipo di impressione che facevo agli altri nel passato, nello stesso modo, molto probabilmente, mi vedranno tantissime altre persone adulte e lo so perchè sono stata criticata recentemente in questo senso proprio da un'adulta di quasi 40 anni! Certo, non tutte le persone sono così, perchè io credo ancora che esistano persone sensibili e intelligenti, e infatti mi sento molto apprezzata da questo tipo di persone, anche se secondo me sono la minoranza; spesso si è costretti a stare sul "chi va là" per difendersi dagli attacchi di persone che interpretano la tua inclinazione alla riflessione e all'interiorità come qualcosa di negativo, come chiusura verso il mondo esterno. Personalmente spesso mi sento fraintesa, perchè, nonostante io sia una che filtra tutto il mondo attraverso la mente, ciò non significa che non ami lo scambio, il dialogo e l'apertura verso il mondo.... Un'ultima nota: tu dici che ci sono timidi che non hanno mai avuto problemi nell'avere amici, nell'essere inseriti nel gruppo ecc. E' vero, ma ho constatato anche che ci sono dei timidi che a me non piacciono proprio: acquiescenti alle spietate leggi del gruppo, un po' ignavi e pecoroni pur di piacere e conformarsi alle mode del momento. Io sono stata spesso un'adolescente "fuori dal gruppo" non soltanto perché fossi timida, ma anche e soprattutto perché non accettavo acriticamente le leggi spietate del gruppo e della massa. Sono sempre stata timida, ma ho sempre amato pensare con la mia testa. Mi pare che anche pensare con la propria testa al giorno d'oggi, al pari dell'introversione, non sia una cosa così popolare.... |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
..purtroppo siamo nella società dell'apparire, chiaramente il timido ha piú difficoltà ad inserirsi in contesti sociali ma con un pó di perseveranza e sopratutto fortuna...si può ritagliare il suo angolino....
Nei contesti sociali c'é da tener conto quasi sempre delle logiche da branco....c'é sempre qualcuno o piú di uno che basa la sua posizione sociale sul denigrare gli altri, il piú furbo del gruppo ( o almeno pensa di esserlo), l'esemplare alpha che porta con se l'aura del capobranco..... ci sono i gregari che per esser benvoluti scodinzolano alla bisogna che di solito rosicano abbondantemente perché vorrebbero avere nel branco posizioni...etc etc Insomma nn tutto é a colori definiti, il NS approccio (si so timido anch'io) é importantissimo in tutti i contesti sociali.....purtroppo basta un nulla una battuta fuori posto, il linguaggio del corpo, sembra cinico dirlo ma é quel che accade, e determina volenti o nolenti l'accettazione e la posizione nel gruppo sociale di turno.... se ci mettiamo l'ipocrisia dei contesti sociali; spesso vedo gruppi di 40enni neanche degni della 1'elementare a livello di rapporti umani....o peggio gente che a sorrisi e abbracci calorosi ucciderebbe per una nocciolina !! Il punto é che spesso il timido viene percepito come diverso, quindi in default trattato con sospetto, cosa che vista la probabile maggior sensibilità del timido puó innescare una serie di causa/ effetto parecchio deleterie....se poi qualche stupido va a infierire (in genere il piú furbo {stupido} di turno).....beh diventa un c*sino... . sono un sacco di cose, in tutto questo la costante é l'empatia che si ha o che si riesce ad infondere, almeno secondo me. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Per me è più importante il modo in cui le informazioni provenienti dall'esterno hanno effetto su di te rispetto a tutto il resto. Per me il vero ansioso sociale non è colui che, in un'ipotetica situazione sociale tipo uscita tra amici, dice 10 parole quando tutti gli altri ne hanno dette 11...l'ansioso sociale è colui che può aver detto anche 12 parole quando tutti gli altri ne hanno dette 11, ma che ha recepito e interiorizzato i discorsi degli altri nei suoi confronti con ansia, vergogna e senso di inferiorità.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
sono più o meno d'accordo..bisogna farsi la corazza...se ti mostri debole allora gli altri ti prenderanno per debole e si approfitteranno e ti tratteranno di conseguenza..
meglio a sto punto esser presi per scontrosi e rissosi che almeno ti rispettano perché non sanno che reazione potresti avere.. inutile sforzarsi di piacere agli altri perché si risulta quasi servili..le persone non vogliono schiavetti intorno ma loro pari...meglio soli a sto punto |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
devi bilanciare le cose, creare confusione negli altri
sei scontroso? giorno dopo offri un aperitivo a tutti. sei timido, giorno dopo comunica che vuoi andare a bere qualcosa nel locale xxx |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
l'unica cosa in cui dissento con muttley è l'ottimismo, cioè che sia così facile cambiare le connessioni neurali e sconfiggere timidezza/pensieri disfunzionali etc etc
per il resto mi sembra tra i discorsi postati quello più con i piedi per terra |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Con i piedi per terra?? Cioè, ma come si fa a non accorgersi che certe dinamiche sociali accadono? Come si fa a sostenere che l'esclusione sociale è tutta un'illusione? E che se esclusione sociale c'è, allora deve per forza essere colpa del timido? :nonso: Mi sembrano assurdità. La verità, quella di cui ci si rende conto con l'età e con un certo grado di maturità, è un'altra. La verità è che si forma un circolo vizioso analogo a questo: riservatezza, introversione, o stile comunicativo "diverso" dalla media ---> non si esprime empatia o cmq non si convalidano i "codici" del contesto sociale (che spesso richiedono un certo grado di aggressività o estroversione) ---> disinteresse o aperta emarginazione da parte degli altri (non necessariamente volontaria!) ---> impossibilità oggettiva di fare esperienze sociali ---> imbranatezza sociale ---> maggior percezione di stranezza da parte degli altri e maggior emarginazione ---> maggior impossibilità di fare esperienze sociali ---> ... E avanti così all'infinito, finché il ciclo non si rompe per qualche ragione (endogena o, più probabilmente, esogena). Vediamo tutti chiaramente che il primo anello di quel ciclo (o di quella catena) è costituito dall'incapacità di comunicazione da parte del timido. Vero. Però chiediamoci: perché il ciclo comincia e si protrae per decenni e non viene spezzato subito? E qui entra in gioco la "società" (anche se non mi piace il termine - diciamo "il contesto sociale" o, in modo esplicitamente ambiguo, "gli altri"). Gli altri hanno delle aspettative abbastanza rigide e stereotipate su come un individuo debba comunicare (non tutti, ma appunto stiamo ragionando in linea di massima). E chi per qualche ragione non incontra tali aspettative viene quasi immediatamente marginalizzato. Attenzione, ho detto quasi immediatamente, perché non tutti gli altri si pongono in modo pregiudizialmente negativo verso il timido, anzi molti di loro tentano inizialmente di offirgli la propria mano. Il problema è che lo fanno con i modi sbagliati e con i tempi sbagliati, e pertanto tutto ciò risulta completamente inutile al timido, se non addirittura ostativo. Non dico che il carattere del timido non giochi un ruolo essenziale nel fallimento della comunicazione, specie quando egli si trova già in problematiche tipo fobia sociale o evitamento, ma un ruolo altrettanto essenziale ce l'ha la superficialità e sbrigatività degli interlocutori: passato il brevissimo periodo di "rodaggio" in cui capiscono che la persona con cui hanno a che fare è un Diverso, scatta la chiusura e viene a mancare almeno uno dei due ingredienti necessari. Non si prendono tempo per conoscere quella persona timida e silenziosa, ma seguono la via più semplice - quella che prevede di fare solo ciò a cui sono abituati. Sovente non ha senso attribuire la colpa di tutto questo a qualcuno. Ma, se mai la colpa deve venire attribuita a qualcuno, io dico che è giusto attribuirla a "gli altri" e non al timido. Perché nella nostra società il Rispetto (sociale) è considerato non un bene inalienabile, ma qualcosa che va guadagnato con i denti e le unghie, dal quale chi è più debole è giusto che venga escluso. Se mai dev'esserci una colpa, non è forse questa la colpa della società nei confronti del Diverso di turno? |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Chiederesti ad un tipo gioviale e aperto, di mostrarsi timido per creare confusione? |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Allora... intanto buon natale. :)
Commento quello su cui ho qualcosa da criticare: Quote:
Certo, non è impossibile che -come dici- un timido si autoconvinca di cose poco aderenti alla realtà, sulla scorta di esperienze negative (oggettive o meno) scontate nel proprio passato. Ma credo che il fenomeno sia più complesso. Io ritengo, senza citare alcuno psicologo austriaco naturalizzato americano dal nome di origine polacca ma semplicemente basandomi sulla mia esperienza diretta, che ci siano due problemi: 1) la fobia ( = ansia sociale) 2) una recitazione inadeguata (Recitazione = tutto l'insieme dei modi con cui si esprime all'esterno le proprie emozioni interne). Il problema della fobia ha sicuramente a che fare anche coi meccanismi che dici. Ma entrambi i problemi (1 e 2) portano con sé anche la questione della reazione degli altri. E la reazione degli altri, lungi dall'essere un'illusione vagamente paranoica, è qualcosa di estremamente concreto e impediente, che funziona solitamente così: 1) "Quella persona è troppo debole e timida. Non sa farsi rispettare, quindi non la rispetto" 2) "Quella persona non è normale. Non voglio avere a che fare con quella persona (non alla pari, comunque)". Quote:
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Cosa se ne fa il timido della "gentilezza" del gruppo estroverso che lo invita a uscire, se poi quando prova a parlare non viene mai nemmeno ascoltato? Capisci bene che in casi come questo c'è un livello esteriore "di facciata" in cui il gruppo estroverso si sente a posto con la coscienza perché in fondo il timido è stato invitato, ed un livello più profondo in cui l'unica comunicazione che gli viene rivolta è la totale disconferma ("Tu non esisti"). Come dovrebbe mai reagire il timido ad una situazione del genere? Molto probabilmente, comincerà ad attuare comportamenti di evitamento. L'evitante non è che cerca a priori la solitudine: fugge da una condizione di socialità ipocrita, non rispettosa, ed estremamente stressante. In primis, non è quello che ha dentro che lo spinge ad evitare, ma quello che trova fuori. E, ripeto, quello che trova fuori non è una sua ideazione paranoide, ma la dura realtà dei meccanismi sociali. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
secondo me si capisce come stanno realmente le cose,da piccoli,quando il timido subisce bullismo...
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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questa gente la conosco bene, purtroppo perché ho vissuto per un periodo in un quartiere difficile per giunta in una città molto degradata del meridione, quindi degrado all'ennesima potenza questi ti maltrattano e deridono anche se non sei prettamente timido, cioè se sei normale caratterialmente, equilibrato insomma, come mi reputo io perché è gentaglia con forti complessi d'inferiorità e provano odio contro la società e contro chiunque non sia come loro, cioè un bullo arrogante o un delinquente anche se sei normale questi ti vedono come un 'diverso', un loro non pari, uno che non ha le spalle coperte, quindi si sentono sicuri ad attaccarti anche perché hanno sempre amicizie pericolose e si sentono protetti da parenti e amici malavitosi perché presi ad uno ad uno non sono nessuno una volta mi è capitato che un branco di questi aveva 'attaccato' me ed altri amici di media borghesia, gente normale insomma in una villa, prendendo in giro etc. poi un giorno trovo uno di questi da solo e si è cagato sotto perché quel giorno ero un pò arrabbiato e l'ho minacciato fregandomene delle sue amicizie malavitose e delle conseguenze, questi capiscono solo il linguaggio della giungla fiutano dall'aspetto fisico se sei uno che possono sfottere o no, perciò devi reagire violentemente con questa gentaglia, non c'è altro modo |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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oppure sei un caso raro,oppure hai avuto fortuna a essere circondato da persone decenti |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
dipende anche dal contesto dove vivi, la periferia di una grande città è il posto dove vive la gente peggiore
in un paese c'è molta più solidarietà io ho vissuto in entrambi i posti e c'è un enorme differenza |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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L'umanità necessita di entrambe (Idiocracy docet). |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Magari fosse come dici tu: la mia autostima ne risentirebbe positivamente! |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Quando parlavo di finezza non parlavo del carattere degli introversi, ma della della metafora che sta facendo sullo spostamento evolutivo. Come spesso scrivo, il sesso è involuzione, però devo ammettere che è al tempo stesso anche evoluzione per i motivi che tutti sappiamo. Sono i valori introversi che, se considerati, determinano lo spostamento in avanti della nostra cultura. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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L'introversione pura non credo che possa minimamente stimolare l'altra, ma l'introversione pura non esiste. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
che bello finalmente un discorso serio sulla fobiasociabile! :applauso:
è un casino da seguire, ma almeno ci si ragiona su seriamente! :pensando: :P |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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mi sembra che ci sia chi ha le potenzialità ma è isolato o quasi per un rifiuto più o meno coscenzioso delle dinamiche sociali medie. magari quando si mette in gioco ha la sua dose di soddisfazioni, ma è il gioco stesso a non risultare congeniale. altri che vorrebbero far parte del gioco, ma per limiti umani e caratteriali risultano tagliati fuori totalmente contro volontà. il risultato poi è simile, ma i valori che prendi in considerazione come base sono opposti |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Poi è successo che la tua/mia recitazione© è cambiata (non la nostra interpretazione di ciò che avviene all'esterno), e con essa la percezione che gli altri hanno di te/me; e a questa percezione di maggior Normalità™ o Sicurezza™ si associano atteggiamenti più convalidanti e meno disconfermanti da parte degli altri. Ora, perché la nostra recitazione© ad un certo punto è cambiata? La tua risposta presumibilmente -correggimi se sbaglio- è che è cambiata grazie alla maturazione e alla comprensione che la sensazione di esclusione era solo frutto della nostra immaginazione: tolto il pensiero disfunzionale, tolto il problema. La mia risposta, in base alla mia esperienza personale, invece è che la recitazione è cambiata grazie a: 1. impegno lento e costante nel migliorarla, 2. cambiamenti casuali e favorevoli di contesto sociale. Io non ho cambiato in modo sostanziale la mia percezione degli altri: ho cambiato il mio modo di comunicare. E il cambiamento nel modo di vedere gli altri (che pure in un certo senso c'è stato) è più la conseguenza che la causa di un miglioramento di comunicazione, anche se poi naturalmente tutto entra nel mix e influisce in modo positivo. In sintesi: per il destino sociale di una persona, tutto dipende molto di più dall'immagine che gli altri hanno di lei (cioè l'apparenza©) che dall'immagine che lei hai degli altri, e questo perché ovviamente sui comportamenti sociali effettivi la maggioranza ha più influenza del singolo. (btw, leggi anche la citazione di Marx che c'è nella mia firma, che per puro caso vedo che può c'entrare con quello che stiamo dicendo) |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Io resto dell'idea che per apparire diversi esteriormente e quindi apprendere modalità comunicative differenti, sia prima necessario cambiare interiormente. In passato ho reputato valida la soluzione di migliorare la mia comunicazione verbale, apparendo (si badi bene all'importanza di questa parola) più spigliato e talkative e già questo mi aveva fatto guadagnare punti nonché risalire dal mio autoisolamento forzato. Ma il vero salto di qualità me l'ha fatto fare la maturazione interna, ovvero quella che mi ha portato a capire che prima di tutto devo filtrare gli input dell'esterno attraverso un'altra ottica.
Prima mi lasciavo ferire piuttosto facilmente da determinati commenti, ora cerco sempre e comunque di osservarli da un altro punto di vista, adottando la prospettiva secondo la quale l'intento denigratorio non è sempre presente nella comunicazione altrui, anzi spesso è il prodotto di un mio pregiudizio autosvalutativo che si aggrappa a qualsiasi minimo segnale di scherno e derisione (vero o preseunto). Quando smetti di pensare a te stesso come ad un soggetto debole e passibile di prese in giro, allora cominci davvero a raccogliere i primi frutti. Ma per fare tutto ciò ho dovuto interrompere qualsiasi considerazione positiva o negativa che avevo di me stesso, iniziando a percepirmi come un soggetto neutro...ho insomma fatto mia la regola della depersonalizzazione. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
tutti questi discorsi,tipo quelli di Muttley (anche condivisibili per carità) vanno però a farsi benedire quando il timido incontra solo ostilità nei suoi confronti,ma non perchè non si relaziona o evita o perchè pensa negativo e che ingigantisce tutto ingiustificatamente,ma solo per il fatto di essere timido.cioè quando gli altri lo inquadrano meglio e capiscono che si tratta di un timido,diventano ostili e fanno di tutto per non andarci d'accordo.
e poi diciamolo,molti ma molti ragazzi/e sono cattivi con gli sfigati timidi,vogliono farli andare male le cose apposta,non è paranoia,succede davvero,poi quelli più merdosi si trascinano dietro anche gli altri,perchè il gruppo sociale è come un gregge,uno ti vuole male e si trascina anche gli altri,e tu ti trovi solo contro tutti,sei nemico di tutti senza aver fatto niente a nessuno come si esce da tutto ciò? niente finisci isolato,passano gli anni,diventi adulto e fine,non ne esci più,perchè poi è ancora più difficile |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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A mio parere anni e anni in un certo modo fanno vedere le cose nere al massimo, ma non vuol dire che sia una realtà che ci autocreiamo, un 10-15 % magari di esagerazione e paranoia ci può stare, ma non di più , il resto purtroppo è riscontro reale....poi non è detto ch egli altri ci trattino così solo per cattiveria o per sentirsi superiori, magari non riescono proprio , non gli è possibil estabilire una comunicazione decente, noi possiamo fare qualch esforzo ma anche gli altri dovrebbero farlo, invece per loro esiste solo una modalità fissa , o sei in linea con quella o bye bye... |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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un brutto, spacciato con le donne, per emergere deve faticare il decuplo di un bello in ogni campo se oltre ad essere brutto sei anche molto timido sei condannato definitivamente |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Il fatto che le categorie umane discriminate siano molte, ciò non significa che io debba ridimensionare il senso di indignazione che provo nell'assistere a qualsivoglia tipo di ingiustizia. A me le ingiustizie e le discriminazioni danno fastidio tutte, che riguardino gli indios guatemaltechi, gli omosessuali o i timidi. Il fatto che questa condizione di svantaggio sia vissuta da più categorie, non è la scusa per ridimensionare o sottovalutare il problema che vive un'intera categoria di persone. Il problema su come vengano rielaborate le informazioni provenienti dall'esterno non mi pare che riguardi esclusivamente la categoria degli introversi, anzi. E' la comunicazione umana stessa che è intrinsecamente soggetta a fraintendimenti e a interpretazioni soggettive, dato che ancora non siamo dotati di telepatia. Mi pare che letteratura e filosofia si sono occupate a lungo del tema dell'incomunicabilità. Ciò non toglie che, al di là dei problemi inerenti all'uso del linguaggio tra gli uomini, dei problemi reali legati alla marginalizzazione di coloro che usano stili comunicativi diversi siano reali e non frutto di paranoia. A sentir te, tutti gli introversi/timidi/fobici sono necessariamente affetti da disturbo paranoico di personalità! Quote:
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Tu dici anche cose giuste, ma ti manca l'empatia verso chi ha sofferto. Persino Cibernella (cyberg bambina) è più empatica di te!!! :D E comunque tu commetti un errore di fondo: perchè devi definire (come ho letto nei post successivi) per forza il timido o l'introverso come debole? L'uso di questa parola non mi piace! E' tipica di chi ha deciso di sposare una certa prospettiva (quella dlela società attuale) reputandola giusta. Ma se io invece di debole fossi semplicemente più sensibile, delicata e attenta alle sfumature emotive? Perchè questa ricchezza interiore deve essere etichettata banalmente come segno di una debolezza? Tu sposi l'ottica dell'aggressore, scusa se te lo dico! :moltoarrabbiato: Veramente, leggiti il saggio della Caine e poi ne riparliamo! Ho letto anche gli interventi di Who_By_fire e li condivido in toto! :) |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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scusami se non ti ho risposto subito. Mi ritrovo molto nella descrizione della periferia che fai tu riguardo alle grandi città. Anche io, in fondo, mi reputo una ragazza nella media, seppur timida e un po' insicura, ma lavorare in un quartiere degradato come quello in cui mi ritrovo quest'anno è veramente dura. Già sto male alla sola idea di dover riprendere il lavoro il 7 di gennaio. Il problema è che io devo stare molto attenta a come gestire le relazioni con questa "gent-aglia", perchè lavorando come insegnante non posso ricorrere a minacce o a maniere troppo forti, dato che ricopro un ruolo istituzionale. Vedremo se riuscirò a sopravvivere, anche se a volte temo di non farcela ad arrivare fino a fine anno. Comunque concordo con te nell'idea che questa violenza sia figlia di miseria, frustrazione, odio verso la società e complessi di inferiorità, malcelati dietro atteggiamenti spacconi e forza bruta. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Ho comprato il testo di Watzlawick, poi vi faccio sapere cosa ne penso :mrgreen:
Adesso mi intriga anche questo suggerito dalla clizia :mrgreen: |
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