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Re: è il timido che viene escluso o è lui che esclude?
Viviamo in una società egoista. Mai l'umanità ha raggiunto tali vette di egocentrismo, disinteresse per il prossimo, edonismo. A pochi interessa aver a che fare con i socialmente deboli/ diversi, con coloro i quali vengono definiti 'menti divergenti. Questo è un dato di fatto. In passato c'era com-passione, empatia per il diverso, ora non più. Bisogna farsene una ragione, capire comunque che la chiusura verso l'esterno porta solo danni e macerie. Apparteniamo a una specie che ha bisogno di interazione, socialità, anche in minimi termini. Chiudersi in casa , alienarsi, è quanto di più contro natura possa esserci per un essere umano. Perciò. proprio per questo le persone si curano per ovviare a questa condizione,perche ne capiscono la nocività.
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permettici di rilassarci e sdrammatizzare un pò questa accesa discussione |
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in passato? ma quando mai, semmai era peggio, visto che riguardo tutte le "stranezze comportamentali", c'era molta meno conoscenza ed informazione di oggi. 50 anni fa se eri timido eri lo scemo del villaggio, altrochè. |
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Beh, non posso che ripetere quello che ho scritto prima: se non c'è rispetto (caso a) la responsabilità è di chi esclude, se c'è rispetto (caso b) la responsabilità è in massima parte di chi si esclude. Si tratta in ogni caso di un circolo vizioso, ma solo il timido può spezzarlo o perpetuarlo. |
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Io penso che si nasca timidi, così come si nasce coi capelli neri.Che poi in alcuni la timidezza sia tanto invalidante da compromettere una normale vita di relazione, è purtroppo anche vero. Dico solo che, con tutti i mezzi a disposizione, bisogna uscire da una condizione di totale chiusura verso l'esterno, tanto contraria alla natura di qualsiasi essere umano, timido o no. E che prima si riesce ad intervenire, meglio è.IL beneficio non viene mai dal chiudersi in se stessi, ma dall'aprirsi, per quanto penoso e difficile possa essere.
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mi spiace veramente che te la sei presa con me, non capisco cosa ho detto di male, parlo da timido, a mio vedere nell'interesse dei timidi. |
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io invece parlo avendo in mente persone tranquille e rispettose, che però non hanno i nostri problemi, e con cui potremmo interagire, se riuscissimo a lavorare un minimo su noi stessi. |
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Racconto un episodio, che magari ci si capisce meglio: anni fa feci un corso, durante il quale rifuggii tutti i tentativi di socializzazione che mi furono proposti, non andavo a pranzo con i compagni, mi misi in un angolo, ecc. Eppure non ci fu alcuna mancanza di rispetto né tentativo di esclusione, semmai tentativi di coinvolgimento. Raggiunsi il culmine dell'evitamento quando, in seguito, andammo tutti insieme a fare un colloquio presso una ditta verso il termine del corso, e, usciti dalla tal ditta, mi eclissai senza salutare nessuno perché c'erano due ore prima di rientrare al corso e non volevo neanche sapere loro cosa avrebbero fatto. :mrgreen: Chi fu il maggiore responsabile della mia non socializzazione in quel gruppo? :cool: |
Re: è il timido che viene escluso o è lui che esclude?
Quello è UN episodio. Mica le cose vanno sempre così. Per ogni episodio di quel tipo, ce n'è un altro in cui il timido viene scartato o evitato a priori. Non capisco più bene quale sia il punto della discussione, ma ribadisco che rispetto ed esclusione sono concetti indipendenti.
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Normalmente il timido non ha necessità di scappare da orde di persone interessate a conoscerlo, basta che continui a comportarsi da tale e verrà ignorato (o incontrerà difficoltà di socializzazione se non ignorato) nella maggior parte dei casi. |
Re: è il timido che viene escluso o è lui che esclude?
E non ci possono essere casi in cui magari si ritira perché teme di infastidire e non perché infastidito?
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forse un pò tutte e due le cose...
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Re: è il timido che viene escluso o è lui che esclude?
Direi che c'è un prima e un dopo, all'inizio è il timido che si esclude e di conseguenza poi viene escluso.
Il timido credo che si escluda perchè più che altro ha dei preconcetti riguardanti se stesso. E poi penso che sia anche un fattore di scocciamento, una persona a cui piace interloquire con la gente(estroverso), che può scegliere, sceglierà probabilmente qualcuno con cui soddisfare questo piacere. In definitiva, a meno che il timido non si rendi interessante con delle sue peculiarità (bellezza, essere un genio in qualcosa), verrà "escluso" o forse è meglio dire, non considerato. |
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Francamente, credo che siano gli altri ad avere molte aspettative su come il timido si dovrebbe comportare nei loro confronti! |
Re: è il timido che viene escluso o è lui che esclude?
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L'esclusione non avviene sempre in modo esplicito e univoco come tra i bambini piccoli (tipo "Vengo anch'io", "No, tu no!"). L'esclusione si manifesta in modo più sottile: per me, invitare una persona a partecipare fisicamente/formalmente ad un evento sociale senza tentare attivamente (in modo serio) di dargli la possibilità di sentirsi a proprio agio equivale ad escluderlo. Che sia un atto consapevole o meno. |
Re: è il timido che viene escluso o è lui che esclude?
C'è un episodio di “Star Trek: The Next Generation” che contiene un esempio molto illuminante, sul tema dell'esclusione. Due personaggi, Guinan e La Forge, stanno discutendo di un terzo, il tenente Barclay (*): La Forge si lamenta dicendo che non riesce neanche a stare vicino a Barclay, perché è sempre teso e questo lo rende irritante, Guinan gli risponde «Se tu sapessi che alla gente dà fastidio stare vicino a te, non saresti sempre teso?»
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