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-   -   Il verso giusto. L'angolo della poesia. (https://fobiasociale.com/il-verso-giusto-langolo-della-poesia-21354/)

Emil 14-11-2012 20:51

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Il Rimorso di Jorge Luis Borges

Ho commesso il peggiore dei peccati
che un uomo possa commettere. Non sono stato
felice. Che i ghiacciai dell'oblio
possano travolgermi e disperdermi, senza pietà.

I miei mi generarono per il gioco
rischioso e stupendo della vita,
per la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li frodai. Non fui felice. Realizzata

non fu la giovane loro volontà. La mia mente
si applicò alle simmetriche ostinatezze
dell’arte che intreccia inezie.

Ereditai valore. Non fui valoroso.
Non mi abbandona, mi sta sempre a lato
l’ombra d’essere stato un disgraziato.

Rick Blaine 14-11-2012 20:55

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Quote:

Originariamente inviata da Emil (Messaggio 915399)
Il Rimorso di Jorge Luis Borges

Ho commesso il peggiore dei peccati
che un uomo possa commettere. Non sono stato
felice. Che i ghiacciai dell'oblio
possano travolgermi e disperdermi, senza pietà.

I miei mi generarono per il gioco
rischioso e stupendo della vita,
per la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li frodai. Non fui felice. Realizzata

non fu la giovane loro volontà. La mia mente
si applicò alle simmetriche ostinatezze
dell’arte che intreccia inezie.

Ereditai valore. Non fui valoroso.
Non mi abbandona, mi sta sempre a lato
l’ombra d’essere stato un disgraziato.



Uno dei miei scrittori preferiti.
Posso affermare di conoscere quasi tutto a memoria: da Fervor de Buenos Aires a La memoria di Shakespeare.

Rick Blaine 14-11-2012 21:16

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Un poeta che ho conosciuto tramite rivista: Cosimo Ortesta. (Ad alcuni potrebbe essere noto per la traduzione de La peau de chagrin di Balzac, traduzione che non ho letto).

http://i48.tinypic.com/2us8lrk.jpg

VyCanisMajoris 14-11-2012 21:21

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Ancora lui. :)

IL GIOGO
Alfonso Gatto

Ad una montagna dura, scoscesa,
dirtta sullo specchio verde del mare,
mi sono aggrappato in una difesa
panica, con le mani strette alle rare

erbe che schiantano senza colore.
Non vedo oltre le mie braccia artigliate
dall'istinto: risento con terrore
la gioia di cadere, abbandonate

le membra nel vuoto facile e teso.
Ma mi raccolgo, non grido: la voce
mi ridarebbe il senso del mio peso.

Rick Blaine 19-11-2012 01:51

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Cinderella

The prince leans to the girl in scarlet heels,
Her green eyes slant, hair flaring in a fan
Of silver as the rondo slows; now reels
Begin on tilted violins to span

The whole revolving tall glass palace hall
Where guests slide gliding into light like wine;
Rose candles flicker on the lilac wall
Reflecting in a million flagons' shine,

And glided couples all in whirling trance
Follow holiday revel begun long since,
Until near twelve the strange girl all at once
Guilt-stricken halts, pales, clings to the prince

As amid the hectic music and cocktail talk
She hears the caustic ticking of the clock.

Rick Blaine 19-11-2012 01:53

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 


All'amato me stesso



Quattro. Pesanti come un colpo.

"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".

Ma uno come me dove potrà ficcarsi?

Dove mi si è apprestata una tana?

S'io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea,
accarezzando la luna.

Dove trovare un'amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

O s'io fossi povero come un miliardario.. Che cos'è il denaro per l'anima?
Un ladro insaziabile s'annida in essa:
all'orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l'oro di tutte le Californie!

S'io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...
Accendere l'anima per una sola, ordinarle coi versi...
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.

O s'io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendo
con un brivido l'intrepido eremo della terra...
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.

Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s'io fossi appannato come il sole...

Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?

Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?

Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?

Rick Blaine 19-11-2012 02:00

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Quote:

Originariamente inviata da Daniele89 (Messaggio 920505)
Dino Campana, La chimera

:riverenza::riverenza::riverenza:

Grandissimo poeta Dino Campana! Uno dei miei poeti italiani preferiti! I Canti orfici sono tutti geniali. Posto gli altri Notturni.

Rick Blaine 19-11-2012 02:04

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Giardino autunnale (Firenze)

Al giardino spettrale al lauro muto
De le verdi ghirlande
A la terra autunnale
Un ultimo saluto!
A l’aride pendici
Aspre arrossate nell’estremo sole
Confusa di rumori
Rauchi grida la lontana vita:
Grida al morente sole
Che insanguina le aiole.
S’intende una fanfara
Che straziante sale: il fiume spare
Ne le arene dorate: nel silenzio
Stanno le bianche statue a capo i ponti
Volte: e le cose già non sono più.
E dal fondo silenzio come un coro
Tenero e grandioso
Sorge ed anela in alto al mio balcone:
E in aroma d’alloro,
In aroma d’alloro acre languente,
Tra le statue immortali nel tramonto
Ella m’appar, presente.






La speranza (sul torrente notturno)


Per l’amor dei poeti
Principessa dei sogni segreti
Nell’ali dei vivi pensieri ripeti ripeti
Principessa i tuoi canti:
O tu chiomata di muti canti
Pallido amor degli erranti
Soffoca gli inestinti pianti
Da’ tregua agli amori segreti:
Chi le taciturne porte
Guarda che la Notte
Ha aperte sull’infinito?
Chinan l’ore: col sogno vanito
China la pallida Sorte . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Per l’amor dei poeti, porte
Aperte de la morte
Su l’infinito!
Per l’amor dei poeti
Principessa il mio sogno vanito
Nei gorghi de la Sorte!





L'invetriata (Il mio preferito)



La sera fumosa d’estate
Dall’alta invetriata mesce chiarori nell’ombra
E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la
[lampada? - c’è
Nella stanza un odor di putredine: c’è
Nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c’è
Nel cuore della sera c’è,
Sempre una piaga rossa languente.






Il canto della tenebra


La luce del crepuscolo si attenua:
Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
Al cuore che non ama più!
Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
Sorgenti, sorgenti che sanno
Sorgenti che sanno che spiriti stanno
Che spiriti stanno a ascoltare...
Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte:
Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte
Più Più Più
Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
Che dice all’orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l’acque è notturno
Il fiume va via taciturno...
Pùm! mamma quell’omo lassù!








La sera di fiera


Il cuore stasera mi disse: non sai?
La rosabruna incantevole
Dorata da una chioma bionda:
E dagli occhi lucenti e bruni colei che di grazia imperiale
Incantava la rosea
Freschezza dei mattini:
E tu seguivi nell’aria
La fresca incarnazione di un mattutino sogno:
E soleva vagare quando il sogno
E il profumo velavano le stelle
(Che tu amavi guardar dietro i cancelli
Le stelle le pallide notturne):
Che soleva passare silenziosa
E bianca come un volo di colombe
Certo è morta: non sai?
Era la notte
Di fiera della perfida Babele
Salente in fasci verso un cielo affastellato un paradiso di fiamma
In lubrici fischi grotteschi
E tintinnare d’angeliche campanelle
E gridi e voci di prostitute
E pantomime d’Ofelia
Stillate dall’umile pianto delle lampade elettriche

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Una canzonetta volgaruccia era morta
E mi aveva lasciato il cuore nel dolore
E me ne andavo errando senz’amore
Lasciando il cuore mio di porta in porta:
Con Lei che non è nata eppure è morta
E mi ha lasciato il cuore senz’amore:
Eppure il cuore porta nel dolore:
Lasciando il cuore mio di porta in porta.













La petite promenade du poète



Me ne vado per le strade
Strette oscure e misteriose:
Vedo dietro le vetrate
Affacciarsi Gemme e Rose.
Dalle scale misteriose
C’è chi scende brancolando:
Dietro i vetri rilucenti
Stan le ciane commentando.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

La stradina è solitaria:
Non c’è un cane qualche stella
Nella notte sopra i tetti:
E la notte mi par bella.
E cammino poveretto
Nella notte fantasiosa,
Pur mi sento nella bocca
La saliva disgustosa. Via dal tanfo
Via dal tanfo e per le strade
E cammina e via cammina,
Già le case son più rade.
Trovo l’erba, mi ci stendo
A conciarmi come un cane:
Da lontano un ubriaco
Canta amore alle persiane.

Rick Blaine 19-11-2012 02:16

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Veramente a voi non prudono ambedue le scapole?

Veramente
a voi
non prudono
ambedue le scapole?
Se
dal cielo
l’arcobaleno
pende
o
è azzurro
senza una sola toppa –
davvero
a voi
non prudono
ambedue
le scapole?!
Davvero non si vuole,
che da sotto le bluse,
dove prima
c’era la gobba,
gettato via
il peso
delle camicie-fardello,
si distendano
un paio di ali?!
Oppure
la notte quando
le stelle si accendono
e le Orse
tutte
si arrampicano –
davvero non fa invidia?!
Davvero non si vuole?!
Si vuole!
Ad ogni costo!
Si sta stretti,
e in cielo
la vastità –
un buco!
Alzarsi in volo
verso i villaggi degli dei!
Presentare
al Signore delle schiere
un ordine
di sfratto
dell’Ufficio Centrale per gli Alloggi!
Kaluga!
Perché ti sei cinta con un prato?
Dormi
in una fossa del terreno?
Tambov!
Kaluga!
In alto!
Come passeri!
Bene,
se ha deciso di sposarsi:
battere l’ala –
e
oltre duecento province!
Strappò
una piuma
allo struzzo –
e la rese
in dono
alla fidanzata!
Saratov!
Perché hai sgranato gli occhi?!
Incantata?
Da un punto d’uccello?
In alto –
come rondine!
Bene
così
lavoro pulito:
Sera.
La sera si scaglia contro la porta.
Roma.
Frustare
a Roma un fascista -
e
un’ora dopo
di ritorno
al samovar
a Tver’.
O semplicemente:
guardi,
l’alba è spuntata –
e cominci
a gara
a rincorrere e rincorrere.
Ma…
la gente – un popolo
senz’ali.
La gente
creata
secondo un cattivo piano:
la schiena –
e nessun profitto.
Comprare
un aereo ciascuno –
questo soltanto
resta.
E cresceranno
la coda,
le piume,
le ali.
Il petto
appunta
per qualsiasi volo.
Staccati da terra!
Vola, squadriglia!
Russia,
spicca il volo come flotta aerea.
Presto!
Perché,
tesa come una pertica,
da terra
ammirare
la volta celeste?
Perforala,
velivolo.

1923

Rick Blaine 19-11-2012 02:19

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Quote:

Originariamente inviata da Daniele89 (Messaggio 920522)
L'invetriata è anche una delle mie preferite.
Stavolta, mi duole, ma sono d'accordo:mrgreen:

Perché ti duole? :(:(

Daniele89 19-11-2012 02:22

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Eh, ma dai, si scherza, ovvio.:mrgreen:

Rick Blaine 19-11-2012 02:26

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Quote:

Originariamente inviata da Daniele89 (Messaggio 920527)
Eh, ma dai, si scherza, ovvio.:mrgreen:

Ah, OK.

Allora, dato che ho letto la tua firma, per dimostrarti la mia altissima stima nei tuoi confronti, ti auguro (e auguro a tutti gli altri) la buonanotte con uno dei maggiori poeti del '900 russo:





I dodici



1
Buia sera.
Neve bianca.
Che vento!
Le gambe piega.
Che bufera –
Sulla terra intera!

Di neve e vento
Un girotondo.
Ghiaccio è il fondo.
Bufera maledetta!
Ogni passante
Scivola – ah, poveretta!

Tra due case
Una fune si tende.
Sulla fune – un cartello:
“Tutto il potere alla Costituente!”
Una vecchia piange – ahimé,
Non capirà mai perché
C’è quel cartello.
Che spreco con quel telo –
Quante pezze per i piedi dei ragazzi,
Spogliati e scalzi…

La vecchia, come una gallina,
Ha saltato un mucchio di neve.
- Oh, Benedetta Madonnina!
- Coi bolscevichi la vita è breve!

Punge il vento!
Gelo maledetto!
Un borghese al crocevia
Ha il naso nel colletto.

E questo chi è? – Lunghi i capelli
Parla a voce bassa:
- Traditori!
- La Russia al Creatore! –
Forse un letterato –
Un oratore…

E là con la zimarra –
In disparte vi tenete…
Passata è l’allegria,
Compagno – prete?

Ricordi com’era?
Sulla pancia sporgente
La croce splendeva
Per la gente…

Là una dama impellicciata
Verso un’altra s’è voltata:
- Ah, quanti pianti, quanti pianti…
Ma è scivolata
E – paff – che sederata!

Ahi, ahi!
Titatemi su!

Vento allegro,
Spietato e contento.
Rivolta i lembi,
Sferza i passanti,
Strappa, sbatte
Un grande cartello:
“Tutto il potere alla Costituente”…
E le parole porta:
…Da noi c’è stata una riunione…
…In questo androne…
…Abbiam discusso –
Abbiam deciso:
Dieci – per un’ora, venticinque – per la notte…
…Di meno – non accettare…
…Andiamo a riposare…

Tarda sera.
La strada s’è svotata.
Un vagabondo
Ha la schiena piegata,
E sibila il vento…

Ehi, pezzente!
Vieni qua –
Baciamoci…

Pane!
Chi va là?
Passa!

Cielo, cielo nero.
Rabbia, triste rabbia
Bolle in petto…
Rabbia nera, rabbia santa…

Compagno, bada!
Attento!

2
Passeggia il vento, vola la bufera.
Va dei dodici la schiera.

Le nere cinghie dei fucili,
Intorno – fuochi, fuochi, fuochi…
Berretto sgualcito, tra i denti – un mozzicone,
Sembran fuggiti dalla prigione!

Libertà, libertà,
E la croce via di qua!

Tra-ta-ta!

Che freddo, compagni, che freddo fa!

- Vanja e Katja sono insieme…
- Nella calza i soldi tiene!

- Ricco Vanja è diventato…
- Era con noi, adesso è soldato!

- Vanja, figlio di puttana, suvvia,
Prova a baciare la mia!

Libertà, libertà,
E la croce via di qua!
Katja con Vanja è occupata –
Ma che fa, che fa?…

Tra-ta-ta!

Intorno – fuochi, fuochi, fuochi…
A tracolla i fucili…

Il passo sia rivoluzione!
Il nemico è pronto all’azione!

Compagno, coraggio, il fucile agguanta!
Spariamo sulla Russia Santa –

Vetusta,
Contadina,
Satolla!

E la croce via di qua!

3
Oh partirono i ragazzi,
Per servir la guardia rossa –
Per servir la guardia rossa –
E finire in una fossa!

E tu, amara sventura,
Vita gentile!
Lacero il cappotto,
Austriaco il fucile!

Per la sorte dei borghesi
Mille fuochi sono accesi,
Fuoco e sangue nel cuore –
Oh, proteggici, Signore!

4
Neve. Grida il vetturino,
Vanja con Katja vicino –
La luce del fanale
Sulle stanghe…
Ah, ah, crepa!…

Nel cappotto militare
Un balordo egli pare,
Torce e alliscia senza sosta
il baffo nero,
E scherza a cuor leggero…

Vanja è così – forte e tenace!
Vanja è così – assai loquace!
La sciocca Katja abbraccia,
E a parlare attacca…

Getta indietro la testolina,
Denti come perline…
Oh, Katja, m’è sempre piaciuta
La tua faccia paffuta…


5
Sul tuo collo, Katja,
Lo sfregio d’un coltello.
Sotto il petto, Katja,
Hai un graffio novello!

Balla un po’, amore mio!
Che gambe, santo Dio!

Biancheria di pizzo portavi –
Portala ancora!
Con gli ufficiali trescavi –
Tresca, tresca anche ora!

Eh, eh, tresca adesso!
Il cuor sobbalza in petto!

L’ufficiale, Katja, rammenti -
Non evitò una coltellata…
L’hai scordato, accidenti?
La memoria s’è offuscata?

Eh, eh, non mentire,
Con te voglio dormire!

Ghette cenere avevi,
Solo dolci raffinati,
Tra i cadetti tu sceglievi -
Ora scegli tra i soldati?

Eh, eh, pecca pure, dai!
Più leggera ti sentirai!

6
…Di nuovo passa come furia
Il vetturino: vola, urla, ingiuria…

Fermo! Andrjej, da’ una mano!
Corri dietro a quel marrano!…

Tra-tarara-ta-ta-ta-ta!
Quanta neve s’è levata!…

Scappa Vanja – il bellimbusto…
Alza il cane! Mira giusto!…

Tra-tarara! Or vedrai…
……………………………….
Le donne altrui più non avrai!…

E’ scappato! Aspetta, carogna,
Finirai in una fogna!

E Katja dov’è? – Morta ammazzata!
Ha la testa crivellata!

Katja, sei contenta? – Taci…
Come una bestia giaci!…

Il passo sia rivoluzione!
Il nemico è pronto all’azione!

7
Va dei dodici la schiera,
Con passo deciso.
Il povero assassino
Nasconde il suo viso…

Più veloce, senza fiato
Corre come un ossesso.
Lo scialle sul collo annodato –
Mai più sarà se stesso…

- Oh, compagno, sei afflitto?
- Hai la faccia smarrita!
- Pjetja, sembri un relitto,
Vorresti Katja in vita?

- Oh, compagni, ricordate,
Quella pupa io l’amavo…
Notti buie, ubriache
Con la pupa io passavo…

- Con lo sguardo provocava,
Eran fuochi i suoi occhi,
Sulla spalla che mostrava
C’era un neo coi fiocchi!
Dietro a lei, povero me,
Mi son perso… ahimé, ahimé!

- Cane, vuoi sonare l’organetto,
Pjetja, sei forse una donnetta?
- O forse vuoi sputare
Tutto ciò che hai nel petto?
- Controllati!
- Sta’ dritto!

- Più nessuno ormai, fratello,
I tuoi mali curerà!
Oggi più grave è il fardello
Che ciascuno porterà!

E Pjetja ha rallentato,
Or più non s’affretta…

La testa ha sollevato,
Or di nuovo sembra lieto…

Eh, eh!
Goder non è peccato!

Serrate ben le porte,
Verran saccheggi e morte!

Aprite la botte –
Gli straccioni vanno a frotte!

8
Oh tu, amara sventura!
Noia mesta,
Funesta!

Il tempo
Passerò, passerò…

La testa
Gratterò, gratterò…

I semi
Sguscerò, sguscerò…

Il coltello
Userò, userò!…

Vola, passerotto borghese!
Il sangue voglio bere
Per la mia bella,
Per le ciglia nere…

Pace, Signore, per l’anima della tua schiava…

Noia!

9
Tace la voce della città,
Il gendarme più non cammina,
Tace la torre sulla Nevà –
Non c’è più vino in cantina!

Un borghese sta al bivio,
Cela il naso nel colletto.
Un pelo irsuto lo strofina -
E’ un mite cane reietto.

Come quel cane è affamato,
Tace, non fa domande.
Come quel cane, il vecchio mondo
Ha la coda tra le gambe.

10
E’ scoppiata la tempesta,
Ovunque sconquasso!
Non distingui più una testa
A distanza d’un passo!

Di neve un grande anello,
Di neve un mulinello…

- Gesù mio, che bufera!
- Pjetja, parla seriamente!
Da cosa t’ha salvato
Quel santume dorato?
Svegliati!
Libera la tua mente –
Di sangue sei macchiato,
Katja t’ha rovinato!
- Il passo sia rivoluzione!
Il nemico è pronto all’azione!

Avanti, avanti ancora,
Chi lavora!

11
…E vanno senza nome di santo
Dodici fanti.
Decisi sono a tutto,
Senza rimpianti…

D’acciaio l’armamento
Pel nemico nell’ombra…
I vicoli di pianto
La bufera inonda…
Nel soffice manto –
Lo stivale affonda…

Negli occhi ondeggia
Una bandiera.

S’odon passi
Nella sera.

Si desterà
Il feroce nemico…

La tormenta li inghiotte
Giorno e notte
Senza tregua…

Avanti ancora,
Chi lavora!

12
…Vanno con passo gagliardo…
- Esci dalla tua tana! –
Davanti – un rosso stendardo,
Infuria la tramontana…

Davanti – un cumulo gelato,
- Chi va là? Fuori, carogna!…
E’ solo un cane affamato
Che si gratta la rogna…

- Passa via, cane immondo,
O il mio ferro proverai!
Ti somiglia il vecchio mondo,
Passa via o perirai!

…Mostri i denti per la fame,
La tua coda nascondi,
Solo al mondo, senza pane…
- Chi va là? Ehi, rispondi!

- Chi è che regge lo stendardo?
- Oh, il cielo com’è scuro!
- S’ode un passo codardo,
Si cela dietro un muro.

- Fuggire ora che vale?
Meglio vivo restare!
- Ehi, compagno, finirai male,
Mi costringi a sparare!

Tra-ta-ta! – L’eco soltanto
Dalle case risponde…
La bufera ride intanto
Tra le candide sponde…

Tra-ta-ta!
Tra-ta-ta…

…E vanno con passo gagliardo,
Dietro – un cane affamato,
Davanti – con lo stendardo
Di sangue imbrattato,
Dai proietti risparmiato,
Con passo dolce e lieve
Tra mille perle di neve,
Il capo ornato di cisto –
Chi li guida? – Gesù Cristo.

Pluvia 20-11-2012 18:35

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Quote:

Originariamente inviata da Rick Blaine (Messaggio 906360)
c'è un errore

Bàh, non è un errore, ma...

Quote:

Originariamente inviata da Rick Blaine (Messaggio 906360)
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io

...alcuni studiosi leggono al posto del notaio e poeta Lapo Gianni de' Ricevuti, "Lippo", e pensano dunque ad un altro poeta, Lippo Pasci de' Bardi, poeta italiano e stilnovista, anch'egli in contatto con Dante, attivo a Firenze tra il sec. XIII e il XIV.
:occhiali:

VyCanisMajoris 21-11-2012 03:40

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Uno dei sonetti più celebri di Shakespeare

Devouring Time, blunt thou the lion's paws,
And make the earth devour her own sweet brood;
Pluck the keen teeth from the fierce tiger's jaws,
And burn the long-liv'd phoenix, in her blood;
Make glad and sorry seasons as thou fleets,
And do whate'er thou wilt, swift-footed Time,
To the wide world and all her fading sweets;
But I forbid thee one most heinous crime:
O! carve not with thy hours my love's fair brow,
Nor draw no lines there with thine antique pen;
Him in thy course untainted do allow
For beauty's pattern to succeeding men.
Yet, do thy worst old Time: despite thy wrong,
My love shall in my verse ever live young.

JohnDoe90 04-12-2012 12:58

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

(P. Neruda)




psiche86 09-12-2012 14:12

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
"La sete è spenta, la fame placata,
E lungo il cuore ho uno spacco;
La faccia è smunta allo specchio,
Le labbra smorte dai baci
Ed è smagrito il mio petto.
Una ragazza allegra mi prese per uomo,
La stesi giù e le dissi il suo peccato,
Le misi accanto una rosa d’ariete.

[è solo un pezzo di una poesia di Dylan Thomas, ma mi hanno colpito proprio questi versi]

berserk 27-12-2012 15:41

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Lavorare stanca,Cesare Pavese


Traversare una strada per scappare di casa
lo fa solo un ragazzo, ma quest'uomo che gira
tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo
e non scappa di casa.
Ci sono d'estate
pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese
sotto il sole che sta per calare, e quest'uomo, che giunge
per un viale d'inutili piante, si ferma.
Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?
Solamente girarle, le piazze e le strade
sono vuote. Bisogna fermare una donna
e parlarle e deciderla a vivere insieme.
Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte
c'è lo sbronzo notturno che attacca discorsi
e racconta i progetti di tutta la vita.
Non è certo attendendo nella piazza deserta
che s'incontra qualcuno, ma chi gira le strade
si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,
anche andando per strada, la casa sarebbe
dove c'è quella donna e varrebbe la pena.
Nella notte la piazza ritorna deserta
e quest'uomo, che passa, non vede le case
tra le inutili luci, non leva più gli occhi:
sente solo il selciato, che han fatto altri uomini
dalle mani indurite, come sono le sue.
Non è giusto restare sulla piazza deserta.
Ci sarà certamente quella donna per strada
che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.


[http://www.youtube.com/watch?v=XtdmVjFGZvk]

Infinite Jest 26-01-2013 03:39

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Quello che in te era altura

Quello che in te era altura
lo hanno spianato
e la tua valle
l'hanno interrata.
Sopra di te passa
una strada comoda.


Le grucce


Per sett'anni non mi riuscì un passo.
Quando fui dal gran medico, lui
m'ha chiesto: "Perchè queste grucce?"
E io: "sono storpio", gli ho detto.

E lui: "non c'è da stupirsi.
Fa' una prova, per cortesia!
Son questi arnesi, a storpiarti.
Va', cadi, striscia a quattro zampe".

Ridendo come un mostro
le mie belle grucce mi prese,
sulla schiena me le spezzò,
ridendo le scagliò nel fuoco.

Come sia, son guarito: cammino.
Una risata m'ha guarito.
Solo, a volte, se vedo stampelle,
per qualche ora cammino un po' peggio.


Bertold Brecht

Erika 26-01-2013 11:45

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Ehm io metto una mia poesia :)

- Rotolo rotolo giù -

In un cielo dipinto di blu
rotolo rotolo giù.

Fammi esaudire un tuo desiderio
pensalo e dimmi :
che regalo posso farti?

Io sono qui per i sognatori
come te
dalle grandi illusioni.

Guardarmi basta un attimo per un sognatore
una vita per chi non crede all'amore.

Ora non brillo più come prima
regalami un tuo desiderio, ti prego
e illuminerò la tua stanza.

Io sono qui per i sognatori
per quelli che guardano ancora i fiori
che poi piangono
ma non si arrendono
e poi sorridono. :timidezza:

rainy 26-01-2013 14:09

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
I could not run or play in boyhood.
In manhood I could only sip the cup,
Not drink
For scarlet-fever left my heart diseased.
Yet I lie here
Soothed by a secret none but Mary knows:
There is a garden of acacia,
Catalpa trees, and arbors sweet with vines
There on that afternoon in June
By Mary's side
Kissing her with my soul upon my lips
It suddenly took flight


Io non potevo correre né giocare
quand'ero ragazzo.
Quando fui uomo, potei solo sorseggiare alla coppa,
non bere
perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Eppure giaccio qui
blandito da un segreto che solo Mary conosce:
c'è un giardino di acacie,
di catalpe e di pergole addolcite da viti
là, in quel pomeriggio di giugno
al fianco di Mary
mentre la baciavo con l'anima sulle labbra,
l'anima d'improvviso mi fuggì

Pluvia 23-02-2013 00:22

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
F. PETRARCA, "MOVESI IL VECCHIEREL CANUTO ET BIANCO"

Movesi il vecchierel canuto et biancho
del dolce loco ov'à sua età fornita
et da la famigliuola sbigottita
che vede il caro padre venir manco;

indi trahendo poi l'antiquo fianco
per l'extreme giornate di sua vita,
quanto piú pò, col buon voler s'aita,
rotto dagli anni, et dal cammino stanco;

et viene a Roma, seguendo 'l desio,
per mirar la sembianza di colui
ch'ancor lassú nel ciel vedere spera:

cosí, lasso, talor vo cerchand'io,
donna, quanto è possibile, in altrui
la disïata vostra forma vera.


metto la parafrasi altrimenti non legge nessuno:pensando:
Parafrasi: Si muove il vecchierello canuto e pallido dal dolce luogo dove ha condotto la sua vita, e dalla famigliola sbigottita che vede andare via l'amato padre. Di lì trascinando le vecchie membra poi per le ultime giornate della sua vita, quanto più puo', con la buona volontà si aiuta, piegato dagli anni e spossato dal cammino, e giunge a Roma, seguendo il desiderio, per ammirare l'immagine di Colui che ancora spera di vedere lassù nel cielo (si tratta dell'immagine del volto di Gesù, impressa nel velo della Veronica, conservata in S. Pietro a Roma). Così, infelice, talora io vado cercando nelle altre donne, per quanto sia possibile, mia signora, la desiderata vostra perfetta immagine (si riferisce a Laura).



F. PETRARCA "SOLO ET PENSOSO I PIU' DESERTI CAMPI"

Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co’llui.


Parafrasi: Solo e pensieroso vado percorrendo i più deserti campi a passi lenti e porto gli occhi intenti a evitare i luoghi dove orme umane segnino il terreno. Non trovo altro riparo che mi salvi dal manifesto accorgimento delle genti, perchè negli atti privi di allegria si legge esteriormente come io dentro avvampi d'amore; tanto che io ormai credo che i monti, le pianure, i fiumi e i boschi sappiano di che specie sia la mia vita, che è celata agli altri. Ma tuttavia non so trovare vie così impervie e solitarie da impedire che Amore venga sempre a parlare con me, e io con lui.

Pluvia 26-02-2013 01:15

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
http://www.arte.it/foto/orig/95/1578-7_412_0.jpg

SAFFO, "I SEGNI DELL'AMORE"

Sembra a me simile agli dèi
quell'uomo, che di fronte a te
siede e da presso il dolce tuo parlare ascolta,
e il riso amabile; proprio questo a me
il cuore nel petto fa balzare:
se ti vedo subito non so più
nulla dire,
ma la lingua si spezza, sottile
presto sotto la pelle corre un fuoco,
con gli occhi niente più vedo, rombano
le orecchie
sopra me si versa sudore, un tremito
tutta mi assale, più verde dell'erba
divento, e dal morire poco lontana
mi sembro;
ma tutto si puo' sopportare.




SAFFO, "CARME DELLA VECCHIAIA"

Onorate i bei doni delle Muse dal seno ornato di viole, fanciulle,
danzate secondo la cetra armoniosa, amante del canto.
A me invece la pelle, un tempo così liscia, la vecchiaia ormai
l'ha distrutta; bianchi sono divenuti i capelli da neri;
si è appesantito l'animo mio, le ginocchia non mi sorreggono,
le quali prima erano agili a danzare come cerbiatti.
Perciò io piango spesso, ma che cosa potrei fare?
Non è possibile che un uomo eviti la vecchiaia.
Così raccontano di Titono: Eos dalle braccia rosate
presa d'amore giunse alle estremità della terra portandolo,
bello e giovane com'era; e tuttavia la grigia vecchiezza
col tempo lo afferrò, pur avendo una sposa immortale.


(Titono o Titone= principe troiano, figlio del re Laomedonte, re di Troia. Amato da Eos, l'Aurora, ebbe da Zeus, per preghiera di lei, l'immortalità ma non la giovinezza eterna, sicchè divenne sempre più decrepito, finchè non fu mutato in cicala)

Pluvia 26-02-2013 22:46

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
RUFINO, "ANTOLOGIA PALATINA" V 21

Non te lo dicevo, Prodice,"Invecchiamo", non te lo dicevo
"la fine dell'amore giungerà presto"?
Ecco adesso le rughe, la canizie, il corpo logoro,
e la bocca non possiedono più le grazie di prima.
Forse qualcuno adesso ti cerca, superba, ti adula,
ti supplica? Come a una tomba ora ti passiamo davanti.

Pluvia 03-03-2013 00:52

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
MATTEO MARIA BOIARDO, "INAMORAMENTO DE ORLANDO" (OD ORLANDO INNAMORATO) (I,I,1-3)

Signori e cavallier che ve adunati
Per odir cose dilettose e nove,
Stati attenti e quïeti, ed ascoltati
La bella istoria che ’l mio canto muove;
E vedereti i gesti smisurati,
L’alta fatica e le mirabil prove
Che fece il franco Orlando per amore
Nel tempo del re Carlo imperatore.

Non vi par già, signor, meraviglioso
Odir cantar de Orlando inamorato,
Ché qualunche nel mondo è più orgoglioso,
È da Amor vinto, al tutto subiugato;
Né forte braccio, né ardire animoso,
Né scudo o maglia, né brando affilato,
Né altra possanza può mai far diffesa,
Che al fin non sia da Amor battuta e presa.

Questa novella è nota a poca gente,
Perché Turpino istesso la nascose,
Credendo forse a quel conte valente
Esser le sue scritture dispettose,
Poi che contra ad Amor pur fu perdente
Colui che vinse tutte l’altre cose:
Dico di Orlando, il cavalliero adatto.
Non più parole ormai, veniamo al fatto.




LUDOVICO ARIOSTO, "ORLANDO FURIOSO" (I,1-4)

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.

Dirò d’Orlando in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai, né in rima:
che per amor venne in furore e matto,
d’uom che sì saggio era stimato prima;
se da colei che tal quasi m’ha fatto,
che ’l poco ingegno ad or ad or mi lima,
me ne sarà però tanto concesso,
che mi basti a finir quanto ho promesso.

Piacciavi, generosa Erculea prole,
ornamento e splendor del secol nostro,
Ippolito, aggradir questo che vuole
e darvi sol può l’umil servo vostro.
Quel ch’io vi debbo, posso di parole
pagare in parte e d’opera d’inchiostro;
né che poco io vi dia da imputar sono,
che quanto io posso dar, tutto vi dono.

Voi sentirete fra i più degni eroi,
che nominar con laude m’apparecchio,
ricordar quel Ruggier, che fu di voi
e de’ vostri avi illustri il ceppo vecchio.
L’alto valore e’ chiari gesti suoi
vi farò udir, se voi mi date orecchio,
e vostri alti pensier cedino un poco,
sì che tra lor miei versi abbiano loco.




Che belli!:cuore::cuore::cuore: Come vorrei leggerli tutti il prima possibile! Dannata università che mi toglie il tempo!:(

Pluvia 04-03-2013 23:54

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
CECCO ANGIOLIERI, "S'I FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO"

S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
s’ i’ fosse vento, lo tempesterei (tempestarei);
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;

s’i’ fosse papa, sare’ (serei) allor giocondo,
ché tutti cristïani imbrigherei (embrigarei);
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzarei lo capo a tondo.

S’i fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente farìa da mi’ madre.

S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
e vecchie e laide lasserei altrui.

Parafrasi: Se io fossi fuoco brucerei il mondo, se fossi vento lo scuoterei con tempeste, se fossi acqua lo sommergerei, se fossi Dio lo farei sprofondare in un abisso, se io fossi papa sarei allora felice, poichè tutti i cristiani metterei nei guai, se io fossi imperatore, sai che farei? A tutti mozzerei la testa. Se io fossi la morte andrei da mio padre, se io fossi la vita fuggirei da lui, e similmente farei con mia madre. Se io fossi Cecco, come sono e fui, prenderei per me le donne giovani e belle, e le vecchie e brutte lascerei agli altri.



CECCO ANGIOLIERI, "TRE COSE SOLAMENTE M'ENNO IN GRADO"

Tre cose solamente m'ènno in grado,
le quali posso non ben ben fornire,
cioè la donna, la taverna e 'l dado:
queste mi fanno 'l cuor lieto sentire.

Ma sì mme le convene usar di rado,
ché la mie borsa mi mett' al mentire;
e quando mi sovien, tutto mi sbrado,
ch'i' perdo per moneta 'l mie disire.

E dico: " Dato li sia d'una lancia! ",
ciò a mi' padre, che mmi tien sì magro,
che tornare' senza logro di Francia.

Ché fora a torli un dinar più agro,
la man di Pasqua che ssi dà la mancia,
che far pigliar la gru ad un bozzagro.

Parafrasi: Tre cose solamente mi sono a gradimento, le quali non riesco a procurarmi come vorrei: cioè la donna, la taverna e il gioco, queste mi fanno sentire il cuore lieto. Ma così di rado me le posso permettere, poichè le mie finanze mi smentiscono, e quando mi sovviene sbraito tutto, perchè io a causa dei soldi perdo i miei desideri. E dico: "Sia trafitto da una lancia!", e ciò a mio padre, che mi tiene così magro, che potrei tornare dalla Francia a piedi senza dimagrire ancora. Sarebbe più difficile sottrargli un denaro dalla mano la mattina del giorno di Pasqua, che far catturare una gru ad una poiana.

Baloordo 05-03-2013 00:30

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Il nulla.

Non ho obiettivi né ambizioni.
Sono il nulla circondato dal nulla.
Non un rumore.
Non un respiro.
Niente.

Esso mi pervade e mi asseta l'anima.
Non v'è conquista né sconfitta.
Ora vegeto.
I sensi sono all'erta, in attesa di qualcosa.
Ma volo, seppur seduto, con la mente sono già altrove.
I piedi: ormai invisibili pregano pietà.
Un ghigno perverso mi bagna il viso.

Ora sono terra.
Ora sono fuoco.
Ora sono foglia.
Ora sono cielo.

Non ho più alibi né giustificazioni.
E come se avessi le ali, m'ergo verso il cielo.
E lascio a voi, anime stanche, tutto ciò di cui possiate godere.

Baloordo 05-03-2013 00:40

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
L'allegra morte.

Emarginazione.
Solitudine.
Disperazione.
Vuoto.
Mancanza di stima.
Cancellare, rinnegare, abolire, uccidere.
Sopportare.
Ingoiare.
Detestare.
Odiare.
Infine, morire.
Il raggio di una vita che si conclude in una manciata di anni.
E non rimane molto per cui sperare, non molto per cui immaginare.
Distese infinite e sperdute di solitudine attendono mascherate.
Illusione.
Ragione.
Compromessi.
Tutto ciò in una manciata di ore.
Poi, la fine.
La decomposizione.
La putrefazione.
L'allegra morte che se la ride amabilmente in solitudine.

evitante 05-03-2013 20:13

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Dippold l'ottico


Che cosa vedete adesso?
Globi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso?
Mio padre e mia madre e le mie sorelle.
Bene! E ora?
Cavalieri in armi, donne bellissime, visi delicati.
Provate questa.
Un campo di grano - una città.
Molto bene! E ora?
Una giovane donna e angeli chini su di lei.
Una lente più forte! E ora?
Molte donne dagli occhi luminosi e le labbra socchiuse.
Provate questa.
Un bicchiere su un tavolo, nient'altro.
Ah, capisco! Provate questa lente!
Solo uno spazio aperto - non vedo niente di particolare.
Bene, e ora!
Pini, un lago, un cielo d'estate.
Va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggetemi una pagina.
Non posso. I miei occhi sono attratti oltre la pagina.
Provate questa lente.
Abissi d'aria.
Magnifico! E ora?
Luce, soltanto luce, che trasforma tutto il mondo sottostante
in giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali così.


(Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River)

Blue_Moon 06-03-2013 14:13

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Sono tutte di Wislawa Szymborska, una delle mie poetesse preferite.

Scrivere un curriculum
Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Ringraziamento

Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.

E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perchè mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.

Il 16 maggio 1973

Una delle tante date
Che non mi dicono più nulla.

Dove sono andata quel giorno,
che cosa ho fatto - non lo so.

Se lì vicino fosse stato commesso un delitto
- non avrei un alibi.

Il sole sfolgorò e si spense
Senza che ci facessi caso.
La terra ruotò
E non ne presi nota.

Mi sarebbe più lieve pensare
Di essere morta per poco,
piuttosto che ammettere di non ricordare nulla
benché sia vissuta senza interruzioni.

Non ero un fantasma, dopotutto,
respiravo, mangiavo,
si sentiva
il rumore dei miei passi,
e le impronte delle mie dita
dovevano restare sulle maniglie.

Lo specchio rifletteva la mia immagine.
Indossavo qualcosa d'un qualche colore.
Certamente più d'uno mi vide,

Forse quel giorno
Trovai una cosa andata perduta.
Forse ne persi una trovata poi.

Ero colma di emozioni e impressioni.
Adesso tutto questo è come
Tanti puntini tra parentesi.

Dove mi ero rintanata,
dove mi ero cacciata -
niente male come scherzetto
perdermi di vista così.

Scuoto la mia memoria -
Forse tra i suoi rami qualcosa
Addormentato da anni
Si leverà con un frullo.

Addio a una vista

Non ce l'ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.

Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.

Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.

Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta - come se tu vivessi ancora -
bella come era.

Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.

Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
su un tronco rovesciato di betulla.

Rispetto il loro diritto
a sussurrare, a ridere
e a tacere felici.

Suppongo perfino
che li unisca l'amore
e che lui la stringa
con il suo braccio vivo.

Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.

Non esigo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.

Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro,
ora nere.

Una cosa soltanto non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza -
ci rinuncio.

Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.

Rick Blaine 16-03-2013 04:26

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Beh, data l'ora...



THE THOUGHT-FOX

I imagine this midnight moment’s forest:
Something else is alive
Beside the clock’s loneliness
And this blank page where my fingers move.

Through the window I see no star:
Something more near
Though deeper within darkness
Is entering the loneliness:

Cold, delicately as the dark snow,
A fox’s nose touches twig, leaf;
Two eyes serve a movement, that now
And again now, and now, and now

Sets neat prints into the snow
Between trees, and warily a lame
Shadow lags by stump and in hollow
Of a body that is bold to come

Across clearings, an eye,
A widening deepening greenness,
Brilliantly, concentratedly,
Coming about its own business

Till, with a sudden sharp hot stink of fox
It enters the dark hole of the head.
The window is starless still; the clock ticks,
The page is printed.

Rick Blaine 16-03-2013 22:56

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Un grandissimo poeta, troppo spesso dimenticato (come la Achmatova non uso mai il femminile di poeta).

Love is Not All (Sonnet XXX)


by Edna St. Vincent Millay

Love is not all: it is not meat nor drink
Nor slumber nor a roof against the rain;
Nor yet a floating spar to men that sink
And rise and sink and rise and sink again;
Love can not fill the thickened lung with breath,
Nor clean the blood, nor set the fractured bone;
Yet many a man is making friends with death
Even as I speak, for lack of love alone.
It well may be that in a difficult hour,
Pinned down by pain and moaning for release,
Or nagged by want past resolution's power,
I might be driven to sell your love for peace,
Or trade the memory of this night for food.
It well may be. I do not think I would.

Rick Blaine 18-03-2013 21:21

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Tre grandi poeti le cui biografie condividono la stessa tragica fine.


Dream Song 29


by John Berryman

There sat down, once, a thing on Henry's heart
só heavy, if he had a hundred years
& more, & weeping, sleepless, in all them time
Henry could not make good.
Starts again always in Henry's ears
the little cough somewhere, an odour, a chime.

And there is another thing he has in mind
like a grave Sienese face a thousand years
would fail to blur the still profiled reproach of. Ghastly,
with open eyes, he attends, blind.
All the bells say: too late. This is not for tears;
thinking.

But never did Henry, as he thought he did,
end anyone and hacks her body up
and hide the pieces, where they may be found.
He knows: he went over everyone, & nobody's missing.
Often he reckons, in the dawn, them up.
Nobody is ever missing.



Morning Song


by Sylvia Plath

Love set you going like a fat gold watch.
The midwife slapped your footsoles, and your bald cry
Took its place among the elements.

Our voices echo, magnifying your arrival. New statue.
In a drafty museum, your nakedness
Shadows our safety. We stand round blankly as walls.

I'm no more your mother
Than the cloud that distills a mirror to reflect its own slow
Effacement at the wind's hand.

All night your moth-breath
Flickers among the flat pink roses. I wake to listen:
A far sea moves in my ear.

One cry, and I stumble from bed, cow-heavy and floral
In my Victorian nightgown.
Your mouth opens clean as a cat's. The window square

Whitens and swallows its dull stars. And now you try
Your handful of notes;
The clear vowels rise like balloons.



The Broken Tower



by Hart Crane


The bell-rope that gathers God at dawn
Dispatches me as though I dropped down the knell
Of a spent day - to wander the cathedral lawn
From pit to crucifix, feet chill on steps from hell.

Have you not heard, have you not seen that corps
Of shadows in the tower, whose shoulders sway
Antiphonal carillons launched before
The stars are caught and hived in the sun's ray?

The bells, I say, the bells break down their tower;
And swing I know not where. Their tongues engrave
Membrane through marrow, my long-scattered score
Of broken intervals ... And I, their sexton slave!

Oval encyclicals in canyons heaping
The impasse high with choir. Banked voices slain!
Pagodas campaniles with reveilles out leaping-
O terraced echoes prostrate on the plain! ...

And so it was I entered the broken world
To trace the visionary company of love, its voice
An instant in the wind (I know not whither hurled)
But not for long to hold each desperate choice.

My word I poured. But was it cognate, scored
Of that tribunal monarch of the air
Whose thighs embronzes earth, strikes crystal Word
In wounds pledged once to hope - cleft to despair?

The steep encroachments of my blood left me
No answer (could blood hold such a lofty tower
As flings the question true?) -or is it she
Whose sweet mortality stirs latent power?-

And through whose pulse I hear, counting the strokes
My veins recall and add, revived and sure
The angelus of wars my chest evokes:
What I hold healed, original now, and pure ...

And builds, within, a tower that is not stone
(Not stone can jacket heaven) - but slip
Of pebbles, - visible wings of silence sown
In azure circles, widening as they dip

The matrix of the heart, lift down the eyes
That shrines the quiet lake and swells a tower...
The commodious, tall decorum of that sky
Unseals her earth, and lifts love in its shower.

Blue_Moon 21-03-2013 18:41

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
La sostanza dove io manco
da "Antenata" di Mariangela Gualtieri

La sostanza dove io manco è tutta avvolta nella coperta
di lana. Di quelli che più volte ho toccato ricordo le
mani le facce le pance le voci le pettinature. Mi stanno
aiutando.

(Enigma: io sono la mancanza - la mancanza che sono
- sono ciò da cui manco - sono tutta mancanza - e non
c'è nostalgia - neppure lontananza - essendo ciò che
manca - adesso e sempre - io)

Nome che stai al centro
da "Nei leoni e nei lupi" di Mariangela Gualtieri

Nome che stai al centro,
il tuo suono ciocca e s'imperla di voci
ma nessuna ti tiene, nessuna ti osa in
suoni, in lettera e in cifra. Nelle tue solitudini
di mai chiamato. Come tutto è assai strano.
A me sembra. Assai strano.
Ti piantóno, ti indago, mi avvicino in
millimetri. Ti ho nella voce
senza che esca in suono.

Sei la terra e la morte... di Cesare Pavese

Sei la terra e la morte.
La tua stagione è il buio
e il silenzio. Non vive
cosa che più di te
sia remota dall'alba.
Quando sembri destarti
sei soltanto dolore,
l'hai negli occhi e nel sangue
ma tu non senti. Vivi
come vive una pietra,
come la terra dura.
E ti vestono sogni
movimenti singulti
che tu ignori. Il dolore
come l'acqua di un lago
trepida e ti circonda.
Sono cerchi sull'acqua.
Tu li lasci svanire.
Sei la terra e la morte.

Tutte le lettere d'amore sono ridicole di Fernando Pessoa

Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.

Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.

Le lettere d'amore, se c'e' l'amore,
devono essere
ridicole.

Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.

Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridicole.

La verita' e' che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.

(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).

Da leggere il mattino e la sera
da "Poesie 1933-1938" di Bertolt Brecht

Quello che amo
mi ha detto
che ha bisogno di me

Per questo
ho cura di me stessa
guardo dove cammino e
temo che ogni goccia di pioggia
mi possa uccidere

Uomo e donna a letto alle 10 pomeridiane (Charles Bukowsky)

Mi sento come una scatola di sardine, disse lei.
Mi sento come un cerotto, dissi io.
Mi sento come un panino al tonno, disse lei.
Mi sento come un pomodoro a fette, dissi io.
Mi sento come se stesse per piovere, disse lei.
Mi sento come se l'orologio s'è fermato, dissi io.
Mi sento come se la porta fosse aperta, disse lei.
Mi sento come se stesse per entrare un elefante, dissi io.
Mi sento che dovremmo pagare l'affitto, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.

Non me la sento di lavorare, dissi.

Mi sento che di me non te me ne importa, disse lei.
Mi sento che dovremmo far l'amore, dissi io.
Mi sento che l'amore l'abbiamo fatto fìn troppo, disse lei.
Mi sento che dovremmo farlo più spesso, dissi io.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, dissi io.
Mi sento una gran voglia di bere, disse lei.
Mi sento come una bottiglia di whisky, dissi io.
Mi sento che finiremo come due ubriaconi, disse lei.
Mi sento che hai ragione, dissi io.
Mi sento di mollare tutto, disse lei.
Mi sento che ho bisogno d'un bagno, dissi io.
Anch'io mi sento che hai bisogno d'un bagno, disse lei.
Mi sento che dovresti lavarmi la schiena, dissi io.
Mi sento che tu non mi ami, disse lei.
Mi sento che ti amo, dissi io.
Mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.
Anch'io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.
Mi sento che adesso ti amo, disse lei.
Mi sento che ti amo più di te, dissi io.
Mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.
Mi sento che non la smetterei più, dissi io.
Mi sento che ne saresti capace, disse lei.
Mi sento, dissi io.
Mi sento, disse lei.

Che te ne fai di un titolo? (Charles Bukowski)

Non ce la fanno
i belli muoiono tra le fiamme:
sonniferi, veleno per i topi, corda,
qualunque cosa........
si strappano le braccia,
si buttano dalla finestra,
si cavano gli occhi dalle orbite,
respingono l'amore
respingono l'odio
respingono, respingono.

non ce la fanno
i belli non resistono,
sono le farfalle
sono le colombe
sono i passeri,
non ce la fanno.

una lunga fiammata
mentra i vecchi giocano a dama nel parco
una fiammata, una bella fiammata
mentre i vecchi giocano a dama nel parco
al sole

i belli si trovano nell'angolo di una stanza
accartocciati tra ragni e siringhe, nel silenzio,
e non sapremo mai perchè se ne sono andati,
erano tanto
belli.
non ce la fanno
i belli muoiono giovani
e lasciano i brutti alla loro brutta vita.
amabili e vivaci: vita e suicidio e morte
mentre i vecchi giocano a dama sotto il sole
nel parco.

evitante 21-03-2013 18:59

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Monologo per Cassandra


Sono io, Cassandra.
E questa è la mia città sotto le ceneri.
E questi i miei nastri e la verga di profeta.
E questa è la mia testa piena di dubbi.
È vero, sto trionfando.
I miei giusti presagi hanno acceso il cielo.
Solamente i profeti inascoltati
godono di simili viste.
Solo quelli partiti con il piede sbagliato,
e tutto poté compiersi tanto in fretta
come se mai fossero esistiti.
Ora rammento con chiarezza:
la gente al vedermi si fermava a metà.
Le risate morivano.
Le mani si scioglievano.
I bambini correvano dalle madri.
Non conoscevo neppure i loro effimeri nomi.
E quella canzoncina sulla foglia verde -
nessuno la finiva in mia presenza.
Li amavo.
Ma dall’alto.
Da sopra la vita.
Dal futuro. Dove è sempre vuoto
e nulla è più facile che vedere la morte.
Mi spiace che la mia voce fosse dura.
Guardatevi dall’alto delle stelle - gridavo -
guardatevi dall’alto delle stelle.
Sentivano e abbassavano gli occhi.
Vivevano nella vita.
Permeati da un grande vento.
Con sorti già decise.
Fin dalla nascita in corpi da commiato.
Ma c’era in loro un’umida speranza,
una fiammella nutrita del proprio luccichio.
Loro sapevano cos’è davvero un’istante,
oh, almeno uno, uno qualunque
prima di -
È andata come dicevo io.
Solo che non ne viene nulla.
E questa è la mia veste bruciacchiata.
E questo è il mio ciarpame di profeta.
E questo è il mio viso stravolto.
Un viso che non sapeva di poter essere bello.


(Wislawa Szymborska)

evitante 21-03-2013 19:02

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Scrivere il Curriculum


Che cos’è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo del valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.


(Wislawa Szymborska)

evitante 21-03-2013 19:08

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Nulla è in regalo


Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.
È così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.
È troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
Mi sarà tolto con la pelle.
Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l’obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.
Nella colonna Dare
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.
L’inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.
Non riesco a ricordare
dove, quando e perché
ho permesso che aprissero
questo conto a mio nome.
La protesta contro di esso
la chiamiamo anima.
E questa è l’unica voce
che manca nell’inventario.


(Wislawa Szymborska)

evitante 21-03-2013 19:13

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Quando ecco ma


Quando, talor frattanto,
forse sebben così,
giammai piuttosto alquanto,
come perché bensì.

Ecco repente altronde,
quasi eziandio perciò,
anzi altresì la onde
purtroppo, invan però.

Ma se perfin mediante
quantunque atteso ché
ahi! sempre nonostante
con ciò sia cosa ché.


(Pier Coccoluto Ferrigi)

Baloordo 21-03-2013 19:44

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
GRAMMI

Ho un grammo di pensiero nel cervello che
illude concretizza assorbe peso vivendo
Ho un grammo di nitroglicerina che fa esplodere molti culi
Ho visto un coccige staccarsi per ancorarsi sul terreno
l’ho raccolto e navi di stronzate si sono disperse nell’inconsistenza
Ho un grammo di culo fra le mani che si confronta
con il grammo di pensiero che stringo fra le tempie
gioco di scacchi
scacco al pedone re e regina sono fuori dal quadrato
Grammi della mia coscienza sotterrano il tuo culo grasso che contiene
chili di merda
Sei maleodorante con la tua boccetta di profumo fra le dita
la tua scia di essenza che ti trascini dietro e invade il mio naso
rappresenta la melma capitalista che tenta di sotterrarmi
Sei melma e ti vanti
sei melma e ti lavi
ma non fai abbastanza
sei fottuto come me
ma io non sono come te
io ho il mio marciapiede
ogni mattonella è un racconto
prova a staccare un sampietrino e a sfogliarlo
leggerai e capirai
prova a percorrere invece di camminare
prova a sentire il mio sguardo
è solo un grammo di nitroglicerina sulle tue pupille

Gervaso Curtis
"

psiche86 22-03-2013 00:47

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Quote:

Originariamente inviata da Blue_Moon (Messaggio 1029321)
[

Uomo e donna a letto alle 10 pomeridiane (Charles Bukowsky)

Mi sento come una scatola di sardine, disse lei.
Mi sento come un cerotto, dissi io.
Mi sento come un panino al tonno, disse lei.
Mi sento come un pomodoro a fette, dissi io.
Mi sento come se stesse per piovere, disse lei.
Mi sento come se l'orologio s'è fermato, dissi io.
Mi sento come se la porta fosse aperta, disse lei.
Mi sento come se stesse per entrare un elefante, dissi io.
Mi sento che dovremmo pagare l'affitto, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.

Non me la sento di lavorare, dissi.

Mi sento che di me non te me ne importa, disse lei.
Mi sento che dovremmo far l'amore, dissi io.
Mi sento che l'amore l'abbiamo fatto fìn troppo, disse lei.
Mi sento che dovremmo farlo più spesso, dissi io.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, dissi io.
Mi sento una gran voglia di bere, disse lei.
Mi sento come una bottiglia di whisky, dissi io.
Mi sento che finiremo come due ubriaconi, disse lei.
Mi sento che hai ragione, dissi io.
Mi sento di mollare tutto, disse lei.
Mi sento che ho bisogno d'un bagno, dissi io.
Anch'io mi sento che hai bisogno d'un bagno, disse lei.
Mi sento che dovresti lavarmi la schiena, dissi io.
Mi sento che tu non mi ami, disse lei.
Mi sento che ti amo, dissi io.
Mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.
Anch'io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.
Mi sento che adesso ti amo, disse lei.
Mi sento che ti amo più di te, dissi io.
Mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.
Mi sento che non la smetterei più, dissi io.
Mi sento che ne saresti capace, disse lei.
Mi sento, dissi io.
Mi sento, disse lei.

La voglio anche io...

Blue_Moon 22-03-2013 19:57

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Mentre noi siamo qui, fra consuete (Sandro Penna)


Mentre noi siamo qui, fra consuete
cose sepolti, -
è sul mondo la luna
e bagna il canto ai contadini. Quete
ascoltano le siepi.
Il fondo ascolto
della mia vita a quel lume di luna.


Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 21:19.

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