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Perché nel disagio si sta male, ma è qualcosa che si conosce, di sicuro. Il nuovo spaventa e potrebbe essere peggio, il cambiamento è sconosciuto, e uno finisce a preferire l'orribile routine, perché a quella è abituato ed è rassicurato nonostante il malessere.
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Io ho una diagnosi di disturbo schizofreniforme con umore instabile, praticamente avevo pensieri persecutori e deliranti che mi hanno fatto volontariamente e autonomamente andare a chiedere un ricovero nel reparto di psichiatria della mia Ulss. Adesso prendo un sacco di farmaci e il mio psichiatra mi ha detto che dovrò prenderli per almeno 6 mesi. Io intanto sto scalando le gocce, poi scalerò le pastiglie un po' alla volta, non me ne frega niente di quello che mi dice il medico, preferisco delirare una volta all'anno piuttosto che vivere imbottito di psicofarmaci, e sì sono malato di mente, ma non sempre, a episodi, quindi forse no, non lo sono e ho solo episodi di acutizzazione che nel corso degli anni ho gestito sempre meglio e sempre più in autonomia, quindi non me ne frega un cazzo delle raccomandazioni dello psichiatra, la vita è mia e la vivo come voglio, certo, se continuo per altre 4 volte ad avere riacutizzazioni allora forse mi rassegnerò a prendere quei cazzo di psicofarmaci. Non so se c'entra molto con il topic, ma avevo bisogno di sfogarmi e l'ho fatto. Scusate l'interruzione, non leggo molto il forum per poca voglia di leggere, piuttosto leggo un libro, ma ogni tanto qualcosa leggo e qualche volta rispondo
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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L'unica cosa vai a piano a scalare gli psicofarmaci se è una cosa che vuoi fare, purtroppo è molto molto difficile farlo... Insomma non sottovalutare, tutto qui |
Re: Il paradosso dei malati di mente
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vale la pena valutare se magari ci sta un'altra soluzione tipo un cambio di farmaco piuttosto che levare tutto completamente. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
Bravo Eracle fai bene quella roba da danni permanenti al cervello a lungo andare loro prescrivono come non ci fosse un domani e il loro lavoro ... X me fai bene
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Re: Il paradosso dei malati di mente
:miodio::miodio:
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Un aiuto farmacologico potrebbe servirti, anche molto, non disprezzarlo. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
Occhio però a trovare una persona giusta che possa seguirti decentemente. Per la schizofrenia il tempo di trattamento tipicamente previsto dagli psichiatri è... tutta la vita, altro che sei mesi.
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Io prendo il seroquel. Il litio non causa danni al cervello, causa danni ai reni, comunque me lo avevano dato ma il mio corpo non lo tollerava e quindi lo hanno levato subito. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
Per quanto riguarda i danni dei trattamenti, suppongo che dipenda da farmaco a farmaco. E' certo però che il litio che stai prendendo tu (statistiche alla mano) riduce l'aspettativa di vita di circa 20 anni.
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Ma è meglio finire come lo schizofrenico del mio quartiere che da 10 anni gira da solo parlando ad alta voce con il fantasma di mussolini (che secondo lui è ancora vivo e sta in combutta con britney spears). O come la ragazza schizofrenica che ho conosciuto in ospedale, che era catatonica, non si rendeva conto manco di dove stava, e le poche volte che faceva qualcosa provava a mordere, sputare o dare cazzotti random alle persone che la circondavano. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
Io prendo il litio da 2 mesi dopo 2 anni di depakin non sapevo provoca cose ai reni..valuterò.. prendo un solo farmaco da 2 anni..hanno tutti effetti collaterali..bisogna trovare quello migliore con meno effetti per ogni cosa
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Le persone che ho descritto sono persone reali. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
Un tempo credevo di essere una malata di mente, perché mi ero focalizzata troppo sulle diagnosi ricevute, dimenticandomi che anche io ho alcune capacità e qualità su cui posso lavorare, quindi uno potrebbe convincersi di essere un "malato di mente" anche se a volte ha degli ampi margini. A volte può essere paradossalmente dovuto a certi approcci che fanno troppo leva sulle categorizzazioni e sulla teoria, arrivi ad identificarti completamente nella diagnosi dimenticandoti che in te c'è dell'altro. Mi ricordo che quando avevo iniziato da poco ad andare dallo psichiatra, di me stessa parlavo sempre dicendo innanzitutto che "soffrivo di ansia sociale", era diventato tipo il mio secondo nome, il mio biglietto da visita di "malata di professione", cosa che ti limita molto, se ti basi soltanto su quello. Arrivando a ritenersi dei malati di mente senza via di scampo si rischia di diventare persone rigide che applicano la stessa rigidità con gli altri. Se uno si valuta con molta intransigenza è facile che applichi la stessa intransigenza anche con gli altri.
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Mi sembra che certe categorizzazioni riflettano un atteggiamento auto-punitivo. Hanno non a caso la stessa struttura delle svalutazioni morali o sociali che abbiamo ricevuto da bambini (sei cattivə, egoistə, sbagliatə, bruttə, timidə, ecc.). Mi sembra però limitante anche parlare solo di "capacità e qualità", perché l'"eccedenza" rispetto al nostro carattere è prima di tutto qualcuno e non qualcosa - quel qualcuno che osserva schemi e capacità, e magari se ha voglia anche altro di più interessante. E' questo di cui parlo quando dico che è importante individuarsi - bisogna valorizzare e identificarsi prima di tutto con quel qualcuno eccedente. Resta comunque il paradosso di cui ho parlato. Com'è possibile che, una volta accettato di poter avere pensieri distorti, scorretti, dannosi e limitanti, non si sviluppi un generale senso critico? Quali sono i fattori in ballo? |
Re: Il paradosso dei malati di mente
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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capire e accettare di poter sbagliare, sapersi mettere in discussione, senza per questo avere atteggiamenti eccessivamente critici verso se stessi, perdere autostima, o identificarsi come ''errori'' e non semplicemente persone che hanno commesso un errore...è una cosa buona, non una cosa sbagliata. non ci stanno persone che non hanno mai avuto pensieri disfunzionali di un qualche tipo o che non c'hanno mai torto. allo stesso tempo capire questa cosa non significa mettere automaticamente in dubbio ogni singola cosa che si pensa o si dice, metto in discussione qualcosa in cui credo se mi arrivano nuove informazioni da persone che reputo attendibili, o se spontaneamente interessandomi, facendo ricerche, riflettendo vedo nuove prospettive che prima non avevo visto. |
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