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Da'at 14-05-2022 10:35

Re: Sentirsi appassire al lavoro
 
Prima settimana nel nuovo impiego.

Inizio a domandarmi se non sia saltato dalla padella alla brace.

Qua non mi sento appassire. Mi sento strizzato.

Inizio prima e vado via dopo.

Non capisco niente del mio lavoro, non conosco SharePoint e Office 365 e mi trovo a dover spiegare come si usa a persone che già lo stanno usando.

Finora l'unico vantaggio concreto è che sto dimagrendo, mancando il servizio catering del precedente impiego. A forza di insalate tutto il giorno diventerò un figurino.

No, c'è un altro vantaggio concreto: questo è un impiego a tempo determinato. 6 mesi (anche se già adesso parlano di rinnovo 🤔 ).


Comunque il lavoro è una merda, sempre.

muttley 14-05-2022 10:42

Re: Sentirsi appassire al lavoro
 
Il lavoro piace alla gente che è attiva da sempre, quelli che fin da regazzini per dire, dopo la scuola andavano subito agli allenamenti di calcio, poi all'oratorio, poi di qua e poi di là. Noi che invece eravamo solitari, ci siamo abituati male fin dal principio, sviluppando l'attitudine alla vita contemplativa, per questo che il lavoro non ci piace.
A volte osservo i commessi del supermercato sotto casa e mi domando: a loro piace il lavoro che fanno? Penso di no, ma se un domani gli dessero gli stessi soldi per stare a casa a non fare niente credo impazzirebbero, non sono avvezzi a una vita di contemplazione interiore. Il lavoro è la naturale prosecuzione in età adulta di quell'inclinazione naturale a darsi da fare, a volersi disperdere in mille cose per evitare il tedio della ruminazione solitaria che si ha da sbarbati. Noi invece in questa ruminazione ci sguazziamo e ci stiamo anche bene dopo tutto, perché ci abbiamo fatto l'abitudine.

Palmiro 14-05-2022 11:07

Re: Sentirsi appassire al lavoro
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2708518)
Il lavoro piace alla gente che è attiva da sempre, quelli che fin da regazzini per dire, dopo la scuola andavano subito agli allenamenti di calcio, poi all'oratorio, poi di qua e poi di là. Noi che invece eravamo solitari, ci siamo abituati male fin dal principio, sviluppando l'attitudine alla vita contemplativa, per questo che il lavoro non ci piace.
A volte osservo i commessi del supermercato sotto casa e mi domando: a loro piace il lavoro che fanno? Penso di no, ma se un domani gli dessero gli stessi soldi per stare a casa a non fare niente credo impazzirebbero, non sono avvezzi a una vita di contemplazione interiore. Il lavoro è la naturale prosecuzione in età adulta di quell'inclinazione naturale a darsi da fare, a volersi disperdere in mille cose per evitare il tedio della ruminazione solitaria che si ha da sbarbati. Noi invece in questa ruminazione ci sguazziamo e ci stiamo anche bene dopo tutto, perché ci abbiamo fatto l'abitudine.

Hai inquadrato perfettamente il punto, anche io a casa senza fare niente ma pagato non ci starei, se me lo offrissero. Penso che bisogna contribuire allo sviluppo della società, ma senza piegarsi a logiche ricattatorie o compromessi che vanno contro il proprio interesse


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