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depressa 06-05-2008 18:23

Anch'io penso lo stesso, ma a parti invertite perchè sono una ragazza. Quando va bene, al massimo attiro i pervertiti, i vecchi, o qualcuno ancora più pazzo di me.

Magari i vecchi hanno un altro gusto. Sai al tempo loro non c'era la televisione con la connessa cultura dell'apparenza, quindi i canoni estetici erano diversi. Ora invece bisogna essere o Brad Pitt, o Angelina Jolie, altrimenti sei out. Ho notato che ai miei coetanei non piaccio (poi non so magari non è così) invece attiro chi ha o il doppio o il triplo dei miei anni. Diverse generazioni, altri canoni e comportamenti.

HurryUp 06-05-2008 21:21

Quote:

Originariamente inviata da bardamu
L'equilibrio assoluto di cui parli tu non riesco a giustificarlo in nessun modo se non assumendolo per fede. Il fatto che esista un simbolo del sé non riesco ad assumerlo come prova, perchè tale simbolo potrebbe essere semplicemente funzionale al livello superiore, necessario alla propagazione della vita e quindi giustificato da essa.

Dare plausibilità all'ipotesi che un io che subisce un'ingiustizia, o qualche altro genere di esperienza, possa non avere la possibilità di comprenderne la ragione, trovarne la giustificazione (informazione compensatrice dell'incompletezza attuale) in qualche futuro o in qualche altra dimensione o vita, attraverso un processo che coinvolga anche il destino degli altri, significherebbe automaticamente attribuire un'imperfezione alla realtà, essendo l'io un centro di coscienza, cioè un sistema di decodificazione dell'informazione cosmica. Se fosse possibile questa ipotesi è come se si dicesse che l'essere assoluto, la realtà assoluta, che contiene in se' tutta l'informazione possibile di qualunque realtà possibile, può limitarsi in una realtà talmente potente (più potente di Lei) da essere da questa superata (infatti quell'io che non riesce a decodificare tutta l'informazione relativa alla sua esperienza di ingiustizia rappresenterebbe un limite all'onniscenza tautologica della coscienza assoluta): non può esistere una limitazione dell'informazione assoluta talmente potente da poter distruggere l'informazione che l'ha generata: Dio non può costruirsi una prigione più potente di lui, può provarci, ma fallisce sempre.
Anche ammesso che l'io sia un processo che limita l'informazione, per non cadere nell'assurdo bisogna credere alla necessità di un processo di integrazione (e non di negazione) che porti quel processo limitativo (l'io) alla massima informazione (o meglio, all'informazione sufficiente prima di potersi trascendere in una coscienza più evoluta).
Se fosse così allora, in teoria, non ci sarebbe neanche bisogno che argomentassi questa idea: l'informazione, la verità, non ha bisogno di essere difesa, si impone da sola.
Anzi, probabilmente questa mia tendenza a volerla difendere mi fa allontanare da essa.


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