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Re: Il disagio sociale
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Comunque mi fa piacere che grazie anche (soprattutto?) all'aiuto di un genitore tu stia rialzando la testa. Può essere una risposta a chi dice che i genitori non fanno altro che deprimere, mettere i bastoni frà le ruote, inibire, colpevolizzare e giudicare...e se fossimo noi che vedessimo sempre il male nelle parole dei nostri genitori, mentre spesso il loro intento è un altro? Ogni famiglia fà storia a sè, ma sforziamoci anche ogni tanto di vedere aldilà dell'intento che appare quando mamma e papà ci dicono qualcosa. |
Re: Il disagio sociale
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A mio parere i genitori sono una risorsa di informazioni importantissima, perché non si deve mai sottovalutare 50, 60 anni di esperienza umana :) In generale tutti possono essere delle risorse importanti, secondo me, basta saper vedere le cose positive in giro, come dici tu :) |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Quando si è con un piede fuori dal baratro si percepiscono un pò meno i disagi che ci affliggevano (e meno male, per buona pace dell'umore:mrgreen:) per cui l'empatia con chi stà male e ha un problema similare al nostro viene meno. E' facile sbagliare tono e apparire più forte più "capace" e magari sminuire chi ci è dentro (non'è il tuo caso) è la cosa più facile che può succedere quando si prova a spiegare come ce la si è fatta...lo sò perchè è successo anche a me. |
Re: Il disagio sociale
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Non intendevo assolutamente sminuirti, il botta e risposta era fine a sé stesso. Infatti ero indeciso se aggiungere una breve spiegazione, ma ovviamente ho fatto la scelta sbagliata, a quanto pare -_- |
Re: Il disagio sociale
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Permettimi la semplificazione ma è come se volessi essere pagato per non svolgere nessun lavoro... Poi se proprio proprio vuoi avre rapporti sessuali il modo di averli senza corteggiamento, competizione ecc, lo si trova. Chat, siti d'incontri. Quote:
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Re: Il disagio sociale
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No, il forum non deve essere solo per lamentarsi, anzi. |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Per ottenere rapporti sessuali non mercenari con siti di incontri e senza corteggiamento non ho le competenze sociali né l'avvenenza che ci vorrebbe per riuscirci. Quote:
Da cosa deduci che siamo noi ad auspicarci che non si verifichi una situazione del genere? Certo che se ci sono forme di cooperazione vantaggiose per tutti è meglio, ma se gli altri tentano di fregarti? :nonso: Non è uno scenario che necessariamente non si verificherà (quello in cui l'altro tenta di fregarti), e nel prendere una qualsiasi decisione bisogna tenerne conto. Il dilemma del prigioniero pone una serie di problemi veramente complicati da risolvere... La cooperazione conviene se cooperano tutti, ma se non c'è questa cooperazione non conviene più al singolo cooperare. Ecco riporto questo giochino qua... Probabilmente lo conosci già... https://it.wikipedia.org/wiki/Dilemma_del_prigioniero Dal punto di vista razionale non si può escludere lo scenario in cui l'altro non coopera... E come si risolve questa cosa? Secondo me non è detto che dare fiducia sia una strategia necessariamente vincente o che aumenterà il guadagno (perché poi dipenderà dalla scelta dell'altro la riuscita o meno del piano). Se un amico ti chiede 5000 euro (e tu li possiedi) e ti promette che te li restituirà sicuramente e te ne darà 500 in più entro un mese, tu che fai, gli dai fiducia o no? In base a quel che hai scritto prima dovremmo darglieli tranquillamente i 5000 euro, casomai avessimo questa somma da parte? Credendo che tutto andrà bene... O no? Perché poi praticamente bisogna prendere delle decisioni in situazioni del genere. Dipende da tutto il contesto la riuscita di un piano del genere e dalla stima probabilistica che facciamo in relazione alla possibilità di esser fregati. Sinceramente nel contesto in cui vivo io dare fiducia in automatico per me è risultato abbastanza svantaggioso, io ora dò fiducia in modo molto limitato là dove ci sono una serie di garanzie, perché ho preso delle misure di sicurezza. Una volta detti un passaggio ad una persona che aveva detto che si trovava in difficoltà (pensando che se mi trovavo io in una situazione così sarebbe stato bello che un altro si fosse preoccupato per me) però poi questa persona mi rapinò minacciandomi con un coltello. Dopo questa esperienza non dò più passaggi tanto facilmente a degli sconosciuti che dicono di trovarsi in difficoltà per svariati motivi. In tal senso non coopero più se non ci sono delle garanzie (che verifico preventivamente). Così io mi difendo, ma trovo che sia anche giusto farlo. Mi si chiede a me di cambiare? E il contesto in cui vivo, non dovrebbe cambiare anche questo affinché riesca questo piano? Se dopo che ho aperto gli occhi da un bel po' mi accorgo che vivo in un mondo in cui c'è una sperequazione enorme, in cui ci sono forme di competizione a diversi livelli per accaparrarsi qualcosa e così via, secondo te ha senso dare tutta questa fiducia all'altro? Io osservo, ed in base a quel che osservo vedo che le sarde si mangiano le alici. E da alice tutta questa fiducia di non esser magiata da una sarda non la dò più. |
Re: Il disagio sociale
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(Scusami se ti rispondo a pezzi, temo di non ricordarmi tutto quello che hai scritto altrimenti) Quote:
Il sistema di cooperazione funziona bene se conosci a sufficienza tutti i componenti del tuo gruppo sociale; se affidi qualsiasi cosa nelle mani di chiunque, allora naturalmente rischierai di essere fregato. Però devi considerare che la maggior parte delle persone agiscono in buona fede, e non viceversa, quindi sarebbe un peccato non credere a dei meccanismi positivi che comunque si verificano ogni giorno, nel quotidiano. Quote:
Ti faccio l'esempio della società del mio paese. Luogo: biblioteca. In biblioteca ci sono dei miei amici che lavorano, direi piuttosto bene. Se gli fai una domanda rispondono, se gli chiedi un favore lo attuano, se chiedi un prestito interbibliotecario si impegneranno affinché l'altra biblioteca collabori. Non tutto però è rose e fiori. Il comune paga poco queste persone per il lavoro che svolgono, i convegni culturali non vengono incoraggiati, e tanto altro. Supponiamo di adottare la strategia della sfiducia: il comune lo taglio fuori, non ci interagisco più per nessun motivo. Niente più eventi culturali, anzi, niente più biblioteca, visto che la sua esistenza dipende dal comune. Evidentemente non è la strada migliore. Si potrebbe invece provare a negoziare con il comune, partendo dalla buona fede (magari il comune non si rende conto che la paga è troppo bassa considerando la mole di lavoro e il livello di specializzazione di chi lavora lì ) e gli si fa presente il problema. Anche supponendo che anche stavolta il comune possa non collaborare, se abbiamo successo abbiamo evitato di mandare a monte il progetto biblioteca e il servizio per i cittadini continua. Ora, uno si può tranquillamente domandare cosa ciò abbia a che fare con la fobia sociale. Beh, quando si è prede della fobia sociale non ci si fida quasi mai e gli altri vengono spesso visti come qualcuno da evitare. Mi sbaglio? Correggimi se sbaglio. Quando ho delle crisi, vedo tutto abbastanza nero, ogni difetto mi sembra enorme, ogni atto di ingiustizia mi sembra imperdonabile. Invece, io dico che questo modo di vedere il mondo può provocare degli enormi danni a se stessi non solo per l'isolamento, ma anche per la mancanza di fiducia nel fatto che gli altri ci possono volere assai bene. Pensa a questo: io ho fiducia che 20 persone, che realmente mi possono voler bene, mi vogliono bene. Una di loro magari non mi dà quanto speravo, ma le altre 19 sì, e quindi si crea un circolo virtuoso fantastico. Io capisco perfettamente che molte persone non ispirino questa grande fiducia, infatti fino a poco tempo fa non gliela davo, però per estensione spesso non si dà fiducia a tantissime persone che invece la meritano e questa è una grossa privazione che facciamo a noi stessi. Dobbiamo dare agli altri la possibilità di pensare agli altri, tra cui a noi stessi. |
Re: Il disagio sociale
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Comunque tranquillo, non mi sono offeso, ma chiarire è meglio che lasciare le cose fare :) |
Re: Il disagio sociale
Io vorrei capire come si passa dalla presa di consapevolezza e razionalizzazione del problema, all'agire per risolverlo.Come, concretamente, si cambiano i processi e gli schemi mentali.
Io sono fermamente convinta a livello razionale di molti concetti (quelli giusti,buoni, che portano a "star bene"),ma continuo a rosicare, soffrire, evitare, fare le stesse cose di sempre, comportarmi con me stessa e con la gente nello stesso modo, quello che ha rovinato la mia socialità e mi fa star male. Non voglio dire che è così e basta e non si può far nulla; ma vorrei capire cos'è che devo fare a parte convincermi.Qual è il passaggio che mi manca? |
Re: Il disagio sociale
Ciao claire :)
Ti espongo la mia esperienza nella speranza di poterti aiutare. Allora, partiamo da una mia esperienza negativa: mi innamorai di una ragazza che però non condivideva affatto il mio sistema valoriale profondo, almeno nei suoi comportamenti. Mi innamorai di lei in quanto di grande profondità intellettuale. Tuttavia lei di nascosto mi prendeva in giro, apertamente mi scherniva. Mi diceva addirittura che non aveva intenzione di stringere rapporti con nessuno, se non lo reputava estremamente interessante. La storia finì male, naturalmente, e cessai di interagire con questa ragazza. Però capii una cosa. Partendo dal presupposto che in amore vogliamo una persona che sia almeno compatibile col nostro modo di pensare, ho capito che tutto ciò che diceva non era compatibile col mio modo di pensare profondo. La freddezza, il distacco, lo scherno, l'isolamento intellettuale, erano cose che non mi si confacevano. E di riflesso pensai: se io mi isolassi, non sarei forse tutto ciò che non sono? Ho quindi iniziato a cercare ragazze che si comportassero diversamente. Ne ho incontrata una, ci ho interagito molto e a lungo e tramite di lei (anche se è finita male) ho capito quale è il mio ideale di persona. E' un ideale opposto rispetto alla prima ragazza. Dopo aver capito appieno questo ideale, mi sono impegnato per realizzarlo e ho subito riscontrato dei miglioramenti. Quindi il mio consiglio può essere quello di osservare le altre persone, capire cosa desideriamo realmente, nelle nostre viscere, tramite il feeling che proviamo, l'ammirazione pura, benefica. E poi cercare di imitare queste persone di esempio e vedere i risultati... |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Adesso apro un topic che spiega in maniera completa tutta la mia esperienza, così se avrai voglia potrai leggerlo... va bene? :) |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Se è così, la contraddizione si risolve nel seguente modo: il rifiuto del proprio ego. Che importa se io sono imperfetto e qualcuno può insegnarmi qualcosa? L'importante sarebbe tendenzialmente sentirci più a nostro agio. Se ciò deriva dall'apprendimento da altre persone questo non dovrebbe costituire un problema, a patto che abbiamo smantellato a sufficienza la chiusura nel nostro ego. |
Re: Il disagio sociale
per me fate male a sottovalutare l'importanza di una relazione sentimentale nel disagio sociale , a volte faccio fatica a seguirvi : mi domando ma cos'è che volete veramente ? avere 100 amici tipo quelli del gelato Sammontana sulla spiaggia ? O quelli della barca equilibrium aia in mezzo al mare che si divertono un sacco ?
a meno di non avere gravi problemi di FS tipo aver paura ad uscire di casa , prendere il treno e così via , per molti interagire con gli altri significa semplicemente avere una ragazza e qualche amico fidato , non certo diventare socialoni |
Re: Il disagio sociale
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Che io viva in solitudine o da socialona non importa, mi importa smettere di soffrire dentro alla mia vita. |
Re: Il disagio sociale
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Probabilmente perché l'ho fatto nel modo sbagliato,seguendo il tuo ragionamento. Allora il problema sarebbe lo smantellamento del mio ego...e qui mi perdo ancora. |
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