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Re: a che età avete iniziato a lavorare o comunque a percepire un "salario"?
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Per quanto ne so e per esperienza indiretta di amici over 40: Germania, UK, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca. Principalmente nel settore IT, elettronia, belle arti e grafica. |
Re: a che età avete iniziato a lavorare o comunque a percepire un "salario"?
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Questa è la vita di un lavoro full time, e senza figli, dopodiché diventa zero virgola zero il tempo libero Io non so che mondo vivi, a sentire te sembra che le persone scelgano di non avere tempo libero |
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Se una persona si trova ad avere queste condizioni è facile affermare che non ci vuole nulla. Se uno ha un lavoro spezzato già diventa infattibile, perchè la pausa pranzo di magari due ore non permette di fare molto, una volta che si arriva a casa si mangia ci si riposa e già si deve tornare a lavoro ( non considerando quelli che abitano lontano dal luogo di lavoro che non possono manco tornare a casa in quelle due ore ). Una persona che vive da sola, che si deve recare sul posto di lavoro, che fa spezzato e che tornata a casa ( dove a meno di lavoro sotto casa non si impiega meno di mezz'ora per tornare ) deve pure cucinare, riassettare, magari pure fare una spesa ogni tanto, dopo non ha mica tutto sto tempo per dedicare tempo a se stessa. Giusto una cena, un film, un pò di lettura, e poi via a dormire. Si può al massimo trovare tempo per se durante il fine settimana, ovviamente considerando che il fine settimana si fa la spesa più grossa, si fa la lavatrice, magari si stira, si pulisce degnamente la casa, etc. Facile far sti discorsi vivendo coi genitori che puliscono casa fanno spesa e fanno trovare il piatto pronto. |
Re: a che età avete iniziato a lavorare o comunque a percepire un "salario"?
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Faccio l'esempio nel periodo in cui dovevo badare io alla casa, sono curioso di vedere che obiezioni trovano certe Cassandre anche in questo caso :D Sono a casa in 30-35 minuti con i mezzi pubblici. Se poi uno ha 2 ore di pausa pranzo, si può sfruttare per fare commissioni o, addirittura per tornare a casa e indietro. Poi, se uno sceglie di vivere in una metropoli (ad es. Roma) dov'è impossibile col TPL coprire i tempi o in un piccolo paesino lotano decine di km dal lavoro, beh... Ognuno fa le sue scelte. Qui posso dire che ho un ottimo TPL ed una metropolitana veloce che mi fa spostare da parte a parte in 20 minuti, migliorando la qualità della mia mobilità ;) In un'ora io cucinavo, apparecchiavo e lavavo i piatti. Siamo alle 20.30. Una lavatrice la carichi in 5 minuti, la lasci andare dagli 80 ai 180 minuti, facendo altro e poi stendi quando ti è più comodo. Poi, non è che fai il bucato ogni giorno. La mia lavatrice poi si può programmare perché si accenda da sola. Può andare da sola e, poi, ti limiti arrivato a casa a stendere. Stirare non lo fai tutti i giorni, in venti minuti te la sei sbrogliata. Una spesa veloce in orario di punta io la facevo in 10-15 minuti. Nel caso peggiore alle 21.20 io avevo finito di fare quello che dovevo fare. Andando a letto alle 2 di notte avevo tutto il resto della serata per me. Sveglia alle 8.30 - 9.00, uscita di casa alle 9.30-9.50. In ufficio alle 10.00 - 10.30 Poi, se si convive o se si ha un "aiuto esterno", i tempi si riducono drasticamente. Nei periodi in cui i miei erano ricoverati per un periodo ho avuto un "aiuto esterno": io mi limitavo a far la spesa, arrivavo a casa 10-15 minuti dopo e dopo mangiato avevo tutta la serata per me. Nel weekend io mi limitavo a far qualcosa il mattino, spendendo 1-2 ore. Il resto della giornata lo passavo fuori a svagarmi. Ovviamente non era la casa pulita e perfetta come quando la gestiscono i miei ma era sufficientemente pulita a livello igienico. Quote:
La gente che praticava scherma con me veniva in sala OGNI SERA FERIALE dalle 18.30 alle 21.00. Tutti lavoratori: informatico, impiegato, veterinario, libero professionista, ecc. Non solo: quando si partecipava ad una gara, stavano fuori casa dalla domenica all'alba fino al tardo pomeriggio. In certi casi si parlava d'interi weekend lontani da Milano, DA SOLI. Ma ne avrei tanti altri... Di certo c'è meno libertà ma dire che è pari a zero lo trovo eccessivo. Quote:
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Per completezza, si andava da donne con figli piccoli (ma non neonati) a donne con figli adolescenti-giovani. In alcuni casi erano anche separate-divorziate. Non solo... La sera, molte volte, si cenava insieme dopo l'allenamento, quindi, la serata per tutti finiva intorno a mezzanotte e il giorno dopo si andava comunque a lavorare. Un paio di queste mamme, talvolta, facevano le ore piccole con noi per locali. Una di queste, appassionata di musica, ha 3 figlie piccole-adolescenti e trova anche il tempo di andare per concerti, andare a scuola di batteria, ecc. Parlando di mamme mi fai venire in mente un altro esempio: le mamme che fanno volontariato con me stanno fuori casa almeno un'intera notte a settimana e quasi un intero sabato-domenica diurno al mese. Quote:
Sulle opportunità di lavoro, io continuo a dire quello che vedo: si sono notevolmente ridotte, non lo nego, ma chi ha fatto la scelta di formarsi, conseguire una laurea e lavora in certi settori o certi comuni, può ancora permettersi di trovare condizioni non così tragiche. Tanto per dire... Mi sono arrivate, anche settimana scorsa, due offerte di lavoro che girerò a chi è interessato. |
Re: a che età avete iniziato a lavorare o comunque a percepire un "salario"?
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ti dico che a questi conoscenti di famiglia la cosa ha funzionato e continua a funzionare. oltre allo "stipendio" mensile hanno guadagnato un galaxy s4 e un viaggio in germania e stanno per arrivare ad un bel macchinone (oltre allo stipendio mensile naturalmente) |
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liuk mi spiace ma non tutti abitano a milano
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Il senso però è che non si può pensare di voler vivere in una realtà piccola ed avere il lavoro con tutti i crismi. E' sempre stato così, anche prima della crisi. |
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Nella prima fase, dopo il diploma (2000-2005) studiavo e pensavo di arrivare alla laurea specialistica. Quando l'ho iniziata, dopo la triennale, già molte cose non andavano, e infatti non ho resistito più di un anno. E poi mi ero fermamente convinto di aver fatto una scelta capestro sul corso di laurea, troppo specifico e settoriale, senza conoscenze resti disoccupato, oppure devi andare all'estero in Paesi sperduti, cosa quanto più lontana dal mio modo di essere e dai miei limiti. In quel periodo ho svolto l'unico stage con piccoli e parziali rimborsi spese, nonchè un ridicolo pagamento per una piccola collaborazione presto interrotta che fu tanto ridotto che alla fine il mio datore di lavoro si decise a non dichiararlo al fisco (meno di 50 €!). Direi che questo non cambia la mia condizione di "mai stipendiato". Sono stati gli anni della grande solitudine e della difficoltà a farmi comprendere dal mondo dei "normali". Nella seconda fase (2005-2008) ho pensato di prendermi del tempo per curarmi. Credevo fermamente che le cure giuste mi avrebbero aiutato, e il mio livello di consapevolezza dei miei problemi è sicuramente aumentato. In realtà la bacchetta magica non è mai arrivata e i progressi sono sempre stati inferiori alle mie aspettative. Nel 2008 ho abbandonato di fatto la fiducia nelle terapie, dopo alcuni tentativi sia farmacologici sia psicoterapeutici. Sono stati gli anni delle amicizie sui forum di psicologia, e mi sono creato, da solo, una piccola compagnia e delle amicizie che frequentavo spesso. Nella terza fase (2008-2013) ho creduto di potercela fare senza cure e mettendo da parte i miei disagi, come se fossero poco più che capricci. Mi sono lanciato nel 2010 in un trasferimento avventato e scomposto (incoraggiato dalla mia ex ragazza dei tempi, prima storia lunga della mia vita), con la speranza di trovare lavoro (io, del Nord) in una città ostica del Sud. Naturalmente fallimento annunciato. Per giunta l'ex ha deciso che non gli andavo più bene, dopo aver dimostrato ampiamente la mia inettitudine. Tornato al Nord ho tentato la strada di un corso di formazione gratuito, dato che non trovavo lavoro, incentivato anche dall'entusiasmo per una nuova storia d'amore (quella attuale). Nel frattempo avevo anche riallacciato con gli amici dei tempi e trovato anche nuove amicizie. All'inizio del 2013, mentre avrei dovuto iniziare un tirocinio, mi sono bloccato e ho abbandonato. La quarta fase è quella del presente: nessun altro tentativo di corsi nè di ricerca attiva di lavoro, progressivo ma inesorabile allentamento dei rapporti amicali fino all'attuale situazione in cui non vedo nessuno da mesi, eccetto la mia ragazza che viene a casa mia un mese sì e uno no (vivendo a distanza). Sono gli anni della grande fatica ad uscire di casa. E' la fase della rassegnazione totale, la fase in cui non trovo nessuno che capisca e che condivida la mia situazione al 100%, eccetto la mia ragazza. E' il rendersi conto di essere quasi unici nella sventura, e di vedere tutto il resto del mondo diverso e incompatibile. In ogni campo. E sapere che ormai è troppo tardi, per tutto. E probabilmente nulla cambierà mai. |
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Ora ci siamo, sei libero alle 21 e vai a letto alle 2, con ripercussioni negative su fisico, umore e rendimento. A volte lo faccio pure io ma il giorno dopo sto maluccio, almeno la mattinata, e se lo fai per lungo tempo inizi a vedere gli elefanti rosa. Se il tuo fisico te lo permette allora sei fortunato, ma non mi venire a dire che va bene per tutti come facevi prima, perché è un regime notte giorno sregolato che normalmente non ci si può permettere in modo continuativo. Inoltre la sveglia alle 8.30 è un altra fortuna, anche questa non è la normalità, uff anche stavolta hai applicato il tuo caso personale a tutti, con tanto di tronfio insegnamento, ovvio che poi ti si da contro |
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Io se non mi faccio almeno 8 ore di sonno svalvolo. Cioè può capitare la volta che esco infrasettimanalmente e torno a casa a mezzanotte anche l'una ( ed ho sveglia alle sei, io :mrgreen: ), ma se lo facessi costantemente ne risentirei a livello mentale e fisico. |
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Wow, genitori dell 'anno Sicuro che conosci un pò riguardo la salute? |
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con regolarità contrattuale a 20 anni (fin che è durato).Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente la signora fornero ed il compare monti per aver messo in ginocchio i lavoratori del settore artigianato e le loro famiglie, bravi, complimenti :moltoarrabbiato::moltoarrabbiato: |
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In tutte le testimonianze che ho portato i figli sono a casa con l'altro genitore o con terze persone. Nel caso di figli adolescenti anche a casa da soli. Quote:
Sul rendimento, non lavoro a cottimo, ergo, quando c'è il minimo sindacale, scelgo sempre di avere più tempo per me stesso, a scapito di un po' di rendimento. Di fatto però do il minimo sindacale sporadicamente. A livello fisico e di umore ho più problemi se dormo 8 ore o di più ma, sopratutto, a livello di umore avrei una caduta verticale all'idea di avere spazio solo per lavorare. La troverei una vita vuota. Le 2 è l'orario massimo che ho individuato: se potessi ridurrei ancora di più le ore sonno per aumentare quelle per me. Confido un domani di trovare un'attività lavorativa dipendente per scendere a 30-35 ore settimanali. Comunque talvolta vado a letto all'1.00 - 1.30 Quote:
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Poi, non voglio pavoneggiarmi ma semplicemente portare una testimonianza riguardo la fattibilità di un'altra distribuzione della giornata e ribadire il concetto che trovo disumanizzante lavorare e basta. |
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